Caporalato, Martina: mai più schiavi nei campi

Diritti dei lavoratori e difesa del reddito degli agricoltori per noi sono parte della stessa battaglia

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giovedì 28 dicembre 2017

OSSERVATORIO CAPODANNO 17-18

L’OSSERVATORIO. Le “fake opinions” di Giggino Di Maio. L’on. Luigi Di Maio è in tutto e per tutto l’emblema della fumosità dei “5 Stelle”, quella mancanza cioè di proposte di ampio respiro che danno una visione di Paese, evidenziata da un continuo esprimersi per “slogan”, ottimo per la rete, ma non in grado di reggere ad un serio ed attento dibattito nel merito (ed infatti almeno finora evita accuratamente i confronti televisivi, coprendo “queste fughe” nel nome di una radicale “alterità” del Movimento rispetto agli altri). Pure, costui è candidato alla Presidenza del Consiglio, scelto “on line” praticamente senza avversari (gli altri erano delle comparse utili alla bisogna, vale a dire a dare una parvenza di “confronto interno” tanto più falso quanto inutile, poichè Di Maio era già stato indicato a suo tempo dal padre-padrone dei Pentastellati, Beppe Grillo, quale futuro premier); ed in un partito (pardon, Movimento) di cui uno solo “ha la chiave”, e quindi il potere assoluto di decidere e nominare, se non si è “allineati e coperti con quanto da lui scelto si viene estromessi (facendo dire addio a promettenti carriere politiche). In questo suo volersi accreditare presso “ i piani alti del potere” (Confindustria, personalità del mondo economico e finanziario..) come affidabile, tranquillizzante, sta venendo meno allo spirito originario del Movimento stesso, forse meglio rappresentato da un Di Battista (dimissionario dal Parlamento) o da un Fico, assumendo le vesti di “un democristiano di vecchia scuola dorotea”; ciò però, a differenza di “quei” democristiani, non gli ha impedito, nel suo voler dare un colpo al cerchio (del Movimento) ed uno alla botte (del potere da conquistare), di dire cose francamente discutibili, seguite a volte da precipitose retromarce. Come interpretare infatti le sue ultime uscite circa le festività da salvaguardare, chiudendo i grandi magazzini nelle domeniche, poi quella sulle pensioni d’oro da tagliare per coprire, a suo dire, i guasti della legge Fornero e l’uscita eventuale dall’euro? Nel primo caso, quasi a rassicurare certo mondo cattolico, ha parlato di famiglie da tutelare e di sacralità del giorno di festa. Bene; solo che indipendentemente dalle personali convinzioni di ognuno, risulta assai difficile, “a buoi ormai scappati”, pensare ad una chiusura totale degli esercizi commerciali nei festivi. Certo, la materia non è nuova, se ne discute da tempo, ma và ovviamente regolarizzata all’interno dei contratti di lavoro del personale addetto (e su cui si deve vigilare), mentre si potrebbe concordare a livello locale i turni in cui un supermercato può rimanere aperto (ad esempio come si fà per le farmacie). Ma il vero problema per Di Maio e i Cinquestelle in realtà è che esiste al riguardo tutta la questione dell’e commerce, il commercio on line, che per un Movimento basato “sulla rete” e le sue piattaforme diventa questione di introiti, e non solo. Altro che la preoccupazione per le famiglie italiane! Sul tema delle pensioni d’oro poi, basti citare fonti più attendibili da quelle cui ha attinto il Nostro (o forse Spadafora, suo consigliere personale), quale il Centro Studi itinerari previdenziali, che ha già dimostrato come la cifra di 12 miliardi di risparmio dal taglio di certe pensioni sia irreale, ammenocchè non si vogliano colpire anche quelle da 2.000-2.500 E. Di Maio comunque, anche rispolverando una vecchia puntata di Porta a Porta nel 2013 in cui lo stesso Renzi, non ancora presidente del Consiglio, aveva citato la stessa cifra, non può per questo ritenerla credibile; vorrà dire che a sua volta anche Renzi aveva sbagliato (ma oggi non dice più certe cifre). Per quanto riguarda infine un’eventuale fuoruscita dall’euro, tramite consultazione popolare, và ricordato che la Costituzione non ammette referendum su temi economici e che uscire dalla moneta unica vuol dire uscire dall’Unione Europea (persino i britannici sembrano ripensarci…). Forse il terreno su cui incalzare i Cinquestelle è quello del fisco; non si è ancora sentita una parola sul tema, non si conosce quale sia la loro posizione. Evidentemente è un argomento da non toccare in campagna elettorale, o forse c’è un aspetto più “terra terra”, vale a dire il timore, come già ricordato in precedenti Osservatori, che possa emergere il rapporto col fisco di Beppe Grillo, che usufruì nel 2005 dal condono tombale del governo Berlusconi (che sperava di recuperare terreno in vista delle Politiche dell’anno successivo.. Poi si inventò il Porcellum per non far vincere Prodi…), ma che non ha restituito nulla allo Stato (almeno non si è al corrente di ciò) di quanto tolto ai cittadini con la sua evasione, salvo poi sparare a zero sui ladri di regime! Forse il punto è proprio questo, ma allora perché non incalzare Di Maio e i “5 Stelle” sul tema? Como 2: la vendetta Probabilmente è stato per riguadagnare la piazza all’attuale maggioranza, dopo la recente, riuscita manifestazione del centro-sinistra, mandando in tal modo il segnale che a Como la gente è con lui, che il sindaco della città lariana ha emesso per Natale un’ordinanza che non consentiva ai “barboni” ed a tutti “i senza fissa dimora” di sostare sotto i portici del centro e nelle piazze per ragioni di decoro urbano, in occasione delle festività che vedono, come in tutte le altre città, un continuo via-vai di persone. Come dire: noi siamo la destra e a noi queste situazioni, espressione di un disagio sociale, comunque disturbano, perché la visione di chi in qualche modo è ai margini della società “non è consona” alla qualità (elevata, evidentemente) della vita della gente “perbene”. Queste idee godono di molto credito in un’ampia fascia di elettorato di destra, che chiameremo “sovranista”, ma è possibile che anche in segmenti sociali (mi auguro assai più ristretti) che guardano a sinistra vi sia questo tipo di “sensibilità”. In Italia sono in particolare i Salvini, le Meloni a cavalcare questa onda di “emarginazione del diverso”, fino ad arrivare a propugnare anche il respingimento in mare, se necessario, dell’immigrato, pur al contempo parlando di “identità cristiana” da tutelare, rilanciando anche sui social loro personali immagini mentre acconciano il presepe. Resta da capire di quale identità cristiana si parli. Non è questa la sede per approfondire un discorso del genere, comunque molto serio, ma permettetemi di sottolineare, senza per questo erigermi a giudice della fede altrui, come sia diametralmente opposto al significato vero del Natale l’interpretazione strumentale che se ne dà, in nome di un’identità, di una “tradizione” (?) da tutelare verso qualcuno che sbarcando sulle nostre coste se ne approprierebbe fino a cancellarla. La nascita di Gesù, per chi crede, non è altro che questo: Dio si è incarnato per riunire l’umanità in unica fratellanza in nome dell’Amore (che non è certo il “volemose bene” pacioso e rassicurante, ma il “dare la vita per gli altri”); soprattutto la Sua presenza si coglie principalmente nell’immagine del povero (lo ha detto Lui stesso), nell’emarginato, in chi cerca casa (“per loro, Maria e Giuseppe, non vi era posto in albergo” è scritto nei Vangeli, quasi a significare che Cristo era già all’epoca emarginato dal mondo, inteso come mentalità “comune”…). Questa strumentalizzazione a fini di parte politica è indecente; finora il centrodestra aveva blandito il “mondo cattolico” in particolare con il finanziamento alle scuole private, al fine di garantirsi un bottino elettorale, compiacendo una certa parte di Gerarchia. Ora, con papa Francesco, ma già da prima, specie dopo gli scandali a fondo sessuale di Berlusconi, l’aria è cambiata. La Meloni faccia pure il suo presepe, da “alberista” si trasformi in “presepista”, come ha postato su Facebook recentemente, ma la smetta, e con lei Salvini e tutti quelli che reggono loro bordone, di parlare di cose di cui a quanto pare ignora il significato ed il valore. Lo “ius soli” poteva essere un banco di prova per mostrarsi una destra seria e credibile: non è stato così ed era scontato; del resto la consapevole truffa nei confronti della gente, il far creder cioè che lo ius soli volesse dire dare la cittadinanza a chiunque arrivi sulle nostre coste, è stata ben architettata, col supporto non indifferente delle tv dell’ex cavaliere Berlusconi (unico caso al mondo di macroscopico conflitto d’interessi in un Paese democratico). Che poi il Pd non sia stato in grado, forse distratto da altro, di controbattere e di imporsi a livello di Esecutivo, visto che è stato un Governo a forte trazione pd, questo ahimè è un dato di fatto, come pure disdicevole l’assenza dei 29 senatori il giorno in cui si doveva votare al Senato al riguardo. C’è da sperare ormai nella prossima legislatura; ma quale Governo ci sarà? Gianni Amendola N.B.: i precedenti Osservatori sono rintracciabili sul blog del partito

lunedì 18 dicembre 2017

OSSERVATORIO DICEMBRE 2017


L’OSSERVATORIO.

A Como l’unità della sinistra.

La splendida manifestazione di Como (cui purtroppo non son riuscito a prender parte) è stata una bella e condivisa iniziativa del Pd che se ha mostrato da un lato finalmente una sinistra unita, quando in gioco valori condivisi, dall’altro la interessata titubanza del centrodestra e dei Pentastellati nei confronti del tema in questione (l’antifascismo), che ha fatto emergere ancor più la loro visione della politica, intesa non come luogo dei valori e delle idee, quanto di un potere da raggiungere ad ogni costo (pensiero peraltro da cui anche a sinistra non si è del tutto immuni…). Le motivazioni alla non partecipazione addotte da Di Maio, pare dopo un primo iniziale “sì”, confermano ancora una volta che i “5 Stelle” non guardano i contenuti, ma “se quei contenuti” possano tornare utili o meno per avere voti. Come per l’immigrazione: Grillo disse che qualora il Movimento avesse accettato la linea dell’accoglienza avrebbe avuto percentuali da prefisso telefonico! In altre parole, non conta “l’idea”, vale solo il tornaconto elettorale! E questi sarebbero gli innovatori ed i moralizzatori della politica? Il loro “no” è stato dettato solo dal fatto che l’iniziativa della giornata comasca fosse nata dal Pd e quindi un’eventuale partecipazione sarebbe apparsa come la legittimazione dell’avversario da abbattere ad ogni costo! A misurare l’abissale distanza da questa strumentale e perciò immatura posizione, rispetto ad una visione “alta” della politica, basti ricordare a Di Maio e co. (che forse non erano ancora nati… Beppe Grillo invece sì) quando di fronte al rischio che la democrazia italiana stava correndo col terrorismo rosso (dopo l’assassinio di Aldo Moro) i comunisti ed i democristiani, e non solo, manifestarono insieme, pure con qualche “mal di pancia” a sinistra. Ma quelle erano persone che avevano un “senso dello Stato e delle istituzioni”, nato proprio dalla lotta antifascista che aveva visto spesso “gomito a gomito” compagni e democristiani (all’epoca detti anche “forchettoni”). Oggi invece, come il sindaco di Como, non si và in piazza in quanto manifestazione di partito! Mi si dirà che il paragone col periodo degli anni di piombo è eccessivo; in questo momento i rischi per la democrazia non sono a quel livello. Ma è il sentore che qualcosa stia mutando, in Italia come in Europa, e che certi fenomeni politici, quale il fascismo, siano cominciati anche così, con le intimidazioni, a dover scuotere le coscienze ed a far alzare il livello di guardia!...Del resto, tornando alla manifestazione di Como, perché non accordarsi, scegliendo poi di parteciparvi, a condizione che non vi fossero comizi dei “politici” (che non vi sono stati) e senza bandiere, proprio come fosse una iniziativa della “sola” società civile? Il problema è che non si voleva proprio partecipare! Ma se dei “5 Stelle” abbiam detto, per il centrodestra la questione và a toccare un nervo più che scoperto, perché una certa parte di quei voti arriva proprio dalle formazioni estreme. A Berlusconi, che non ha mai avuto la statura di uno statista, non si puo’ chiedere una cosa che rifiuterebbe comunque, per il timore di non vincere: non accettare nella coalizione chi si ispira al fascismo! Non si può certo ahimè pretendere da lui un comportamento alla Chirac, che rifiutò nel ’97 l’alleanza con Le Pen (il padre), con la quale avrebbe potuto vincere le Presidenziali francese, proprio per l’incompatibilità della sua visione politica con quella dei lepenisti ; infatti perse le elezioni a vantaggio di Jospin. Ma stiam parlando di “altre persone”, di “altra concezione della politica”!…L’alzare la testa, come negli ultimi tempi, da parte delle formazioni di estrema destra nasce dalla percezione di un cambiamento di clima politico, che le vittorie del centrodestra alle amministrative ha acuito e rinforzato, per cui si sentono legittimate a certi comportamenti, quali l’attacco al quotidiano “la Repubblica”, perché sanno di avere dietro le spalle un “humus” culturale e politico nuovo, un terreno cioè in cui possono tornare a prosperare. Basterà ancora il famoso “ghe pensi mì” ad emarginare il fenomeno, tanto più se il centrodestra dovesse vincere le prossime Politiche? Personalmente ho dei dubbi, ma Berlusconi và incalzato su questo senza sosta! Ricordiamoci però che nelle periferie, non da ora, i movimenti neofascisti stanno occupando un vuoto lasciato dalla sinistra; ora organizzano associazioni per ragazzi (per l’indottrinamento), offrendo loro al contempo la possibilità di un “servizio sociale” a sostegno della fasce più disagiate (tipo il fare la spesa per le persone anziane e portarla al loro domicilio, o la distribuzione di generi alimentari, di “lauriana” memoria), unendo quindi politica e azione e aiutando questi più giovani a riscoprire una nuova identità; giovani che tra qualche anno subentreranno ai più “anziani”, garantendo il ricambio e l’ingrossamento delle fila! Quale la risposta concreta da dare? Non è un fenomeno passeggero!

Gianni Amendola

lunedì 11 dicembre 2017

Reddito d'inclusione 14 Dicembre


Il Circolo Cittadino del Partito Democratico si mobilita per il Reddito D’inclusione, programmando una serie di incontri nei quartieri della Città per spiegarne contenuti e modalità di accesso.

Il primo incontro è previsto per giovedì prossimo, 14 dicembre alle 18, nel salone della Parrocchia di San Domenico Savio in via Alfonso Tosi, 30. A parlarne Angela Motta, Mario Mortara e Piero Vercelli.

“Il Reddito d’Inclusione, introdotto dal Governo del Pd, è la prima misura concreta di contrasto alla povertà assoluta e segna un’importante svolta delle politiche sociali nazionali – affermano i portavoce dei circolo astigiano – L’iniziativa del 14 dicembre si inquadra in una più ampia riorganizzazione del Circolo cittadino, ripensandolo come centro di aggregazione di iscritti e simpatizzanti e anche come strumento di collegamento con i cittadini. In questo senso abbiamo già stilato un calendario di aperture settimanali della sede di Piazza statuto, 1, dove un gruppo di volontari stanno mettendo a disposizione il loro tempo per ascoltare i cittadini, per aiutarli nelle questioni pratiche, dar loro assistenza nei più svariati modi, con la precisazione che non vuole essere un’iniziativa concorrente di Caf o centri servizi, ma solo un punto di informazione in più a servizio dei cittadini”.

Informazioni al numero 0141 593217 o alla mail partitodemocratico.circoloasti@gmail.com.

mercoledì 6 dicembre 2017

PD contro il Fascismo

In occasione della manifestazione nazionale "E questo è il fiore" di sabato 9 dicembre a Como il PD del Piemonte organizza un trasferimento GRATUITO in bus. È possibile usufruire del servizio di trasferimento in bus Torino-Como, messo a disposizione da PD Piemonte: - sabato 9 dicembre 2017, h. 7.30 – Partenza da Torino, in Corso San Martino angolo Piazza XVIII dicembre di fronte all’ICEBLUE bar a Torino (ripartenza da Como alle ore 14,00) Il servizio è GRATUITO, fino ad esaurimento posti. Prenotazione obbligatoria. Vi chiediamo di mandarci la vostra adesione rispondendo a questa mail (INFO@PDPIEMONTE.IT) entro le ore 14.00 di giovedì 7 dicembre, indicando Nome e Cognome, cellulare.

domenica 3 dicembre 2017

REDDITO D'INCLUSIONE

Beneficio per famiglie con minori, disabili e donne in gravidanza Il beneficio che in prima battuta riguarderà le famiglie con minori, disabili, donne in gravidanza a quattro mesi dal parto e over 55 disoccupati avrà un tetto di 534 euro al mese (6.408 l’anno). Il REI, scrive l’Inps, viene concesso ai nuclei familiari in condizione di povertà, potrà essere erogato per un massimo di 18 mesi ed essere rinnovato per non più di 12 mesi solo dopo che siano passati sei mesi dal godimento della prestazione. La famiglia beneficiaria del REI deve attenersi al progetto personalizzato a pena di decurtazione o decadenza dalla prestazione (a seconda di quanto volte non ci si presenti alla convocazione). Il REI è incompatibile con la fruizione della Naspi o di altri ammortizzatori sociali da parte di qualsiasi componente della famiglia. Il nucleo familiare deve avere un valore di Isee in corso di validità non superiore a 6.000 euro e un valore dell’Isre (indicatore reddituale dell’Isee) a fini REI non superiore a 3.000 euro. Oltre alla casa di abitazione non si potrà avere un patrimonio immobiliare superiore a 20.000 euro e uno mobiliare superiore a 10.000 euro (in caso di tre componenti).
Possono chiedere il reddito di inclusione i cittadini dell’Unione europea o gli extracomunitari con permesso di lungo soggiorno purché risiedano in Italia in via continuativa da almeno due anni al momento di presentazione della domanda. Importo massimo a 534 euro mensili L’importo del beneficio è in prima applicazione pari al massimo a 534 euro mensili (in caso di almeno cinque componenti) ma potrebbe aumentare l’anno prossimo a fronte di risorse ulteriori che dovrebbero essere stanziate nella legge di bilancio fino a 540 euro. Il beneficio economico è erogato – dice l’Inps – per il tramite della carta acquisti ridenominata carta REI che consente anche prelievi di contante entro la metà dell’importo massimo attribuito. La carta viene concessa dalle poste. La domanda dovrà essere presentata presso i comuni o altri punti di accesso indentificati dai comuni stessi. Reddito di Inclusione 1 Inps verifica i requisiti entro cinque giorni I comuni daranno le informazioni contenute nelle domande all’Inps entro 15 giorni dalla ricezione della domanda. L’Inps verifica le condizioni del possesso dei requisiti entro cinque giorni. In caso di esito positivo l’istituto riconosce il REI a condizione che sia firmato il progetto personalizzato. Scarica qui la domanda di Reddito di Inclusione Per ulteriori approfondimenti “Via libera al Reddito di inclusione, una misura contro la povertà” e la Legge delega per la lotta alla povertà.

In lutto per la morte di Luciano Nattino

COMUNICATO Il Segretario Provinciale Astigiano comunica che chi vorrà unirsi al Partito Democratico per rendere omaggio a Luciano Nattino potrà ritrovarsi davanti al cimitero di Asti lunedì 4 dicembre alle ore 16. Il Commiato si svolgerà al tempio Crematorio a partire dalle ore 16.20.

RENZI ad ASTI

“Sogno 100mila posti nel servizio civile”. Durante il primo tratto del viaggio in Piemonte Renzi ha affrontato i temi del servizio civile durante l’incontro con una decina di ragazzi impegnati nella coop sociale “Il Buon Seme”, al termine del quale ha detto di sognare un servizio civile da centomila posti. “Ascoltiamo alcune storie dalle quali tireremo fuori idee per il futuro – ha spiegato Renzi – in particolare sul servizio civile universale obbligatorio, come funziona oggi e in collegamento col terzo settore. Noi pensiamo che accanto ai bonus, agli 80 euro, accanto al bonus 18enni e a quello per la formazione ci debbano essere delle richieste da fare ai ragazzi. C’è una stagione dei diritti e una dei doveri. È questo caratterizzerà la proposta del Pd nelle prossime settimane e mesi. Come farla, mi piace l’idea di costruirla coi ragazzi”. “Ora – ha poi aggiunto Renzi – siamo a 50 mila posti, cioè abbiamo triplicare quello che c’era prima. Nel mio sogno, l’obiettivo è 100 mila”.

domenica 26 novembre 2017

OSSERVATORIO NOVEMBRE 2017 2

L’OSSERVATORIO di Gianni Amendola. Caos a sinistra! E se fosse proprio il Rosatellum la vera motivazione del muro tuttora eretto tra Mdp-Art.1 ed il Pd? Probabilmente banalizzo, ma Giuliano Pisapia a tal proposito ha raccontato un episodio : un tassista che lo stava accompagnando gli aveva confidato che l’intenzione di votarlo era frenata dal fatto che l’eventuale non raggiungimento di Campo Progressista della soglia del 3% avrebbe significato comunque un voto a Renzi (per la mancanza del voto disgiunto), cosa che l’uomo evidentemente non gradiva. Ora, se come sembra alcune proiezioni danno la formazione di Bersani-Speranza da sola con più seggi rispetto a quanti ne avrebbe se si alleasse col Pd, si può avere un elemento in più di non poco conto da inserire nella riflessione generale (della serie: prima ci si conta e poi ci si parla). Resta però l’immagine complessiva di un mondo, dal Pd a sinistra, diviso, rancoroso e per questo assai poco seducente, anche se le motivazioni di tale distacco e conflittualità toccano spesso aspetti rilevanti, cui si può certo rispondere “ma dove eravate voi, cari amici e compagni, quando in Parlamento molte di queste leggi le avete votate?!”, limitandoci però ad una considerazione solo polemica, senza entrare nel merito. E il “merito” è che da tempo, da oltre un anno, ancor prima dello stesso referendum (che è stato più l’effetto che la causa di questa disaffezione) si è creata una frattura con tanta parte del mondo che guarda a sinistra come ad una speranza (con la lettera minuscola…). Su questo è mancato e manca tuttora una seria riflessione ed autocritica, come se l’elevato astensionismo di buona parte del nostro potenziale elettorato, fotografato dal “famoso” 37% dei votanti alle Regionali in Emilia Romagna e dell’abbandono di tanta gente dalle Feste dell’Unità (tanto per fare degli esempi), fosse stato frutto di una congiunzione astrale negativa e non conseguenza di precise scelte fatte in precedenza. Non solo, ma l’aver saltato ogni mediazione e l’aver voluto rivolgersi direttamente al popolo sono state espressione di un eccesso di personalizzazione del proprio ruolo e della concezione del partito, modellato ad immagine e somiglianza della Segreteria (quello che Ilvo Diamanti, sociologo ad Urbino, collaboratore de La Repubblica, chiama il PdR, partito di Renzi). In passato, sia nella DC che (soprattutto) nel PCI il segretario aveva una “centralità” direi quasi carismatica, ma aveva anche un ruolo di sintesi tra le varie anime del partito che erano chiamati a dirigere (e ce n’erano anche nel PCI di posizioni non sempre coincidenti…Ingrao ed Amendola ad esempio) e ne incarnava l’unità “sostanziale”. Forse quest’aspetto è stato sottovalutato o non considerato del tutto: a sinistra, ma anche nel cattolicesimo democratico, l’eccesiva personalizzazione dei ruoli fà fatica ad essere accettata, anzi viene vista come perniciosa se tende all’esclusione e marginalizzazione di chi non è perfettamente allineato. Pur nel suo “piccolo”, ma il famoso episodio del “Fassina chi?” non fu altro che l’evidenza di ciò che sto dicendo! Ora che la diaspora tra Pd ed i fuorusciti sembra ormai acquisita, rimandando ad un ipoteco “poi” post-elettorale ogni residuo barlume di dialogo, si materializza lo spettro di una debacle politica dalle conseguenze imprevedibili. Intanto, per quanto concerne le alleanze, quella data per scontata con il gruppo dei Radicali-Europeisti della Bonino non sembra al momento andare a buon fine, a motivo di una diversità di visione sul tema degli immigrati (a dire dei Radicali); qualora un tale accoro saltasse, che farà mai Pisapia, già in difficoltà per la posizione di Mdp-Art.1? La sua posizione, aperta e disponibile al dialogo col Pd, và ribadita: lui non accetterebbe di esserne una stampella, di fare cioè con il suo Campo Progressista una sommatoria di voti, anzi ha chiesto, come altri, una discontinuità, non solo per la guida di un eventuale governo, ma proprio in termini di proposte politiche ed un garante dell’alleanza (Prodi?). Dando per certo l’accordo col Pd ha sottolineato di aver ricevuto garanzie per un deciso cambio di passo già nella prossima Legge di Bilancio. Ma se il mettere in discussione alcune scelte che la maggioranza del partito ritiene “identitarie”, o se tutt’al più si facesse solo una “cosmesi”, del Jobs Act ad esempio o della Buona Scuola, che farà Pisapia? Proponendosi come federatore tra il mondo della sinistra (o parte di esso) che non vota più Pd ed il Pd stesso, che per ruolo e forza numerica non potrebbe che essere centrale in un’alleanza, sà bene che chi lo guarda con simpatia vuole una vera sterzata politica, non formale; qualora questa non si avverasse, o si cercasse di annacquarla, è probabile che il voto a Campo Progressista verrebbe meno, indebolendo così ulteriormente l’alleanza (e lo stesso Pd che perderebbe seggi che invece potrebbe riconquistare). Ecco perchè è necessario per il nostro partito non scoprirsi troppo a sinistra, anche se ciò riproporrebbe inevitabilmente quanto molti della maggioranza vedono come fumo negli occhi: la messa in discussione della leadership e delle leggi sul lavoro, sulla scuola, sulla politica sanitaria! Ognuno a partire da qui tiri le conclusioni che vuole, ma a me appare (un tale scenario) assai credibile ed incerto. L’unica possibilità perché si rimescolino le carte, nel senso di una possibile ricomposizione della frammentazione nella sinistra, si chiama Pietro Grasso, il quale per ora, in virtù del suo ruolo istituzionale, non si pronuncia, né sappiamo quanto la “moral suasion” di Romano Prodi, che si sta battendo per un discorso unitario, potrà indirizzarne le scelte. Se deciderà di porsi a capo dell’alleanza tra Mdp-Art.1, Possibile e Si, allora il quadro si definirà come detto or ora, altrimenti si aprirà uno scenario nuovo, ma sempre nel nome di una vera discontinuità politica (in ogni caso da questa non si scappa). Staremo a vedere, ma si spera di uscire presto da questa indeterminatezza!.. Perché non aprire al riguardo un confronto al nostro interno? Gianni Amendola

giovedì 23 novembre 2017

Il PD in piazza Sabato 25 per la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

In occasione della giornata Mondiale contro la Violenza sulle donne tante sono le iniziative messe in campo per sottolineare l'impegno della nostra comunità a condannare e combattere comportamenti violenti, ostili e messe in atto da uomini frustrati dalla mente malata, incapaci di comportamenti corretti, rispettosi e consoni, incapaci di gestire rapporti che si trovano a vivere e a condividere con compagne, mogli, fidanzate, incuranti non solo della loro vita ma anche di figli inermi vittime innocenti e inconsapevoli costretti ad assistere a violenze orribili.
Anche il Partito Democratico sarà presente Sabato 25 Novembre dalle ore 15.30 Portici Anfossi ad Asti per testimoniare e condannare orribili e riluttanti violenze nella "Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne". I Cittadini sono invitati a lasciare una riflessione, un pensiero, una frase o anche solo una parola per far sentire lo SDEGNO a comportamenti inaccettabili e il SOSTEGNO alle Donne vittime di ABUSI e MALTRATTAMENTI che spesso perdono la VITA. Le Riflessioni, i Pensieri, le Frasi verranno raccolte e consegnate in un momento successivo a sostegno della lotta contro gli abusi e le violenze. L'AMORE non può tollerare alcuna forma di violenza! La CULTURA deve vincere la Violenza! Donne e Uomini del PD di Asti.

lunedì 20 novembre 2017

APERTURA sede PD Asti

Carissimi, a far data dal giorno 20 novembre 2017, per venire incontro a coloro che intendono rinnovare ancora la tessera del 2017 e per coloro che semplicemente vogliono avere informazioni circa l'attività del nostro partito o altro terremo aperta la sede con il seguente orario nei giorni lunedì mercoledì venerdì e sabato. lunedi dalle ore 16.30 alle ore 18.30 mercoledì dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 16.30 alle ore 18.30 venerdì dalle ore 16.30 alle ore 18.30 sabato dalle ore 10 alle ore 12 In caso di necessità potremmo essere disponibili anche in altri giorni o in altri orari previo accordo telefonico PARTITO DEMOCRATICO ASTI Sede: P.za Statuto, 1 – 14100 Asti Tel 0141/ 59 32 17 Mario Mortara Coordinatore cittadino

Il PD dalla parte dei lavoratori

ITINERA non speculi sulla pelle dei lavoratori! Il Partito Democratico Astigiano è vicino e sostiene la battaglia dei lavoratori della ditta Itinera del cantiere di Asti. Pur consapevoli dell’impatto che il nuovo codice degli appalti avrà sulla ripartizione dei lavori di manutenzione della autostrade (si prevede infatti che l’ 80% dei lavori siano affidati in gara contro il 20% eseguibili direttamente dai concessionari rispetto al precedente 60%-40%), rifiutiamo il “ricatto” dell’azienda che minaccia licenziamenti se le percentuali non verranno modificate; una posizione che sa molto di pretesto per giustificare una riduzione di personale nel quadro di più ampie ristrutturazioni aziendali. Siamo certi che Itinera e gli altri concessionari abbiamo competenze e risorse per elaborare piani di ristrutturazione che non mettano al centro il licenziamento dei dipendenti, pertanto chiediamo loro ( e anche a tutte le altre aziende) di considerare i lavoratori come risorsa primaria non sacrificabile al primo intoppo, e di assumersi la loro parte di responsabilità sociale. Sul fronte della legge il PD non è stato a guardare; i senatori Stefano Esposito e Daniele Borioli hanno presentato un primo emendamento per modificare le quote in 60 e 40 (percentuali già previste a livello Europeo), che purtroppo non ha visto l’approvazione del Governo; gli stessi confidano comunque di arrivare ad una soluzione definitiva ripresentando l’emendamento alla camera. Solo per la cronaca, il M5S ha proposto di mettere a gara il 100% dei lavori, infischiandosene dei lavoratori. Partito Democratico Circolo di Asti

FASSINO : PD DAVVERO

Mercoledì 29 Novembre 2017, alle ore 21.00 presso la sala Platone del Comune di Asti, Piero Fassino presenterà il nuovo libro: PD DAVVERO. Un dialogo speciale tra uno dei fondatori del PD e il Presidente dell'Ordine dei giornalisti del Piemonte Alberto Sanigaglia. Vi aspettiamo numerosi. Partito Democratico- segreteria provinciale di Asti.

domenica 12 novembre 2017

Il Pd chiede il voto in consiglio contro i parcheggi a pagamento all’ospedale. “Comune silente, pronti a una raccolta firme”.

Il Pd chiede il voto in consiglio contro i parcheggi a pagamento all’ospedale. “Comune silente, pronti a una raccolta firme”. Apprendiamo dagli organi d’informazione che l’ASL avrebbe intenzione di rendere onerosi i parcheggi sotterranei dell’Ospedale, giustificando il provvedimento con la necessità di ricavare fondi per realizzare le opere di manutenzione e per gestire meglio la struttura, inclusi provvedimenti per meglio garantire la sicurezza. A oggi si sono levate alcune voci in città a difesa della gratuità dei parcheggi dell’ospedale, ma non si è avuta ancora una presa di posizione chiara del sindaco e del Comune: per questo il Gruppo Consigliare del Pd ha in animo di presentare un ordine del giorno per sollecitare la maggioranza e la giunta ad assumere una posizione decisa e per chiedere una votazione in aula che impegni il Sindaco ad attivarsi presso L’ASL. Il Partito Democratico sostiene che il parcheggio debba rimanere gratuito per non gravare gli utenti dell’ospedale di costi aggiuntivi e rende evidente che l’eventuale tariffazione dello spazio sotterraneo determinerebbe nuovamente il congestionamento degli stalli a raso nelle vie circostanti con grave danno per i residenti della zona. Le somme indicate dall’Asl per la ristrutturazione sono assai modeste: si parla, infatti, di circa duecento cinquanta mila euro che si tradurrebbero in una rata di mutuo di circa venti mila euro, somma che pare accessibile se rapportata al bilancio dell’Asl di Asti che supera abbondantemente 500 milioni di euro l’anno. Nè pare accettabile la pretesa di finanziare, con gli introiti del parcheggio, l’adozione di misure di sicurezza. Il problema della sicurezza indubbiamente esiste, ma le contromisure non devono essere fatte ricadere sulle tasche dei cittadini, tanto più che la maggioranza comunale ne fece, in campagna elettorale una bandiera che ora aspettiamo si trasformi in atti concreti. Pertanto, non si giustifica quest’ulteriore “tassa” sui cittadini astigiani. Inoltre, in una visione più ampia del problema parcheggi/traffico/servizi ospedalieri si sollecita: 1) L’Asl di implementare quanto prima possibile sistemi di prenotazione esami, ritiro referti e quanto altro possibile, che permettano l’utilizzo del telefono o dei sistemi informatici (per esempio non sarebbe possibile inviare i referti tramite posta elettronica?). 2) La Giunta Comunale di intensificare i trasporti pubblici. Siamo convinti che entrambe i provvedimenti possano, a tendere, decongestionare traffico e parcheggi in zona Ospedale con beneficio di tutti. La raccolta firme. L’assemblea degli iscritti del Circolo Cittadino di Asti, riunita dopo il congresso che ha eletto il nuovo segretario e il nuovo coordinamento cittadino, ha deciso di lanciare una petizione attraverso la piattaforma Change.org, intitolata “NO AL PAGAMENTO DEI PARCHEGGI SOTTERRANEI ALL’OSPEDALE DI ASTI”, e se il progetto di rendere a pagamento i parcheggi dell’ospedale non sarà prontamente abbandonato, procederà anche alla raccolta di firme tra i cittadini con modalità da definire. Partito Democratico Circolo Cittadino di Asti

giovedì 9 novembre 2017

OSSERVATORIO Novembre 2017

L’OSSERVATORIO. La crisi del pd. Il risultato delle Amministrative siciliane non lascia adito a dubbi: il partito è in forte crisi di rappresentanza e l’imminenza delle “Politiche” (pare nel marzo 2018) rende tutto ciò ancor più drammatico. Né può consolare il fatto che la somma dei voti conseguiti da Micari e da Claudio Fava porti ad un 25% circa non distante dal 26.70% dei “5 Stelle”, che pure ritengono di aver vinto, e che solo grazie al voto disgiunto (si calcolano 100.000 voti “piddini”) Cancelleri abbia potuto conseguire il 34% ed oltre (poi sicuramente ci sono stati anche alcuni del Pd che hanno preferito votare invece Musumeci). Non c’è da esserne confortati dicevo, quanto fortemente arrabbiati per la fine che sta facendo il nostro partito, incapace ormai di intercettare quel bisogno di rinnovamento nei metodi di governo e nelle scelte politiche che pure sembrava incarnare sin dalla sua ufficiale formazione. Ora il tempo stringe e se non si vuole consegnare il Paese ad una destra molto brava a “fare cartello” elettorale, ma divisa su Europa, euro, politica estera (chi guarda a Trump chi a Putin) e sulla leadership (Salvini? Tajani? Gianni Letta?), problema di non poco conto, o all’inconcludenza un po’ spocchiosa dei Pentastellati, capaci sì di raccogliere consenso (che sembra rimanere sostanzialmente stabile) quale forza anti-casta (quella degli altri ovviamente, non certo la loro), ma inadeguati nel governo quotidiano, tra l’altro con una questione molto seria che potrebbe emergere nei prossimi giorni e mesi, vale a dire il rapporto coltivato dal “Movimento” con la Russia di Putin ed col suo sistema di “hackeraggio”, in grado di interferire come si è visto nelle scelte elettorali di altri Stati. Ne hanno forse beneficiato anche loro? Il fatto è, tornando al Pd, che ora bisogna fare scelte precise: o ci si allea (non certo con Alfano, pure escluso dal parlamento siciliano) guardando a sinistra o si rischia l’isolamento e la personalizzazione (la “macronizzazione”) della campagna elettorale, con tutto ciò che inevitabilmente ne conseguirà. Non è facile la scelta, ma si impone, ammenocchè e da una parte e dall’altra (Pd e area di sinistra) non si voglia giocare al “muoia Sansone con tutti i Filistei”, in modo da “saltare” la prossima legislatura che molti pensano avere vita breve, organizzando nel frattempo la rivincita successiva. Il nodo della leadership nel centrosinistra và risolto presto, perché un’alleanza, che non può essere una somma elettorale come quelle del centrodestra (con buona pace di Toti, presidente della Liguria), necessita di una visione condivisa il più possibile dei problemi e delle soluzioni da proporre; significa in ultima analisi, come già detto altre volte, rivedere, ri-aggiustare alcune leggi quali il Jobs Act, la Buona Scuola, che in gran parte ci hanno massacrato elettoralmente, alcune cose “serie” quale la tassazione sulla prima casa, ma soprattutto riproporre un’idea di Paese, quale ruolo giocare cioè nel Mediterraneo, con i cambiamenti in corso in Medio Oriente, in Politica Estera specie nei confronti di “nazioni emergenti” da tempo come la Cina, l’India, e in Europa, per arrivare al “come” restituire credibilità ed efficienza ad un Stato (l’Italia) che costringe ancora molti giovani a cercare adeguato lavoro e reddito in altre parti d’Europa e del mondo, ove evidentemente i loro titoli e le loro qualità vengono valorizzati e riconosciuti immediatamente! Questi dovrebbero essere i nodi su cui trovare una convergenza in termini di analisi e di proposte; ma temo che il dibattito circa la leadership rischia di far perdere di vista tali obiettivi e farci arrivare “ansanti” all’appuntamento elettorale (che potrebbe segnare una debacle per il Pd). La cultura del “passo indietro o di lato” dovrebbe far parte dell’habitus di un politico, specie se “statista”, il capire cioè quando la realtà chiama ad una lettura di essa che non si è più in grado di interpretare; di fronte a questo si può reagire in due modi: provare a giocarsi il tutto per tutto, nella convinzione che le sconfitte siano frutto di congiure più o meno preparate, o si prende atto di aver esaurito un tempo e ci si fà da parte. Renzi è legittimamente il Segretario del Pd dopo le “primarie” di aprile e per Statuto, in caso di vittoria elettorale, diventerebbe anche Primo Ministro; io credo che in generale sia da rivedere questa identificazione automatica dei ruoli perché si sta andando ormai, non solo in Italia, verso un eccesso di personalizzazione del potere, con le strutture dei partiti modellate ad immagine dei leaders di turno. Inevitabile, mi si dirà! In parte sì, il fatto però è che quando si è costretti a cambiare leadership, per il normale corso della politica, chi subentra viene visto da chi rimane della precedente maggioranza “come un intruso” (se vogliamo, è successo un po’ così anche a Renzi all’inizio…), alimentando voglie di immediata rivalsa. Credo che un dibattito del genere andrebbe comunque portato avanti, insieme ad una valutazione della crisi “della democrazia” quale sistema rappresentativo, ora percepito meno adeguato alla comprensione dei bisogni della gente, il che spiega l’elevato astensionismo non solo nostrano e l’emergere in Europa di fazioni estremistiche di destra. Per evitare (o quantomeno ridurre al minimo) il rischio di fratture interne bisognerebbe tornare ad un “partito di tutti”, certo con una maggioranza ed una minoranza, ma in modo che il successo eventualmente conseguito non sia solo appannaggio del leader e dei suoi accoliti, ma condiviso… Troppo semplicistico? Forse, ma temo proprio che il Pd oggi non sia certo così. Gianni Amendola

DOPO DI NOI

Venerdì 17 Novembre alle ore 16, in Via Grandi 6 ( di fianco al Teatro Alfieri) presso la sala EVENTI GENERALI ITALIA ad Asti, si svolgerà il dibattito sulla legge DOPO DI NOI. Un'importantissima legge voluta dal PD che ha l'obiettivo di non lasciare nessun disabile da solo. Interverranno l'Assessore regionale alle Politiche sociali del Piemonte AUGUSTO FERRARI e la consigliera regionale del Piemonte ANGELA MOTTA. Vi aspettiamo numerosi!

martedì 31 ottobre 2017

PINO GORIA: Ecco il nuovo segretario provinciale del PD

Il Partito Democratico di Asti si ritrova unito intorno al nuovo segretario provinciale Giuseppe Goria, detto Pino, eletto pressoché all’unanimità dagli oltre cinquecento iscritti della nostra provincia in occasione del congresso appena concluso. Pino Goria compirà 63 anni il prossimo 28 novembre e ha grande esperienza amministrativa in forza di una lunga carriera di direttore e segretario generale in molti comuni piemontesi, ultimo il Comune di Asti, dove ha rivestito questo delicato ruolo fino al mese scorso. Dal punto di vista politico è stato tra l’altro sindaco di Tigliole dal 1985 al 1995 e Presidente della Provincia di Asti dal 1995 al 1999. La elezione di Goria a segretario provinciale del PD, frutto di una convergenza di tutte le anime del partito, è stata ratificata dall’assemblea congressuale svoltasi al dopolavoro della Way Assauto mercoledì scorso. Nel discorso di insediamento il nuovo segretario ha sottolineato il fatto che, pur essendo un sostenitore di Renzi da quando è sulla scena nazionale, la sua disponibilità a candidarsi si è fondata sul presupposto dell’accordo unitario di tutte le anime del Partito e che questa sarà anche la condizione per la prosecuzione del suo mandato che quindi si svolgerà in un clima di lavoro comune. Alcuni delegati, intervenendo all’assemblea, hanno ricordato come Goria sia stato un precursore dell’Ulivo avendo creato ad Asti “Il Grappolo”: una coalizione di centro sinistra molto vasta, che riuscì a conquistare la guida della Provincia di Asti, nonostante la stessa sia tradizionalmente più vocata al centrodestra, che ha anticipato a livello locale l’Ulivo che successivamente avrebbe portato Romano Prodi alla guida del Paese e la nascita del Partito Democratico. Concludendo il proprio intervento Goria ha affermato che “saremo tutti valutabili sulla base dei risultati che saremo capaci di ottenere, mostrandoci degni di governare le situazioni e non di gestirle; di aumentare il numero e la qualità dei nostri iscritti, considerando questo non un fine in sé, ma un sintomo del fatto che stiamo percorrendo strade corrette; di meritare maggiori consensi elettorali come riconoscimento del buon lavoro che saremo riusciti a fare”. Buon lavoro Pino!

OSSERVATORIO Ottobre 2017 - Seconda parte

L’OSSERVATORIO. Renzi e il caso Visco. Credo che l’improvvisa accelerazione circa la nomina a Governatore della Banca d’Italia, impressa da Renzi e non nota a quanto pare né a Gentiloni né a Mattarella se non a cose fatte (almeno a quanto ci è dato da capire), apra un’ulteriore ferita nel corpo del partito e riproponga la domanda che da mesi, almeno dalla sconfitta nel referendum, dovrà trovare ora finalmente risposta, assai difficile invero, ma fondamentale: quale Pd si vuole? Perché se non si prende coscienza che da circa un anno (o forse più, ma quantomeno dalla data del suddetto referendum) il corso della politica in Italia è cambiato e che il Pd deve passare dall’autosufficienza alla collaborazione ed al dialogo con il mondo di “sinistra”, vale a dire con quella grande fetta di elettorato che sta progressivamente venendo meno, ormai profondamente deluso e disincantato, allo stesso “dovere“ una volta “sacro” del voto, ingrossando le fila dell’astensionismo, ormai “vera e propria emergenza democratica”, non si và da nessuna parte! Il continuo rifiuto ad ascoltare gli inviti al confronto programmatico con quell’area che per brevità chiameremo “campo di sinistra”, provenienti da personalità quali Veltroni, Letta, Cacciari (e ne dimentico altre), sta portando a mio avviso il partito in un “cul de sac”; se dobbiamo dar credito a Romano Prodi, della cui serietà non credo si debba dubitare, secondo il quale Renzi, per averglielo confidato, ha in mente il disegno di arrivare a governare con Forza Italia, staccandola dalla Lega di Salvini, non si può non prendere atto che si sta andando verso una “mutazione genetica” del Pd. Vediamo se l’offerta a una ripresa di confronto avanzato da Roberto Speranza porti frutti positivi, anche se la risposta del Segretario circa l’intangibilità della proposta di legge elettorale (il Rosatellum) non induce all’ottimismo (e difatti Mdp-Art.1 è appena uscito dalla maggioranza dopo il voto di fiducia al Senato sulla legge elettorale). Il fatto è (ci ripetiamo) che Renzi sà benissimo che un’alleanza solidamente costruita, non come sommatoria di voti ma come forte convergenza su individuazione di temi e soluzioni, imporrebbe anche a lui un cambio di visione, il passaggio cioè “dall’ io al noi”, rimettendo non solo in discussione alcune fondamentali leggi emanate sotto il suo governo, ma anche la questione della stessa leadership, cosa che evidentemente vede come “fumo negli occhi”. Questo punto è forse il più divisivo ed occorre risolverlo in un modo o nell’altro al più presto (sicuramente dopo le elezioni siciliane) nell’interesse del partito e dei suoi militanti; lo sforzo da parte della maggioranza è di capire che chi è uscito (Mdp-Art.1) o chi si sente ai margini della linea politica (i succitati Letta, Cacciari, Veltroni, lo stesso Prodi…), sta denunciando un ‘involuzione del partito, una visione di esso se non padronale quantomeno come una ristretta cerchia di fedelissimi, quale emerge dalla vicenda della mozione su Visco. Questo perché si è radicato da un po’ di tempo anche nella sinistra, non solo in Italia, l’idea che un’elezione diretta, anche attraverso le primarie, renda il vincitore “proprietario” del partito (o del Governo), per cui le scelte, le varie prese di posizione possono avvenire senza il filtro di un confronto preventivo, tranne appunto con il gruppo “fedelissimi”, in quanto ci si ritiene legittimati da un plebiscito; una sorta di “ghe pensi mi” di berlusconiana memoria! Ciò spiega allora perché c’è stata quest’uscita sul Governatore della Banca d’Italia e perché sia avvenuta all’insaputa di tanti nel Pd, Gentiloni compreso, il quale ha chiesto la mediazione della Finocchiaro per smussare quella parti della mozione troppo “tranchant”; in questo caso però c’è l’aggravante che una tale manovra ha aperto una crepa istituzionale, in quanto come si sà la nomina non dipende dal un partito che può esprimere un parere, ma dal Governo e dal Capo dello Stato che infatti ha richiamato Renzi al rispetto delle prassi istituzionali. Sorprende, ma fino ad un certo punto, questa mossa, evidentemente non improvvisata, di scaricare su Visco tutti i problemi delle banche, tema sensibilissimo che avrebbe costituito l’argomento principale della propaganda dei “5 Stelle”; accusando Visco e “chiamando fuori” il Pd si è probabilmente voluto liberare il campo della battaglia elettorale da uno spinosissimo tema, a rischio però di una crisi istituzionale che potrebbe aprire in futuro, se non risolta “presto e bene”, scenari analoghi (magari con altre maggioranze), per cui chiunque sarà in futuro il Capo del Governo (Renzi non lo è ma ci spera) si sentirà autorizzato, in quanto “eletto dal popolo”, a rimuovere un Governatore se non gradito! Ma ne valeva proprio la pena? Pd e Rosatellum Sembra da alcune autorevoli proiezioni di sondaggisti che la legge elettorale in via di approvazione al Senato non permetterà al Pd la conquista di seggi “nell’uninominale”, specie nel centro-nord e che un eventuale “accettabile” successo “nel proporzionale” non servirà a ridurre il distacco dalla coalizione di centro-destra, data ormai per favorita. Magari ve ne saranno altri che diranno cose un po’ diverse; resta il fatto che questa legge elettorale non cambia alcune storture che dal “Porcellum” ci portiamo avanti, vale a dire le pluricandidature (il presentarsi cioè in più collegi) e le candidature bloccate, in modo che comunque o si vinca o si perda il leader, chiunque sia, del partito (o della coalizione), quale che sia, potrà contare su un ben nutrito gruppo di fedelissimi, in grado quindi di puntellargli il potere interno. Si dirà: in fondo con la composizione dell’attuale Parlamento, uscito come ricordiamo dalle elezioni politiche del febbraio 2013, non era facile trovare soluzioni diverse, con Berlusconi, quale dovuto interlocutore in quanto ancora leader del centrodestra, che non avrebbe mai e poi mai accettato un sistema che potesse prevedere preferenze e non pluricandidature. Ciò è vero, come è altrettanto vero che i Pentastellati avrebbero potuto chiedere il ritorno al “Mattarellum”, che prevedeva un 75% di maggioritario e 25% di proporzionale (creando forse qualche difficoltà al Pd che ufficialmente lo ha sponsorizzato, almeno all’inizio, ma probabilmente non lo avrebbe gradito del tutto per i suddetti motivi…), ma per loro esplicita affermazione, non avendo nei collegi uninominali candidati in grado di competere in quanto sconosciuti, hanno respinto una tale soluzione. Al momento analisi più realistiche di quelle della conta dei possibili seggi, dato che i collegi non sono stati ancora definiti ufficialmente, ritengono che il Rosatellum vada bene proprio per le “larghe intese”, confermando quanto appunto detto circa l’idea di Renzi, riferita da Prodi,di allearsi con Berlusconi! Staremo a vedere; certo, resta da chiedersi perché mai il Pd si sia ridotto a tal punto da “auspicare” un governo con colui che è stato l’avversario per 20 anni, che ha alterato il rapporto tra i Poteri dello Stato (in primis tra l’Esecutivo ed il Giudiziario), che ha voluto “a maggioranza” (la sua) una legge elettorale su misura che non facesse vincere la sinistra (il Porcellum) e che ora, senza “alcun merito”, visto che era piuttosto defilato ed indebolito politicamente dalla “norma Severino”, si trova ringalluzzito al centro dell’interesse generale dopo la vittoria alle amministrative della sua coalizione, grazie alla divisione del centrosinistra ed agli errori del Pd. La voglia di autocritica però non sembra al momento essere un tratto distintivo del nostro partito; Renzi è ancora affascinato dall’ipotesi del 40% (il risultato delle Europee e del referendum del dicembre scorso), (ri)personalizzando le prossime elezioni, sperando di far vincere il Pd senza alleati. Ma sarà davvero così? E se sì, avremo allora il Partito di Renzi”, come dice da tempo Ilvo Diamanti, sociologo ad Urbino, collaboratore de” la Repubblica”, basato sul carisma del leader? E della sinistra che ne sarà? E che rapporti ci saranno con il centrodestra, coi vari Alfano, Verdini, lo stesso Berlusconi? E che partito ci ritroveremo? Il Rosatellum apre queste domande, forse le alimenta ulteriormente…Non c’è che dire: il rischio di disorientamento della base del partito e del popolo delle primarie rimane ancora molto alto… Gianni Amendola

lunedì 23 ottobre 2017

RISULTATI ELEZIONI CIRCOLO PD ASTI

Sabato 21/10/2017 si sono volte le elezioni per eleggere il coordinatore cittadino del Partito Democratico. A contendersi la carica Andrea Giarrizzo e Mario Mortara appoggiati da 1 lista ciascuno. A spuntarla è stato Mario Mortara con 126 voti contro i 29 di Andrea Giarrizzo e 4 schede bianche. Contestualmente si sono svolte le votazioni per l'elezione del Coordinatore Provinciale di Pino Goria, figura unitaria di tutto il PD. Complimenti a tutti, per l'impegno, la voglia di fare che ci permette di dire ed essere orgogliosi di essere un vero partito democratico! Buon lavoro a tutti!

mercoledì 11 ottobre 2017

BUON COMPLEANNO PD

Dieci anni fa , il 14 ottobre del 2007, nasceva il Partito Democratico. Nei locali della Sede di piazza Statuto 1, sabato 14 ottobre 2017 alle ore 11, Maria Ferlisi e il Coordinamento del Circolo di Asti saranno lieti di accogliere iscritti e simpatizzanti per un brindisi in attesa del Congresso da cui usciranno i nuovi organi cittadino e provinciale. Cogliamo l’occasione per ricordare che è possibile rinnovare la tessera d’iscrizione per l’anno in corso previo appuntamento telefonando ai numeri 0141325538 3293562699 3485604782 o scrivendo una mail all’indirizzo partitodemocratico.circoloasti@gmail.com Il Partito Democratico Circolo di Asti

OSSERVATORIO Ottobre 2017

L’OSSERVATORIO. La metamorfosi dei “5 Stelle” e la collocazione del Pd. La recente uscita del candidato “5 Stelle” Luigi Di Maio sui Sindacati pone, comunque la si guardi, alcuni problemi da non sottovalutare. E’ vero che le organizzazioni sindacali da almeno 20 anni, da quando cioè sono venuti meno i partiti storici cui si ispiravano in qualche modo (per intenderci: la CGIL in orbita, se non cinghia di trasmissione, del PCI, la CISL sostanzialmente democristiana, la UIL laico-socialista), col modificarsi della struttura del mondo del lavoro e del venir meno delle tradizionali classi lavorative (in primis quella operaia) hanno attraversato (o stanno ancora attraversando) una crisi d’identità e di consenso, essendo diventate organizzazioni costituite in maggioranza da pensionati, con pochi giovani (i quali ovviamente se non han lavoro non si iscrivono nemmeno), forse ora un po’ più sganciate dai partiti (almeno in parte). Ma è stato quel richiamo “o cambiano o ci penseremo noi quando saremo al Governo” che ha aperto uno scenario un po’ inquietante, perché parole del genere richiamano ad un periodo politico buio dell’Italia (il Ventennio) ed in bocca ad un trentenne che probabilmente non l’ha studiato a scuola (come tanti suoi coetanei del resto) assumono il sapore dell’avventurismo, se non dell’incoscienza. Perché a norma di Costituzione, che pure i Pentastellati hanno difeso a spada tratta in occasione del referendum dello scorso 4 dicembre (probabilmente solo per fare dispetto a Renzi), i sindacati sono libere associazioni, la cui organizzazione appartiene agli iscritti. Che vuol dire allora “ci penseremo noi”? Vogliono forse i “dimaini”, invece di un “libero” sindacato, una cinghia di trasmissione del governo? Questo punto và chiarito perché non è secondario; stona poi come l’aspirante premier Giggino abbia usato da un lato toni diversi, più felpati, più accomodanti nei confronti degli industriali nel loro recente meeting a Cernobbio, quasi a voler rassicurare e cercare una legittimazione, mentre al contrario è stato “tranchant” con le organizzazioni dei lavoratori…Sarà forse la “decrescita felice” ad imporre questi atteggiamenti, queste posizioni? Il punto è che la mutazione genetica in corso (non da ora) dei Pentastellati è ormai un fatto acquisito; si muovono ormai come “un partito”, hanno (non da ora) una “casta interna” su cui modellano e modificano norme del loro “non Statuto” (quelle sugli indagati ad esempio, ma vedrete che cambieranno la regola di non oltrepassare i 2 mandati parlamentari!), cercano appoggi e benevolenze ai “piani alti” di quei poteri forti che pure condannavano, cui imputavano opposizione alla loro avanzata politica. Di Maio è la quintessenza di questa mutazione prima o poi inevitabile e possiamo star certi che se i “5 Stelle” arrivassero “primi” alle elezioni politiche cercheranno alleati (quasi certamente a destra, presso Salvini o la Meloni..in fondo per loro destra o sinistra “pari sono”), con quali prospettive per il Paese Dio solo lo sà! I loro contrasti interni sono al momento solo parzialmente sopiti, ma se il Movimento non dovesse vincere in Sicilia ed alle elezioni politiche del 2018 sarà condannato all’insignificanza e subirà inevitabilmente non pochi contraccolpi. Questo è il vero, serio problema dei “5 Stelle”, nati più per l’opposizione che per la gestione del potere (come i fatti ormai dimostrano nelle realtà locali, non solo a Roma): la loro sopravvivenza politica, altrimenti saranno condannati a scindersi ed a diventare, nella parte che resterà maggioritaria, “uguali ai partiti”, dovendo accettare delle “contaminazioni” (alleanze) per restare a galla, che li faranno diventare “altro” da quello che dicono di essere; il che motiva la fretta che mostrano di voler bruciare le tappe per raggiungere il cuore del potere politico, vale a dire il governo del Paese, dopo solo 5 anni di “apprendistato” parlamentare (“o si vince ora o non si vince più”)! Certo che non vanno sottovalutati; la rabbia di tanta gente nei confronti della politica in generale è ancora cospicua ed i “5 Stelle” ancora per molte persone rappresentano un’alternativa. Il fatto è che con loro, alla vigilia di elezioni che sanciranno chi dovrà guidare il Paese nei prossimi 5 anni, non si può dire: “Lasciamoli lavorare e alla fine tireremo le somme”…Ma dopo questi 5 anni come sarà l’Italia? In che situazione saremo? In questo contesto generale, di fronte al rischio dello sbandamento del Paese, la palla passa al Pd il quale potrebbe (e dovrebbe) recuperare una centralità politica, in termini di contenuti, che ultimamente non sembra essergli più di tanto accreditata. L’apertura a sinistra del segretario Renzi è stata sicuramente una buona e doverosa “cosa” (probabilmente fatta anche per mettere in difficoltà i fuorusciti che stanno rompendo con Pisapia!), ma occorre chiarire al più presto alcuni punti decisivi: il primo, la questione della leadership, cui Renzi probabilmente ancora aspira, ma che sarebbe divisiva, qualora riproposta; il secondo, la messa a punto di un programma di ampio respiro che non potrà non porre in discussione alcune delle riforme del governo da lui guidato (Job’s Act, Buona Scuola, la tassa sulla prima casa, per fare degli esempi..), le quali come già detto altre volte, hanno contribuito non poco all’abbandono del partito da parte di tanto mondo del centrosinistra e quindi agli ultimi tracolli elettorali del Pd. Questo sarà un punto cruciale perché è impensabile ritenere che Pisapia accetti un’alleanza senza chiari e forti contenuti innovativi (anche lui parla, come Bersani e gli altri, di discontinuità nelle scelte del Governo e quindi del partito che ne sarà l’ossatura se si vincerà). Con le elezioni siciliane alle porte è probabile che questi discorsi saranno temporaneamente accantonati, ma indipendentemente dall’esito di esse, a maggior ragione se vi sarà sconfitta, il confronto si aprirà e dovrà essere necessariamente “franco ed articolato” (per dirla come ai tempi del Pci). Certo è che la notizia di oggi della fiducia chiesta dal Governo sulla legge elettorale complica irrimediabilmente le cose, segno della difficoltà di una classe politica che in questi anni non è stata in grado di trovare un serio accordo sulle regole del gioco (ed è inutile che Di Battista, costituzionalista “on the road”, gridi “al colpo di Stato”: perché non hanno subito accettato il Mattarellum? Insieme col Pd avrebbero avuto la maggioranza; solo che non lo volevano perché nei collegi uninominali non avrebbero avuto gente in grado di competere…Anche loro in fondo desideravano una legga elettorale ad hoc!). L‘Italia sta uscendo dalla crisi ma è ancora un Paese dove per un giovane è dura trovare un impiego adeguato al proprio titolo di studio o comunque alle proprie competenze, dove i diritti dei lavoratori non sono più immediatamente riconosciuti (vedasi caso Ilva a Genova), dove eccellenze nel campo della ricerca scientifica e non sono costrette ad andare in altri Paesi (ma anche lì si è sentita la crisi, eppure…), dove i posti che contano, nella Università, nella Dirigenza della Pubblica Amministrazione, nella Sanità, sono tuttora spesso oggetto di “scambi e favori reciproci”, come il recente scandalo di Firenze ha dimostrato. Ridare fiducia all’Italia significa cominciare seriamente a porre al centro queste questioni, ad individuare prassi organizzative e norme giuridiche in grado di ridurre progressivamente il peso di queste storture. Anche i “bersanian-d’alemiani” che reclamano un deciso cambio di passo e di orientamento del Pd devono uscire dalla logica della contrapposizione “comunque”, ma devono su certi temi essere più chiari a livello di proposte, non solo di denuncia, prima di decidere con chi allearsi. Il cuore dei militanti e di chi guarda loro con simpatia “và scaldato” con una visione ampia, non rancorosa, perché anche il rinfacciare l’appoggio di Alfano è di corto respiro, in quanto fino ad oggi “tutto il Pd” (fuorusciti compresi) ha votato leggi importanti con lui (e lo dice il sottoscritto che certo Alfano non lo vorrebbe in un futuro governo, perché è sì degna persona, ma non ha una visione “di sinistra”). Perché c’è molto bisogno “di sinistra” in Italia, Paese che forse più di altri ha sofferto la globalizzazione, che ha necessità di correggere le disuguaglianze che stanno trasformandosi spesso in “esclusione sociale”, di recuperare quello spirito solidarista che sta venendo meno negli ambiti lavorativi, con la trasformazione di servizi pubblici essenziali (Scuola e Sanità per intenderci) in “Aziende” nelle quali le figure apicali (i manager) finiscono per avere poteri spesso assoluti, beneficiando spesso coloro tra i sottoposti che si mettono in costante adorazione…Solidarismo non è appiattimento o egualitarismo soffocante, ma un valore sociale e politico che non esclude il merito, purchè questo non sia lasciato a soggettive valutazioni dei vari singoli capi, ma basato su norme certe e condivise. C’è parecchio da fare in questo Paese e la “sinistra” se abbandonasse personalismi esasperati trovasse le ragioni per stare insieme… Gianni Amendola

domenica 1 ottobre 2017

ASSEMBLEA Circolo Cittadino di Asti MERCOLEDI 04/10/2017 per Congresso Provinciale 2017

Carissimi, il giorno 4 ottobre 2017 alle ore 21 si svolgerà l'assemblea degli iscritti al Circolo Cittadino con il seguente ordine del giorno: 1) Esposizione del regolamento congressuale per chiarire i punti principali dello stesso. 2) Scelta del numero dei componenti del Coordiamento Cittadino che uscirà dal Congresso. 3) Varie ed eventuali Desidero rinnovare il ringraziamento a tutti per il tempo che saprete dedicare al Partito Democratico in questa nuova fase. Il Presidente del Circolo Maria Ferlisi

domenica 24 settembre 2017

OSSERVATORIO Settembre 2017

L’OSSERVATORIO. Non recedere dallo “ius soli”! Siamo tutti convinti che le leggi le approva il Parlamento, il quale a norma di Costituzione esercita il Potere Legislativo, e che mancando sulla carta i numeri perché una delle 2 Camere (in questo caso il Senato) possa approvarle un governo (chiunque esso sia) andrebbe incontro ad una sconfitta. Pure, quello dello ius soli è un punto irrinunciabile, non solo perché è un tema “giusto”, di civiltà, “di sinistra”, ma perché il non affrontarlo darebbe il segno di una rinuncia, di un cedimento alle paure. Certo, resta da capire il perché in tutti questi anni il Pd non sia riuscito a svolgere quella funzione, che pure poteva avere in quanto partito cardine del governo, di “orientamento dell’opinione pubblica”, vale a dire il far passare un messaggi e contenuti seri che svelassero le menzogne della destra e dei “5 Stelle”, di tutti coloro cioè che soffiano sul fuoco dei migranti, identificando “volutamente” l’accoglienza che a loro si deve con un’immediata cittadinanza (e lo ius soli non è certamente questo!). Quello che preoccupa è questa subalternità ai temi della destra, quasi vi sia un’incapacità strutturale del partito a saper comunicare. Speriamo ora che questo sottile asse che probabilmente esiste tra governo Gentiloni e Vaticano, ovviamente assai sensibile ai temi dello ius soli e dello ius culturae, dia ulteriore spinta, indipendentemente da ciò che vorrà fare Alfano e la sua pattuglia di AP. Si andrà incontro ad una sconfitta al Senato? Bene, ma almeno il partito avrà salvato il suo onore, se non altro si perderà (se si perderà) avendo lottato per una legge seria, la responsabilità della cui non approvazione andrà ascritta solo a meri calcoli elettorali di altri. Chi ne uscirebbe meglio sul piano etico-politico? Il Pd o AP? Il centrodestra o i “5 Stelle”? Forse si pagherà un prezzo elettorale, ma sarà davvero così? E se invece una parte almeno del popolo della sinistra, che da tempo non và votare, apprezzando una tale iniziativa, ricambiasse finalmente nel segreto dell’urna? A questo punto però si apre il discorso sulle alleanze e quindi sulla legge elettorale. Che vuole fare al riguardo il Pd? L’offerta di candidature per rappresentanti del Campo Progressista di Pisapia, ammesso che ci sia stata davvero ed in questi termini, ha il fiato corto perché rimane in una logica di “inglobamento”, di listone; invece la prospettiva politica deve essere quella di un serio, forte e costruttivo confronto programmatico, per il Paese e per la sinistra. In altri termini, perché si crei davvero un “campo progressista”, di cui il Pd come valore e come forza non potrà che essere centrale, si imporrebbe una revisione di alcune scelte fatte (o non fatte) dal governo in questi anni, dal lavoro agli investimenti pubblici, dalla Scuola alla Sanità, dai rinnovi dei contratti (vergognose però, se vere, le cifre che “girano” in questi giorni circa gli aumenti dopo 8 anni di blocco salariale: il Pd rischia la catastrofe elettorale!!) ad una seria riforma fiscale, dalla tutela dello Stato sociale alla gestione seria ed oculata del territorio, così “maltrattato” da terremoti ed alluvioni. Il tutto con animo costruttivo, perché se la messa in discussione di alcune leggi viene presa come “un attacco personale”(in quanto ritenute “identitarie”) un campo progressista non ci sarà mai. Mi pare questo il punto dolente della sinistra oggi, che offre un panorama non confortante, dove covano reciproci rancori, dove ancora ci si rifiuta di valutare quegli insuccessi (il referendum in primis) che hanno cambiato nettamente una stagione politica che sembrava inarrestabile. Mancano ancor’ oggi infatti convinti accenti autocritici sul Jobs Act, sulla Buona Scuola che hanno contribuito in modo imponente alle ultime sconfitte del partito (e le ultime Feste dell’Unità in Emilia-Romagna così poco frequentate han dato di questo un’immagine drammaticamente significativa dell’abbandono di gran parte dell’elettorato), come se toccare certi argomenti, al di là delle strumentalizzazioni della destra e dei “5 Stelle”, voglia dire in assoluto delegittimare Renzi, ridimensionandolo politicamente. Come già detto in altri precedenti “Osservatori”, la prospettiva della ricostruzione di una forte sinistra di governo pone in ultima analisi la questione della leadership; Renzi non ha intenzione di mollare la prospettiva di tornare a Palazzo Chigi, ma il problema è che o il partito diventa “inclusivo” a sinistra (dall’ “io” al “noi”) o si rischia una rottura insanabile (come con altre parole ha ricordato Romano Prodi). C’è da fare prima tutti un passo indietro (anche certi toni di esponenti di MP-Art.1 lasciano trasparire un malcelato risentimento, comprensibile umanamente, ma non produttivo “politicamente” alla lunga..); poi se si arrivasse ad una visione unitaria, circa i problemi e le loro soluzioni, tra il Pd e le forze alla sua sinistra, si dovrà porre la questione delle “primarie di coalizione”, per restituire ai militanti ed agli elettori la possibilità di esprimersi al riguardo (sarebbe una formidabile occasione di ri-motivazione generale). L’impegno con cui si lotterà in Parlamento per arrivare allo ius soli potrà essere sin d’ora un banco di prova per una “unità della sinistra”, un viatico, speriamo, per la prospettiva di un governo del Paese. L’investitura di “Giggino”. Le primarie on line dei “5 Stelle” per la scelta del candidato-premier, anticipate di un giorno per prevenire azioni di hackeraggio, sono diventate ormai una barzelletta (ma non da ora, basti pensare alle “comunarie” Genova e alle “regionarie” in Sicilia); Luigi Di Maio (Giggino per gli amici) è infatti da anni la persona indicata da Grillo e Casaleggio, per la quale, come è accaduto per la Raggi a Roma, è stato cancellato il divieto di presentarsi se indagati (e Di Maio lo è), oltre alla norma capestro, forse non ufficializzata ma non certo inventata, per la quale chi si fosse candidato per la premiership e poi fosse risultato sconfitto non si sarebbe potuto presentare nemmeno come candidato in Parlamento! Insomma, norme “ad personam” (ad Gigginum”) e ci si domanda dove sia andata a finire la “democrazia partecipata” della galassia pentastellata, tanto più che chi risulterà vincitore (Di Maio affronterà alle primarie 7 aderenti al Movimento nei territori, del tutto sconosciuti a livello nazionale) sarà poi il leader assoluto dei “5 Stelle”, la qual cosa sta facendo infuriare l’ala più ortodossa. Pur dovendo mantenere dovuto rispetto per la figura di Di Maio (come per altre) non si può non notare però come, sia nei quotidiani sia sul web, stiano circolando battute e vignette del tipo “ Candidato premier per i 5 Stelle, da un alto Di Maio dall’altro il nulla : sarà un bel derby”, ed ancora “L’enfant prodige ha baciato la teca di san Gennaro e subito dopo ha azzeccato un congiuntivo”; quasi a segnalare la scarsa caratura che gli viene riconosciuta . Potremmo magari sbagliarci al riguardo, ma se persino Marco Travaglio de “Il Fatto Quotidiano”, giornale da sempre vicino ai “5 Stelle”, parla ora di inadeguatezza, incompetenza, incapacità alla luce dei casi che stanno verificandosi in Sicilia, (dalle loro primarie annullate all’inquisizione del sindaco di Bagheria per abusivismo), vuol dire che certi timori sono tutt’altro che infondati. Sono i grillini (anzi i “dimaini”) del tutto privi di una prospettiva politica, non si sa cosa vogliono sulla Scuola, la Sanità, l’Università, la politica estera, il fisco (Grillo evasore permettendo)… Motivi in più per sperare in una ricomposizione della sinistra: altrimenti a chi lasceremo questo Paese? Gianni Amendola

mercoledì 20 settembre 2017

TESSERAMENTO 2017

Carissimi, è partita la campagna per il tesseramento 2017. Quest'anno è particolarmente importante perché nel mese di ottobre si terranno i congressi per il rinnovo del Coordinamento Cittadino e Provinciale. A questo scopo abbiamo organizzato un calendario di apertura della Sede PD di Piazza Statuto nei giorni 21 22 23 settembre. Il tesseramento si svolgerà con le seguenti modalità : 1) RINNOVI - giovedì 21 settembre dalle ore 15 alle 19. - venerdì 22 settembre dalle ore 17 alle 20. - sabato 23 settembre dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 19. 2) NUOVE ISCRIZIONI - venerdì 22 settembre dalle ore 17 alle 20 - sabato 23 settembre dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 19 I nuovi iscritti potranno tesserarsi solo alle due date suindicate ( il termine ultimo è domenica 24 settembre) Per coloro che intendono rinnovare e non sono disponibili alle date di cui sopra è possibile telefonare al numero della Sede 0141325538 o ai seguenti numeri 3284143569 - 3293562699 -3396458887 per fissare un incontro. Vi aspetto e colgo l'occasione per porgerVi un cordiale saluto, Maria Ferlisi Presidente del Circolo del Partito Democratico - ASTI

giovedì 31 agosto 2017

Osservatorio Dibba Agosto 2017

L’OSSERVATORIO. L’impagabile “Dibba”, futuro ministro degli Esteri dei “5 Stelle”!! Nel suo tour in Sicilia in vista delle locali “Regionali”, insieme al vice-Presidente della Camera Di Maio, designato già da tempo alla Presidenza del Consiglio per le prossime elezioni Politiche del 2018, ancor prima quindi delle solite primarie –farsa on line, l’ineffabile Alessandro Di Battista, volendo cavalcare a fini elettorali il “caso Regeni”, dopo l’articolo del NYT secondo il quale il governo italiano avrebbe ricevuto un’informativa forse ignorata da quello degli Stati Uniti circa le responsabilità della morte del giovane studente, usando i toni a lui più confacenti, ha parlato di vergogna riferendosi a Renzi e Gentiloni, i quali si sarebbero dovuti dimettere, tanto più dopo il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo, a suo tempo già richiamato in Italia. Ora, che il caso Regeni sia stata (è) una pagina brutta è senz’altro vero, perché è stata soppressa una vita di un nostro connazionale senza apparenti valide ragioni (ammesso che vi possano essere “valide ragioni” per togliere la vita!) ed in circostanze tutte da chiarire, ma in casi del genere cosa avrebbe dovuto fare il Parlamento (perché è esso a decidere)? Volere la rottura delle relazioni diplomatiche, in questo caso con l’Egitto? E cosa è più utile per la giusta causa del ragazzo deceduto e per la sua famiglia, la soppressione appunto di ogni relazione politica o, come sostiene una persona di certo al di sopra di polemiche di bassa lega come Emma Bonino, mantenere la presenza di un ambasciatore per avere (come Stato) una maggiore autorevolezza nel sostenere le proprie ragioni e nel poter chiedere che i responsabili vengano puniti? Ma il pentastellato ministro degli Esteri “in pectore” deve avere ben altre idee in proposito! La verità è che usare un tema doloroso, comunque di grande rilevanza nell’ambito delle relazioni internazionali di un Paese come il nostro, per meri fini elettorali è davvero squallido. Ma poi di che parla Di Battista? Di dimissioni di Renzi e Gentiloni? E perché? Da quale pulpito viene la predica verrebbe da dire! Perché “Dibba” non si è invece dimesso lui dopo le accuse ingiuste ed immotivate, come poi dimostrato dalla sentenza finale, rivolte alla on. Ilaria Capua, scienziata di fama internazionale, ora in Florida a dirigere un centro di ricerca di eccellenza, di aver praticato (e quindi “di essersi arricchita col vaccino”) il traffico di virus!!?? Ma sà di cosa parla quando apre bocca quest’uomo? La nostra scienziata se n’è andata con disgusto dal Parlamento e dall’Italia, ma Di Battista è sempre lì, a spargere insinuazioni e sospetti sui quali imbastire le polemiche di turno! Si dimetta onorevole, solo così sarà credibile! Ma non lo farà: vuoi che rinunci al prestigio, all’immagine (ed ai soldi) di un Ministro degli Esteri? Che tristezza questo Paese!! Papa Francesco sui migranti ed il terremoto ad Ischia. Mentre scrivo queste note ci troviamo tutti ancora una volta a piangere morte e distruzione dal terremoto, che stavolta ha colpito la bellissima isola del Tirreno, già nei secoli passati oggetto di tali devastazione in quanto trovasi nel mezzo di una ampia zona sismica che comprende i Campi Flegrei (Napoli) e la zona vesuviana. Rattrista però vedere come una “magnitudo” fortunatamente non proprio elevata (4.0 della scala Richter, all’incirca il sesto grado della scala Mercalli) abbia potuto provocare crolli e macerie. La colpa è dell’abusivismo, pare assai esteso sull’isola, per di più senza nemmeno i criteri anti-sismici; il tutto poi mentre nella Regione Campania si sta approvando una nuova normativa circa oltre 70.000 case abusive che vi sono (e mentre l’argomento “abusivismo” è entrato a viva forza nella campagna elettorale siciliana). Non posso ovviamente entrare nel merito di quanto sta emanando al riguardo la giunta De Luca, impugnata dal Governo, che pure parla, a quanto mi è dato da capire, di abbattimento di costruzioni abusive in zone a forte impatto ambientale e paesaggistico o comunque in zone ad elevato rischio sismologico o ancora costruite dalla criminalità organizzata. Staremo a vedere, come ha detto Mario Tozzi, sperando che i comuni interessati abbiano le risorse per procedere. Certo è che questo dramma del terremoto stride fortemente coi discorsi circa l’ “abusivismo di necessità” di cui parlano i “5 Stelle” (non solo), proprio loro che dovrebbero essere i campioni della trasparenza e i nemici del privilegio. Ora, si può discutere se una famiglia che vive in un alloggio abusivo da abbattere abbia diritto a rimanervi se non ha alternative (che andrebbero ovviamente “preparate” dai Comuni e dalle Regioni, magari ricorrendo all’edilizia prefabbricata); ciò che indigna è che i campioni dell’onestà fanno gli stessi discorsi di coloro che pure politicamente ogni giorno condannano. Perché, quale differenza c’è fra ciò che dice il centrodestra al riguardo ed i “5 Stelle”? Nessuna, segno evidente di una saldatura “culturale” ormai di fatto tra i grillini ed il mondo espresso da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, anche se ciò non si traduce (almeno per ora) in una prospettiva di alleanza politica (che ufficialmente i Pentastellati dicono di aborrire!). E che quanto sto dicendo abbia un certo fondamento è accertato dal fatto che a Roma (ad esempio) molti personaggi dell’entourage dell’ex giunta Alemanno sono tornati a rivestire ruoli importanti nell’ambito dell’attività amministrativa capitolina, e non è un caso! Una saldatura che già si è manifestata sulla questione dei migranti sulla quale si è espresso pochi giorni fa il papa, richiamando tutti all’accoglienza, al diritto di vita, alla necessità di predisporre percorsi validi di integrazione da parte della Politica, oltre a sottolineare l’importanza dello “ius soli”. E’ lo stesso papa che nella sua Enciclica sui temi ambientali sottolineava le gravi responsabilità dell’Uomo nei danni che si stanno producendo anche su scala planetaria; quanti i cattolici (di tutti gli schieramenti) oggi saprebbero dire le stesse cose con uguale incisività? Pochi, pochissimi perché questi sono temi difficili, di non immediata soluzione e sui quali appunto si rischia elettoralmente di perdere voti! Certo, che poi il “cattolico” Salvini (lo ha detto lui di se stesso) risponda al papa “li accolga nel suo Stato” e chiuda con la citazione evangelica “a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare” fà solo amaramente sorridere, in quanto stravolge “abusivamente” (proprio il caso di dirlo) il significato che Cristo dava a quelle parole (non ci può essere cioè sovrapposizione di piani tra Stato e Religione), ma che non voglion certo sostenere che il cattolico “nel privato” può affermare di credere ma poi in Politica “può” compiere scelte che negano alla radice la fede stessa (il migrante è il Volto del Cristo, ci ha ricordato il Papa)! Per questo motivo, da giorni, viene attaccato non in modo diretto (tutti mostrano rispetto per la sua figura), ma spargendo dubbi e sospetti su un suo presunto isolamento all’interno delle stesse stanze vaticane, quasi a voler ridimensionare la portata dirompente delle sue parole, facendolo passare come un uomo solo che insiste ad avere una visione “quasi marxista” (lo ha detto Sallusti) della realtà, quindi sgradito agli stessi cardinali e vescovi collaboratori. Insomma, un papa quasi delegittimato all’interno della Chiesa. E’ ovvio che i quotidiani di destra inizino questo tipo di campagne denigratorie, rientra nel loro stile, come quando dovevano dare addosso a quei magistrati che si permettevano di condannare Berlusconi (ricordate un servizio sulle reti del Biscione su un magistrato “colpevole” di ciò, mostrato mentre portava dei calzini di colore diverso?...). Ma anche in questo caso viene da chiedersi: ma sanno di cosa parlano certi personaggi come Salvini, come Sallusti, come Feltri? Purtroppo però oggi il loro modo di vedere risulta oggi maggioritario (nella pancia del Paese); da qui la necessità che la sinistra ritrovi una “unità” sostanziale non solo in termini di alleanze elettorali, quanto proprio di visione del mondo e della realtà, sperando in un avvenire meno drammatico di questo. Gianni Amendola

Osservatorio Agosto 2017

La rinascita “culturale” della destra. Tira una brutta aria in giro in Italia! Anche grazie alla vittoria nelle recenti amministrative il centrodestra sente di nuovo il profumo della rivincita, pur con le divisioni interne che vi sono, e con esso, in quanto strettamente legato, sta riemergendo tutto un mondo di “destri duri e puri”: non solo il gestore di quello stabilimento balneare a Chioggia, dichiaratamente fan di Mussolini, che andava perseguito per apologia di reato, ma anche una colonia per ragazzi, come dei novelli “balilla”, a Catania organizzata da Forza Nuova, nel silenzio generale, per non parlare di quel mondo fatto di turpiloqui, bassezze, porcherie varie che è diventata la “rete”, vero e proprio specchio del Paese, in cui sta prevalendo la logica aberrante del “mi faccio giustizia (magari insultando) da me”, una sorta di “deregulation culturale” assai preoccupante.. Il problema dei migranti, strumentalizzato ad arte, sta ormai lacerando il nostro tessuto sociale, al punto tale che sta emergendo, persino in settori dell’opinione pubblica che “guardano a sinistra”, un fondo di intolleranza , a volte anche con slogan più vicini ad una visione sovranista e razziale della destra che non al solidarismo sociale. Impressiona in questo periodo l’incapacità della sinistra nel suo frastagliato insieme nel riuscire a non dire una parola netta, nell’esprimere una posizione univoca che possa bilanciare la canea anti-populista ed anti-migrazione. Basta guardare sui motori di ricerca nei nostri computer per vedere come la fanno da padroni i siti di Libero, de Il Giornale e loro associati locali (tranne qualche doverosa eccezione, che resta però tale!) nel sottolineare episodi di reati veri o presunti a carico di stranieri ospiti nelle nostre strutture, per non dire delle critiche anche “oltre ogni limite di decenza” nei confronti della Presidente della Camera Boldrini, un vero e proprio bersaglio quotidiano ormai per le sue note idee sui migranti e sull’accoglienza; un sistematico fuoco di fila che tende sempre più a delegittimarla, quasi ad esorcizzare che possa essere lei e non Pisapia (che ha detto di non volersi candidare) a guidare questo schieramento di sinistra tutto ancora da costruire, ma che resta l’unica alternativa alla “destrizzazione” del Paese. Strano però che dal Pd non siano arrivate (o magari non son state sufficientemente pubblicizzate) parole inequivoche di sostegno e solidarietà alla 3° Carica della Stato! Nel nostro partito sembra invece è montato un disappunto nei confronti dei provvedimenti presi dal Ministro dell’Interno Minniti circa il comportamento ed il ruolo delle ONG nel soccorso in mare ai migranti, al punto che persino il Presidente Mattarella, nel timore di una crisi, è dovuto intervenire esplicitamente a difesa del Ministro. Perchè il problema esiste: da un lato l’obbligo “etico” (sgraditissimo alla Destra) di salvare vite umane “senza se e senza ma”, dall’altro non portare al collasso le strutture di accoglienza per quei nostri paesi e città che si sono adattati alla bisogna. Ora la situazione in Libia è tale, a quanto si legge, che i migranti eventualmente ivi trattenuti (quindi non fatti partire) vengono di fatto reclusi in una sorta di campi di concentramento (ma era già così all’epoca di Berlusconi e Gheddafi), cosa che dovrebbe allarmare la comunità internazionale che parla di difesa dei diritti umani. Ma ripeto, ormai sul tema dei profughi si giocherà la partita più grossa delle elezioni politiche nel 2018 e questo perché le forze in campo (quindi anche i “5 Stelle”) non hanno sostanzialmente altri argomenti su cui cercare il consenso elettorale. Il centrodestra infatti, che non è senza responsabilità nel quadro della situazione del Mediterraneo, su cos’altro potrebbe sperare per vincere le elezioni? Non certo sui temi economici, dato che fu proprio quel governo nel 2011 a portare l’Italia sull’orlo di un baratro come la Grecia! Quei grandi economisti ministri, quei liberisti illuminati come mai non erano riusciti a prevedere e ad offrire serie soluzioni a quella crisi che ha morso, ed in parte ancora morde, la carne viva del Paese? Quali le loro attuali ricette economiche per evitare che si ripetano analoghe situazioni? Sempre le solite che conosciamo, avendole imparate a memoria in questi 20 anni (“meno tasse alle imprese, più tagli allo Stato sociale..”)? Nei prossimi mesi bisognerebbe insistere molto su questo aspetto, di una destra cioè poco affidabile sul piano dell’economia, visto che ripropongono stesse facce, stessi slogan, non sapendo ancora tra l’altro chi ne sarà di fatto la guida, se Berlusconi o Salvini, la cui personale prima preoccupazione, se andrà al governo, sarà di togliere la scorta a quel “rompiscatole” di Saviano (come dipendesse da Salvini una decisione del genere)! Per i “5 Stelle” il discorso cambia poco: sull’accoglienza ai migranti Beppe Grillo ha già detto, con un cinismo vergognoso, che poiché il tema è divisivo e trova ostilità tra la gente il Movimento non può esserne a favore perché altrimenti prenderebbe “percentuali da prefisso telefonico” (come dire: mi interessano solo i voti purchè si prendano, “non i valori”..). Non deve meravigliare allora che Di Maio e gli altri parlino del tema come Salvini e la Meloni.. Per il resto è sempre la stessa solfa: reddito di cittadinanza (anche ora alle elezioni siciliane, ma fossero state in Friuli avrebbero detto la stessa cosa…), lotta agli sprechi ed ai privilegi dei politici e con quei “tagli” finanziare le microimprese…Mai però che parlino di una seria riforma fiscale, in grado di far redistribuire il carico fiscale, abbassandone il peso. Forse perché su un tema del genere i “5 Stelle” prenderebbero ancora “percentuali da prefisso telefonico”? O più probabilmente per evitare che si finisca per parlare di Beppe Grillo quale evasore condonato proprio dal governo Berlusconi nel 2005, ma che si permette di pontificare sui soldi degli altri? E’ comunque la loro improvvisazione, quel parlare con toni assertivi (tipici di chi “bazzica” la rete), spacciando per verità notizie che han bisogno di verifiche e conferme, che mette angoscia, perché guidare un Paese (centrale nello scacchiere mediterraneo) non è uno scherzo e si fà fatica ad immaginare Di Maio guidare le delegazioni italiane nei vari consessi internazionali! Non si tratta di ironizzare su cosa abbia mai fatto nella vita il vice-presidente della Camera (non si sa), personaggio quanto mai ambiguo, presente in tutti i passaggi meno chiari delle breve storia politica dei Pentastellati (dal caso della sindaca di Quarto Cappuozzo liquidata dai suoi stessi compagni di partito, pardon di “movimento”, per sospetto voto di scambio che lo accusava di esserne stato a conoscenza insieme con l’altro campione Fico, a quello delle firme false in Sicilia fino alla nomina in Campidoglio di Marra, successivamente arrestato a Roma..); non di ironizzare dicevo quanto invece di capire su quali effettivi meriti “politici” si basa la sua nomina ormai scontata, perché è impensabile che chi, nella logica settaria del Movimento, venga indicato dal Capo Supremo non risulti poi eletto…Ma dov’è allora l’imparzialità della “rete” se il Capo prima dà indicazioni e poi si vota, peraltro, dopo le violazioni degli hacker, senza sapere ora quanto davvero regolari, dopo aver introdotto tra l’altra la furbesca e beffarda clausola contro eventuali parlamentari pentastellati intenzionati a concorrere per le primarie (contro Di Maio quindi), che non verrebbero rieletti in Parlamento in caso di sconfitta? (E poi parlano di trasparenza: non so in quali altri partiti si sia mai fatto così!!). E che dire del “futuro” Ministro degli Esteri Di Battista che pone sullo stesso piano il popolo insorto e Maduro in Venezuela (forse al riguardo la rete non si era ancora pronunciata e non sapeva che posizione avere, poverino!…), per non parlare di quali alleanze e del loro orientamento circa le questioni calde nel mondo, se andassero davvero al governo …E di nuovo: quale rapporto con l’Europa, si sta dentro o se ne esce? E l’Euro?...Tutte domandine da nulla come si vede.. Resta il Pd, il quale deve capire di ampliare lo sguardo a sinistra per costruire un polo articolato ma coeso negli obiettivi e nei metodi, un “polo” che torni a parlare alla gente (tanta) che non và a votare e se và non vota più Pd.. Essere consapevoli di questo ed agire fuori da risentimenti, da ripicche, da vendette nominalistiche sarebbe già un bel passo avanti.. Oggi davvero solo una rinnovata e consapevole forza di sinistra può iniziare a tamponare lo sfascio “etico” del Paese.. Gianni Amendola