IL PANORAMA POLITICO
TRA LE RECENTI AMMINISTRATIVE ED IL REFERENDUM.
Il “no” alle Olimpiadi a Roma era già scontato visto che la
Raggi lo aveva promulgato durante la campagna elettorale per le Comunali; resta
però evidente la strumentalità di tale posizione, finalizzata, in questo
momento per loro assai delicato, a compattare i militanti del Movimento 5
Stelle e restituire credibilità, agli occhi degli stessi, alla sua figura di
Sindaca, verso cui i mugugni per l’inconcludenza del suo operato, almeno
finora, stavano diventando veri e propri risentimenti (“Questa ci porterà tutti
allo sbando”, aveva detto pochi giorni fa un consigliere comunale di Roma).
Al
di là dello sgarbo istituzionale (far attendere senza presentarsi Malagò,
Pancalli e la Bianchedi è stata davvero una maleducazione!) emerge tutta la
preoccupante incapacità di un Movimento che rifiuta di “gestire” la cosa
pubblica, se questa , nella sua complessità, rischiasse l’esposizione a
possibili figuracce che ne intaccherebbero definitivamente l’immagine.
Dire che
non si vogliono le Olimpiadi “del mattone” infatti è usare una frase ad effetto
priva però di consistenza. Proprio per un Movimento che si pone come radicale
alternativa di metodo e di merito nel modo e nella concezione della politica locale e nazionale, un’espressione
del genere significa “noi non siamo in grado di saper gestire e togliere dalle
mani affaristiche dei potenziali profittatori tutte le opere necessarie per lo
svolgimento di una tale manifestazione”, pur essendo nella privilegiata
posizione di guida dell’amministrazione comunale, in grado quindi di orientare
le scelte, anche economiche, su come e dove realizzarle!
Poiché, nell’ipotetico
caso di un “sì” alle Olimpiadi, l’eventuale emersione nel corso delle opere
previste di intrighi, sospetti, situazioni ambigue, avrebbe rappresentato per i
“5 Stelle” la fine di ogni cosa, hanno preferito non rischiare, impedendo alla
città di avere un’occasione che da qui ad otto anni l’avrebbe aiutata a
“crescere” e migliorare (è successo per altre città, pensiamo a
Barcellona), come peraltro sostenuto dal “loro” stesso assessore Berdini (uno “di sinistra e
anti-palazzinaro”). Il risultato finale di tutto ciò è la riconferma della
leadership assoluta di Beppe Grillo, resosi conto che probabilmente i suoi
pupilli, oltre a mostrare difficoltà nelle amministrazioni (non solo Roma, ma anche
Livorno, la stessa Parma, Bagheria…) si beccano tra loro come galli (tutti sono
a conoscenza che la stessa Raggi non è amata da una parte qualificata del
Movimento “romano”, per non dire del risentimento verso Di Maio e Di Battista…).
I “5 Stelle” prosperano sulle inefficienze vere (che ci sono) o presunte della
politica “ufficiale”, ma stentano a proporsi come reale alternativa perché
finora non mostrano di avere le idee chiare su questioni cruciali, a partire ad esempio dall’Europa. All’indomani della sciagurata
“Brexit” diversi esponenti pentastellati infatti avevano pubblicamente
dichiarato la loro contrarietà all’Euro (?), pur volendo rimanere in Europa!
Come questo sarebbe possibile nessuno di loro lo ha spiegato (e quasi
certamente non esiste spiegazione trattandosi di una evidente contraddizione);
per non parlare dell’immigrazione. Qual è la loro posizione? Ed in politica
estera? E per rimanere “in casa nostra”, quali le loro ricette per risanare
l’economia? Il reddito di cittadinanza? La decrescita felice? E che dicono ad
esempio su una riforma del fisco?
Magari al riguardo si facciano illuminare dal
loro capo (Grillo) che se ne intende, visto che fu condonato nel 2005 dal
governo Berlusconi (l’anno dopo ci sarebbero state le elezioni vinte da Prodi,
ma col Porcellum, urgentemente “allestito alla bisogna”); e se il condono
estingue la pena non cancella certo la “macchia morale”, ammenocchè Grillo non
abbia nel frattempo restituito alla Stato i soldi sottrattigli con l’evasione. La manifestazione di Palermo di ieri domenica
25/9 ha poi scoperto un lato fortemente settario ed antidemocratico dei “5
Stelle”, con l’aggressione ai giornalisti presenti, solo perché tali, definiti
“buffoni”. Evidentemente c’è chi ritiene che al di fuori del Movimento esista
solo il Male e quindi tutto il “sistema” (partiti e stampa) sia espressione di
questa medaglia (cose analoghe già viste in passato!!).
A questo punto, in un
simile non esaltante panorama politico, credo che il nostro partito debba
trovare seriamente e prontamente uno nuovo slancio riformistico, un ulteriore farsi
carico del cambiamento del Paese, dando “obbligatoriamente” però segnali
concreti di una più decisa inversione di rotta, rispetto al passato, su temi
quali le povertà vecchie e nuove, l’ineguale distribuzione della ricchezza, la
riforma fiscale (come detto), quella della Scuola (rivedendo le criticità della
Buona Scuola) e dell’Università (è in gioco la formazione dei giovani), il
rinnovo di un SSN universalistico…
Il timore è che il referendum
costituzionale, comunque vada, si trasformi in una resa dei conti interna, a
detrimento del partito e del Paese…Non lamentiamoci poi che vincono i 5 Stelle;
almeno imparassimo una volta per tutte ad incalzarli, nei dibattiti, nei talk
show, sui quotidiani circa le questioni appena citate sull’Italia, l’Europa, il
mondo!
Ma se diamo immagine di divisione
avranno buon gioco (anche se sono divisi non poco tra loro) perché sono
percepiti comunque come “anti-politica”: e per tanti questo è già motivo (forse
l’unico) sufficiente per votarli.