Caporalato, Martina: mai più schiavi nei campi

Diritti dei lavoratori e difesa del reddito degli agricoltori per noi sono parte della stessa battaglia

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mercoledì 20 gennaio 2021

INTERVENTO DEL PARTITO DEMOCRATICO DI ASTI

➡️POLITICA LOCALE PER LA CITTÀ DI ASTI 🟥E’ tempo di bilanci anche per noi. 🟩Abbiamo letto con attenzione le dichiarazioni di fine anno del Sindaco Rasero: lui e la sua Giunta ci consentiranno di svolgere il nostro compito e fare qualche considerazione in merito. 🟥Il 2020 è stato indubbiamente un anno drammatico per Asti, come per tutta la nostra Nazione. Il primo pensiero è pertanto rivolto alle vittime della pandemia e al dolore dei loro cari, poi va il nostro ringraziamento ai medici, paramedici, assistenti, volontari e tutti coloro che hanno prestato la loro preziosa opera a beneficio dei malati e di chi si è trovato in difficoltà sociale ed economica. 🟩Considerando la straordinarietà della situazione diamo atto al Sindaco di aver gestito adeguatamente la crisi sanitaria, fatte salve alcune discutibili dichiarazioni ed un eccesso di protagonismo. 🟥Detto ciò dobbiamo , anche quest'anno, confermare il nostro giudizio negativo e l'inconcludenza di questa Giunta e della maggioranza tutta, impegnati, in questi tre anni di amministrazione della città solo alla gestione del quotidiano, del facile consenso, e dell’occupazione politica di tutti i posti di potere. 🟩Se ripercorriamo il famoso “Libro delle realtà”, cosi chiamò suo programma Rasero, ben poco vediamo di realizzato; il 2021 inizia o con una nuova lista di promesse. 🟥Ma andiamo per ordine cominciando dal lavoro e economia: il Sindaco parla di retro -porto di Genova e di grandi player potenzialmente interessati a fare investimenti, siamo andati a curiosare sul sito della Fondazione SLALA- Sistema Logistico del Nord Ovest D’Italia (alla quale aderisce Asti) ma non abbiamo trovato alcun progetto che si riferisca ad Asti; ci chiediamo quanto ci sia di consistente nelle sue dichiarazioni, se non si tratti solo di un sogno che non fa altro che favorire false aspettative. 🟩Siamo consapevoli che il comune ha a disposizione ben poche armi per incidere sullo sviluppo economico; ma la Giunta si è distinta per il nulla: poche idee, nessun programma nessuna azione degna di nota per “creare le condizioni favorevoli” . Creare le condizioni favorevoli, questo può e deve fare una Amministrazione Comunale consapevole e competente, perchè il lavoro e lo sviluppo devono essere al primo posto. 📣🔝🔝🔝 Questo a nostro modo di vedere può essere fatto attraverso: 1) una visione quanto più chiara possibile del futuro, e questo è possibile se si coinvolgono seriamente le migliori competenze della città e le associazioni datoriali e sindacali 2) favorendo indirizzi scolastici dedicati (in questo senso condividiamo le attività intraprese dell’Unione Industriali nel favorire l’avvio di corsi professionalizzanti sia per le scuole superiori che per l’Università) 3) un serio e rapido processo di digitalizzazione, riorganizzazione e snellimento della macchina burocratica comunale. Infrastrutture e grandi opere: nessuna novità, immobilismo totale. 📣I nodi cittadini restano irrisolti da anni, vengono continuamente procrastinati gli avvii delle opere più importanti le cui soluzioni sono divenute ormai vetuste e le stesse promesse sono ripetute ogni anno. 📣Se ci sono iniziative private con investitori e un progetto per il vecchio Ospedale perchè insistere sulla permuta? 📣Perchè non si portano queste nuove soluzioni all’attenzione della Regione e dei cittadini per una consultazione? 📣Perchè questi ritardi sul palazzetto quando i fondi sono interamente disponibili da oltre tre anni? 📣Che fine a fatto il progetto vino e cultura? La ferita del vecchio Casermone rimane aperta e “sanguinante”e l’occasione per completare la riqualificazione di un quartiere storico della città è ormai definitivamente persa: si aspetta solo il crollo della struttura. 📣Quanto poi alla presunta svolta green non abbiamo ancora capito se si tratta di vera volontà oppure solo un’azione tesa ad ingraziarsi i movimenti ambientalisti. 📣I cento nuovi alberi, così ampiamente sbandierati, sostituiscono sostanzialmente quelli abbattuti; i progetti di ampliamento della zona pedonale e della ZTL, l’incentivazione per la mobilità elettrica sono tutti bloccati mentre la qualità della vita della città peggiora notevolmente di anno in anno. 📣Chissà se almeno potremo vedere il completamento delle piste ciclabili come annunciato in più occasioni ( il finanziamento messo di recente a disposizione dalla regione portano le risorse disponibili per il progetto a oltre 800 milioni, sulle cui modalità di spesa vigileremo attentamente) 📣In ultimo non possiamo non citare lo stato del decoro urbano e di pulizia della città tutta, centro e periferia. Era stata promessa una citta pulita, con ingressi accoglienti: il risultato vede invece una pulizia approssimativa in evidente peggioramento dal centro verso la periferia, parchi abbandonati, non una rotonda rinnovata ed alcune sempre più abbandonate. Tanto per portare un esempio citiamo quella all’uscita del Casello Autostradale Asti Est, lungo uno dei principali ingressi alla città. 📣CONCLUSIONI📣 Concludendo, purtroppo, l’apparenza dei fatti visibile a tutti i cittadini dimostra che i primi tre anni di amministrazione Rasero non hanno prodotto un reale miglioramento della città sotto nessun profilo: sociale, economico, infrastrutturale, dell’ambiente, della salute, dei servizi della sicurezza, della cultura. In sostanza la qualità della vita, come hanno riportato i più importanti quotidiani nazionali, è molto peggiorata. Prova ne è che la popolazione di Asti è in continua diminuzione, aumenta la criminalità, e i posti di lavoro diminuiscono. Mario Mortara Coordinatore del Circolo di Asti del Partito Democratico Partito Democratico Piemonte

OSSERVATORIO 2 GENNAIO 2021

L’OSSERVATORIO (2/1/2021) Il motivo per cui Renzi sta cercando di affossare il governo sta soprattutto nella gestione dei Servizi, la cui delega Conte avoca a sé e non vuole cedere. Perché infatti, venuta meno l’ipotesi almeno rispetto al progetto iniziale, della task force per il controllo dei fondi della Next Generation Eu, uno dei punti più controversi, il “senatore di Rignano” insiste minacciando la crisi? Bisogna ritornare, secondo coloro che han seguito la vicenda, allo scandalo Russiagate, vale a dire a quelle sospette collusioni tra lo staff di Trump, all’epoca della sua campagna elettorale nel 2016, e la Russia di Putin al fine di inquinarne l’esito, screditando Hillary Clinton, candidata democratica. Il personaggio chiave sarebbe un professore maltese che ha abitato anche a Roma, da tempo le cui tracce sono scomparse, Joseph Mifsud, che è stato docente alla Link University (la stessa da cui i 5 Stelle attingono figure da spendere poi sullo scenario della politica, anche come candidati) e di cui è fondatore Vincenzo Scotti, già democristiano doc e ministro degli Interni. Per farla breve, Trump aveva cercato (o sta ancora cercando) di trasformare una possibile accusa verso di lui, in un atto “contro” di lui, un complotto cioè ordito dai democratici di Obama con la collaborazione di Renzi, nel 2016 ancora Presidente del Consiglio. Fu nell’agosto 2019 che il P.G. americano Barr, emissario di Trump, arriva in Italia, nel pieno della crisi che avrebbe poi portato al Conte 2, per incontrare i vertici dei Servizi italiani. Secondo la versione di un suo collaboratore, che fu intervistato dal quotidiano “La Verità”, Renzi “fu usato da Obama per colpire Trump” (e pare che Renzi abbia poi querelato la persona). Ora, la venuta in Italia di Barr aveva lo scopo di riannodare i fili del presunto complotto ai danni di Trump e di capire se la nostra “intelligence” avesse dato copertura a Mifsud. Ma come disse il procuratore Spataro non c’entra nulla questo Russiagate con le competenze dei nostri Servizi; tutt’al più Barr avrebbe dovuto rivolgersi all’Autorità giudiziaria. In sostanza, pur non entrando per nulla in un affare del genere, pare sia stato messo però a disposizione dell’amministrazione americana il lavoro della nostra intelligence, riguardanti gli anni “2016-17 (governi Renzi e Gentiloni). Risalirebbe ad allora il famoso “Giuseppi” di Trump, suonato come una legittimazione a guidare il governo che poi sarebbe nato. Resterebbe da capire il motivo di tale comportamento, come hanno sottolineato coloro che a livello di informazione han seguito la vicenda..Forse per accreditarsi presso l’amministrazione americana? Se la storia, molto sommariamente esposta, è questa si capisce come Renzi voglia colpire Conte su questo punto più che su altro..Non so ovviamente se in qualche modo possano entrare le vicende giudiziarie del padre, nel senso che passando la delega dei Servizi ad una persona “terza”, in qualche modo si potrebbe procedere, in una specie di domino, ad un rimpasto (o riequilibrio) anche del Copasir, alla cui presidenza c’è il leghista Volpi e che Renzi, non ora che è comunque nella maggioranza, avrebbe affidato alla Boschi o a Lotti; si comprende bene perché la crisi di governo può essere davvero ad un passo. L’avvio della campagna vaccinale è senz’altro positiva; speriamo che l’organizzazione sul territorio funzioni. E’ già stato spiegato come il vaccino non significhi “liberi tutti”; perché si crei un’immunità stabile (per quanto ancora non è chiaro, ma almeno un anno) è necessario completare tutto il ciclo vaccinale (2 somministrazioni) e all’incirca dopo due settimane si può essere protetti. Non ci può essere spazio per negazionisti o no-vax, nel senso che se tali posizioni sono “democraticamente” possibili non lo sono altrettanto sul piano della correttezza scientifica e su quello dell’impatto nella società (Mattarella ha parlato di obbligo morale). Poiché nel nostro Paese tutto viene buttato in politica (intesa come interesse elettorale) bisogna vigilare su possibili uscite o battute sub-liminali, circa l’efficacia dei vaccini e la loro sicurezza, dei rappresentanti dei partiti (specie di opposizione, ma non solo…) che evidentemente, presi dalla logica del loro tornaconto a breve (con buona pace di Mattarella, senza dimenticare che fra pochi mesi ci sarà un’importante tornata amministrativa) non tarderanno a cogliere ogni minimo effetto collaterale o reazione avversa, per non dire dei possibili intralci che vi saranno nell’erogazione dei vaccini stessi, per avanzare critiche al governo e per ricavarne un dividendo elettorale, quasi che il Centrodestra abbia sempre brillato per la difesa della Sanità pubblica e per il potenziamento dei servizi territoriali! Ma su questo (e su altro) il Pd deve piantare la sua bandierina; troppi rospi sono stati ingoiati finora, sin dall’inizio dell’attuale maggioranza, da quando è stato costretto ad accettare l’imposizione pentastellata del taglio dei parlamentari; è ora che non solo sul tema della salute il partito si faccia sentire. Finora ad esempio non si han tracce di riforme elettorali e di riequilibri istituzionali, a cominciare dal numero dei delegati regionali per l’elezione del capo dello Stato. Mattia Feltri, direttore del nuovo quotidiano “Domani” ha recentemente notato come, mantenendo l’attuale Rosatellum come legge elettorale, il centrodestra unito stravincerebbe. Forse Salvini e la Meloni non hanno proprio voglia di riforme al momento!

martedì 29 dicembre 2020

OSSERVATORIO DICEMBRE 2020

L’OSSERVATORIO (20/12/2020) L’assoluzione in appello di Virginia Raggi spegne definitivamente ogni ipotesi di alleanza col Movimento 5 Stelle a Roma per le prossime amministrative del 2021, complicandone però la prospettiva probabilmente anche per le altre città coinvolte (Milano, Napoli, Torino, Bologna..). Intendiamoci: non sto insinuando un personale dispiacere per l’esito giudiziario, ma solo ribadire che la candidatura della sindaca (che comunque si sarebbe ripresentata anche in caso di condanna, come aveva già a suo tempo dichiarato) “obbligherà” i Cinquestelle a sostenerla, al contrario del Pd per il quale la Raggi era ed è indifendibile per quanto ha fatto o non ha fatto per Roma. E’ ancora presto per trarne conclusioni definitive, ma è possibile che il venir meno dell’alleanza auspicata per la capitale innescherà una reazione a catena che porterà il Movimento ad alzare il prezzo di ogni altro eventuale patto elettorale col Pd. L’assoluzione della sindaca è senz’altro notizia sgradita per buona parte dei Pentastellati, ma per loro è una sorta di nemesi, in quanto hanno fatto del tema “giustizia” una specie di patente di purezza (in sé non una cosa sbagliata), il lasciapassare indiscutibile per ogni candidatura o attività politica, quando invece deve prevalere un giudizio sull’operato concreto (poi certo ci sono reati e reati evidentemente…). In altri termini, quando nella logica pentastellata una giustizia funziona se “produce colpevoli”, per cui le assoluzioni (quelle degli altri) sono frutto di intrighi e sotterfugi, nel caso della Raggi questo si traduce in un appoggio “a prescindere”, nonostante il risultato ottenuto dalla sua sindacatura sia, a detta di tanti romani e non, assolutamente deludente. Se fossero un vero partito, quantomeno una forza politica aperta naturalmente ad un dibattito interno senza la finzione di una piattaforma e di una presunta alterità rispetto ad altri, potrebbero anche scegliere liberamente di cambiare candidato o comunque di accettarne uno all’interno di un’alleanza politica (come vorrebbe Zingaretti); ma non lo faranno perché sarebbe davvero la loro fine politica, il prendere atto di una scissione non più ricomponibile. Vedremo come finirà (con la Raggi a Roma nessuna alleanza coi Cinquestelle, questo è chiaro, sempreché il Pd romano non voglia suicidarsi; per le altre città non saprei, ma non sarei troppo ottimista). Matteo Renzi sta alzando il prezzo per il suo stare nella maggioranza. Dove arriverà? Decifrare l’ex-segretario piddino è sempre un’impresa anche se il merito di alcune questioni può essere condivisibile. Io spero come tutti che il governo sia in grado di gestire sapientemente i fondi del Next Generation Eu per un serio rilancio del Paese, che è ciò che conta davvero. La vera ragione per cui Conte sembra accentrare a sé alcune scelte non sta tanto o non solo nella instabilità della maggioranza, sempre segnata dalle tensioni dei Pentastellati ed ora dalle intemperanze di Renzi, quanto nel fatto che non avendo un vero partito alle spalle, in genere motivo di debolezza politica (è stato sì nominato dal M5S, ma è ormai adottato come punto di equilibrio del centrosinistra), l’accentramento di alcune importanti deleghe, quella sui Servizi ad esempio, diventa il suo punto di forza perché in tal modo può “dare lui le carte” di ogni eventuale rimpasto o redistribuzioni di compiti, nell’assenza di alternative parlamentari. Forse è la naturale evoluzione di una maggioranza messa su per evitare che il sovranismo portasse l’Italia sulle orme dell’Ungheria e della Polonia, ma che appare lontana da una visione ampia e condivisa del Paese; la questione Mes per la Sanità ne è l’esempio più eclatante, frutto com’è di una concezione della politica quale campo su cui piantare bandierine o di alleanze da interpretare come uno spartirsi di reciproci interessi elettorali (il “contratto” del governo Conte 1). Tutti hanno apprezzato la franchezza della Merkel nel riconoscere l’inefficacia delle misure di parziale lockdown che non hanno limitato la diffusione del coronavirus in Germania. Il passaggio ad un blocco totale è avvenuto a quanto pare senza polemiche da parte dell’opposizione. Qui in Italia l’ossessione elettorale, in questo anno disgraziato, del Centrodestra a trazione sovranista ha contribuito non poco nel guastare quel clima comunque di condivisione e solidarietà che all’inizio della pandemia aveva caratterizzato il nostro Paese. Quel cavalcare il comprensibile risentimento delle categorie produttive più penalizzate, le continue polemiche specie da parte dei Presidenti di Regione del centrodestra sin da marzo sui provvedimenti restrittivi (la revisione del titolo V’ s’impone urgentemente), per non dire successivamente delle polemiche idiote sull’uso delle mascherine, l’aver lasciato prosperare in quella parte del Paese più “destrorsa” idee quasi vicine al negazionismo, di cui scontiamo ora gli effetti, tutta questa continua critica e fibrillazione (ora Salvini parla del Natale come un “diritto” e che lui si autodenuncerebbe volendo violare come dice le norme circa gli spostamenti) non ha coinciso con un atteggiamento costruttivo, quanto invece con un continuo cercare la messa in crisi del Governo, il vero obiettivo perseguito in questa situazione. Al netto delle incertezze, dei continui ripensamenti circa le misure da prendere da parte del governo e delle suddette tensioni nella maggioranza, c’è da dire che il panorama politico italiano non è per nulla incoraggiante; perché quando in una pandemia siffatta si cerca comunque un consenso elettorale prima ancora della “messa in sicurezza” del Paese di fronte al diffondersi del virus (mostrando di trascurarne le misure preventive) vuol dire che per l’Italia ci vorrebbe davvero un “recovery plan” delle forze politiche… Buon Natale a tutti!! Gianni Amendola

domenica 22 novembre 2020

OSSERVATORIO SPECIALE PANDEMIA

L’Italia multicolore, frutto della diffusione virale a livello regionale, ci richiama tutti indistintamente alla responsabilità dei comportamenti, che la prospettiva imminente dei vaccini (e degli anticorpi monoclonali) dovrebbe rendere più motivata e positiva. Non sappiamo ancora quando se ne potrà usufruire (probabilmente da gennaio), anche se sarà ovvio che i primi destinatari saranno il Personale Sanitario insieme, credo, alle forze dell’ordine ed agli anziani. E’ giusto ribadire che l’arrivo del vaccino non significherà automaticamente la fine della pandemia, e quindi un rilassamento dei comportamenti, ma certamente darà pian piano progressivo respiro all’economia ed alle nostre attività. Le difficoltà attuali nel controllo della diffusione del coronavirus sono dovute all’impossibilità ormai del tracciamento dei contatti (contact tracing) per l’incremento esponenziale dei contagi; restano peraltro assai comprensibili i problemi di tanti genitori di fronte alle frequenti tipiche manifestazioni da raffreddamento dei loro bambini, per i quali i protocolli anti-pandemia richiedono tamponi negativi per un possibile rientro a scuola. Si spera che presto potrà essere disponibile il tampone salivare, da fare anche a domicilio, messo a punto da quattro ricercatrici dell’università di Milano, che richiede certo il successivo trasporto presso un laboratorio accreditato, ma in grado di fornire risposta in meno di 24 ore. Insomma, se oggi dobbiam fare dei sacrifici (probabilmente anche per il Natale, sicuramente diverso dai “soliti”), il domani ci appare meno buio. Resta pertanto del tutto appropriato e condivisibile l’intervento odierno (17/11) del Presidente della Repubblica al convegno on line dell’ANCI, richiamando come ha fatto tutte le figure istituzionali, a partire dai Sindaci, a remare concordi nella stessa direzione, evitando basse polemiche di parte, perché la pandemia è questione seria ed ha bisogno anche di un quadro politico maturo e credibile, pur nella diversità dei ruoli. M5S ed il suo…Travaglio Pensare che gli Stati Generali, testè celebrati, potessero definire fin da subito l’immagine nuova del Movimento era piuttosto ottimistico; qualcosa certamente si muove (il rapporto con la Casaleggio Associati ad esempio), ma si è ancora a livello di belle intenzioni, di slogan più calibrati, espressione sempre di quell’ humus da cui provengono, e soprattutto di rifiuto a sottoporsi ad autocritica (come pure qualche delegato ha sottolineato) che avrebbe dovuto rendere ragione della costante emorragia dei consensi, indice della perdita di credibilità da parte dell’elettorato. Ma vorrei far notare, se mi si permette, l’ipocrisia che accompagna i commenti di alcuni dei protagonisti della kermesse pentastellata. Di Maio, tanto per cambiare, ha detto, a beneficio degli iscritti alla piattaforma, che il mantenimento del limite ai 2 mandati è sacrosanto, quando è evidente da tempo che le sue mire sono opposte; figuriamoci se lui ha intenzione davvero di uscire un giorno dalla politica, non solo per comprensibili motivi economici, ma anche perché ambizioso com’è non rinuncerebbe mai a diventare l’ago della bilancia in Parlamento, aspirando anche alla Presidenza della Repubblica (magari nel 2029). D’altra parte, a 2 anni dalle prossime elezioni nazionali, cosa gli costa fare affermazioni del genere? Nulla. Bisognerà sentire cosa dirà nell’approssimarsi di quella scadenza invece…! Poco fa l’Ansa ha riportato una sua dichiarazione nella quale ha ribadito che “…non esistono cose di destra o di sinistra. Esiste il Paese e dunque misure giuste o sbagliate, in relazione agli interessi e alle esigenze dei cittadini. Ad esempio il lavoro, il fisco, la sicurezza e i flussi migratori, i diritti”. E a seguire un invito a tenere in alto i cuori, ricordando di essere la forza più numerosa in Parlamento. E’, come si vede, l’espressione del grillismo allo stato puro. Invece esistono cose di destra e di sinistra, caro Di Maio; dipende da come si leggono i fatti e come si cerca di risolvere i problemi, e non è differenza da poco (e il Pd al riguardo deve dare sempre segnali inequivoci nelle sue scelte politiche; far capire sempre da che parte sta)!..Ma è questa ambiguità che costituisce il DNA dei Cinquestelle, per i quali i problemi vanno affrontati o meno in quanto “funzionali” alla causa del consenso (l’immigrazione ad esempio o l’anti-europeismo iniziale, quando pensavano fosse più “utile” per loro cavalcare il risentimento di tanti verso l’Unione, al punto da portarli a sostenere i Gilet Gialli, mentre oggi parlano di sintonia a Strasburgo coi macroniani!!). Dall’altra parte troviamo Di Battista che ha smorzato un pò i suoi toni, ma ha posto 6 condizioni per impegnarsi attivamente nel Movimento. In particolare ne voglio sottolineare tre: la revoca della concessione di Autostrade ai Benetton, una presa di posizione chiara sul tema dei conflitti di interesse e l’istituzione di una commissione di garanzia cui parteciperanno iscritti e portavoce, ma non membri di governo, che scriva regole chiare e trasparenti su tutte le nomine in tutti i ministeri e le partecipate di Stato. Premesso che sono problemi interni loro, pure qualche considerazione và fatta. 1) I Benetton: lungi da me l’idea di prenderne le difese, ma “Dibba” ignora (o finge di ignorare) che se lo Stato ha tutto il diritto di revocare la concessione di un proprio bene è altrettanto vero che atti del genere hanno costi esosi (quindi per la comunità), tanto più che c’è una Magistratura che sta indagando e che stabilirà i livelli di responsabilità penali e relative adeguate conseguenze. Ci sono sempre però l’istinto dello scalpo da esibire, tipico della logica pentastellata, e l’immagine dei giustizieri venuti a purificare la politica a venir fuori in posizioni del genere. 2-3) Conflitti di interesse e norme circa le nomine (che vanno a braccetto): al Paese certo manca da tempo una seria legge al riguardo, anche per responsabilità della sinistra. Ma se è strano che Dibba non abbia detto una parola sulla recente norma governativa che protegge Mediaset dalla scalata di Vivendi, lo è ancor più che proprio lui, sempre particolarmente attento al problema, abbia improvvisamente taciuto (dopo essersi scagliato poco prima contro la conferma di De Scalzi quale a.d. all’ENI) sulla nomina di Lucia Calvosa alla presidenza del medesimo Ente! Lucia Calvosa è professoressa ordinaria di diritto commerciale all’università di Pisa; ha ricoperto e ricopre vari incarichi quali consigliera indipendente di TIM e altrettanto al MPS. Persona sicuramente capace, di valore e di spessore, che siede (o sedeva credo) anche nel board de “Il Fatto Quotidiano” (non c’è ombra di conflitto d’interessi in questo caso?), il cui direttore è Travaglio, lo stesso che ha finanziato i viaggi di Dibba, consentendogli di saltare una legislatura (quella in corso, in modo da rientrare nella prossima da capo politico, fidando nell’applicazione del limite ai mandati parlamentari) e garantendogli comunque introiti consistenti, mancandogli gli stipendi da parlamentare...L’istituzione poi di un comitato di controllo sulle nomine, al di fuori dal perimetro dei ministri e sottosegretari, sembra più che altro un attacco indiretto a Di Maio, il quale, per garantirsi un ruolo di rilievo nel caso di una imprevista uscita dalla politica (non si sa mai nella vita, con la storia del doppio mandato!), ha nominato da tempo 70 fedelissimi ai vertici di società partecipate e consorziate, come ricordava qualche mese fa L’Espresso, magari con l’obiettivo di ritrovarsi alla guida o nei consigli di amministrazione di qualche azienda statale..Insomma, un clima ovattato ma da guerriglia strisciante. I nostri principali alleati di governo certamente vorranno portare avanti la Legislatura, anche ingoiando il sostegno di Berlusconi se fosse necessario. Ma restano in piedi tutti le questioni laceranti per un Movimento che comincia a “parlare” il linguaggio dei partiti, contro cui si erano sempre scagliati, dichiarando però soddisfatti che “stanno crescendo”! Gianni Amendola

domenica 15 novembre 2020

OSSERVATORIO NOVEMBRE 2020

L’OSSERVATORIO (7/11/2020) Mentre scrivo arriva la notizia ufficiale della vittoria di Joe Biden alla Presidenza degli States, dopo l’esito dello scrutinio in Arizona, Pennsylvania e Georgia, avendo raggiunto la fatidica quota di 270 Grandi Elettori, superata poi nettamente; ma è evidente che gli USA sono spaccati a metà e che Trump, che non vuole accettare la sconfitta, asserragliandosi nella Casa Bianca dopo aver aizzato manifestazioni di piazza in varie città a difesa del “voto legale” (come se quello per posta, da sempre permesso ed utilizzato dagli elettori, tanto più ora in tempi di Covid, non lo sia) ed agitando lo spettro di brogli, sta giocando alla destabilizzazione. Sul voto americano bisognerà comunque fare qualche riflessione, in quanto non c’è stata l’ “onda blu” (negli USA gli stati ad appannaggio dei “democrat” sono indicati col blu, quelli dei repubblicani col rosso) prevista dai sondaggi ed il “trumpismo”, quella commistione cioè di nazionalismo economico fin quasi al protezionismo, suprematismo bianco, identitarismo, che ha portato alla costruzione di un muro lungo il confine col Messico, è tuttora vivo e vegeto, anche se temporaneamente sconfitto. Tutto ciò non porrà solo problemi a Biden, che avrà il compito di pacificare una nazione estesa come gli Stati Uniti, ma anche alle democrazie europee che, per quanto rinfrancate dal cambio di gestione politica d’oltreoceano per il conseguente ridimensionamento dei sovranisti, privati come sono della decisiva sponda di Trump, si troveranno però ad affrontarne la rivalsa perchè i vari Salvini, Orban, Kaczynski tenteranno ormai il tutto per tutto per rialzare la testa. Non è un caso al riguardo che il succitato leader leghista sia stato l’unico in Italia a sposare la linea dei brogli elettorali, durante lo spoglio delle schede ancora in corso! E’ che nella logica di certa destra il “machismo” in politica (l’uomo tutto d’un pezzo che sa parlare alla pancia del Paese e che pensa di piacere alle donne) non può tollerare la sconfitta; il capo può essere ferito, ma non può morire (politicamente s’intende). Certo, nel caso di Trump pare entrino anche altre motivazioni (debiti consistenti, se ho ben compreso, verso lo Stato) che per essere silenziate ed emendate hanno bisogno del controllo diretto del Potere, ma che possono giustificare da par suo questi comportamenti così divisivi, come pure qualche esponente repubblicano comincia timidamente a dirgli. Sembra di ritrovarsi per certi versi davanti ad un film già visto in Italia: un imprenditore miliardario indebitato scende nell’agone della politica dopo aver perso i suoi referenti politici (Dc e Psi), diventa capo del governo e quando si accorge che il proprio consenso, creato anche con la potenza di fuoco di un impero televisivo, sta rischiando di venir meno (come nel 2005-06) cambia in corsa le regole del gioco alla soglia delle elezioni politiche (donde il Porcellum), senza coinvolgimento dell’opposizione, al solo scopo di non consentire la piena vittoria degli avversari. E quando questi son riusciti lo stesso a vincere per un soffio, ecco il richiamo a brogli elettorali! Senza fare del semplicismo di comodo è evidente però che soprattutto dalla destra c’è l’emergere di determinati personaggi, i quali fanno dell’adorazione della propria persona un puntello politico fondamentale. Vien da sé, come dicevo, che la sconfitta per costoro non è ammissibile, perché un capo idolatrato dalle folle non solo si ritiene per questo “legibus solutus”, comunque insofferente a leggi e norme, ma se perde è a causa di brogli elettorali o di un complotto internazionale (un mantra questo ripetuto per anni dal centrodestra per giustificare la crisi del governo Berlusconi nel 2011, che stava portando l’Italia sull’orlo dell’abisso economico). -------------------------------------------------------------------------------------- In Italia il salvinismo, come scrissi in precedenti Osservatori, rappresenta la “fase suprema del berlusconismo”, perfettamente in linea con la politica di Trump; la richiesta di pieni poteri fatta dalla spiaggia dell’ormai famoso Papeete non era altro che questo: la trasformazione di una democrazia parlamentare, dunque rappresentativa, in una da uomo solo al comando (una “democratura”, molto difficile peraltro negli States, anche in quanto confederazione di Stati), o se non altro in una democrazia “oligarchica”, nella quale il capo ed i suoi fedelissimi decidono, dando poi modo ai mezzi di informazione, ovviamente tutti controllati o quasi, di fornire notizie ben edulcorate alle folle plaudenti. Il primo passaggio (o assaggio) di ciò sarebbe stata la prossima elezione del Presidente della Repubblica, con la nomina di un probabile “portavoce” del Capitano (questo il disegno). Non so se uno scenario del genere si sarebbe davvero potuto verificare (o potrebbe mai verificarsi) in Italia; il governo Conte bis è nato anche per impedire una simile eventualità. La sconfitta di Trump sia chiaro non basta a raffreddare i propositi sovranisti, tant’è che ogni appuntamento elettorale (e nella primavera 2021 ci saranno le elezioni per i sindaci di Roma, Milano, Napoli, Torino…), attraverso toni sempre molto accesi favoriti anche da talk show televisivi sempre più a ruota libera, diventerà motivo per dare una spallata al premier. In questo contesto però la sinistra, ed in particolare il Pd, deve tornare a parlare con la gente; non vuol essere la solita frase teorica tante volte pronunciata, ma rimasta spesso lettera morta. Ovvio che non si sta chiedendo al partito di usare il linguaggio di Trump (e di Salvini), quanto invece di saper cogliere gli umori “dai territori” (o periferie se si vuole) ed offrire un proposta che miri alla saldatura tra i disagi di tanti, aggravati dalla pandemia, e la prospettiva di un’economia non solo “ verde” (l’ambiente è un’altra emergenza), ma anche equa che porti cioè ad una vera redistribuzione della ricchezza e che consenta il rilancio della scuola e dell’università, vale a dire la formazione e la valorizzazione delle capacità di ognuno. Perché non restino parole è necessario tornare davanti alle fabbriche, specie se in crisi, ed alle scuole, non per fare gli agitatori ma per presentare idee, fattive solidarietà, capacità di ascolto, apertura concreta al mondo giovanile. Fare poi dei nostri circoli luoghi e momenti di incontro anche per non iscritti, organizzando incontri su temi politici e sociali (ripenso ad esempio a quelli sul tema della Costituzione su iniziativa dell’allora Comitato dei Garanti cui il sottoscritto faceva parte insieme con Francesco Porcellana e all’ex senatore Giovanni Saracco), creando magari gruppi di studio allargati…Il Pd in generale deve diventare sempre più il riferimento di chi rischia di venire emarginato o travolto dalla crisi economica creata dalla pandemia; ma anche, a pandemia finita, dalle distorsioni di un sistema produttivo dominato dalla globalizzazione e di un welfare che sta andando in sofferenza. Per quanto riguarda i nostri principali alleati di governo (i Cinquestelle) stavolta non spenderò troppe parole. Vivono un periodo di grande incertezza che probabilmente li porterà a scindersi. Ma il loro grande problema sta nella struttura verticistica ed assoluta che si son dati. Il gruppo europeo dei Verdi, cui i Pentastellati stan guardando con interesse per farne parte, hanno già posto infatti la questione Casaleggio e della sua piattaforma Rousseau che pone seri problemi circa la democrazia interna; ma rompere con il figlio del fondatore vuol dire disgregare il Movimento che diventerà così tutt’altra cosa. Se i grillini avranno la capacità di riflettere seriamente sul perché del loro continuo crollo di consensi (cosa per ora improponibile per loro) e se esamineranno seriamente che senso ha nel Movimento il concetto di trasparenza, non solo riguardo la gestione dei dati personali degli iscritti, ma le scelte concrete della politica, molto spesso ondivaghe (come ora sui “confini del mare”) e cambiate in corsa, allora è possibile per loro arrivare ad una sorta di “catarsi” diventando una forza spendibile all’interno di una precisa scelta di campo, altrimenti (come temo) faranno di tutto per non rompere dietro una unanimità di facciata; proprio come quei partiti cui pure dicono di non voler mai somigliare. Gianni Amendola