Referendum e crisi di Governo. Ora che sappiamo come è finita il 4 dicembre resta da chiedersi quale partito ci ritroveremo e quale il quadro politico generale. Credo che la personalizzazione che Renzi ha dato sin dall’inizio al referendum sia stata non l’unica, ma certamente la più importante, causa della sconfitta. Avvertiamo tutti il forte rischio di una lacerazione più profonda del Pd, una tentazione di arrivare, col prossimo congresso fra pochi mesi ormai, ad una resa dei conti che porterà solo ulteriori danni al partito, alla sinistra in generale ed al Paese. Che la minoranza avrebbe votato “No” era noto; pensare di far pagare ad essa il conto della sconfitta sarebbe però miope e controproducente, perché di fronte al 60% di “No” bisogna prendere atto della scollatura tra Paese e Governo, specie, stando ai dati estrapolati, dai giovani “under 35” e dal mondo della scuola (col quale è necessaria una “riparazione”: i docenti in particolare sono amareggiati e delusi dalla “Buona Scuola”, checchè se ne dica..). Col senno di poi si può affermare che forse se Renzi ed il partito fossero stati più lungimiranti avrebbero potuto costituire una commissione (Napolitano appena rieletto ne aveva caldeggiata una, poi dimessasi con la caduta di Letta) composta sia da parlamentari sia da “qualche professorone”, in modo che una volta arrivata la proposta di riforma in Parlamento, sarebbe apparsa nei fatti il frutto di un lavoro “super partes”, avrebbe dato l’idea di una più vasta intesa, di un sentire più ampio intorno ad essa; non una Costituzione “di partito” quindi, come poi di fatto è stata percepita, ma di un Paese intero. “Drogato” politicamente dal voto delle Europee (il famoso 40,8%), Renzi ha invece voluto giocare una partita personale, sottovalutando le stesse obiezioni nel merito di personalità che pure si erano espresse per il “Sì”, magari turandosi il naso, le quali non hanno mancato di notare le incompletezze, le parti poco chiare dell’impianto della riforma stessa. La “fretta” di concludere e di portare la gente al referendum (poiché in Parlamento non si raggiungeva la maggioranza dei 2/3, come previsto dall’art. 138), unita alla volontà, rimasta una costante dell’agire renziano, di saltare ogni mediazione, politica, sindacale, culturale, lo ha spinto ad arrivare fino in fondo, salvo poi dichiarare in extremis la revisione dell’Italicum e della composizione del Senato (il “lodo Chiti”), quando ormai era troppo tardi. Ora che è nato il governo Gentiloni è necessario che il partito ritrovi quella sostanziale unità senza la quale si farà solo danno al Paese, considerando le alternative “che non ci sono”! Non ci si può consolare col fatto che se il “No” ha un unico sconfitto non ha però un vincitore solo, ma tanti, ognuno però assai diverso (per cultura, per storia) dagli altri, al punto che è difficile ipotizzare che da quel 60% anti-riforma possa nascere una visione politica “nuova” nei metodi e nei contenuti, fino ad arrivare ad una aggregazione armoniosa di Governo. Già il Presidente dell’ANPI, Carlo Smuraglia, ha ribadito che il suo “No” e quello dell’associazione che rappresenta è stato, come per tanti altri del resto, un’opposizione al cambiamento della Carta Costituzionale vigente, non certo, come vorrebbero ”5 Stelle, Fratelli d’Italia e Lega, una richiesta di elezioni anticipate. Io credo che la situazione interna al Pd, ed all’esterno nel Paese, vada decantata; il nuovo Governo che ha appena avuto la fiducia dovrà essere tale, non un “governicchio”, in grado cioè di onorare gli impegni presi con l’Europa, ma anche coi Sindacati (è tempo di contratti), coi risparmiatori, con la gente terremotata, coi “senza lavoro” e con i precari (nonostante il Jobs Act), col mondo della scuola, pur nella consapevolezza che entro un anno comunque si andrà a votare. I “5 Stelle” ignorano la Costituzione che pure dicono di aver difeso. Poche parole sui “5 Stelle” (come pure sulla Lega di Salvini e su Fratelli d’Italia) che in questo passaggio “costituzionale” del nuovo Governo in cerca della fiducia, hanno minacciato “Aventini” vari (fuoruscite dalle aule parlamentari), continuando a straparlare di elettori traditi, di istituzioni ormai allo sbando . Il loro linguaggio, durante il dibattito sulla fiducia, è stato davvero becero, offensivo oltre ogni dire; và bene l’opposizione dura e pura, ma qui siamo al degrado morale. Non sanno che un vero rinnovamento passa anche per uno stile non formale ma sostanziale, espressione cioè di un’educazione personale, di un’etica del comportamento che nasce sempre dal rispetto degli altri? Capisco che sul web un linguaggio così non attirerebbe, ma questo significa che chi non la pensa come loro è destinato ad essere insultato! Non sanno che ai parlamentari, specie con incarichi istituzionali, è richiesto un “decoro” comportamentale? Circa le loro posizioni su temi centrali della politica poi è bene stendere un velo! Il “costituzionalista” Di Battista (una sorta di “Zagrebelski de noantri”, scusandomi in questo con l’esimio professore per l’accostamento comunque solo scherzoso) ha recentemente dichiarato di voler sottoporre la permanenza nel sistema dell’Euro agli Italiani tramite un referendum; altri suoi compagni di partito (anzi di “non partito”), all’indomani della Brexit avevano dichiarato di voler uscire dall’Euro pur rimanendo in Europa. Come ciò sia possibile non si sà e ad ogni modo vorrebbe significare l’uscita dall’Europa o la marginalizzazione dell’Italia nel contesto continentale (ammesso e non concesso che si possano indire referendum su temi economici, visto che l’attuale nostra Costituzione non li prevede!..). Quale la posizione del Movimento al riguardo? Ognuno come sempre in ordine sparso, considerando le diverse provenienze dei suoi parlamentari e di dei sostenitori sulla rete, o il loro capo (Grillo) che nessuno ha eletto, nemmeno con elezioni primarie, deciderà per tutti, come del resto pare abbia detto (“deciderò io la linea”) a proposito dell’immigrazione, caldeggiando il rimpatrio per i clandestini, senza aver mai pronunciato parole di umano apprezzamento per l’opera del Governo, impegnato “solo contro tutti” nell’opera di salvataggio e di accoglienza, volendo contendere una fetta di elettorato alla Lega? E gli aspiranti ministro degli Esteri Di Battista (rieccolo) ed Primo Ministro Di Maio, entrambi “in pectore”, sono sulla stessa linea? E sulla politica estera? Quale il rapporto con Putin, guardato con una certa simpatia dai Pentastellati, nonostante la guerra in Siria? Inveire contro il nuovo nascente Governo, parlando di tradimento del popolo che in maggioranza ha bocciato Renzi costituisce inoltre una prova di “ignoranza (nel senso di ignorare) costituzionale”. La legittimità ad un Governo in Italia, a “Costituzione vigente”, la dà il Parlamento: Gentiloni ha avuto i numeri per cui il suo sarà un Governo a tutti gli effetti. I cittadini, tanto evocati con enfasi nella campagna referendaria, eleggono i parlamentari, i quali danno o meno la fiducia al Presidente del Consiglio, scelto dal Capo dello Stato (non dai cittadini stessi!!!). Così funziona! Che dire allora? Che l’interesse del Movimento 5 Stelle era di far cadere Renzi, non la tutela della Costituzione che mostrano se non di non conoscere, quantomeno di ignorare. E lo steso dicasi per la Lega e Fratelli d’Italia, ai quali và ricordato di aver fatto parte integrante di un alleanza di governo (Berlusconi) che ha portato l’Italia sull’orlo del tracollo economico, che aveva favorito la nascita di Credieuronord, la banca della Lega, finita male come sappiamo (con la storia di Fiorani che vide coinvolto anche Fazio, ex governatore della Banca d’Italia) e che poi aveva “comprato”, una volta perse le elezioni del 2006, alcuni senatori per far cadere Prodi. Perché Salvini parlava, in campagna elettorale, di una Costituzione che impedisse i cambi di casacca, ma non disse niente quando a farli era Berlusconi? E ha dimenticato Credieuronord? E oggi che anche loro alimentano nella gente l’idea di istituzioni come una combriccola in mano a pochi avventurieri, è questo che vogliono per far crescere il Paese?
L’OSSERVATORIO, di Gianni Amendola
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