“Obiettivo è far incontrare due diritti, di un cittadino che vuole donare e di un cittadino che deve essere curato e non lo può essere che con quell’organo. Questo è il luogo delle Istituzioni”. È convincente l’intervento di Raffaele Potenza anestesista-rianimatore, del Coordinamento regionale delle donazioni e dei prelievi di organi e tessuti, abituato a confrontarsi professionalmente con le ragioni di chi non vuole perdere la speranza di tornare a una vita normale.
Anche la Città di Asti, da oggi si allinea così ai 145 Comuni in Piemonte, su 1206, che hanno già attivato la procedura. Un modello che piace ed è facilmente praticabile.
È una scelta in comune perché, come richiamato, è una conciliazione di diritti, ma è una scelta in Comune perché l’assenso o il diniego verrà richiesto quando ci si recherà all’Anagrafe, da maggiorenni, per rinnovare o farsi rilasciare la carta di identità.
Parlando di persone in condizioni di poter donare, solo un 5% delle persone ha dato un assenso formale espresso in vari modi, un 25% di persone ha lasciato una dichiarazione ai famigliari, ma il 70% non ha mai affrontato l’argomento. «Sette volte su dieci la famiglia ha un doppio trauma, della morte e di dover prendere una decisione. Un tabù che con questa iniziativa e l’aiuto di tutti si sta iniziando a smantellare».
A oggi 9.233 persone sono in attesa di trapianto 1.849.889 cittadini hanno espresso mediante registrazione alle Asl o presso i Comuni o iscrizione all’Aido il consenso alla donazione di organi.
Soddisfazione per la possibilità che l’Anagrafe potrà offrire è stata espressa dal sindaco e dall’assessore Maria Bagnadentro per una indicazione «che può salvare una vita. E anche se non è il primo dei nostri pensieri, forse, potrebbe farci vivere diversamente».
0 commenti:
Posta un commento
Rispettiamo la libertà di opinione, e siamo aperti a critiche e obiezioni. I commenti che contengono insulti, volgarità e pubblicità verranno cancellati.
Ricorda di selezionare un profilo prima di scrivere il tuo commento!