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domenica 6 agosto 2017

Osservatorio luglio 2017

L’OSSERVATORIO di Gianni Amendola Legge sulla tortura e i migranti: due temi per vincere le elezioni. E’ probabile che il centrodestra unito, benchè da tempo e tuttora diviso, abbia vinto le amministrative non solo per la crisi del Pd e per il regresso dei “5 Stelle”, ma anche perché ha insistito sul tema degli sbarchi degli immigrati, dando “ovviamente” la colpa al Governo che finisce per creare enormi problemi ai Sindaci ed alle comunità locali. Del resto, si sà, parlare alla “pancia” della gente è molto più facile (ed elettoralmente appagante) che non all’intelligenza ed alla ragionevolezza. Pure, questa sarà per la sinistra una sfida da vincere sul piano della comunicazione, se vorrà ricandidarsi alla guida del Paese, possibilmente unita e concorde negli obiettivi. Ora poi con l’approvazione della Legge sulla tortura, immediatamente dopo le elezioni amministrative, il clima si è surriscaldato, in quanto il centrodestra, fiutando la difficoltà del Pd, alza le sua barricate e pronuncia frasi ad effetto (tipo “è un attacco alle Forze dell’Ordine”) per delegittimare l’operato del Governo e possiamo star certi che tale atteggiamento durerà fino alla scadenza elettorale nel 2018. Su questi temi è fondamentale allora che la sinistra intera, fuori da ogni remora politica, parli all’unisono, soprattutto è (sarà) importante una informazione, per ciò che riguarda l’immigrazione, in grado di smantellare quegli slogan cari alla narrazione destrorsa (e aggiungerei “pentastellata”) che mette in un unico calderone profughi e ius soli, due “cose” che non stanno assieme per nulla, ma che “devono” sembrare due facce della stessa medaglia, per confondere le idee alla gente per indirizzarne così la scelta elettorale. Lo ius soli come si sà non è il concedere la cittadinanza italiana a chiunque sbarchi da noi, è invece il riconoscimento dell’italianità (se si può dire così) a coloro che qui sono nati, da genitori non italiani ma che già vivevano o vivono nel nostro territorio, che hanno studiato, hanno amicizie, magari lavorano o fanno sport in nome del nostro Paese. Perché negare una simile opportunità a giovani che sono e soprattutto si sentono italiani? E cosa c’entrano gli sbarchi con questo? D’altra parte il vuoto politico della destra (che non dimentichiamo ha partorito la legge Bossi-Fini, tuttora vigente…) ha bisogno di un “diversivo” per catturare il consenso, visto che è stato sotto il loro Governo (che aveva una maggioranza parlamentare di oltre 100 deputati!) che l’Italia nel 2011 si è trovata sull’orlo di un baratro economico-sociale quasi come la Grecia, un quadro politico drammatico da cui sono nate leggi contestatissime come “la Fornero”, o l’ulteriore blocco degli stipendi, o comunque la situazione economica con lo “spread” alle stelle (poi, certo, si può discutere se le scelte del governo Monti poteva essere diverse, più eque socialmente, ma ciò non toglie che furono dettate da una situazione davvero pericolosa per l’Italia). Se tanti elettori non avessero la memoria corta rinfaccerebbero al centrodestra le scelte di quei loro governi che stavano massacrando il Paese, invece di premiarli elettoralmente come al momento pare; ma oggi la gente si sente (“deve” sentirsi) insicura e astutamente una certa informazione vuole legare questa insicurezza sociale a tutti i costi ai “troppi” stranieri presenti. Spero ci sia qualcuno nel Pd, nei dibattiti televisivi, nei quotidiani, in altre occasioni pubbliche che ricordi all’elettorato ed al centrodestra che l’Italia sta pagando ancora quelle politiche economiche sbandierate come ricette per far crescere il Paese; che il discorso “ma aveva governato anche la sinistra”, quasi una chiamata di correità, non regge molto, perché dal 2001 alla caduta di Berlusconi nel 2011, a parte la breve parentesi del governo Prodi dal 2006 al 2008, indebolito dalle alchimie elettoralistiche del “ Porcellum” (allestito alla bisogna) oltre che dai dissidi a sinistra, hanno sempre governato loro! La legge sulla tortura poi, frutto anch’essa di un compromesso, offre lo spunto ai destrorsi di ogni tipo per stracciarsi le vesti a favore dei poliziotti e dei carabinieri, bloccati a loro dire da norme che “legherebbero loro le mani”. Ora, in uno stato democratico chi opera nelle Forze dell’Ordine non dovrebbe temere una legge del genere, ancorchè pasticciata, in quanto dovrebbe avere “naturalmente” chiaro dentro di sé il confine spesso labile tra comportamenti legittimi e forme di tortura (ma ciò al centrodestra non interessa; altrimenti su cosa farebbero propaganda elettorale?). Poiché in definitiva il problema dei migranti, quindi i temi dell’accoglienza, dell’integrazione, e la questione della tortura sono “immagine” di un Paese e della qualità della sua democrazia, queste battaglie non vanno trascurate o considerate perse perché tanto la gente non capirebbe (specie sull’immigrazione); perciò occorre l’unità della sinistra “in toto” ed il Pd in primis deve cercare il rafforzamento nel Paese di una posizione anche culturale, che attualmente appare minoritaria. L’abbraccio di Pisapia. Credo che a sinistra (o centrosinistra) sia necessario darsi una calmata, perché si rischia per l’ennesima volta di dare uno spettacolo inverecondo, tanto più su una questione di “stile” (che certo è anche “politica”), vale a dire l’abbraccio alla Festa de l’Unità tra la Boschi e Pisapia. Le polemiche scatenate da quel gesto di cortesia (come altro potrebbe definirsi?) stanno però dimostrando che vi sono tuttora a sinistra delle isterie comportamentali che nascono dalla diversità se non di strategia (la formazione di un nuovo Campo Progressista è condivisa) certamente di posizionamento tattico, ove si vuole giocare la partita di una sopravvivenza di gruppo, pena il timore di finire in un assieme indistinto che per qualcuno potrebbe significare una ricaduta negativa in termini di una propria personale visibilità. Il rinvio dell’incontro tra Pisapia e Speranza è stato la spia di questo malessere che si dovrebbe spegnersi immediatamente, perché la partita è grossa: la sinistra, se non sarà unita non solo come “una somma di realtà grandi e piccole”, ma come progetto ampio, lungimirante, che coinvolga dal basso tutto quel mondo che da tempo si sente poco o punto rappresentato dal Pd, sarà candidata ad una sconfitta pesantissima, regalando il Paese ad una destra aziendalista, razzista e sovranista o al “vuoto” politico dei “5 Stelle”. Pisapia è persona perbene (come del resto Bersani, Speranza, Tabacci e gli altri….) e vuole solo provare ad unificare la sinistra, non per fare l’ennesima riproposizione di una federazione di sigle spesso autocondannatesi alla scarsa significanza politica, in nome di una “purezza ideologica”. Accettare questo progetto però può voler dire anche arrivare a “sciogliersi” per un nuovo amalgama; il polemizzare ancora sul “Sì” al referendum dello scorso 4 dicembre formulato da Pisapia o veder nell’abbraccio a Maria Elena Boschi una legittimazione del “renzismo” mi appare al riguardo folle e controproducente. Pisapia sà bene (e non solo lui) che per vincere bisogna unirsi; lo chiedono tanti militanti scoraggiati e delusi da questi continui “stop and go”, ma lo chiede soprattutto la necessità di dare una svolta sociale e culturale a questo nostro Paese. E’ ovvio che il Pd rappresenti buona parte di questa sinistra, anche se da tempo non riesce ad essere più inclusivo; pensare però di farne a meno al momento mi sembra utopico. E’ chiaro, come ho già detto nel precedente “Osservatorio”, che il partito, o meglio il suo segretario, nell’ottica di un’alleanza vera non solo elettorale, dovrà affrontare il nodo della leadership e Renzi, anche per alcuni errori che sta commettendo (di cui i toni e i modi successivi alla pubblicazione del suo libro “Avanti” sono solo una parte) non pare essere la persona in grado di fare questo. Un’alleanza invece che si configurasse come serio tentativo di avere in Italia finalmente una sinistra omogenea nelle scelte, unita negli obiettivi, sganciata da letali particolarismi e personalismi, pur nella doverosa diversità delle idee che si dovranno amalgamare in una sintesi “più alta”, eserciterebbe un forte richiamo per non dire un risveglio verso tanti elettori. L’auspicabile coinvolgimento di gente come Fabrizio Barca, messosi un po’ ai margini, Lucrezia Reichlin, economista a Londra, figlia di Alfredo Reichlin, autorevole membro dell’allora PCI, e a suo tempo anche direttore de L’Unità, per non dire dello stesso Prodi che potrebbe avere un ruolo di “garante”, darebbe a questo progetto le ali per un volo di lungo respiro…Ma se ci si mette a polemizzare per l’abbraccio alla Boschi che invece “è l’icona del nemico” (Renzi) allora non si farà strada. Gianni Amendola

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