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giovedì 31 agosto 2017

Osservatorio Dibba Agosto 2017

L’OSSERVATORIO. L’impagabile “Dibba”, futuro ministro degli Esteri dei “5 Stelle”!! Nel suo tour in Sicilia in vista delle locali “Regionali”, insieme al vice-Presidente della Camera Di Maio, designato già da tempo alla Presidenza del Consiglio per le prossime elezioni Politiche del 2018, ancor prima quindi delle solite primarie –farsa on line, l’ineffabile Alessandro Di Battista, volendo cavalcare a fini elettorali il “caso Regeni”, dopo l’articolo del NYT secondo il quale il governo italiano avrebbe ricevuto un’informativa forse ignorata da quello degli Stati Uniti circa le responsabilità della morte del giovane studente, usando i toni a lui più confacenti, ha parlato di vergogna riferendosi a Renzi e Gentiloni, i quali si sarebbero dovuti dimettere, tanto più dopo il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo, a suo tempo già richiamato in Italia. Ora, che il caso Regeni sia stata (è) una pagina brutta è senz’altro vero, perché è stata soppressa una vita di un nostro connazionale senza apparenti valide ragioni (ammesso che vi possano essere “valide ragioni” per togliere la vita!) ed in circostanze tutte da chiarire, ma in casi del genere cosa avrebbe dovuto fare il Parlamento (perché è esso a decidere)? Volere la rottura delle relazioni diplomatiche, in questo caso con l’Egitto? E cosa è più utile per la giusta causa del ragazzo deceduto e per la sua famiglia, la soppressione appunto di ogni relazione politica o, come sostiene una persona di certo al di sopra di polemiche di bassa lega come Emma Bonino, mantenere la presenza di un ambasciatore per avere (come Stato) una maggiore autorevolezza nel sostenere le proprie ragioni e nel poter chiedere che i responsabili vengano puniti? Ma il pentastellato ministro degli Esteri “in pectore” deve avere ben altre idee in proposito! La verità è che usare un tema doloroso, comunque di grande rilevanza nell’ambito delle relazioni internazionali di un Paese come il nostro, per meri fini elettorali è davvero squallido. Ma poi di che parla Di Battista? Di dimissioni di Renzi e Gentiloni? E perché? Da quale pulpito viene la predica verrebbe da dire! Perché “Dibba” non si è invece dimesso lui dopo le accuse ingiuste ed immotivate, come poi dimostrato dalla sentenza finale, rivolte alla on. Ilaria Capua, scienziata di fama internazionale, ora in Florida a dirigere un centro di ricerca di eccellenza, di aver praticato (e quindi “di essersi arricchita col vaccino”) il traffico di virus!!?? Ma sà di cosa parla quando apre bocca quest’uomo? La nostra scienziata se n’è andata con disgusto dal Parlamento e dall’Italia, ma Di Battista è sempre lì, a spargere insinuazioni e sospetti sui quali imbastire le polemiche di turno! Si dimetta onorevole, solo così sarà credibile! Ma non lo farà: vuoi che rinunci al prestigio, all’immagine (ed ai soldi) di un Ministro degli Esteri? Che tristezza questo Paese!! Papa Francesco sui migranti ed il terremoto ad Ischia. Mentre scrivo queste note ci troviamo tutti ancora una volta a piangere morte e distruzione dal terremoto, che stavolta ha colpito la bellissima isola del Tirreno, già nei secoli passati oggetto di tali devastazione in quanto trovasi nel mezzo di una ampia zona sismica che comprende i Campi Flegrei (Napoli) e la zona vesuviana. Rattrista però vedere come una “magnitudo” fortunatamente non proprio elevata (4.0 della scala Richter, all’incirca il sesto grado della scala Mercalli) abbia potuto provocare crolli e macerie. La colpa è dell’abusivismo, pare assai esteso sull’isola, per di più senza nemmeno i criteri anti-sismici; il tutto poi mentre nella Regione Campania si sta approvando una nuova normativa circa oltre 70.000 case abusive che vi sono (e mentre l’argomento “abusivismo” è entrato a viva forza nella campagna elettorale siciliana). Non posso ovviamente entrare nel merito di quanto sta emanando al riguardo la giunta De Luca, impugnata dal Governo, che pure parla, a quanto mi è dato da capire, di abbattimento di costruzioni abusive in zone a forte impatto ambientale e paesaggistico o comunque in zone ad elevato rischio sismologico o ancora costruite dalla criminalità organizzata. Staremo a vedere, come ha detto Mario Tozzi, sperando che i comuni interessati abbiano le risorse per procedere. Certo è che questo dramma del terremoto stride fortemente coi discorsi circa l’ “abusivismo di necessità” di cui parlano i “5 Stelle” (non solo), proprio loro che dovrebbero essere i campioni della trasparenza e i nemici del privilegio. Ora, si può discutere se una famiglia che vive in un alloggio abusivo da abbattere abbia diritto a rimanervi se non ha alternative (che andrebbero ovviamente “preparate” dai Comuni e dalle Regioni, magari ricorrendo all’edilizia prefabbricata); ciò che indigna è che i campioni dell’onestà fanno gli stessi discorsi di coloro che pure politicamente ogni giorno condannano. Perché, quale differenza c’è fra ciò che dice il centrodestra al riguardo ed i “5 Stelle”? Nessuna, segno evidente di una saldatura “culturale” ormai di fatto tra i grillini ed il mondo espresso da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, anche se ciò non si traduce (almeno per ora) in una prospettiva di alleanza politica (che ufficialmente i Pentastellati dicono di aborrire!). E che quanto sto dicendo abbia un certo fondamento è accertato dal fatto che a Roma (ad esempio) molti personaggi dell’entourage dell’ex giunta Alemanno sono tornati a rivestire ruoli importanti nell’ambito dell’attività amministrativa capitolina, e non è un caso! Una saldatura che già si è manifestata sulla questione dei migranti sulla quale si è espresso pochi giorni fa il papa, richiamando tutti all’accoglienza, al diritto di vita, alla necessità di predisporre percorsi validi di integrazione da parte della Politica, oltre a sottolineare l’importanza dello “ius soli”. E’ lo stesso papa che nella sua Enciclica sui temi ambientali sottolineava le gravi responsabilità dell’Uomo nei danni che si stanno producendo anche su scala planetaria; quanti i cattolici (di tutti gli schieramenti) oggi saprebbero dire le stesse cose con uguale incisività? Pochi, pochissimi perché questi sono temi difficili, di non immediata soluzione e sui quali appunto si rischia elettoralmente di perdere voti! Certo, che poi il “cattolico” Salvini (lo ha detto lui di se stesso) risponda al papa “li accolga nel suo Stato” e chiuda con la citazione evangelica “a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare” fà solo amaramente sorridere, in quanto stravolge “abusivamente” (proprio il caso di dirlo) il significato che Cristo dava a quelle parole (non ci può essere cioè sovrapposizione di piani tra Stato e Religione), ma che non voglion certo sostenere che il cattolico “nel privato” può affermare di credere ma poi in Politica “può” compiere scelte che negano alla radice la fede stessa (il migrante è il Volto del Cristo, ci ha ricordato il Papa)! Per questo motivo, da giorni, viene attaccato non in modo diretto (tutti mostrano rispetto per la sua figura), ma spargendo dubbi e sospetti su un suo presunto isolamento all’interno delle stesse stanze vaticane, quasi a voler ridimensionare la portata dirompente delle sue parole, facendolo passare come un uomo solo che insiste ad avere una visione “quasi marxista” (lo ha detto Sallusti) della realtà, quindi sgradito agli stessi cardinali e vescovi collaboratori. Insomma, un papa quasi delegittimato all’interno della Chiesa. E’ ovvio che i quotidiani di destra inizino questo tipo di campagne denigratorie, rientra nel loro stile, come quando dovevano dare addosso a quei magistrati che si permettevano di condannare Berlusconi (ricordate un servizio sulle reti del Biscione su un magistrato “colpevole” di ciò, mostrato mentre portava dei calzini di colore diverso?...). Ma anche in questo caso viene da chiedersi: ma sanno di cosa parlano certi personaggi come Salvini, come Sallusti, come Feltri? Purtroppo però oggi il loro modo di vedere risulta oggi maggioritario (nella pancia del Paese); da qui la necessità che la sinistra ritrovi una “unità” sostanziale non solo in termini di alleanze elettorali, quanto proprio di visione del mondo e della realtà, sperando in un avvenire meno drammatico di questo. Gianni Amendola

Osservatorio Agosto 2017

La rinascita “culturale” della destra. Tira una brutta aria in giro in Italia! Anche grazie alla vittoria nelle recenti amministrative il centrodestra sente di nuovo il profumo della rivincita, pur con le divisioni interne che vi sono, e con esso, in quanto strettamente legato, sta riemergendo tutto un mondo di “destri duri e puri”: non solo il gestore di quello stabilimento balneare a Chioggia, dichiaratamente fan di Mussolini, che andava perseguito per apologia di reato, ma anche una colonia per ragazzi, come dei novelli “balilla”, a Catania organizzata da Forza Nuova, nel silenzio generale, per non parlare di quel mondo fatto di turpiloqui, bassezze, porcherie varie che è diventata la “rete”, vero e proprio specchio del Paese, in cui sta prevalendo la logica aberrante del “mi faccio giustizia (magari insultando) da me”, una sorta di “deregulation culturale” assai preoccupante.. Il problema dei migranti, strumentalizzato ad arte, sta ormai lacerando il nostro tessuto sociale, al punto tale che sta emergendo, persino in settori dell’opinione pubblica che “guardano a sinistra”, un fondo di intolleranza , a volte anche con slogan più vicini ad una visione sovranista e razziale della destra che non al solidarismo sociale. Impressiona in questo periodo l’incapacità della sinistra nel suo frastagliato insieme nel riuscire a non dire una parola netta, nell’esprimere una posizione univoca che possa bilanciare la canea anti-populista ed anti-migrazione. Basta guardare sui motori di ricerca nei nostri computer per vedere come la fanno da padroni i siti di Libero, de Il Giornale e loro associati locali (tranne qualche doverosa eccezione, che resta però tale!) nel sottolineare episodi di reati veri o presunti a carico di stranieri ospiti nelle nostre strutture, per non dire delle critiche anche “oltre ogni limite di decenza” nei confronti della Presidente della Camera Boldrini, un vero e proprio bersaglio quotidiano ormai per le sue note idee sui migranti e sull’accoglienza; un sistematico fuoco di fila che tende sempre più a delegittimarla, quasi ad esorcizzare che possa essere lei e non Pisapia (che ha detto di non volersi candidare) a guidare questo schieramento di sinistra tutto ancora da costruire, ma che resta l’unica alternativa alla “destrizzazione” del Paese. Strano però che dal Pd non siano arrivate (o magari non son state sufficientemente pubblicizzate) parole inequivoche di sostegno e solidarietà alla 3° Carica della Stato! Nel nostro partito sembra invece è montato un disappunto nei confronti dei provvedimenti presi dal Ministro dell’Interno Minniti circa il comportamento ed il ruolo delle ONG nel soccorso in mare ai migranti, al punto che persino il Presidente Mattarella, nel timore di una crisi, è dovuto intervenire esplicitamente a difesa del Ministro. Perchè il problema esiste: da un lato l’obbligo “etico” (sgraditissimo alla Destra) di salvare vite umane “senza se e senza ma”, dall’altro non portare al collasso le strutture di accoglienza per quei nostri paesi e città che si sono adattati alla bisogna. Ora la situazione in Libia è tale, a quanto si legge, che i migranti eventualmente ivi trattenuti (quindi non fatti partire) vengono di fatto reclusi in una sorta di campi di concentramento (ma era già così all’epoca di Berlusconi e Gheddafi), cosa che dovrebbe allarmare la comunità internazionale che parla di difesa dei diritti umani. Ma ripeto, ormai sul tema dei profughi si giocherà la partita più grossa delle elezioni politiche nel 2018 e questo perché le forze in campo (quindi anche i “5 Stelle”) non hanno sostanzialmente altri argomenti su cui cercare il consenso elettorale. Il centrodestra infatti, che non è senza responsabilità nel quadro della situazione del Mediterraneo, su cos’altro potrebbe sperare per vincere le elezioni? Non certo sui temi economici, dato che fu proprio quel governo nel 2011 a portare l’Italia sull’orlo di un baratro come la Grecia! Quei grandi economisti ministri, quei liberisti illuminati come mai non erano riusciti a prevedere e ad offrire serie soluzioni a quella crisi che ha morso, ed in parte ancora morde, la carne viva del Paese? Quali le loro attuali ricette economiche per evitare che si ripetano analoghe situazioni? Sempre le solite che conosciamo, avendole imparate a memoria in questi 20 anni (“meno tasse alle imprese, più tagli allo Stato sociale..”)? Nei prossimi mesi bisognerebbe insistere molto su questo aspetto, di una destra cioè poco affidabile sul piano dell’economia, visto che ripropongono stesse facce, stessi slogan, non sapendo ancora tra l’altro chi ne sarà di fatto la guida, se Berlusconi o Salvini, la cui personale prima preoccupazione, se andrà al governo, sarà di togliere la scorta a quel “rompiscatole” di Saviano (come dipendesse da Salvini una decisione del genere)! Per i “5 Stelle” il discorso cambia poco: sull’accoglienza ai migranti Beppe Grillo ha già detto, con un cinismo vergognoso, che poiché il tema è divisivo e trova ostilità tra la gente il Movimento non può esserne a favore perché altrimenti prenderebbe “percentuali da prefisso telefonico” (come dire: mi interessano solo i voti purchè si prendano, “non i valori”..). Non deve meravigliare allora che Di Maio e gli altri parlino del tema come Salvini e la Meloni.. Per il resto è sempre la stessa solfa: reddito di cittadinanza (anche ora alle elezioni siciliane, ma fossero state in Friuli avrebbero detto la stessa cosa…), lotta agli sprechi ed ai privilegi dei politici e con quei “tagli” finanziare le microimprese…Mai però che parlino di una seria riforma fiscale, in grado di far redistribuire il carico fiscale, abbassandone il peso. Forse perché su un tema del genere i “5 Stelle” prenderebbero ancora “percentuali da prefisso telefonico”? O più probabilmente per evitare che si finisca per parlare di Beppe Grillo quale evasore condonato proprio dal governo Berlusconi nel 2005, ma che si permette di pontificare sui soldi degli altri? E’ comunque la loro improvvisazione, quel parlare con toni assertivi (tipici di chi “bazzica” la rete), spacciando per verità notizie che han bisogno di verifiche e conferme, che mette angoscia, perché guidare un Paese (centrale nello scacchiere mediterraneo) non è uno scherzo e si fà fatica ad immaginare Di Maio guidare le delegazioni italiane nei vari consessi internazionali! Non si tratta di ironizzare su cosa abbia mai fatto nella vita il vice-presidente della Camera (non si sa), personaggio quanto mai ambiguo, presente in tutti i passaggi meno chiari delle breve storia politica dei Pentastellati (dal caso della sindaca di Quarto Cappuozzo liquidata dai suoi stessi compagni di partito, pardon di “movimento”, per sospetto voto di scambio che lo accusava di esserne stato a conoscenza insieme con l’altro campione Fico, a quello delle firme false in Sicilia fino alla nomina in Campidoglio di Marra, successivamente arrestato a Roma..); non di ironizzare dicevo quanto invece di capire su quali effettivi meriti “politici” si basa la sua nomina ormai scontata, perché è impensabile che chi, nella logica settaria del Movimento, venga indicato dal Capo Supremo non risulti poi eletto…Ma dov’è allora l’imparzialità della “rete” se il Capo prima dà indicazioni e poi si vota, peraltro, dopo le violazioni degli hacker, senza sapere ora quanto davvero regolari, dopo aver introdotto tra l’altra la furbesca e beffarda clausola contro eventuali parlamentari pentastellati intenzionati a concorrere per le primarie (contro Di Maio quindi), che non verrebbero rieletti in Parlamento in caso di sconfitta? (E poi parlano di trasparenza: non so in quali altri partiti si sia mai fatto così!!). E che dire del “futuro” Ministro degli Esteri Di Battista che pone sullo stesso piano il popolo insorto e Maduro in Venezuela (forse al riguardo la rete non si era ancora pronunciata e non sapeva che posizione avere, poverino!…), per non parlare di quali alleanze e del loro orientamento circa le questioni calde nel mondo, se andassero davvero al governo …E di nuovo: quale rapporto con l’Europa, si sta dentro o se ne esce? E l’Euro?...Tutte domandine da nulla come si vede.. Resta il Pd, il quale deve capire di ampliare lo sguardo a sinistra per costruire un polo articolato ma coeso negli obiettivi e nei metodi, un “polo” che torni a parlare alla gente (tanta) che non và a votare e se và non vota più Pd.. Essere consapevoli di questo ed agire fuori da risentimenti, da ripicche, da vendette nominalistiche sarebbe già un bel passo avanti.. Oggi davvero solo una rinnovata e consapevole forza di sinistra può iniziare a tamponare lo sfascio “etico” del Paese.. Gianni Amendola

domenica 6 agosto 2017

Osservatorio luglio 2017

L’OSSERVATORIO di Gianni Amendola Legge sulla tortura e i migranti: due temi per vincere le elezioni. E’ probabile che il centrodestra unito, benchè da tempo e tuttora diviso, abbia vinto le amministrative non solo per la crisi del Pd e per il regresso dei “5 Stelle”, ma anche perché ha insistito sul tema degli sbarchi degli immigrati, dando “ovviamente” la colpa al Governo che finisce per creare enormi problemi ai Sindaci ed alle comunità locali. Del resto, si sà, parlare alla “pancia” della gente è molto più facile (ed elettoralmente appagante) che non all’intelligenza ed alla ragionevolezza. Pure, questa sarà per la sinistra una sfida da vincere sul piano della comunicazione, se vorrà ricandidarsi alla guida del Paese, possibilmente unita e concorde negli obiettivi. Ora poi con l’approvazione della Legge sulla tortura, immediatamente dopo le elezioni amministrative, il clima si è surriscaldato, in quanto il centrodestra, fiutando la difficoltà del Pd, alza le sua barricate e pronuncia frasi ad effetto (tipo “è un attacco alle Forze dell’Ordine”) per delegittimare l’operato del Governo e possiamo star certi che tale atteggiamento durerà fino alla scadenza elettorale nel 2018. Su questi temi è fondamentale allora che la sinistra intera, fuori da ogni remora politica, parli all’unisono, soprattutto è (sarà) importante una informazione, per ciò che riguarda l’immigrazione, in grado di smantellare quegli slogan cari alla narrazione destrorsa (e aggiungerei “pentastellata”) che mette in un unico calderone profughi e ius soli, due “cose” che non stanno assieme per nulla, ma che “devono” sembrare due facce della stessa medaglia, per confondere le idee alla gente per indirizzarne così la scelta elettorale. Lo ius soli come si sà non è il concedere la cittadinanza italiana a chiunque sbarchi da noi, è invece il riconoscimento dell’italianità (se si può dire così) a coloro che qui sono nati, da genitori non italiani ma che già vivevano o vivono nel nostro territorio, che hanno studiato, hanno amicizie, magari lavorano o fanno sport in nome del nostro Paese. Perché negare una simile opportunità a giovani che sono e soprattutto si sentono italiani? E cosa c’entrano gli sbarchi con questo? D’altra parte il vuoto politico della destra (che non dimentichiamo ha partorito la legge Bossi-Fini, tuttora vigente…) ha bisogno di un “diversivo” per catturare il consenso, visto che è stato sotto il loro Governo (che aveva una maggioranza parlamentare di oltre 100 deputati!) che l’Italia nel 2011 si è trovata sull’orlo di un baratro economico-sociale quasi come la Grecia, un quadro politico drammatico da cui sono nate leggi contestatissime come “la Fornero”, o l’ulteriore blocco degli stipendi, o comunque la situazione economica con lo “spread” alle stelle (poi, certo, si può discutere se le scelte del governo Monti poteva essere diverse, più eque socialmente, ma ciò non toglie che furono dettate da una situazione davvero pericolosa per l’Italia). Se tanti elettori non avessero la memoria corta rinfaccerebbero al centrodestra le scelte di quei loro governi che stavano massacrando il Paese, invece di premiarli elettoralmente come al momento pare; ma oggi la gente si sente (“deve” sentirsi) insicura e astutamente una certa informazione vuole legare questa insicurezza sociale a tutti i costi ai “troppi” stranieri presenti. Spero ci sia qualcuno nel Pd, nei dibattiti televisivi, nei quotidiani, in altre occasioni pubbliche che ricordi all’elettorato ed al centrodestra che l’Italia sta pagando ancora quelle politiche economiche sbandierate come ricette per far crescere il Paese; che il discorso “ma aveva governato anche la sinistra”, quasi una chiamata di correità, non regge molto, perché dal 2001 alla caduta di Berlusconi nel 2011, a parte la breve parentesi del governo Prodi dal 2006 al 2008, indebolito dalle alchimie elettoralistiche del “ Porcellum” (allestito alla bisogna) oltre che dai dissidi a sinistra, hanno sempre governato loro! La legge sulla tortura poi, frutto anch’essa di un compromesso, offre lo spunto ai destrorsi di ogni tipo per stracciarsi le vesti a favore dei poliziotti e dei carabinieri, bloccati a loro dire da norme che “legherebbero loro le mani”. Ora, in uno stato democratico chi opera nelle Forze dell’Ordine non dovrebbe temere una legge del genere, ancorchè pasticciata, in quanto dovrebbe avere “naturalmente” chiaro dentro di sé il confine spesso labile tra comportamenti legittimi e forme di tortura (ma ciò al centrodestra non interessa; altrimenti su cosa farebbero propaganda elettorale?). Poiché in definitiva il problema dei migranti, quindi i temi dell’accoglienza, dell’integrazione, e la questione della tortura sono “immagine” di un Paese e della qualità della sua democrazia, queste battaglie non vanno trascurate o considerate perse perché tanto la gente non capirebbe (specie sull’immigrazione); perciò occorre l’unità della sinistra “in toto” ed il Pd in primis deve cercare il rafforzamento nel Paese di una posizione anche culturale, che attualmente appare minoritaria. L’abbraccio di Pisapia. Credo che a sinistra (o centrosinistra) sia necessario darsi una calmata, perché si rischia per l’ennesima volta di dare uno spettacolo inverecondo, tanto più su una questione di “stile” (che certo è anche “politica”), vale a dire l’abbraccio alla Festa de l’Unità tra la Boschi e Pisapia. Le polemiche scatenate da quel gesto di cortesia (come altro potrebbe definirsi?) stanno però dimostrando che vi sono tuttora a sinistra delle isterie comportamentali che nascono dalla diversità se non di strategia (la formazione di un nuovo Campo Progressista è condivisa) certamente di posizionamento tattico, ove si vuole giocare la partita di una sopravvivenza di gruppo, pena il timore di finire in un assieme indistinto che per qualcuno potrebbe significare una ricaduta negativa in termini di una propria personale visibilità. Il rinvio dell’incontro tra Pisapia e Speranza è stato la spia di questo malessere che si dovrebbe spegnersi immediatamente, perché la partita è grossa: la sinistra, se non sarà unita non solo come “una somma di realtà grandi e piccole”, ma come progetto ampio, lungimirante, che coinvolga dal basso tutto quel mondo che da tempo si sente poco o punto rappresentato dal Pd, sarà candidata ad una sconfitta pesantissima, regalando il Paese ad una destra aziendalista, razzista e sovranista o al “vuoto” politico dei “5 Stelle”. Pisapia è persona perbene (come del resto Bersani, Speranza, Tabacci e gli altri….) e vuole solo provare ad unificare la sinistra, non per fare l’ennesima riproposizione di una federazione di sigle spesso autocondannatesi alla scarsa significanza politica, in nome di una “purezza ideologica”. Accettare questo progetto però può voler dire anche arrivare a “sciogliersi” per un nuovo amalgama; il polemizzare ancora sul “Sì” al referendum dello scorso 4 dicembre formulato da Pisapia o veder nell’abbraccio a Maria Elena Boschi una legittimazione del “renzismo” mi appare al riguardo folle e controproducente. Pisapia sà bene (e non solo lui) che per vincere bisogna unirsi; lo chiedono tanti militanti scoraggiati e delusi da questi continui “stop and go”, ma lo chiede soprattutto la necessità di dare una svolta sociale e culturale a questo nostro Paese. E’ ovvio che il Pd rappresenti buona parte di questa sinistra, anche se da tempo non riesce ad essere più inclusivo; pensare però di farne a meno al momento mi sembra utopico. E’ chiaro, come ho già detto nel precedente “Osservatorio”, che il partito, o meglio il suo segretario, nell’ottica di un’alleanza vera non solo elettorale, dovrà affrontare il nodo della leadership e Renzi, anche per alcuni errori che sta commettendo (di cui i toni e i modi successivi alla pubblicazione del suo libro “Avanti” sono solo una parte) non pare essere la persona in grado di fare questo. Un’alleanza invece che si configurasse come serio tentativo di avere in Italia finalmente una sinistra omogenea nelle scelte, unita negli obiettivi, sganciata da letali particolarismi e personalismi, pur nella doverosa diversità delle idee che si dovranno amalgamare in una sintesi “più alta”, eserciterebbe un forte richiamo per non dire un risveglio verso tanti elettori. L’auspicabile coinvolgimento di gente come Fabrizio Barca, messosi un po’ ai margini, Lucrezia Reichlin, economista a Londra, figlia di Alfredo Reichlin, autorevole membro dell’allora PCI, e a suo tempo anche direttore de L’Unità, per non dire dello stesso Prodi che potrebbe avere un ruolo di “garante”, darebbe a questo progetto le ali per un volo di lungo respiro…Ma se ci si mette a polemizzare per l’abbraccio alla Boschi che invece “è l’icona del nemico” (Renzi) allora non si farà strada. Gianni Amendola