Mozione Marino . Mozione Canalis . Mozione Paolo Furia: Eccoci ! La mia candidatura è espressione di un collettivo che crede nel cambiamento con sostanza. Per troppo tempo si è invocato un « cambiamento purchessia », indipendentemente dalla preparazione, dalla formazione politica, dallo studio ma soprattutto dalla pratica attiva della democrazia. Ma sul terreno del « cambiamento purchessia », dove vale tutto e il contrario di tutto, hanno vinto i 5 Stelle. E sul cavalcare la paura, ha vinto la Lega. Oggi anche in Piemonte l'assalto dei professionisti del « cambiamento purchessia » è forte. Si nutre del livore dei social, della cattiveria diffusa, ma anche delle difficoltà e delle incomprensioni della vita di tutti i giorni, rispetto alle quali siamo stati e siamo talvolta sordi. Siamo persino apparsi timidi nel manifestare con chiarezza i nostri valori e, di lì, le nostre priorità sono apparse confuse, o non in linea con i bisogni sociali espressi nel Paese. Non è questo il tempo di tirarsi indietro. Esiste un grande potenziale di cittadine e cittadini che non si rassegnano a vedere in campo solo 5 Stelle e Lega. Ma noi, per intercettare questo potenziale, dobbiamo fare « i compiti a casa » : recuperare energie fresche, valorizzare i percorsi personali e politici migliori, dare visibilità e gambe a un'alternativa nel segno della società aperta, ma giusta. Anche in Piemonte il pericolo che le forze del cambiamento all'indietro prevalgono è forte. Per questa ragione occorre che il PD si stringa intorno al nostro candidato in Regione, Sergio Chiamparino, intorno a una proposta forte, appassionante, trainante. Mi candido dopo aver ricoperto la carica di segretario provinciale del PD nel quadriennio 2013-2017 e mentre svolgo il ruolo di consigliere comunale della città di Biella. Lavoro in università come precario della ricerca e di qui ho maturato un'esperienza umana che per un tempo ha messo tra parentesi il mio impegno politico in prima persona. Nonostante le pressioni e gli inviti a pensarci, per un certo tempo non mi sono dato disponibile perché fare politica costa sempre di più e perché i tempi della politica sono sempre meno conciliabili con le frenetiche condizioni di vita e professionali di ognuno. Da una parte ci hanno detto che, a differenza del passato, non si può più fare politica di professione ; dall'altra, sempre meno hanno una professione sicura e remunerativa che consenta effettivamente di farla. Così si è creato un vulnus democratico, col quale si esclude dalla partecipazione politica una parte sempre più ampia di società civile. Mi candido anche perché sia finalmente data voce a quei tanti invisibili che in questi anni si sono allontanati dalla nostra politica nella generale indifferenza. Mi candido in quanto « Biellese », cioè proveniente da quel « Piemonte 2 » (per dirla con quell'espressione propria dell'articolazione dei seggi elettorali) che fa fatica a reggere l'onda d'urto di una destra aggressiva e pervasiva. Un Piemonte delle valli e dei villaggi, dove le distanze si misurano in curve e tornanti e non in chilometri, e dove antichi saperi e costumi tradizionali lottano contro oblio e obsolescenza, contro lo spopolamento e l'invecchiamento. La provincia piemontese sta rispondendo alla crisi con efficacia diversa a seconda delle zone. Quelle a tradizionale monocultura industriale vivono una transizione particolarmente difficile. Quelle a vocazione agricola e turistica (i Laghi, le Langhe) hanno un'economia (e anche un immaginario) più vincente nella competizione globale, ma rischiano comunque di perdere competitività in un mondo in cui il marketing territoriale moltiplica ovunque le offerte e le possibilità, ma condanna rapidamente all'oblio. Occorre un « sistema Piemonte » che riduca i gap tra aree territoriali, tra il nostro bellissimo capoluogo, la collina e la montagna. Occorre un racconto della nostra Regione, percorsi turistici organici, iniziative di attrazione di impresa e investimento che tocchi tutte le zone, piani infrastrutturali strategici che non lascino indietro nessuno. Occorre proseguire quel lavoro che ci ha permesso di posizionarci, come Regione intera, in prima posizione nella graduatoria delle Regioni da visitare secondo la Lonely Planet. Mi candido nonostante le difficoltà perché credo in un partito che non pensi solo alle istituzioni, ma alla strada, ai luoghi del lavoro, ai luoghi dell'abbandono e dello spopolamento demografico, che parli i linguaggi plurali e diffusi al di fuori del mondo della politica ; e tuttavia mi candido perché credo in un rinnovamento fondato sui percorsi, su quella che un tempo si sarebbe chiamata « gavetta » e che oggi viene spesso sottovalutata (in particolare dai nostri avversari : e poi ci si chiede perché abbiamo il Parlamento più scarso della storia d'Italia!). Mi candido perché in tanti ci credono e perché sono disposto a lavorare anche con chi non ci crede, se l'interesse comune è il bene del PD e del Piemonte. Mi candido perché credo ancora che questo congresso possa essere un'opportunità di partecipazione, se lo riempiremo di contenuti. Credo che, nel rispetto reciproco tra candidati, si debba considerare il nostro congresso regionale non già come una resa dei conti interna priva di ogni interesse pubblico, ma un primo passo della campagna elettorale per vincere le Regionali. Questo può accadere se ci impegneremo a mettere al centro la nostra idea di Piemonte (nell'ambito nazionale e europeo) e la nostra idea di Partito : e io mi impegno senz'altro in questo senso. Quelli di seguito vogliono essere alcuni temi sui quali dare qualche spunto. Si intende che non si tratta di un programma dettagliato ed esauriente, ma di un elenco di priorità, corredato di alcune proposte. Si tratta di un documento aperto, che sarebbe bello fosse arricchito nelle idee e nelle proposte. Per il Piemonte il diritto allo studio dall'asilo nido all'università. La prima forma di welfare diffusa e di sostegno concreto alle famiglie è garantire percorsi scolastici compatibili con gli orari di lavoro e di vita delle famiglie. Da questo punto di vista, il Governo nazionale ha compiuto un primo passo indietro abolendo i pochi giorni di congedo di paternità introdotto dal nostro governo, quando si sarebbe dovuti andare al contrario a estendere quella possibilità. Un monitoraggio dei servizi per gli asili nidi è importante, in quanto a seconda dei Comuni e delle loro disponibilità economiche vi sono orari di apertura e offerte diverse, talvolta più conciliabili con la vita delle famiglie, ma talvolta non sufficienti. Il tema del diritto allo studio giunge sino all'Università. Abbiamo affrontato nella legislatura uscente il tema del rapporto tra borsisti idonei e assegnatari, abolendo nei fatti la figura dell'idoneo non beneficiario che era proliferata durante il governo Cota della Lega. Ora resta da affrontare la non semplice questione delle residenze, dal momento che i prezzi degli affitti nelle città universitarie (in testa Torino) stanno aumentando e per gli studenti più in difficoltà la questione è grave. Formazione professionale e politiche attive del lavoro. Occorre verificare con franchezza i dati che riguardano le ricadute concrete dei fondi messi a disposizione dall'Europa (es. Garanzia Giovani) e dalla Regione. Risulta ad esempio dai dati dell'Osservatorio Piemonte Lavoro, che circa la metà dei tirocini sfociano in un contratto di lavoro ; ma l'altra metà no, e si rimane rinchiusi nella prigione del turn over dei tirocini. Rivedere le regole sull'ingaggio dei tirocini è il minimo che si possa fare per evitare questo turn over. Occorre anche monitorare gli effetti dell'attuale alternanza scuola lavoro e passare da una « generica » alternanza scuola lavoro, a un'alternanza vera e propria alla tedesca, finalizzata all'assunzione. In questo quadro, si prevede un contributo spese per lo studente che fa alternanza scuola lavoro. Questi percorsi possono, nel corso del tempo, andare verso il superamento degli stages, che come detto portano spesso a uno sconto indebito per il datore di lavoro, senza nessuna formazione. Gli sgravi si concedono a chi assume a tempo indeterminato, non a chi assume a spot. Sgravi strutturali, differenziati e più vantaggiosi nel caso dei soggetti più deboli : ultrasessantenni ad esempio, ma ancora lontani della pensione. Le crisi industriali di oggi (ad es. l'inaccettabile caso della Pernigotti) ci preoccupano e devono continuare a trovare nella Regione un attento interlocutore. Ma è appena ovvio che affidare tante persone licenziate a politiche attive incapaci di reinserirle nel mercato del lavoro ha persino l'effetto di demotivare i destinatari di siffatte politiche. Meglio sarebbe prevedere un elenco di soggetti deboli su cui concentrare politiche passive specifiche, come la cassa integrazione in deroga che un tempo aiutava a supplire alle mancanze del sistema di ammortizzatori sociali nazionale, che in questi ultimi anni è stato ulteriormente indebolito. Bisogna infine favorire l'attivazione della contrattazione collettiva di secondo livello (e aziendale), che dovrebbe costituire uno strumento prioritario di definizione delle condizioni di lavoro nelle singole realtà e in particolare dei contratti a tempo determinato : contrattazioni di secondo livello e di prossimità potrebbero ad esempio individuare schemi condivisi di causali per i tempi determinati e di deroga, prevenendo un eccesso di contenzioso). Il ritardo su questo costituisce un elemento di rigidità nelle relazioni industriali, che produce un freno allo sviluppo economico. Le politiche sociali, con particolare attenzione alle disabilità. Ci sono città in Piemonte che hanno ottenuto addirittura il titolo di Creative City dell'Unesco (Alba) grazie alla speciale attenzione per il superamento di barriere architettoniche e culturali. Alcune città hanno addirittura aperto una specifica commissione. Il Partito Democratico può avere un ruolo di sensibilizzazione e di scambio di buone pratiche a livello regionale, anche considerando che qui e là, per le ragioni più disparate di solito attinenti le difficoltà di pubblica finanza, alcune agevolazioni importanti sono venute meno. Bisogna poi porre tra le priorità delle nostre azioni politiche la questione degli anziani abbandonati. I servizi, sia di rsa che domiciliari, sono stati oggetto di un profondo ripensamento nel corso dell'ultima legislatura regionale. Certamente il macigno del debito sanitario ha portato a dover affrontare questo cambiamento in una condizione di risorse limitate. Si deve ora riconoscere che il Piemonte ha ripreso a liberare spesa sanitaria, dopo anni di ristrettezze. Una discussione può essere aperta sui tipi di esigenze alle quali si intende dare voce perché ottengano il dovuto finanziamento. Un esempio può essere l'adozione di un piano di accompagnamento post-ictus, come altre Regioni come l'Emilia Romagna. Enti locali : superare il lutto del referendum costituzionale. Quel referendum prevedeva l'abolizione delle province. Le province non sono state abolite, ma rimangono prive delle risorse necessarie a funzionare correttamente, col risultato che, anche in Piemonte, le strade son spesso dissesstate. In compenso, una parte importante dei progetti europei (che sono fonti di finanziamento per progetti di prima importanza per le finanze pubbliche spesso in difficoltà😉richiederebbero iniziative di area vasta. Sia i Comuni che le Province, però, sono perlopiù sguarnite del personale qualificato a costruire le partnership, a scrivere i progetti e a coordinarli. La proposta è di promuovere un piano straordinario di assunzione di giovani esperti nella progettazione europea in tutte le province in modo da restituire a quell'ente un senso e una dignità, oltre che favorire una migliore capacità attrattiva di risorse. Occorre arrivare anche a definire ambiti unitari per : acqua, rifiuti, enti parco, enti caccia, enti turistici e province. Ad oggi, i sindaci che rappresentano i loro comuni in ciascuno di questi enti sono portati a saltare da una parte all'altra perché le dimensioni e le funzioni non sono accorpate in un'unica dimensione. Nel corso degli ultimi due decenni, spesso, al fine di semplificare, si è complicato e basta. A questo proposito occorre anche favorire i processi di fusione dei comuni troppo piccoli. Si tratta infatti di processi che, se ben spiegati, la popolazione arriva a comprendere e destinati a determinare importanti benefici sotto ogni aspetto. Educazione sessuale nelle scuole e visite gratuite e anonime per malattie sessualmente trasmissibili negli ospedali e nei consultori. In Piemonte l'aumento di nuovi casi di HIV tra gli adolescenti e soprattutto nella fascia 25-29 anni ci dice che è urgente promuovere l'educazione sessuale nelle scuole, non limitandosi agli aspetti sentimentali delle relazioni umane, sui cui pure è bene avviare percorsi specifici. Se non sarà la scuola a avvicinare il tema con percorsi competenti e seri, sarà la pornografia. Lo stigma intorno le malattie sessualmente trasmissibili produce grandi difficoltà, da parte dei giovani in particolare, a farsi visitare. Per questo occorre diffondere i consultori e fare in modo che i servizi siano il più possibile accessibili. L'educazione sessuale e sentimentale devono anche servire a combattere l'omofobia, la transfobia, la vergogna per il proprio corpo, la violenza di genere e il razzismo. Parlando di violenza di genere e razzismo, non dimentichiamo che la grande parte degli stupri avvengono in ambienti familiari. Dobbiamo impegnarci affinché su questi temi aumenti la coscienza comune. Le opere e l'ambiente. Occorre dire i giusti sì e i giusti no. Sì alla TAV perché, dopo la modifica del tracciato, l'impegno della Francia, i cantieri e gli appalti partiti o in partenza, i lavoratori in gioco e i troppi camion in giro, non si può tornare indietro. Le infrastrutture (e soprattutto quelle su ferro) sono una condizione dello sviluppo economico. Allo stesso modo è importante completare il Terzo Valico. Ad altre opere invece bisogna dire di no perché rappresentano sfruttamenti del territorio. Cito la Diga in Val Sessera, a cavallo tra Biellese e Valsesia, a titolo di esempio. Per questa ragione è opportuno sviluppare un ragionamento più ampio, rivolto soprattutto alla velocizzazione dei rapporti tra province e il capoluogo di Regione. Occorre fare in modo che tutti i capoluoghi di provincia abbiano un treno diretto, a cadenze da valutarsi, che le colleghi direttamente alla città di Torino. Dobbiamo dire di no al consumo di suolo e favorire un riutilizzo degli stabili abbandonati sparsi nelle città e nelle valli attraverso forme di utilizzo temporaneo e modelli di alienazione non eccessivamente rigidi. Semmai bisogna anche che ci si renda conto che alcuni beni immobili dismessi, di natura ex industriale o anche abitativa, non sono semplicemente recuperabili ; bisognerebbe demolirli dunque, con un piano di « demolizioni intelligenti » che recuperino verde pubblico, orti urbani o altri tipi di utilizzo. Poiché la demolizione ha dei costi e al suo posto raramente vi sono le condizioni per l'impiantamento di attività redditizie, è giusto che sia il sistema pubblico, di concerto con eventuali proprietari e con altri finanziatori, a prendersi cura del « bene comune ». … Ma il partito regionale a cosa può servire ? a COORDINARE il lavoro di circoli e federazioni su campagne unitarie da promuovere in tutti i territori. Possono sembrare parole vuote, ma in realtà per troppo tempo non sono arrivate campagne di comunicazione (su internet e cartacee) a disposizione di circoli e federazioni. Questo lavoro di coordinamento può assumere connotati molto semplici e allo stesso tempo precisi. Il Regionale può fornire un quadro entro il quale circoli e federazioni possono svolgere un'iniziativa sinergica. Troppo spesso le iniziative di dibattito o confronto che pur meritoriamente vengono organizzate dal partito sono estemporanee e non producono un patrimonio collettivo di conoscenza e memoria. Invece è importante che, almeno per i temi di rilevanza regionale (e fatta salva la libertà di circoli e federazioni di svolgere iniziative e attività😉 individuato il tema su cui si vuole attivare un dibattito, si chieda a tutti i territori di verbalizzare la riunione, di trasmettere gli esiti al livello regionale che si impegna a comporre un documento base, su cui tornare tutti insieme. Questo genere di attività è stato per troppo tempo considerato obsoleto, con l'esito di aver, in molti casi, semplicemente smesso di fare politica. a STIMOLARE l'adesione al Partito Democratico recuperando gli elenchi degli iscritti e degli amministratori, proponendo metodi di coinvolgimento innovativo ; a MOBILITARE l'attenzione alle realtà associative che, nei vari territori, si muovono ormai largamente indifferenti al partito. Questo implica di smettere di dedicare grossa parte dell'attività politica di militanza alle dinamiche interne, pratica sempre più diffusa che genera rancori e pettegolezzi, e tornare a discutere di politica. Tornare a discutere di politica non è uno slogan. Non mancano temi internazionali, europei, nazionali, locali su cui sollecitare l'attenzione dei circoli. Non si deve sottovalutare il senso del ritrovarsi per il solo gusto del discutere, del dibattere : ciò che in realtà tiene vive le comunità politiche autentiche, non mosse solo da interessi di bottega, potere o visibilità. Inoltre, questo implica di attivarsi per le questioni più calde, intercettando il sentimento delle comunità locali in cui siamo. Una mobilitazione organica su tutti i territori contro il Decreto Pillon può essere un esempio. a PROMUOVERE iniziative di tipo politico-ludico, come le Feste dell'Unità. L'ultima Festa di Torino nel 2018 è stata un successo, grazie all'attivismo e alla convinzione della federazione ; così, in tutte le federazioni resistono, non senza difficoltà economiche e di manodopera, le Feste. Occorre realizzare eventi di raccolta fondi, perché la chiusura delle sedi periferiche e l'assenza di risorse minime per realizzare anche solo piccoli eventi è un elemento della nostra crisi organizzativa. Il problema del finanziamento della politica è serissimo e diffuso. La pratica di affidarsi a ingenti finanziamenti privati è sempre più diffusa nel contesto della politica attuale (vedasi 5 Stelle e Casaleggio e Associati). L'assenza di una regolazione esplicita delle « lobbies » determina però spesso influenze indebite nel processo di partecipazione. La libertà economica è un principio della democrazia. A DARE ASCOLTO a circoli e territori. In genere tutti si parla sempre di « ripartire dai circoli ». Alle volte si tratta di parole vuote. Bisogna fare qualche esempio preciso. 1) se, nell'azione di governo (ad esempio della Regione), i circoli individuano criticità, tocca al regionale esaminarle e portare a Consigieri, Assessori e Presidente il problema. Le antenne del territorio vanno valorizzate. Portare il problema non significa necessariamente risolverlo, ma perlomeno verificarne la consistenz e la complessità. Questo è prendersi cura. 2) per comporre le liste del regionale, il ruolo delle federazioni è fondamentale, non solo perché sancito formalmente nei nostri regolamenti. I candidati debbono essere esponenti voluti e desiderati dal territori. Dobbiamo immaginare un PD regionale che aiuti a comporre la lista nelle situazioni difficili, ma senza generare intrusioni sulla base delle correnti. 3) non si devono sottovalutare i problemi e le sollecitazioni tematiche proposte dai circoli. Essendo le segreterie anche regionali degli organismi del tutto volontari, può capitare che i membri della segreteria non intercettino con sufficiente sollecitudine le richieste che possono arrivare dalla base. Bisogna anche renderci conto che il lavoro volontario, basato sulla passione, può altresì produrre « perdonabili » inefficienze. La buona organizzazione del lavoro può supplire almeno in parte a queste inefficienze, attraverso una comunicazione più diretta e franca, ma anche meno di retropensiero e aggressiva di come spesso siamo abituati. Una comunità non esiste senza un certo grado di comprensione e fiducia reciproca. Elementi, questi, che devono essere pratica quotidiana di militanza e non possono essere spiegati sufficientemente in un programma elettorale. Le altre candidature saranno condivise non appena ricevute.
Don Nino
6 anni fa
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