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domenica 5 maggio 2019

OSSERVATORIO MAGGIO 2019

L'OSSERVATORIO L'Istat ha appena mostrato i dati economici del primo trimestre del 2019 (aumento del Pil di 0.2% e calo della disoccupazione, dopo le ultime due valutazioni del 2018, tutte con segno “meno”, indicatori di “recessione tecnica”); inutile dire come si sia scatenata la grancassa, dei grillini soprattutto, circa la bontà delle scelte dell'Esecutivo, senza spiegare ovviamente, ai “beoni” della rete, come ciò sia stato reso possibile in quanto le misure bandiera e gli atti di questo governo (reddito di cittadinanza, “quota 100” e flat tax, Decreto Crescita..) sono tutt'al più appena avviati. Trattasi verosimilmente di un fatto congiunturale dovuto, secondo quanto dicono gli analisti, alla domanda estera che ha consentito un aumento delle esportazioni. Intendiamoci: non è che i segni positivi nella nostra economia debbano dispiacerci, ma è l'interpretazione miracolistica che ne danno i partner del governo, bisognosi come sono di consenso, in un momento per loro, pur per diverse ragioni, in cui si trovano in difficoltà. La Lega non ha solo il caso Siri, ma anche una serie di problemi per sospette “relazioni proibite” con clan malavitosi (nel Lazio) a fini elettorali, oltre l'aperto sostegno (ricambiato) a Casa Pound; i Cinquestelle dal canto loro cercano di sfruttare questi “regali” per attaccare Salvini, sperando da un lato di recuperare parte di quel consenso perduto proprio per essersi appiattiti sulle politiche del Ministro dell'Interno, dall'altro di far dimenticare i grossi guai della giunta romana (con la Raggi inquisita e con alcuni suoi importanti collaboratori in carcere, alcuni dei quali a suo tempo definiti proprio da Di Maio “servitori dello Stato”), le mancate promesse fatte in campagna elettorale (a Taranto ormai il Movimento è visto come fumo negli occhi per l'Ilva) e non ultime le bugie, insieme ai leghisti, circa l'aumento dell'IVA, scritto nel Dpf, ma negato in tv e sui social, ovviamente in vista del voto europeo, senza dire però da dove e come verranno presi i soldi per evitarne l'incremento, il tutto sempre in nome della trasparenza (vero Di Maio?). Certo, tornando per un attimo ancora sui dati Istat, la cosa ha sorpreso un po' tutti; senza fare dietrologie e ritenendo doverosamente corretta l'analisi, c'è da notare come l'attuale presidente Gian Carlo Blangiardo, sponsorizzato dalla Lega, sia stato nominato a febbraio, dopo diversi mesi di stallo perchè i due vice-premier non riuscivano ad accordarsi, grazie ai voti di un parte di Forza Italia, proprio quel partito che ai tempi dei governi Berlusconi, di fronte ai dati spesso impietosi periodicamente forniti dall'Istituto di Statistica, cercava di delegittimarne il significato, mettendo in discussione il modo (a dire dell'ex ministro Tremonti) con cui venivano raccolti, attribuendo così allo stesso Istat un ruolo fondamentale nel consenso o meno nei confronti del governo in carica.....E sempre in tema di nomine “interessate” è di questi ultimissimi giorni quella di Luigi Falco, vicinissimo a Di Maio e suo ex-portavoce, ma a quanto pare senza esperienze nel campo del lavoro nonostante il curriculum lo richiedesse, a direttore generale dell' Anpal, l'Agenzia Nazionale per le Politiche Attive e del Lavoro, che si occupa direttamente dei navigators e della seconda fase del reddito di cittadinanza. Dopo la nomina di Mimmo Parisi, dell'Università del Mississippi, in odore di conflitto di interessi, serviva un'altra figura del tutto allineata che non ponesse ostacolo alcuno soprattutto all'acquisto, senza bando di gara (!) e attraverso una società in house dell' Anpal stessa, del software di incrocio dei Big Data messo a punto da Parisi nell'Università americana. A quanto pare, nel ruolo di direttore generale era stato indicato in precedenza Gianni Bocchieri, direttore generale dell'assessorato all'Istruzione e alle formazione e lavoro della Regione Lombardia, su proposta della Lega (della serie: a te Parisi, a me Bocchieri), peraltro contattato a suo tempo dagli stessi Pentastellati in occasione delle Regionali siciliane ultime (lui ragusano d'origine), per la nomina ad assessore al Lavoro (in caso di vittoria del Movimento). Pare che Bocchieri abbia espresso pareri difformi da quelli di Parisi su alcune questioni (del resto fra “competenti” ci si confronta e si fà sintesi), ma ciò è sembrato a Giggino Di Maio intollerabile, abituato com'è all'idea madre del Movimento in cui “uno comanda” e gli altri si allineano, pena espulsione, soprattutto perchè rischiava di tardare, o quantomeno di adeguare l'erogazione del reddito a tempi meno frettolosi da quelli da lui voluti e imposti. Il 30 aprile il Ministro dello Sviluppo economico, ha proposto la nomina del suo fedele amico Falco, che non porrà più ovviamente ostacoli ad alcuno, facendo così saltare l'accordo precedente sul nome di Bocchieri. Che dirà la Lega? Ma come, non era proprio Di Maio, a proposito dell'ipotesi di ripristino delle Province caldeggiata da Salvini, colui che diceva di opporvisi per non volere poltronifici?..Ma se (con Salvini) ha occupato tutto l'occupabile, anche posti di figure di garanzia, come fà ora, a fini di consenso elettorale, a parlare di poltronifici? Ripeto quanto già altre volte detto, che cioè Di Maio sta giocando una partita soprattutto personale in chiave elettorale, perchè sà bene che una sconfitta pesante dei Cinquestelle gli costerebbe probabilmente il ruolo di capo politico; ora, è probabile che Casaleggio e Grillo si inventeranno un'altra modifica che porti al superamento della ineleggibilità dopo 2 legislature, in modo tale da farlo ritornare in Parlamento, ma è ovvio che un Movimento eventualmente all'opposizione costituirebbe comunque un arretramento notevole rispetto agli obiettivi di leadership governativa ai quali, sin dall'inizio, Giggino ambiva fortemente. E' evidente che agitare la questione morale, riesplosa col caso Siri, diventi ora argomento di campagna elettorale, per poter riaffermare la presunta diversità del Movimento rispetto agli altri partiti e sperare di risalire la china dei consensi, che i sondaggi (da prendere comunque tutti con le molle) impietosamente stanno mostrando sempre più ripida! La verità è che a Di Maio vanno ricordate non solo le numerose giravolte avute su temi cruciali (l'Europa e l'euro ad esempio) sin dalla campagna elettorale del 2018 e la politica estera incomprensibile, ambigua e raffazzonata indegna di un Paese come l'Italia, ma anche i conflitti d'interessi della Casaleggio Associati, finanziata in parte dal denaro pubblico, grazie ai 300 E che ogni parlamentare pentastellato “deve” versare ogni mese a favore della piattaforma Rosseau (è come se un dipendente pubblico si vedesse decurtare lo stipendio mensile di 300 E perchè destinati d'ufficio ad un'istituzione privata indicata dallo Stato!); e ancora: la denuncia a lui diretta, proprio di queste ore, da parte del Consiglio d'Europa, nella giornata mondiale della stampa, di “minare l'indipendenza dei media italiani attraverso una serie di manipolazioni indirette” (pressioni finanziarie, favoritismi...ma quale idea di democrazia Giggino?), per non dire nuovamente delle bugie circa i rialzi dell'IVA e la crescita economica del Paese, che lo stesso Dpf indica pressocchè “a zero”, il deficit pubblico ed il rapporto deficit/Pil che aumentano, lo spread sempre oltre i 250 punti base (all'epoca del governo Pd erano 130...ma non sono soldi che i cittadini italiani continuano a perdere on. Di Maio?), tutte realtà di cui non parla o che si ostina a negare, anzi dice pure “Avanti così”, dopo i dati Istat!! Tocca dunque al Pd infilarsi sapientemente in questi varchi lasciati aperti dalla politica del Governo e dal Movimento; ma occorre un partito coeso, una capacità di comunicazione e di “puntualità” nel sottolineare gli errori e le mancanze dei grillini e della Lega, utilizzando certamente i social, ma anche i talk show televisivi, le trasmissioni di approfondimento in cui dire le cose senza giri di parole; e poi ancora una “narrazione” nuova sull'Europa, incentrata sulla solidarietà, su politiche del lavoro che diano risposte a chi paga ancora la crisi del 2008 e sul concetto di “federalismo continentale”. Come dicevo, spazio ce n'è; speriamo “ci sia” la consapevolezza di ciò, in tutto il partito... Gianni Amendola

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