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mercoledì 3 maggio 2017

L'Osservatorio (tutto ciò che c'è da sapere sulla politica italiana) - Maggio

L’OSSERVATORIO, di Gianni Amendola Ancora sui migranti e ONG. E’ l’avvicinarsi del test delle amministrative di giugno, che ovviamente avrà una risonanza nazionale sul Governo e sui partiti, il vero e unico motore della polemica continua sui presunti rapporti tra gli scafisti, i mercanti di esseri umani ed alcune ONG. Non certo perché il tema non sia in sé di notevole rilevanza, quanto perché l’immigrazione è un tema che parla “alla pancia del Paese” e può spostare voti e delineare nuovi equilibri politici; come non sfruttare tutto ciò a fini elettorali? Anche i “5 Stelle” non vanno certo per il sottile al riguardo! Ora menano vanto di una proposta rivoluzionaria (a loro dire), quella di estendere le competenze delle Procure anche sui reati “di mare”, con la speranza che si trovi un purchessia di ipotetica connivenza con gli scafisti anche di un singolo appartenente ad una delle ONG per gridare di aver ragione e che senza i grillini il Paese vivrà sempre intriso di malaffare. Dalle Procure, non ultima quella di Siracusa nella cui provincia si trova il porto di Augusta, uno dei terminali degli sbarchi, sono arrivati finora solo smentite circa rapporti poco trasparenti tra le Organizzazioni Non Governative e i mercanti di esseri umani, come pure è stata ribadita l’assenza di un documento dei servizi segreti italiani; nel frattempo la Procura di Trapani ha aperto un indagine su una ONG per presunte complicità con gli scafisti. Ora, questa notizia darà ancor più la stura ad ulteriori polemiche e più fiato ai vari Salvini e Pentastellati al grido di “l’avevamo detto”, anche se si deve sempre sottolineare che le responsabilità sono di chi commette un reato, non di tutti (ma poi, perché Trapani apre un’inchiesta col “materiale” citato dal procuratore di Catania che a sua volta lo riteneva non sufficiente per aprire un’indagine?). Personalmente ai vari urlatori politici preferisco ascoltare persone come i “Medici senza Frontiere” o “Save the children”, i quali sostengono che è proprio l’Europa ad essere latitante sulla materia e che le ONG fanno al riguardo opera di supplenza, sottostando purtroppo al “vero e proprio ricatto” degli scafisti i quali, annunciando la partenza dei barconi, lasciano poi il compito di salvare i migranti stipati all’interno di queste imbarcazioni alle navi delle Organizzazioni. Anche i Vescovi italiani chiedono di smetterla di speculare per fini politici sulla pelle dei profughi... Volete che importi qualcosa ai grillini che stanno basando la loro campagna elettorale su tale argomento, allineandosi, nonostante si “arrabbino” se glielo ricordi, a Salvini o alla Meloni? Il New York Times contro Grillo. Anche il NYT, dopo il sottoscritto (scusate), ha attaccato il leader dei “5 Stelle” sulle campagne anti-vaccinazioni, ma il Capo Supremo ha già bollato tutto come “fake news”. Esisterà pure un limite alla presunzione, ma Grillo lo ha già superato. Proprio questa irritazione o impermeabilità ad ogni critica rimane un elemento identitario suo e della sua congrega pentastellata, quasi a voler dimostrare che è normale essere attaccati perché non graditi in quanto portatori di un “verbo nuovo”, in grado di far emergere dalle situazioni tutto il marcio in esse contenuto! E’ in questo volersi accreditare un ruolo morale salvifico la vera spiegazione delle reazioni stizzite ed anche volgari, se non addirittura violente sul web, nei confronti di chi non la pensa come loro! Mai un cenno di autocritica, mai “un dimettersi”, come chiedono ogni volta che sembrano emergere aspetti penali, anche non confermati, in vicende riguardanti qualche amministratore o parlamentare (di altri partiti ovviamente, specie se Pd); perché ad esempio Di Battista, che ha accusato la sen. Capua di essersi arricchita “trafficando virus (?)”, non si è dimesso una volta assolta completamente la scienziata senatrice? Di Maio sa rispondere al riguardo? E Massimo Cerruti o l’avvocato Pasta? Il Pd dopo le primarie. I numeri parlano chiaro: Renzi ha stravinto; anche aggiustando la percentuale di Orlando (dal 19.5 al 22%) il giudizio politico non cambia. Certo, gli oltre 1.200.000 votanti in meno rispetto alle primarie precedenti, addirittura oltre 2.000.000 rispetto a quelle che incoronarono Prodi, quando però c’erano state campagne più lunghe ed un coinvolgimento più ampio anche dei mezzi di informazione (chi non ricorda ad esempio la diretta tv del confronto Renzi-Bersani?), oltre al fatto che han votato molti più gli ultra-cinquantenni che i giovani, son cose che devono indurre un’attenta valutazione, lontana da toni trionfalistici. Comunque, pur volendo elucubrare sull’ipotesi che chi non è andato a votare quasi certamente “non era renziano” (perché i renziani hanno votato tutti, come i comunisti di una volta) e anche attribuendo percentuali ribaltate a questo 1.200.000 e oltre di non votanti (vale a dire un 60-70% ad Orlando ed Emiliano, un 30% a Renzi) si sarebbe arrivati, se avessero votato in oltre 3.000.000, a percentuali definitive molto più ravvicinate tra i 3 candidati, anche se vero lascia il tempo che trova. La vera domanda ora è: “quale Pd sarà”? Sarà “inclusivo” o “autosufficiente” (la tentazione del premio alla lista); ma soprattutto quale legge elettorale ci sarà (che rimane compito del Parlamento ovviamente)? Perché se prevarrà la tentazione di “renzizzare” completamente il partito non ci sarà molto spazio per alleanze aperte a sinistra (Pisapia in primis), perché sarà eventualmente Pisapia (che ha già smentito tale ipotesi) ed il suo movimento “a dover chiedere” alleanza con il Pd, ma alle condizioni di Renzi (senza D’Alema, senza Bersani…, senza cioè coloro che lo avrebbero tradito e cercato di pugnalare alle spalle, votando o caldeggiando il “No” al referendum). Questo aprirebbe una nuova e definitiva lacerazione a sinistra, con conseguenze assai pesanti per il partito e per il Paese, ammenocchè l’elettorato gravitante in Forza Italia, ormai sull’orlo della dissoluzione, non porti nuova linfa elettorale, ma allora il Pd diventerà proprio un’altra cosa! Sarà importante quindi affrontare e rivedere serenamente, in “modo maturo”, quelle riforme, dalla Buona Scuola al Jobs Act oltre quella sulla Pubblica Amministrazione, che sono state la causa principale della batosta referendaria e del distacco dal Pd di una buona fetta di elettorato. Questa revisione la impone la realtà dei fatti, non certo il sottoscritto (ci mancherebbe); è necessario allora recuperare il valore del dialogo e del confronto con i “corpi intermedi”, non in modo strumentale, ma con l ’atteggiamento di chi da ciò “sà di potersi politicamente arricchire”, vale a dire saper imparare la capacità di ascolto del Paese nelle sue molteplici articolazioni. Forse è stato proprio quel senso di “autosufficienza” che sembrava quasi voler dire “non è necessario aver bisogno degli altri” a creare quella “scissione dal Pd”, verificatasi ancor prima della scissione “nel Pd”. Spetta a Renzi dare le carte, ma stavolta deve saperle dare bene. Gianni Amendola

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