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mercoledì 13 novembre 2019

OSSERVATORIO NOVEMBRE 2019

L'OSSERVATORIO Il governo sta mostrando ahimè tutti i limiti già evidenti all'atto della sua formazione ma che si sperava potessero pian piano essere superati nell'ambito della prospettiva di una coalizione di lungo periodo, specie dopo la traumatica rottura tra Cinquestelle e Lega. Purtroppo il M5S sta rivelando la sua incapacità, direi strutturale, di uscire dai suoi schemi di “lettura” della realtà ed è in preda, come già ricordato su queste note, a contrasti interni molti forti con una progressiva delegittimazione del ruolo di Di Maio, il quale peraltro continua a rimanere dov'è, quasi che le sconfitte elettorali siano state solo occasionali incidenti di percorso. Il caso dell'ex-Ilva al riguardo è emblematico, perchè l'iniziale “no” allo scudo legale, diventato poi “sì” (prima della rottura con Salvini), ora è tornato (per i Pentastellati) di nuovo “no”, grazie all'emendamento della sen. Lezzi, uno delle frondiste anti-Giggino, probabilmente delusa dalla mancata riconferma a ministro (ma il Movimento non predicava il distacco dal potere, che è roba della casta?). Di Maio non ha potuto smentire di non essere più in grado di controllare i suoi e per quanto non abbia gradito si è allineato al “no” del suo gruppo senatoriale, minacciando il Pd a non forzare la mano sul tema! Ora il rischio del Partito Democratico è proprio l'essere identificato come la causa principale dell'incapacità dell' Esecutivo nel proporre un salto di qualità dell'azione politica; ciò che indigna è il sentire che la colpa della situazione dello stabilimento di Taranto sia solo del governo Conte 2, come se nel “Conte 1” i problemi fossero stati risolti. Dov'era Salvini quando Di Maio proclamava alla sua maniera l'aver chiuso l'annosa vertenza con l'ex-Ilva in pochi mesi? O davvero si vuol far credere (con le Regionali in Emilia-Romagna alle porte!) che con la Lega al governo le cose non sarebbero arrivate a questo punto? E cosa pensa allora il centro-destra dell' intervista a Repubblica rilasciata da Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, che con chiarezza dice che sarebbe meglio, al posto delle ipotizzate tasse su plastica ed auto aziendali, destinare al taglio del cuneo fiscale le risorse spese per il Reddito di Cittadinanza e per “quota 100”, vale a dire le riforme cardine del precedente governo giallo-verde? Che ne pensa la capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini, la quale in un servizio del Tg ha detto che l' “attuale governo sta massacrando gli Italiani”, quando la manovra finanziaria non è stata ancora approvata, quindi è tuttora in atto quella dell' Esecutivo penta-leghista precedente? Occorrono risposte rapide e puntuali a queste insinuazioni, fatte solo a scopo elettorale! Certamente anche il Pd non è esente da responsabilità, in parte legate al non voler acuire troppo i contrasti coi Cinquestelle, pure dopo aver ingoiato diversi rospi tra cui il taglio “su due piedi” dei parlamentari, in parte ad una difficoltà ad esprimere una linea chiara ed inequivoca, pur al netto della scissione di Italia Viva. Ora che succederà? Bisognerebbe essere maghi per prevederlo... Sicuramente i casi di Taranto (peraltro una bellissima città!) e di Alitalia, due casi emblematici delle nostre difficoltà economiche, impongono un generale ripensamento della politica industriale, senza lasciarsi prendere dall' idea, finora fallimentare, dell' “italianità a tutti costi” (Berlusconi tentò col suo governo di difendere la compagnia di bandiera proprio in nome di ciò ed i risultati si son visti! Vero Salvini? Vero Bernini?), tanto più che abbiamo Fincantieri che compra Stx e Fiat che compra Crysler ed ora si allea con Peugeot (quindi, se in salute, anche le aziende italiane possono acquistare all'estero)...Ci si rende conto però che occorrerebbe un altro governo con un'altra maggioranza, al momento prospettive lontane. Una considerazione circa il voto in Emilia-Romagna, ora che Italia Viva ha ufficializzato la non presentazione di proprie liste. Si spera che gli “italo-vivaisti” (si chiamano così?) nelle urne non facciano mancare il sostegno a Bonaccini (almeno a lui!) e magari qualcuno di loro anche al Pd. Il prossimo appuntamento nazionale del partito a Bologna, si spera, ridia slancio e soprattutto ri-motivazioni ad un elettorato che ultimamente ha girato in parte le spalle alla sinistra. E chiedere agli emiliani e romagnoli se davvero vogliono farsi governare dalla Bergonzoni (quindi da Salvini), dopo l'atteggiamento della Lega (e del centrodestra) in Parlamento sulla Commissione Segre, dopo il silenzio sulle parole e gli atti (il negare i soldi ad uno studente per un viaggio ad Auschwitz perchè iniziativa “a senso unico”!) del sindaco di Predappio, dopo l'assenza di commenti (di Salvini e centrodestra tutto) sulla cena ad Ascoli Piceno in occasione della data della marcia su Roma, cui hanno preso parte diversi esponenti del centrodestra locali e nazionali; e ancora, dopo gli inquietanti segnali che provengono dall'incendio a Roma della libreria antifascista “Pecora elettrica” e poi di un locale adiacente, il cui proprietario aveva espresso solidarietà. Per non parlare dell'ormai ostentato orgoglio nel definirsi di estrema destra, ormai non solo nelle curve degli stadi..Questo quadro, che troverebbe ulteriore legittimazione nel nostro Paese da una vittoria di Salvini alle prossime Regionali, contrasta radicalmente con la storia e la cultura anche politica degli emiliani-romagnoli...Risvegliamola se necessario questa coscienza!... Abbiamo taciuto finora circa le “oscurità” della Lega salviniana, a partire dagli ormai famosi 49 milioni di finanziamento, non si sa dove finiti, per arrivare ai rapporti economici con la Russia (Russiagate), su cui continua il silenzio del Capitano, ed ora anche al caso dell'acquisto di “300.000 E in bond” di ArcelorMittal nel 2013, rivenduti pare due anni dopo, quando per la legge sul finanziamento dei partiti del 2012 sono vietati investimenti in Borsa se non su titoli italiani o paesi europei; per non dire ancora della trasferta dell'on. Rixi a Londra (probabilmente i dirigenti dell'azienda si fidavano di più della Lega rispetto ai Cinquestelle, per cui è verosimile che vi potessero essere interlocuzioni più dirette con Salvini e co.), poco prima che la multinazionale franco-indiana minacciasse l'abbandono di Taranto in caso fosse saltato lo scudo legale...Non facciamo dietrologie, ma cose da chiarire ce ne sono: si può chiedere a Salvini di farlo in maniera esauriente prima delle Regionali in Emilia-Romagna? O no? …......................................................................... La signora Zanrosso, 68 anni di Bologna, è stata una “hater” di Mattarella e ora ha implorato il magistrato che l'ha interrogata, per vilipendio al Presidente della Repubblica, di potergli chiedere scusa, anche in ginocchio. Il fatto risale allo scorso anno, all' atto della formazione del governo giallo-verde, quando Mattarella pose il veto alla nomina di Paolo Savona a ministro per le sue dichiarazioni anti-euro e per un piano B (l'uscita dalla moneta). Di Maio, ancora preso dall'euforia della vittoria alle urne, ne propose l'impeachment, presto smentito il giorno dopo! Le dichiarazioni della signora meritano però una sottolineatura perchè, cito testualmente, “c'era un clima molto caldo, in cui gli animi erano surriscaldati da alcuni parlamentari del M5S di cui ero simpatizzante. Mi sono lasciata contagiare stupidamente da questi fatti...”. Ora, che una donna anziana ma attiva, amante a suo dire della pittura e degli animali, madre e nonna, bolognese, quindi di una città dove la politica è quasi pane quotidiano, scenda a quel livello di insulti verso la più alta garanzia istituzionale la dice lunga sulla pervasività del messaggio on line con cui i Cinquestelle, ma non solo, cercavano il consenso, caricando o peggio sovraccaricando i toni, e di come molta gente, animata anche da una “giusta” rabbia verso l'inconcludenza di tanta politica, abbia perso allora, fors'anche oggi, una capacità critica e una “serenità” di valutazioni. La pacatezza non è arrendevolezza o scarsa incisività, ma certo che tra i toni di uno Zingaretti e quelli di un Salvini la differenza si nota: il primo ragiona e cerca di offrire soluzioni (condivisibili o meno, come per tutti), l'altro “urla” i problemi senza offrire risposte vere, chiedendo agli elettori proprio perchè urlante, mostrando il petto all'Europa ed ai migranti, di affidargli i pieni poteri... La versione strillona, spaccona e sovranista del “ghe pensi mi”! Potremo dire che il “salvinismo è la fase suprema del berlusconismo”? Gianni Amendola