Caporalato, Martina: mai più schiavi nei campi

Diritti dei lavoratori e difesa del reddito degli agricoltori per noi sono parte della stessa battaglia

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mercoledì 31 maggio 2017

Sicurezza, ecco i fatti. Tecnologia e buona politica al servizio dei cittadini.

Dopo i complimenti del ministro dell’interno Minniti, che ha riconosciuto, dopo averla ispezionata, che la sala operativa della Polizia Municipale di Asti e l’impianto di videosorveglianza della città sono tra i più avanzati in Italia, il sindaco Fabrizio Brignolo e l’assessore alla sicurezza Sorba, hanno chiesto di poter visionare questa mattina la funzionalità degli impianti e le potenzialità di cui dispone la struttura. Cento e cinque telecamere. Ventuno telecamere con i fondi Pisu (550 mila euro), 18 nelle frazioni collegate con il WI FI (70 mila euro), 66 nel centro cittadino che hanno sostituito le vecchie apparecchiature ormai obsolete (300 mila euro), oltre a due telecamere mobili che potranno essere collocate su richiesta delle forze dell’ordine in caso di bisogno. E’ questo l’arsenale tecnologico messo in campo in questi anni dal Comune, per rendere Asti all’avanguardia nel settore della videosorveglianza.   Collegamento alle forze dell’ordine. Tutte le telecamere trasmettono in diretta le immagini sugli schermi di Polizia Municipale, Questura e Carabinieri e da tutte e tre le sale operative si possono effettuare ingrandimenti, leggere le targhe dei veicoli o comandare il “brandeggio” delle telecamere che possono spostare la propria inquadratura.   Circuito chiuso sui bus. A queste 105 telecamere si devono aggiungere gli impianti di videoregistrazione a circuito chiuso installati sui 38 autobus cittadini dell’Asp.   In arrivo altri 22 occhi elettronici nelle periferie. “Grazie al finanziamento da 580.000 euro ottenuto dal Comune con il piano periferie –ha dichiarato il sindaco- entro l’anno prossimo potranno essere installate altre 22 telecamere nei punti di accesso alla Città, con lettura targhe per identificare il passaggio di veicoli sospetti”.

Capitale Europea della Cultura per l’anno 2020 - Asti c'è!

La Città di Asti si candida a Capitale Europea della Cultura per l’anno 2020. La manifestazione di interesse, a firma del sindaco Fabrizio Brignolo, è stata trasmessa ieri martedì, 30 maggio, al Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo (il termine ultimo è fissato per la data di oggi). Entro il 15 settembre dovrà essere presentato il progetto completo con il dossier di candidatura che sarà predisposto coinvolgendo tutte le istituzioni e le associazioni culturali della Città, nonché tutti gli enti pubblici e privati impegnati anche dal punto di vista economico nel rilancio turistico della Città. La Cultura è un volano per l'economia, con l'aiuto e l'energia di tutti possiamo raggiungere questo importantissimo risultato.

L'Osservatorio numero speciale - Maggio

L’OSSERVATORIO (numero speciale) di Gianni Amendola I nuovi francescani. Ha avuto proprio ragione mons. Parolin, Segretario di Stato vaticano, nel richiamare Beppe Grillo per quanto da lui pronunciato nel corso della marcia del Movimento Perugia-Assisi: ”Siamo noi i nuovi francescani” e quindi sull’uso strumentale di quell’aggettivo che per la Chiesa (e per il mondo in generale) ha ben altro significato. Certo è che una frase del genere, in bocca ad un noto evasore fiscale, prima che sorridere fà indignare, perché conviene ribadire, cosa nota a tanti, che il Capo Supremo dei “5 Stelle” venne condonato nel 2005 (governo Berlusconi) proprio per il suddetto reato. Ora è vero che il condono estingue la pena, ma resta, come ho già sottolineato in precedenti numeri de “L’Osservatorio”, la macchia morale di aver derubato lo Stato, quindi “i cittadini”, evadendo le tasse. Perché Grillo non ha “spontaneamente” restituito quanto da lui trattenuto? Questo avverbio i Pentastellati lo usano sempre nel richiamare un personaggio pubblico in odore di malaffare, il quale dovrebbe dimettersi dalla carica che occupa ancor prima di un eventuale avviso di garanzia, “spontaneamente” appunto. Ora, perché non lo dicono con Grillo? La risposta è semplicissima: in un partito che ha dinamiche di consenso interno tipiche di una setta, dove chi comanda “per definizione” ha sempre ragione, come si può pensare di accusare nemmeno velatamente il Capo Supremo? Per Di Maio, Di Battista, la Raggi, i Fico e compagnia ”twittante” una cosa del genere sarebbe blasfema e comporterebbe l’addio a promettenti ed attraenti carriere politiche (che farebbe Di Maio se uscisse dalla politica?)! Volete davvero che facciano “i duri e puri” proprio con Grillo? Solo con gli altri ovviamente, magari mettendo su campagne mediatiche di cui effettivamente sono maestri. Poi magari Grillo, sempre come ho già detto altre volte, avrà restituito il tutto, senza clamori, con umiltà per non farsi pubblicità, ed allora tutto questo discorso viene a cadere, accompagnato da scuse sincere; ma allora perché i suoi adoratori non si fanno fotografare con la copia del maxi assegno da lui versato allo Stato, come amano fare in occasione del loro “Restitution Day”? Altra considerazione: il luogo scelto, vale a dire il percorso tra Perugia ed Assisi, due luoghi simbolo di ben altre “marce” e di ben altri “significati”, utilizzato per esclusivi fini elettoralistici, per propagandare il loro “reddito di cittadinanza”.. E si deve fare per questo una marcia Perugia-Assisi? E’ evidente che dopo la ramazzate di Roma sommersa dai rifiuti, compiute dai militanti Pd in maglietta gialla, un vero e proprio schiaffo alla sindaca Raggi ed al Movimento, serviva un evento che “mediaticamente” bilanciasse quella iniziativa. Niente di meglio allora che uno scenario carico di luoghi e significati come Assisi; ma cosa direbbero i “5 Stelle se il Pd o il Governo organizzasse un’ analoga marcia per la riforma della P.A. o per la legge elettorale! Proprio una bella cantonata mediatica avete preso, cari Grillo e Casaleggio! Da questa iniziativa promana tutto la vostra inadeguatezza, il vostro relegare la politica a show e slogan accattivanti, ma continuate a latitare su ben altre questioni che qualificano sia una Politica degna di questo nome sia uno Stato che da voi dovrebbe, secondo i vostri desideri, essere guidato!! Gianni Amendola N.B.: Altri numeri precedenti de L’Osservatorio si possono trovare sul blog del Pd Asti.

domenica 21 maggio 2017

Parlane con Angela Motta

Vi aspettiamo nella piazzetta della cappella rurale di bricco Roasio, domenica 21 maggio alle ore 18 per ascoltare i cittadini e per parlare con la candidata a Sindaco per il centro sinistra Angela Motta delle occasioni di sviluppo della nostra città. L'incontro si concluderà con un momento conviviale offerto dai candidati Renato Marra e Giulia Numa con prodotti locali innaffiati da vini astigiani.

L'Osservatorio - Maggio, seconda puntata

L’OSSERVATORIO, di Gianni Amendola L’informazione e le prossime amministrative. Credo proprio abbia ragione Saviano quando nel commentare, come in questi giorni su La Repubblica, le polemiche circa ONG e scafisti, afferma che l’importante, per chi vuole cavalcare a fini elettorali questo problema, è che la gente arrivi a percepire che i migranti aumentano perché esiste un accordo, una “mafia” tra ONG e i mercanti di uomini e scafisti. Non interessa la verità dei fatti, ma il “dubbio”, sufficiente però ad alimentare la fiamma del sospetto che trasforma tutto in automatica verità. Anche le parole del Procuratore di Trapani al riguardo pronunciate dinanzi alla competente Commissione parlamentare contribuiscono, sicuramente al di là delle intenzioni , a creare questo equivoco, quando ha dichiarato (pare) che “alcune navi di ONG hanno soccorso in mare migranti senza l’ok della Guardia Costiera, ma poiché hanno salvato le loro vite non si può più parlare di reato”. Ovviamente i Di Maio, i Di Battista”, i Salvini, le Meloni cosa volete che capiscano? Che le ONG “ci marciano” e sono perciò la causa dell’afflusso di profughi sulle nostre coste. Questo corto circuito informativo è micidiale, perché semplifica a fini di parte un problema che invece sta soprattutto nelle cancellerie europee e nella carenza dell’azione comune degli stessi stati; con le amministrative” alle porte c’è però da fregarsi le mani! Le parole della Serracchiani. La bufera scatenata dalle parole della Governatrice del Friuli, a proposito del tentativo di stupro di un profugo nei confronti di una ragazza alla stazione di Trieste, è purtroppo frutto di questa esasperazione “pro o contro i migranti” di cui si parla. Personalmente ritengo che quelle affermazioni (da quel che ho letto e sentito) vadano circostanziate e non amplificate; la Serracchiani ha espresso un’idea per la quale un’azione ignobile come il tentativo di stupro addolora di più se a compierla è una persona accolta nel nostro territorio, che invece di mostrare gratitudine e rispetto per coloro che ti ospitano e ti considerano un fratello, si macchia di un comportamento arrogante e criminale. Detta così, non mi pare vi siano altri reconditi significati, certamente non credo abbia voluto sostenere che se lo stupro venisse commesso da un italiano sarebbe meno grave! Eppure, su quelle parole si è scatenata la bagarre politica (sempre perché siamo vicini alle amministrative e bisogna cavalcare qualsiasi polemica a proprio favore!), qualcuno (lo stesso Saviano in testa, peccato!) ha già parlato di Serracchiani candidata con la Lega! Diciamo che forse, in un clima del genere, sarebbe opportuno evitare simili accostamenti perché si finisce per essere fraintesi. Il Friuli Venezia Giulia peraltro è una regione che nel Programma Immigrazione, delibera n. 396 dell’11/3/2016, si è impegnata per garantire agli immigrati istruzione ed educazione, inserimento abitativo, assistenza sanitaria, servizi territoriali, protezione internazionale…, per cui come si può attribuire alle parole della Serracchiani un significato ostile ai richiedenti asilo? Ma ciò che è veramente indecente è il coro che levatosi contro la governatrice, soprattutto (udite udite!) da parte di coloro che i migranti li vedono quasi come fumo negli occhi. Sentire infatti esponenti di Forza Italia (ma esiste ancora?) e dei “5 Stelle” tacciare di razzismo la Serracchiani, quando le loro pubbliche dichiarazioni al riguardo sono sempre state di tutt’altro tenore nei confronti dell’accoglienza dei migranti, fà veramente indignare. E’ qui che si misura il basso livello, direi proprio l’indecenza, cui scende la nostra politica quando sono in gioco meri scopi elettorali! Anche in questi casi si misura la moralità delle persone, al di là dei proclami, cari grillini! Ancora sui vaccini. Sulla querelle tra “obbligatorietà dei vaccini ed obbligo scolastico” credo occorra porre il punto definitivo, perché, come pure sottolineato da diversi giuristi, la garanzia della salute pubblica può essere in certi casi prevalente rispetto ad altri valori garantiti; la Costituzione chiede che vi siano leggi che rendano necessaria l’obbligatorietà della pratica vaccinale e questo sembra si stia facendo. La domanda da porre soprattutto ai grillini è la seguente: chi decide dell’utilità di un vaccino e della sua facoltatività od obbligatorietà? La comunità scientifica o la politica? Perché se è la “Medicina” a decidere (chi se no?) che c’entra la politica? In altri termini, chi può al di fuori della professione medica stabilire al riguardo ciò che è giusto e ciò che eventualmente non lo è? La politica deve garantire il bene pubblico sulla base delle conoscenze scientifiche che si evolvono continuamente. Di Maio ha dichiarato che a breve uscirà la posizione ufficiale del “Movimento” (vale a dire lui, Di Battista, Toninelli, Morra, Fico, forse la Lombardi, la Taverna, Grillo e Davide Casaleggio e chissà…forse anche la Raggi…tutta la “casta partitica” interna insomma) circa il problema dei vaccini. Torno a dire: chi è che decide sulla loro utilità? Perché è facile prevedere che verranno usati i soliti argomenti degli interessi della case farmaceutiche o che verranno riportate esperienze di persone con danni seguiti a loro dire alla pratica vaccinale…Mi sembra di essere tornati ai tempi del “caso Di Bella”, gonfiato ad arte per esclusivi motivi di bassa politica, utilizzando cioè un tema sentitissimo, come la cura delle neoplasie, per far cadere il governo, all’epoca quello di Prodi. Quel “metodo” non aveva adeguati riscontri scientifici, si basava sull’uso di sostanze comunque note alla “medicina ufficiale”; ad ogni modo, proprio per venire incontro alle pressioni mediatiche, si decise di provarne l’efficacia nel confronto con le terapie “protocollate”. Ma ciò che risultava indigesto era il dilettantismo di tanti politici (del centro-destra) nel parlare di “libertà di cura” (!!!), quasi che in Medicina si possa scegliere come dal salumiere, se si preferisce un San Daniele o un Parma. Come avrebbe potuto (e come potrebbe) un malato oncologico “scegliere” quale terapia utilizzare? Sulla base di quali conoscenze? E’ chiaro che è il medico specialista che indirizza verso il trattamento che ritiene più idoneo…Ma poiché all’epoca c’era il governo Prodi, con la Bindi ministra della Sanità, invisa a molti peraltro, la “cura Di Bella” doveva rappresentare il cavallo di Troia del ribaltamento della maggioranza governativa, sull’onda di un crescente moto popolare proprio attorno ad un problema di netta natura scientifica!! Oggi sembra di nuovo come allora: tramite il web stavolta aizzare un moto dal basso contro i vaccini, portatori di oscuri interessi delle multinazionali farmaceutiche, e quindi contro il governo che li sta imponendo. Rimane sempre sullo sfondo, ma non tanto, l’idea, per i grillini, che vi sia del marcio ovunque, per cui anche la tutela della salute potrebbe andare magari in “secondo piano” se ciò potesse assestare un colpo definitivo ai loschi interessi che senz’altro girano in ambito sanitario! E il web non è altro che la “voce” dell’indignazione popolare al riguardo! Poi se si riaffacceranno in Italia malattie che crediamo debellate, quali la difterite, di cui sono segnalati casi in Russia, sapremo di chi sarà stata la responsabilità. Gianni Amendola

domenica 7 maggio 2017

14 telecamere di videosorveglianza nelle frazioni! Mentre gli altri parlano, il PD agisce!

Sono state accese e hanno incominciato a funzionare, registrando le immagini e trasmettendole al comando di Polizia Municipale, le prime quattordici, delle diciotto telecamere di videosorveglianza installate dal Comune di Asti nelle frazioni. “E’ in qualche modo un momento storico perché per la prima volta le telecamere di videosorveglianza del Comune non vigilano solo più sul centro cittadino ma anche nelle frazioni, cosa mai accaduta in passato” commenta il sindaco Fabrizio Brignolo. Tecnologia innovativa. Non solo per Asti la videosorveglianza nelle frazioni è una novità, ma anche nel panorama nazionale è molto raro incontrare telecamere nelle frazioni. Questo perché la fibra ottica, normalmente utilizzata per collegare le telecamere alle sale operative delle forze dell’ordine, arriva solo in centro. “L’intuizione del Comune di Asti è stata quella di abbinare le telecamere alle antenne del Wi-fi che abbiamo installato nelle frazioni e in questo modo si è riusciti a superare il problema” spiegano il sindaco Brignolo e il vice Davide Arri, delegato ai sistemi informativi. Lavori ancora in corso. I lavori non sono ancora finiti, in quanto, come detto, devono ancora essere attivati quattro apparati e le immagini al momento arrivano solo al comando della Polizia Municipale e non ancora alle sale operative della questura e dei carabinieri e ovviamente devono ancora essere effettuati i collaudi, ma è estremamente positivo che il sistema sia attivo e dimostri di funzionare anche se, come detto, si tratta di una tecnologia che viene utilizzata tra le prime volte in Italia.

mercoledì 3 maggio 2017

L'Osservatorio (tutto ciò che c'è da sapere sulla politica italiana) - Maggio

L’OSSERVATORIO, di Gianni Amendola Ancora sui migranti e ONG. E’ l’avvicinarsi del test delle amministrative di giugno, che ovviamente avrà una risonanza nazionale sul Governo e sui partiti, il vero e unico motore della polemica continua sui presunti rapporti tra gli scafisti, i mercanti di esseri umani ed alcune ONG. Non certo perché il tema non sia in sé di notevole rilevanza, quanto perché l’immigrazione è un tema che parla “alla pancia del Paese” e può spostare voti e delineare nuovi equilibri politici; come non sfruttare tutto ciò a fini elettorali? Anche i “5 Stelle” non vanno certo per il sottile al riguardo! Ora menano vanto di una proposta rivoluzionaria (a loro dire), quella di estendere le competenze delle Procure anche sui reati “di mare”, con la speranza che si trovi un purchessia di ipotetica connivenza con gli scafisti anche di un singolo appartenente ad una delle ONG per gridare di aver ragione e che senza i grillini il Paese vivrà sempre intriso di malaffare. Dalle Procure, non ultima quella di Siracusa nella cui provincia si trova il porto di Augusta, uno dei terminali degli sbarchi, sono arrivati finora solo smentite circa rapporti poco trasparenti tra le Organizzazioni Non Governative e i mercanti di esseri umani, come pure è stata ribadita l’assenza di un documento dei servizi segreti italiani; nel frattempo la Procura di Trapani ha aperto un indagine su una ONG per presunte complicità con gli scafisti. Ora, questa notizia darà ancor più la stura ad ulteriori polemiche e più fiato ai vari Salvini e Pentastellati al grido di “l’avevamo detto”, anche se si deve sempre sottolineare che le responsabilità sono di chi commette un reato, non di tutti (ma poi, perché Trapani apre un’inchiesta col “materiale” citato dal procuratore di Catania che a sua volta lo riteneva non sufficiente per aprire un’indagine?). Personalmente ai vari urlatori politici preferisco ascoltare persone come i “Medici senza Frontiere” o “Save the children”, i quali sostengono che è proprio l’Europa ad essere latitante sulla materia e che le ONG fanno al riguardo opera di supplenza, sottostando purtroppo al “vero e proprio ricatto” degli scafisti i quali, annunciando la partenza dei barconi, lasciano poi il compito di salvare i migranti stipati all’interno di queste imbarcazioni alle navi delle Organizzazioni. Anche i Vescovi italiani chiedono di smetterla di speculare per fini politici sulla pelle dei profughi... Volete che importi qualcosa ai grillini che stanno basando la loro campagna elettorale su tale argomento, allineandosi, nonostante si “arrabbino” se glielo ricordi, a Salvini o alla Meloni? Il New York Times contro Grillo. Anche il NYT, dopo il sottoscritto (scusate), ha attaccato il leader dei “5 Stelle” sulle campagne anti-vaccinazioni, ma il Capo Supremo ha già bollato tutto come “fake news”. Esisterà pure un limite alla presunzione, ma Grillo lo ha già superato. Proprio questa irritazione o impermeabilità ad ogni critica rimane un elemento identitario suo e della sua congrega pentastellata, quasi a voler dimostrare che è normale essere attaccati perché non graditi in quanto portatori di un “verbo nuovo”, in grado di far emergere dalle situazioni tutto il marcio in esse contenuto! E’ in questo volersi accreditare un ruolo morale salvifico la vera spiegazione delle reazioni stizzite ed anche volgari, se non addirittura violente sul web, nei confronti di chi non la pensa come loro! Mai un cenno di autocritica, mai “un dimettersi”, come chiedono ogni volta che sembrano emergere aspetti penali, anche non confermati, in vicende riguardanti qualche amministratore o parlamentare (di altri partiti ovviamente, specie se Pd); perché ad esempio Di Battista, che ha accusato la sen. Capua di essersi arricchita “trafficando virus (?)”, non si è dimesso una volta assolta completamente la scienziata senatrice? Di Maio sa rispondere al riguardo? E Massimo Cerruti o l’avvocato Pasta? Il Pd dopo le primarie. I numeri parlano chiaro: Renzi ha stravinto; anche aggiustando la percentuale di Orlando (dal 19.5 al 22%) il giudizio politico non cambia. Certo, gli oltre 1.200.000 votanti in meno rispetto alle primarie precedenti, addirittura oltre 2.000.000 rispetto a quelle che incoronarono Prodi, quando però c’erano state campagne più lunghe ed un coinvolgimento più ampio anche dei mezzi di informazione (chi non ricorda ad esempio la diretta tv del confronto Renzi-Bersani?), oltre al fatto che han votato molti più gli ultra-cinquantenni che i giovani, son cose che devono indurre un’attenta valutazione, lontana da toni trionfalistici. Comunque, pur volendo elucubrare sull’ipotesi che chi non è andato a votare quasi certamente “non era renziano” (perché i renziani hanno votato tutti, come i comunisti di una volta) e anche attribuendo percentuali ribaltate a questo 1.200.000 e oltre di non votanti (vale a dire un 60-70% ad Orlando ed Emiliano, un 30% a Renzi) si sarebbe arrivati, se avessero votato in oltre 3.000.000, a percentuali definitive molto più ravvicinate tra i 3 candidati, anche se vero lascia il tempo che trova. La vera domanda ora è: “quale Pd sarà”? Sarà “inclusivo” o “autosufficiente” (la tentazione del premio alla lista); ma soprattutto quale legge elettorale ci sarà (che rimane compito del Parlamento ovviamente)? Perché se prevarrà la tentazione di “renzizzare” completamente il partito non ci sarà molto spazio per alleanze aperte a sinistra (Pisapia in primis), perché sarà eventualmente Pisapia (che ha già smentito tale ipotesi) ed il suo movimento “a dover chiedere” alleanza con il Pd, ma alle condizioni di Renzi (senza D’Alema, senza Bersani…, senza cioè coloro che lo avrebbero tradito e cercato di pugnalare alle spalle, votando o caldeggiando il “No” al referendum). Questo aprirebbe una nuova e definitiva lacerazione a sinistra, con conseguenze assai pesanti per il partito e per il Paese, ammenocchè l’elettorato gravitante in Forza Italia, ormai sull’orlo della dissoluzione, non porti nuova linfa elettorale, ma allora il Pd diventerà proprio un’altra cosa! Sarà importante quindi affrontare e rivedere serenamente, in “modo maturo”, quelle riforme, dalla Buona Scuola al Jobs Act oltre quella sulla Pubblica Amministrazione, che sono state la causa principale della batosta referendaria e del distacco dal Pd di una buona fetta di elettorato. Questa revisione la impone la realtà dei fatti, non certo il sottoscritto (ci mancherebbe); è necessario allora recuperare il valore del dialogo e del confronto con i “corpi intermedi”, non in modo strumentale, ma con l ’atteggiamento di chi da ciò “sà di potersi politicamente arricchire”, vale a dire saper imparare la capacità di ascolto del Paese nelle sue molteplici articolazioni. Forse è stato proprio quel senso di “autosufficienza” che sembrava quasi voler dire “non è necessario aver bisogno degli altri” a creare quella “scissione dal Pd”, verificatasi ancor prima della scissione “nel Pd”. Spetta a Renzi dare le carte, ma stavolta deve saperle dare bene. Gianni Amendola