L’OSSERVATORIO di Gianni Amendola. Il Rosario di Salvini. Non saprei come definire altrimenti, se non squallida, l’esibizione di Salvini che nel suo comizio a Milano ha giurato sul Vangelo (?), con il Rosario in mano, e sulla Costituzione! Siamo ancora all’uso strumentale dei simboli religiosi a fini di parte politica! Oltretutto lui ha giurato proprio su quel Vangelo, che non è un testo che racconta la vita di un personaggio pur importante, Gesù Cristo, quanto invece la “Parola fatta carne”, vale a dire Dio che parla e si manifesta attraverso Suo Figlio, nei suoi comportamenti, e che ci descrive il Giudizio Finale, in cui “separerà le pecore dai capri (i “buoni dai cattivi)” e ci dirà quanto avremo amato (“…avevo fame e mi avete dato da mngiare,…ero straniero e mi avete accolto…”), tutto il contrario quindi da ciò che Salvini stesso, la Meloni, ma anche tutti i “coristi” del Centrodestra, forse in toni più ovattati, vanno predicando! Ma ci si sbaglia se vedessimo in quel gesto solo un tentativo di blandire i cattolici; lì c’è un preciso significato politico: la saldatura cioè tra il cristianesimo, come riferimento ideale in cui comunque il popolo italiano si riconosce, e il “sovranismo”, cioè la supremazia sul “diverso da noi”, quasi ad unirli in “unicum” (“Prima gli italiani” recita il suo slogan) di cui Salvini si fà garanzia e certezza. In altri termini, mentre il Papa, con cui il leader leghista ha polemizzato pur a distanza sui migranti, raccomanda in nome del Vangelo l’accoglienza e richiama la Politica alla responsabilità nella gestione del fenomeno, lui “rassicura” i cristiani che non c’è in Italia contraddizione tra il credere e il respingere se necessario i richiedenti asilo, perché in nome dello Stato identitario (quello pensato da Salvini), che dà benessere e sicurezza al cittadino, ciò può essere legittimo. Siamo in fondo ad una sorta di Religione di Stato, piegata ai suoi interessi. E’ una mossa quindi tutt’altro che goliardica, perfettamente funzionale invece ad un preciso e lucido disegno (per il quale un cristianesimo “radicale” diventa impedimento). Ecco perché è fondamentale che non prevalga in Italia una maggioranza politica che comprenda Salvini e affini, magari in nome di una governabilità, perchè finirà per stravolgere lo spirito del nostro popolo (e della nostra Costituzione), ancora in grado, ancorchè stanco e disilluso da tante mancate promesse, di esprimere forti solidarietà umane e sociali. Le cantonate di Di Maio e di Berlusconi. La mossa di salire al Colle per “avvertire” il Presidente Mattarella sullo stato di avanzamento nella composizione della lista dei Ministri di un futuro governo a trazione pentastellata si commenta da sola, ma andrebbe sottolineata ancor più, non solo per l’azione in sé inconsueta proprio sul piano costituzionale (cosa di per sé già molto discutibile), ma anche perché denota uno spirito da ”arrivano i nostri” nel cui nome verrà risanato il Paese, e al diavolo il galateo istituzionale se non prevede simili atti: “noi siamo il bene”, sembran dire, “e devono tutti darcene atto”! Non è solo una questione di conoscenza della Costituzione e delle sue prassi, quanto l’espressione di uno stato d’animo dei Pentastellati, per i quali, come ho già detto in precedenti “Osservatori”, queste elezioni sono l’ultima spiaggia, pena una loro futura inconsistenza. Se infatti non ricevessero l’incarico di guidare un governo, se non fossero loro a “dare le carte”, se non fossero loro a decidere senza mediazione alcuna chi dovranno essere i Ministri, vorrà dire che si troveranno in un limbo politico da cui potranno uscire solo dividendosi tra “duri e puri”, che potranno resistere sì e no ancora una Legislatura, e i “fortementi delusi e amareggiati” che sceglieranno o di andare in altri partiti, a seconda delle loro inclinazioni politiche primordiali, o di uscire dal Parlamento, della serie “che ci stiamo a fare”! Ecco perché Giggino cerca questi gesti eclatanti, per rassicurare e motivare le truppe altrimenti, anche a suo dire, “non reggerebbero più”! In questa ottica và letta anche l’indicazione del comandante Costa dei Carabinieri, inusuale nella forma (comunicata in tv dalla Annunziata) e nella sostanza, in quanto tuttora Costa è in servizio permanente effettivo ed una nomina così si contrappone al ruolo che ha (si doveva eventualmente dimettere prima, a saperlo). A tutto ciò si unisce l’incapacità mostrata dallo stesso Di Maio nel saper selezionare un abbozzo di classe dirigente, visti i casi di “furbetti pentastellati” identificati. Non è solo questione di parametri interni, quanto proprio di mancanza di discernimento; tra l’altro, furbescamente, sà bene che gli “epurati” non andranno via, perché sono già nelle liste e potranno essere comunque eletti e se il Movimento davvero li caccerà questi andranno nel Gruppo Misto o in altri! Verranno quindi eletti proprio coloro che avranno espulso, questa è la morale di tutto! Complimenti a Di Maio! E costui dovrà guidare il Paese? Accanto a Di Maio brilla (si fà per dire) la stella di Berlusconi, il quale mai smentendosi, anzi dicendo più o meno le stesse cose che prometteva già vent’anni fa, come un disco rotto, continua a spararne una al giorno, l’ultima delle quali la proposta di 3 referendum di revisione costituzionale, tra cui il passaggio ad una Repubblica Presidenziale. Ora, che lui sottolinei l’incultura di Di Maio ed il non aver egli mai lavorato (ma Salvini e la Meloni che lavoro hanno svolto finora?) è un dato di fatto, ma con queste uscite si pone subito a ruota. Non sà forse l’ex Cavaliere, ex-Premier, che qualsiasi proposta di modifica della Carta passa per il Parlamento? E’ questa la sua conoscenza del Diritto Costituzionale? O è invece la sua solita tattica, dire cioè delle cose che l’italiano medio, la casalinga, l’anziano/a che vive di tv non può immediatamente verificare, ma di cui rimane inevitabilmente colpito? Non è la stessa furbizia propagandistica usata nel salotto televisivo di Barbara D’Urso, quando accusò Renzi di aver firmato il Regolamento di Dublino, sui migranti, quando era stato lui a farlo nel 2003, all’epoca con l’opposizione della sola Danimarca, e proprio perché una tale battuta poteva rimanere nella testa di chi ascoltava senza possibilità di essere ovviamente verificata? O quando ripete, con i “suoi accoliti” come scolaretti che hanno imparato una poesia, che fu un complotto a mandarlo a casa nel 2011, nel pieno della pesante crisi economica, invece che lo stesso Parlamento come da prassi istituzionale, nel quale aveva una maggioranza di oltre 100 deputati che poi gli han voltato le spalle? Ecco la miscela di Berlusconi: furbizia dialettica e memoria corta degli Italiani, un mix esplosivo per vincere le elezioni (e non saper poi governare)! Ma qualcuno, un “piddino”, ora che manca meno di una settimana al voto, riuscirà a dirgliele queste cose, in uno spot elettorale, in una dichiarazione al telegiornale; o magari un giornalista “non timoroso”, in studio da Vespa o da Mentana o da altri? Perché credere ad uno come lui che ha portato l’Italia sull’orlo di un baratro economico (e la conseguente legge Fornero la votarono tutti, la Meloni, la Lega e Salvini) e che oggi, ripetendo le stesse cose di allora, dice di “aggiustare” il Paese? Amici e compagni del Pd ma perché non gliele rinfacciate ‘ste cose “in modo esplicito e diretto” all’uomo di Arcore? Non basta dire “Berlusconi è quello dello spread”...chi volete che immediatamente capisca? Gianni Amendola
Don Nino
6 anni fa
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