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martedì 29 dicembre 2020

OSSERVATORIO DICEMBRE 2020

L’OSSERVATORIO (20/12/2020) L’assoluzione in appello di Virginia Raggi spegne definitivamente ogni ipotesi di alleanza col Movimento 5 Stelle a Roma per le prossime amministrative del 2021, complicandone però la prospettiva probabilmente anche per le altre città coinvolte (Milano, Napoli, Torino, Bologna..). Intendiamoci: non sto insinuando un personale dispiacere per l’esito giudiziario, ma solo ribadire che la candidatura della sindaca (che comunque si sarebbe ripresentata anche in caso di condanna, come aveva già a suo tempo dichiarato) “obbligherà” i Cinquestelle a sostenerla, al contrario del Pd per il quale la Raggi era ed è indifendibile per quanto ha fatto o non ha fatto per Roma. E’ ancora presto per trarne conclusioni definitive, ma è possibile che il venir meno dell’alleanza auspicata per la capitale innescherà una reazione a catena che porterà il Movimento ad alzare il prezzo di ogni altro eventuale patto elettorale col Pd. L’assoluzione della sindaca è senz’altro notizia sgradita per buona parte dei Pentastellati, ma per loro è una sorta di nemesi, in quanto hanno fatto del tema “giustizia” una specie di patente di purezza (in sé non una cosa sbagliata), il lasciapassare indiscutibile per ogni candidatura o attività politica, quando invece deve prevalere un giudizio sull’operato concreto (poi certo ci sono reati e reati evidentemente…). In altri termini, quando nella logica pentastellata una giustizia funziona se “produce colpevoli”, per cui le assoluzioni (quelle degli altri) sono frutto di intrighi e sotterfugi, nel caso della Raggi questo si traduce in un appoggio “a prescindere”, nonostante il risultato ottenuto dalla sua sindacatura sia, a detta di tanti romani e non, assolutamente deludente. Se fossero un vero partito, quantomeno una forza politica aperta naturalmente ad un dibattito interno senza la finzione di una piattaforma e di una presunta alterità rispetto ad altri, potrebbero anche scegliere liberamente di cambiare candidato o comunque di accettarne uno all’interno di un’alleanza politica (come vorrebbe Zingaretti); ma non lo faranno perché sarebbe davvero la loro fine politica, il prendere atto di una scissione non più ricomponibile. Vedremo come finirà (con la Raggi a Roma nessuna alleanza coi Cinquestelle, questo è chiaro, sempreché il Pd romano non voglia suicidarsi; per le altre città non saprei, ma non sarei troppo ottimista). Matteo Renzi sta alzando il prezzo per il suo stare nella maggioranza. Dove arriverà? Decifrare l’ex-segretario piddino è sempre un’impresa anche se il merito di alcune questioni può essere condivisibile. Io spero come tutti che il governo sia in grado di gestire sapientemente i fondi del Next Generation Eu per un serio rilancio del Paese, che è ciò che conta davvero. La vera ragione per cui Conte sembra accentrare a sé alcune scelte non sta tanto o non solo nella instabilità della maggioranza, sempre segnata dalle tensioni dei Pentastellati ed ora dalle intemperanze di Renzi, quanto nel fatto che non avendo un vero partito alle spalle, in genere motivo di debolezza politica (è stato sì nominato dal M5S, ma è ormai adottato come punto di equilibrio del centrosinistra), l’accentramento di alcune importanti deleghe, quella sui Servizi ad esempio, diventa il suo punto di forza perché in tal modo può “dare lui le carte” di ogni eventuale rimpasto o redistribuzioni di compiti, nell’assenza di alternative parlamentari. Forse è la naturale evoluzione di una maggioranza messa su per evitare che il sovranismo portasse l’Italia sulle orme dell’Ungheria e della Polonia, ma che appare lontana da una visione ampia e condivisa del Paese; la questione Mes per la Sanità ne è l’esempio più eclatante, frutto com’è di una concezione della politica quale campo su cui piantare bandierine o di alleanze da interpretare come uno spartirsi di reciproci interessi elettorali (il “contratto” del governo Conte 1). Tutti hanno apprezzato la franchezza della Merkel nel riconoscere l’inefficacia delle misure di parziale lockdown che non hanno limitato la diffusione del coronavirus in Germania. Il passaggio ad un blocco totale è avvenuto a quanto pare senza polemiche da parte dell’opposizione. Qui in Italia l’ossessione elettorale, in questo anno disgraziato, del Centrodestra a trazione sovranista ha contribuito non poco nel guastare quel clima comunque di condivisione e solidarietà che all’inizio della pandemia aveva caratterizzato il nostro Paese. Quel cavalcare il comprensibile risentimento delle categorie produttive più penalizzate, le continue polemiche specie da parte dei Presidenti di Regione del centrodestra sin da marzo sui provvedimenti restrittivi (la revisione del titolo V’ s’impone urgentemente), per non dire successivamente delle polemiche idiote sull’uso delle mascherine, l’aver lasciato prosperare in quella parte del Paese più “destrorsa” idee quasi vicine al negazionismo, di cui scontiamo ora gli effetti, tutta questa continua critica e fibrillazione (ora Salvini parla del Natale come un “diritto” e che lui si autodenuncerebbe volendo violare come dice le norme circa gli spostamenti) non ha coinciso con un atteggiamento costruttivo, quanto invece con un continuo cercare la messa in crisi del Governo, il vero obiettivo perseguito in questa situazione. Al netto delle incertezze, dei continui ripensamenti circa le misure da prendere da parte del governo e delle suddette tensioni nella maggioranza, c’è da dire che il panorama politico italiano non è per nulla incoraggiante; perché quando in una pandemia siffatta si cerca comunque un consenso elettorale prima ancora della “messa in sicurezza” del Paese di fronte al diffondersi del virus (mostrando di trascurarne le misure preventive) vuol dire che per l’Italia ci vorrebbe davvero un “recovery plan” delle forze politiche… Buon Natale a tutti!! Gianni Amendola

domenica 22 novembre 2020

OSSERVATORIO SPECIALE PANDEMIA

L’Italia multicolore, frutto della diffusione virale a livello regionale, ci richiama tutti indistintamente alla responsabilità dei comportamenti, che la prospettiva imminente dei vaccini (e degli anticorpi monoclonali) dovrebbe rendere più motivata e positiva. Non sappiamo ancora quando se ne potrà usufruire (probabilmente da gennaio), anche se sarà ovvio che i primi destinatari saranno il Personale Sanitario insieme, credo, alle forze dell’ordine ed agli anziani. E’ giusto ribadire che l’arrivo del vaccino non significherà automaticamente la fine della pandemia, e quindi un rilassamento dei comportamenti, ma certamente darà pian piano progressivo respiro all’economia ed alle nostre attività. Le difficoltà attuali nel controllo della diffusione del coronavirus sono dovute all’impossibilità ormai del tracciamento dei contatti (contact tracing) per l’incremento esponenziale dei contagi; restano peraltro assai comprensibili i problemi di tanti genitori di fronte alle frequenti tipiche manifestazioni da raffreddamento dei loro bambini, per i quali i protocolli anti-pandemia richiedono tamponi negativi per un possibile rientro a scuola. Si spera che presto potrà essere disponibile il tampone salivare, da fare anche a domicilio, messo a punto da quattro ricercatrici dell’università di Milano, che richiede certo il successivo trasporto presso un laboratorio accreditato, ma in grado di fornire risposta in meno di 24 ore. Insomma, se oggi dobbiam fare dei sacrifici (probabilmente anche per il Natale, sicuramente diverso dai “soliti”), il domani ci appare meno buio. Resta pertanto del tutto appropriato e condivisibile l’intervento odierno (17/11) del Presidente della Repubblica al convegno on line dell’ANCI, richiamando come ha fatto tutte le figure istituzionali, a partire dai Sindaci, a remare concordi nella stessa direzione, evitando basse polemiche di parte, perché la pandemia è questione seria ed ha bisogno anche di un quadro politico maturo e credibile, pur nella diversità dei ruoli. M5S ed il suo…Travaglio Pensare che gli Stati Generali, testè celebrati, potessero definire fin da subito l’immagine nuova del Movimento era piuttosto ottimistico; qualcosa certamente si muove (il rapporto con la Casaleggio Associati ad esempio), ma si è ancora a livello di belle intenzioni, di slogan più calibrati, espressione sempre di quell’ humus da cui provengono, e soprattutto di rifiuto a sottoporsi ad autocritica (come pure qualche delegato ha sottolineato) che avrebbe dovuto rendere ragione della costante emorragia dei consensi, indice della perdita di credibilità da parte dell’elettorato. Ma vorrei far notare, se mi si permette, l’ipocrisia che accompagna i commenti di alcuni dei protagonisti della kermesse pentastellata. Di Maio, tanto per cambiare, ha detto, a beneficio degli iscritti alla piattaforma, che il mantenimento del limite ai 2 mandati è sacrosanto, quando è evidente da tempo che le sue mire sono opposte; figuriamoci se lui ha intenzione davvero di uscire un giorno dalla politica, non solo per comprensibili motivi economici, ma anche perché ambizioso com’è non rinuncerebbe mai a diventare l’ago della bilancia in Parlamento, aspirando anche alla Presidenza della Repubblica (magari nel 2029). D’altra parte, a 2 anni dalle prossime elezioni nazionali, cosa gli costa fare affermazioni del genere? Nulla. Bisognerà sentire cosa dirà nell’approssimarsi di quella scadenza invece…! Poco fa l’Ansa ha riportato una sua dichiarazione nella quale ha ribadito che “…non esistono cose di destra o di sinistra. Esiste il Paese e dunque misure giuste o sbagliate, in relazione agli interessi e alle esigenze dei cittadini. Ad esempio il lavoro, il fisco, la sicurezza e i flussi migratori, i diritti”. E a seguire un invito a tenere in alto i cuori, ricordando di essere la forza più numerosa in Parlamento. E’, come si vede, l’espressione del grillismo allo stato puro. Invece esistono cose di destra e di sinistra, caro Di Maio; dipende da come si leggono i fatti e come si cerca di risolvere i problemi, e non è differenza da poco (e il Pd al riguardo deve dare sempre segnali inequivoci nelle sue scelte politiche; far capire sempre da che parte sta)!..Ma è questa ambiguità che costituisce il DNA dei Cinquestelle, per i quali i problemi vanno affrontati o meno in quanto “funzionali” alla causa del consenso (l’immigrazione ad esempio o l’anti-europeismo iniziale, quando pensavano fosse più “utile” per loro cavalcare il risentimento di tanti verso l’Unione, al punto da portarli a sostenere i Gilet Gialli, mentre oggi parlano di sintonia a Strasburgo coi macroniani!!). Dall’altra parte troviamo Di Battista che ha smorzato un pò i suoi toni, ma ha posto 6 condizioni per impegnarsi attivamente nel Movimento. In particolare ne voglio sottolineare tre: la revoca della concessione di Autostrade ai Benetton, una presa di posizione chiara sul tema dei conflitti di interesse e l’istituzione di una commissione di garanzia cui parteciperanno iscritti e portavoce, ma non membri di governo, che scriva regole chiare e trasparenti su tutte le nomine in tutti i ministeri e le partecipate di Stato. Premesso che sono problemi interni loro, pure qualche considerazione và fatta. 1) I Benetton: lungi da me l’idea di prenderne le difese, ma “Dibba” ignora (o finge di ignorare) che se lo Stato ha tutto il diritto di revocare la concessione di un proprio bene è altrettanto vero che atti del genere hanno costi esosi (quindi per la comunità), tanto più che c’è una Magistratura che sta indagando e che stabilirà i livelli di responsabilità penali e relative adeguate conseguenze. Ci sono sempre però l’istinto dello scalpo da esibire, tipico della logica pentastellata, e l’immagine dei giustizieri venuti a purificare la politica a venir fuori in posizioni del genere. 2-3) Conflitti di interesse e norme circa le nomine (che vanno a braccetto): al Paese certo manca da tempo una seria legge al riguardo, anche per responsabilità della sinistra. Ma se è strano che Dibba non abbia detto una parola sulla recente norma governativa che protegge Mediaset dalla scalata di Vivendi, lo è ancor più che proprio lui, sempre particolarmente attento al problema, abbia improvvisamente taciuto (dopo essersi scagliato poco prima contro la conferma di De Scalzi quale a.d. all’ENI) sulla nomina di Lucia Calvosa alla presidenza del medesimo Ente! Lucia Calvosa è professoressa ordinaria di diritto commerciale all’università di Pisa; ha ricoperto e ricopre vari incarichi quali consigliera indipendente di TIM e altrettanto al MPS. Persona sicuramente capace, di valore e di spessore, che siede (o sedeva credo) anche nel board de “Il Fatto Quotidiano” (non c’è ombra di conflitto d’interessi in questo caso?), il cui direttore è Travaglio, lo stesso che ha finanziato i viaggi di Dibba, consentendogli di saltare una legislatura (quella in corso, in modo da rientrare nella prossima da capo politico, fidando nell’applicazione del limite ai mandati parlamentari) e garantendogli comunque introiti consistenti, mancandogli gli stipendi da parlamentare...L’istituzione poi di un comitato di controllo sulle nomine, al di fuori dal perimetro dei ministri e sottosegretari, sembra più che altro un attacco indiretto a Di Maio, il quale, per garantirsi un ruolo di rilievo nel caso di una imprevista uscita dalla politica (non si sa mai nella vita, con la storia del doppio mandato!), ha nominato da tempo 70 fedelissimi ai vertici di società partecipate e consorziate, come ricordava qualche mese fa L’Espresso, magari con l’obiettivo di ritrovarsi alla guida o nei consigli di amministrazione di qualche azienda statale..Insomma, un clima ovattato ma da guerriglia strisciante. I nostri principali alleati di governo certamente vorranno portare avanti la Legislatura, anche ingoiando il sostegno di Berlusconi se fosse necessario. Ma restano in piedi tutti le questioni laceranti per un Movimento che comincia a “parlare” il linguaggio dei partiti, contro cui si erano sempre scagliati, dichiarando però soddisfatti che “stanno crescendo”! Gianni Amendola

domenica 15 novembre 2020

OSSERVATORIO NOVEMBRE 2020

L’OSSERVATORIO (7/11/2020) Mentre scrivo arriva la notizia ufficiale della vittoria di Joe Biden alla Presidenza degli States, dopo l’esito dello scrutinio in Arizona, Pennsylvania e Georgia, avendo raggiunto la fatidica quota di 270 Grandi Elettori, superata poi nettamente; ma è evidente che gli USA sono spaccati a metà e che Trump, che non vuole accettare la sconfitta, asserragliandosi nella Casa Bianca dopo aver aizzato manifestazioni di piazza in varie città a difesa del “voto legale” (come se quello per posta, da sempre permesso ed utilizzato dagli elettori, tanto più ora in tempi di Covid, non lo sia) ed agitando lo spettro di brogli, sta giocando alla destabilizzazione. Sul voto americano bisognerà comunque fare qualche riflessione, in quanto non c’è stata l’ “onda blu” (negli USA gli stati ad appannaggio dei “democrat” sono indicati col blu, quelli dei repubblicani col rosso) prevista dai sondaggi ed il “trumpismo”, quella commistione cioè di nazionalismo economico fin quasi al protezionismo, suprematismo bianco, identitarismo, che ha portato alla costruzione di un muro lungo il confine col Messico, è tuttora vivo e vegeto, anche se temporaneamente sconfitto. Tutto ciò non porrà solo problemi a Biden, che avrà il compito di pacificare una nazione estesa come gli Stati Uniti, ma anche alle democrazie europee che, per quanto rinfrancate dal cambio di gestione politica d’oltreoceano per il conseguente ridimensionamento dei sovranisti, privati come sono della decisiva sponda di Trump, si troveranno però ad affrontarne la rivalsa perchè i vari Salvini, Orban, Kaczynski tenteranno ormai il tutto per tutto per rialzare la testa. Non è un caso al riguardo che il succitato leader leghista sia stato l’unico in Italia a sposare la linea dei brogli elettorali, durante lo spoglio delle schede ancora in corso! E’ che nella logica di certa destra il “machismo” in politica (l’uomo tutto d’un pezzo che sa parlare alla pancia del Paese e che pensa di piacere alle donne) non può tollerare la sconfitta; il capo può essere ferito, ma non può morire (politicamente s’intende). Certo, nel caso di Trump pare entrino anche altre motivazioni (debiti consistenti, se ho ben compreso, verso lo Stato) che per essere silenziate ed emendate hanno bisogno del controllo diretto del Potere, ma che possono giustificare da par suo questi comportamenti così divisivi, come pure qualche esponente repubblicano comincia timidamente a dirgli. Sembra di ritrovarsi per certi versi davanti ad un film già visto in Italia: un imprenditore miliardario indebitato scende nell’agone della politica dopo aver perso i suoi referenti politici (Dc e Psi), diventa capo del governo e quando si accorge che il proprio consenso, creato anche con la potenza di fuoco di un impero televisivo, sta rischiando di venir meno (come nel 2005-06) cambia in corsa le regole del gioco alla soglia delle elezioni politiche (donde il Porcellum), senza coinvolgimento dell’opposizione, al solo scopo di non consentire la piena vittoria degli avversari. E quando questi son riusciti lo stesso a vincere per un soffio, ecco il richiamo a brogli elettorali! Senza fare del semplicismo di comodo è evidente però che soprattutto dalla destra c’è l’emergere di determinati personaggi, i quali fanno dell’adorazione della propria persona un puntello politico fondamentale. Vien da sé, come dicevo, che la sconfitta per costoro non è ammissibile, perché un capo idolatrato dalle folle non solo si ritiene per questo “legibus solutus”, comunque insofferente a leggi e norme, ma se perde è a causa di brogli elettorali o di un complotto internazionale (un mantra questo ripetuto per anni dal centrodestra per giustificare la crisi del governo Berlusconi nel 2011, che stava portando l’Italia sull’orlo dell’abisso economico). -------------------------------------------------------------------------------------- In Italia il salvinismo, come scrissi in precedenti Osservatori, rappresenta la “fase suprema del berlusconismo”, perfettamente in linea con la politica di Trump; la richiesta di pieni poteri fatta dalla spiaggia dell’ormai famoso Papeete non era altro che questo: la trasformazione di una democrazia parlamentare, dunque rappresentativa, in una da uomo solo al comando (una “democratura”, molto difficile peraltro negli States, anche in quanto confederazione di Stati), o se non altro in una democrazia “oligarchica”, nella quale il capo ed i suoi fedelissimi decidono, dando poi modo ai mezzi di informazione, ovviamente tutti controllati o quasi, di fornire notizie ben edulcorate alle folle plaudenti. Il primo passaggio (o assaggio) di ciò sarebbe stata la prossima elezione del Presidente della Repubblica, con la nomina di un probabile “portavoce” del Capitano (questo il disegno). Non so se uno scenario del genere si sarebbe davvero potuto verificare (o potrebbe mai verificarsi) in Italia; il governo Conte bis è nato anche per impedire una simile eventualità. La sconfitta di Trump sia chiaro non basta a raffreddare i propositi sovranisti, tant’è che ogni appuntamento elettorale (e nella primavera 2021 ci saranno le elezioni per i sindaci di Roma, Milano, Napoli, Torino…), attraverso toni sempre molto accesi favoriti anche da talk show televisivi sempre più a ruota libera, diventerà motivo per dare una spallata al premier. In questo contesto però la sinistra, ed in particolare il Pd, deve tornare a parlare con la gente; non vuol essere la solita frase teorica tante volte pronunciata, ma rimasta spesso lettera morta. Ovvio che non si sta chiedendo al partito di usare il linguaggio di Trump (e di Salvini), quanto invece di saper cogliere gli umori “dai territori” (o periferie se si vuole) ed offrire un proposta che miri alla saldatura tra i disagi di tanti, aggravati dalla pandemia, e la prospettiva di un’economia non solo “ verde” (l’ambiente è un’altra emergenza), ma anche equa che porti cioè ad una vera redistribuzione della ricchezza e che consenta il rilancio della scuola e dell’università, vale a dire la formazione e la valorizzazione delle capacità di ognuno. Perché non restino parole è necessario tornare davanti alle fabbriche, specie se in crisi, ed alle scuole, non per fare gli agitatori ma per presentare idee, fattive solidarietà, capacità di ascolto, apertura concreta al mondo giovanile. Fare poi dei nostri circoli luoghi e momenti di incontro anche per non iscritti, organizzando incontri su temi politici e sociali (ripenso ad esempio a quelli sul tema della Costituzione su iniziativa dell’allora Comitato dei Garanti cui il sottoscritto faceva parte insieme con Francesco Porcellana e all’ex senatore Giovanni Saracco), creando magari gruppi di studio allargati…Il Pd in generale deve diventare sempre più il riferimento di chi rischia di venire emarginato o travolto dalla crisi economica creata dalla pandemia; ma anche, a pandemia finita, dalle distorsioni di un sistema produttivo dominato dalla globalizzazione e di un welfare che sta andando in sofferenza. Per quanto riguarda i nostri principali alleati di governo (i Cinquestelle) stavolta non spenderò troppe parole. Vivono un periodo di grande incertezza che probabilmente li porterà a scindersi. Ma il loro grande problema sta nella struttura verticistica ed assoluta che si son dati. Il gruppo europeo dei Verdi, cui i Pentastellati stan guardando con interesse per farne parte, hanno già posto infatti la questione Casaleggio e della sua piattaforma Rousseau che pone seri problemi circa la democrazia interna; ma rompere con il figlio del fondatore vuol dire disgregare il Movimento che diventerà così tutt’altra cosa. Se i grillini avranno la capacità di riflettere seriamente sul perché del loro continuo crollo di consensi (cosa per ora improponibile per loro) e se esamineranno seriamente che senso ha nel Movimento il concetto di trasparenza, non solo riguardo la gestione dei dati personali degli iscritti, ma le scelte concrete della politica, molto spesso ondivaghe (come ora sui “confini del mare”) e cambiate in corsa, allora è possibile per loro arrivare ad una sorta di “catarsi” diventando una forza spendibile all’interno di una precisa scelta di campo, altrimenti (come temo) faranno di tutto per non rompere dietro una unanimità di facciata; proprio come quei partiti cui pure dicono di non voler mai somigliare. Gianni Amendola

martedì 20 ottobre 2020

OSSERVATORIO OTTOBRE 2020

L'OSSERVATORIO (ottobre 2020). Su questa ripresa pandemica che rischia di mettere in ginocchio il Paese vanno fatte alcune considerazioni, perchè se è vero che il governo ha le sue responsabilità lo è altrettanto che l'opposizione ne ha di proprie. E questo non per un senso di spartizione salomonica quanto per il motivo che, come si vede, una pertinace resistenza ad adottare appieno le misure preventive raccomandate ha trovato da tempo, e trova tuttora, un humus ed una giustificazione soprattutto nell'area politico-culturale del centrodestra. Già dall'inizio dell'estate infatti il prof. Zangrillo (il medico di Berlusconi) aveva iniziato a parlare di un rallentamento della pandemia, di un indebolimento del virus, quasi a dare una copertura “scientifica” a quell'insofferenza verso alcune restrizioni ancora in vigore che diversi esponenti del centrodestra andavano manifestando quotidianamente. Si è arrivati al dunque, anche fra gli “esperti”, a dividersi non certo sul piano scientifico, vale a dire sul virus, le sue caratteristiche, la diagnosi e la terapia, quanto sulle “quantità” e “qualità” delle misure di prevenzione, in primis la mascherina e l'interpretazione dei numeri del contagio. Tenere la mascherina è ormai diventato “di sinistra”, non metterla di “destra”; dire che il virus si è attenuato (non è vero) è dell' “opposizione”, che si stia scivolando verso mini lockdown per l'irresponsabilità di tanti è invece “governativo”. La politica da tempo in Italia si è trasformata in scontro tra tifoserie da stadio, con insulti, urla, delegittimazioni reciproche che trovano nei social un terreno quanto mai fertile, frutto malato del personalismo esasperato e della perdita di significato di parole quali “destra” e “sinistra”, per cui tutto spesso viene messo in un calderone indistinto dove vince chi la spara più forte, assumendo toni da condottiero, finalmente arrivato per sistemare le cose. Per guardare però al merito dei problemi che la pandemia sta creando, và detto che dal maggio scorso, appena usciti dal lockdown totale, ad oggi sono soprattutto due i problemi principali: il mancato potenziamento della medicina del territorio e la questione della scuola (e dei trasporti). Certo, esiste ancora il grave problema del mondo dello spettacolo (teatri, cinema..) e del turismo (che coinvolge i settori del commercio e dell'artigianato); d'altra parte, vien da dire, se ci troviamo con una pandemia da virus a trasmissione respiratoria (diverso ad esempio dall'Hiv), che pertanto richiede un distanziamento “fisico”, una protezione delle vie respiratorie ed una continua disinfezione delle mani, cosa possiamo farci? E anche chi si lamenta, quale soluzioni propone? In attesa di un vaccino e/o degli anticorpi monoclonali però le lunghe file ai “drive in” non sono certo una bella cosa; ma se i fondi del Mes non possono essere utilizzati, come Conte ha ribadito, in che modo finanziare la sanità? E' una delle “fisse” dei Cinquestelle, ormai sull'orlo di una crisi di nervi! Non so se dopo gli Stati Generali di novembre (se non saranno ulteriormente spostati in avanti) la parte filo-governativa del Movimento virerà sull'accettazione del Mes, ma se ciò accadesse vorrà dire che si sarà spaccato. In questo momento i Pentastellati sembrano trovare un accordo solo sul sostegno alla ministra Azzolina, cui pure certe lentezze ed indecisioni vanno ascritte. Certo, bisognava riaprire la scuola dopo 6 mesi di lockdown, con tutti i problemi creati anche in termini di apprendimento degli studenti, ma continuano a persistere, nonostante i proclami, le molte cattedre non ancora occupate, l'arredamento delle classi (i famosi banchi monoposto a rotelle), il problema del “sostegno”, tanto per citarne qualcuno. Sul tema dei trasporti poi bisogna poter distinguere quali responsabilità delle Regioni e quali dello stato centrale. A chi spettava ad esempio chiedere l'utilizzo di autobus privati per decongestionare i servizi pubblici, specie nelle ore di punta, per scuole ed uffici? Certo, le Regioni hanno tutte o quasi problemi di bilancio, per cui anche il potenziamento in termini di mezzi e di personale sarebbe per tante al fuori delle possibilità. Ma non lo si sapeva già da marzo-aprile? E comunque, sin dall'inizio della pandemia, lo scontro Stato-Regioni è stato un evidente problema istituzionale, spesso ridotto a reciproco scaricabarile, fra lo sconcerto di tanti. Ricordiamo tutti la questione delle mascherine e dei camici, quella dei tamponi, con evidenti disparità tra regioni e regioni..Si è presa coscienza dell'urgenza di una revisione ed un ridisegno delle competenze tra centro e periferia? E il Pd che ha da dire? E più in generale qual è il livello di consapevolezza al riguardo da parte delle forze politiche? Circa le tensioni presenti nel Movimento non si prevede nulla di buono, ammenocchè tutto non si concluderà “a tarallucci e vino”, nel senso che tutto si limiterà a dire, adeguatamente pompato dai tg, che ci sono sì posizioni divergenti, come in tutti i partiti, ma che esiste una sostanziale unità sui temi fondanti. Del resto, chi si assumerebbe la responsabilità di una rottura definitiva, le cui premesse ahiloro ci sono tutte? Di Battista? Per trovarsi con un manipolo di irriducibili? Di Maio? Ma non scherziamo! Giggino, che sprizza astuzia ed ambizione smodata da tutti i pori, ha trovato nella politica, come altri in Parlamento peraltro, la gallina dalle uova d'oro e non ha certo l'intenzione di uscirne. Lui vuole diventare il nuovo Richelieu (o il nuovo Andreotti, che però aveva ben altre visioni) della politica (qualcuno ipotizza che aspiri alla Presidenza della Repubblica), ponendosi al centro degli schieramenti, in modo da essere l'ago della bilancia per la formazione di ogni governo. Per far questo ha bisogno di un Movimento numericamente forte e coeso, per cui l'obiettivo immediato è isolare Di Battista e Casaleggio (che hanno il “torto” di insistere con la scadenza del doppio mandato!), chiedendo a quest'ultimo di poter gestire finalmente gestire i soldi del Movimento (la politica costa), finora gelosamente custoditi dal figlio di Gianroberto, indebolendolo di fatto. Ai fini della stabilità dell'attuale governo, la cui eventuale crisi coinvolgerebbe un Pd sicuramente più rinfrancato, ma comunque inevitabilmente esposto alla bufera politica conseguente, una crisi radicale dei Pentastellati non potrà non avere una pesante ricaduta negativa; ma fino a che punto si potrà tollerare un no al Mes, una politica estera ondivaga e assai poco incisiva, o ancora la voglia di rimarcare sui territori una “alterità” dagli altri partiti (come la candidatura della Raggi a Roma potrebbe far deflagrare) per non farsi omologare in uno schieramento, peraltro mai amato, il tutto solo per non irritarli? Per il “bene” della politica italiana, che ha anche tanti altri problemi, un chiarimento vero però tra i grillini si impone, che non potrà che portare ad una loro scissione. Non so, temo che si continuerà per un po' a galleggiare, e Conte per primo..Staremo a vedere. Gianni Amendola

mercoledì 26 agosto 2020

INCONTRO PER APPROFONDIRE IL QUESITO REFERENDARIO

🌈🔝Votare SI o NO? 🔴Un incontro per approfondire il quesito costituzionale su cui i cittadini saranno chiamati a esprimersi con il voto del 20 e 21 settembre. Cosa comporterà il taglio dei parlamentari? 🔴Cambierà gli equilibri tra gli elettori e i loro rappresentanti? E come bilanciare questa modifica con una nuova legge elettorale? 🔴Ne parleremo sabato 5 settembre alle 10 nel cortile del Circolo Way Assauto in Corso Pietro Chiesa 20 ad Asti insieme ad ❌Anna Mastromarino, docente di Diritto Pubblico all'Università di Torino, e ❌Paolo Furia, segretario PD Piemonte. Invitiamo il pubblico a mantenere le distanze minime di sicurezza e a presentarsi indossando la mascherina.

OSSERVATORIO LUGLIO 2020

L'OSSERVATORIO (7/7/2020) La notizia riportata giorni fa dal quotidiano “Il Giornale” circa l'ipotesi di Di Maio premier al posto di Conte (forse non solo una boutade), per consentire ai “5 Stelle” di compattarsi attorno al governo, prima che ridere ha fatto pensare alle difficoltà attuali dell'Esecutivo, condizionato sempre più dalla spaccatura in seno ai grillini, L'approvazione “salvo intese” (ma che vuol dire questa formula?) del “decreto Semplificazione” dovrebbe aver posto fine a tali illazioni; è davvero difficile credere che il Pd possa aver auspicato ed auspicare, anche quale “extrema ratio”, una soluzione del genere. Franceschini del resto ha recentemente ribadito che “Conte non è in discussione”. Il problema del Governo sta dunque nell'assoluta incertezza circa un possibile salto di qualità del Movimento nella sua azione politica e nel persistere della logica di “bandierine da piantare”, che sta provocando colpevoli ritardi in alcune decisioni fondamentali, prima fra tutti l'utilizzo del MES; a tal riguardo l'intervista a Repubblica del vice-presidente grillino del Parlamento europeo Castaldo ha mostrato una rigidità di pensiero senza alcuna revisione francamente incredibile, come se dell'Europa, sui temi economici, non vi sia mai da fidarsi. Resta il fatto che ogni importante questione (ILVA, Autostrade, Scuola..) diventa fonte di divisione dei Pentastellati, vittime dei loro stessi slogan e dell'incapacità di vedere la politica per quel che è (o dovrebbe essere), vale a dire il dover fare delle scelte nell'interesse generale, cercando se occorre un compromesso “alto”, il che sottende capacità di ascolto e messa in discussione di ogni posizione dogmatica. E' purtroppo vero però che il prezzo più alto della stasi dell'azione di governo lo pagherà il Pd; d'altra parte è difficile spingere come fà Zingaretti nel prendere decisioni, sapendo che l'Esecutivo può cadere il giorno dopo, per la fuoruscita di tanti grillini che farebbero mancare i numeri al Senato. Come se ne esce? Attendere settembre (ad elezioni regionali concluse, guardacaso...) per non scegliere ora il MES, magari a favore del Recovery Fund, può essere tardivo e deleterio per l'economia del Paese! Le contraddizioni del Movimento stanno arrivando al pettine: il non aver mai scelto se essere “di destra o di sinistra”, per poter prendere voti da tutti, contando sulla rabbia della gente verso la politica, sta producendo solo inazione e attaccamento al potere, e non sarà certo l'eventuale nomina di Di Battista a capo politico a placare le acque. I grillini devono capire che la scissione per quanto dolorosa sarà inevitabile perchè le differenze di visione tra loro sono profonde; del resto come mai tanti fuorusciti si sono trasferiti nella Lega? E quale legame può esserci stato tra costoro e persone come il presidente della Camera Fico (tanto per fare un esempio e per capirci)? Vien da sé che se il collante iniziale era appunto la rabbia delle gente, e dunque l'idea di un Movimento in grado di creare una sorta di palingenesi della politica, nel momento delle scelte concrete ognuno và dove politicamente “lo porta il cuore”: ecco perciò i fuorusciti, in maggioranza tornati a destra. E comunque i Cinquestelle devono dare risposte su tante questioni cruciali: rafforzamento della democrazia parlamentare (quindi anche il tema della rappresentanza, acuito dal prossimo referendum sul taglio dei parlamentari) o ancora il “mito” della democrazia diretta con un click, dove grazie a “poche centinaia di voti on line” ci si può ritrovare presidente della Camera o ministro? Quale politica estera, dallo scacchiere del Mediterraneo, con Turchi e Russi ad aver preso dominio, alla Cina, all'equidistanza tra Stati Uniti e Russia, dopo aver quivi cercato contatti con le varie piattaforme che pare abbiano avuto ruoli importanti nel condizionare le campagne elettorali di altri Paesi? E quale posizione sull'Europa, dopo essere passati dal “no” al “ni” (campagna elettorale del 2018) e poi al “si”, ma con la richiesta, una volta vinte le elezioni, di impeachment per Mattarella, reo di aver posto il veto alla nomina a ministro di Paolo Savona, fautore (pare) di un piano B per uscire dall'euro (quindi quel “sì” non era sincero)? E poi ancora: quali politiche del Lavoro, specie ora dopo il semi-fallimento (non sono io a dirlo) del reddito di cittadinanza e dei “navigator”? I grillini non si divideranno, non subito almeno; peraltro che rapporto ci sarà con la Casaleggio Associati se il Movimento si frantumasse in diversi rivoli? E poi: a qual titolo Davide Casaleggio ha appena incontrato il presidente del Consiglio? Come capo di un partito o come “sponsor” politico? Non esiste allora un conflitto di interessi (vero Di Battista?)? Una forza politica seria non può mai prescindere da un'autocritica su ciò che non si è realizzato e su ciò che l'elettorato non ha capito (finora non si è udita una sola parola al riguardo nei Cinquestelle!). Resta comprensibile allora la difficoltà del Pd ad accettare le contraddizioni del suo attuale principale partner di governo e i ricatti, pena la rottura dell'alleanza di governo, di un Movimento che non può, non sa o non vuole prendere decisioni su questioni importanti (ad esempio: la cancellazione dei decreti sicurezza che loro hanno sottoscritto nel precedente governo con Salvini), sia per non scoprirsi a destra, sia perchè l'incombenza di una divisione viene percepita immediatamente ogni volta che vengono toccati determinati temi. Voglio fare in conclusione alcune riflessioni sul tema referendario: io personalmente credo che voterò contro il taglio dei parlamentari; un tema del genere non può essere affrontato come una “punizione” da parte dei “giusti” chiamati dal popolo a perseguire i “ cattivi”. Perchè di questo si tratta; il tutto nasce appunto dall'idea, in buona parte ahimè comunque meritata, della politica come “cosa sporca” a prescindere, autoreferenziale, per cui meritevole di essere severamente castigata. I Cinquestelle non ha mai pensato minimamente al problema del ridisegno dei collegi elettorali e del rischio di una riduzione della rappresentanza che penalizzerebbe le regioni più piccole. Il Pd nella prospettiva di un'alleanza col Movimento ha posto (e per questo ha sottoscritto l'accordo di governo) determinate condizioni che però sono lungi dall'essere realizzate. Questo referendum poi non avrà bisogno di quorum, per cui se anche andassero a votare 10 persone sarebbe valido, basta avere un voto in più degli altri! Proprio su misura dei Cinquestelle dunque che temevano l'astensionismo, ma ”dovevano” ad ogni costo vincerlo per segnare in modo indelebile, insieme al taglio dei vitalizi, la politica italiana e sventolarne lo scalpo ai propri elettori. Io voterò contro la riduzione dei parlamentari perchè un tema del genere, non nuovo peraltro, avrebbe meritato un confronto sereno e maturo sulla natura delle nostre istituzioni e quindi su come far crescere la qualità della nostra democrazia; anche il discorso sui risparmi e quindi sulle restituzioni ai cittadini (come amano dire i grillini come un mantra) regge solo come slogan accattivante. I risparmi sarebbero comunque minimi; ma allora, dato che sono così sensibili sul tema dei soldi, come mai nel precedente governo hanno avallato vergognosamente la dilazione ad 89 anni per la restituzione allo stato dei 49 milioni della Lega di Salvini? Non erano soldi per i cittadini quelli? O in nome del potere si accetta tutto? E Di Battista, “grillino, ma non stupido”, dov'era? Distratto dai reportage dal Centro America?...Capisco che sollevare ora una questione del genere da parte del Pd significherebbe la fine del governo Conte, ma a livello di base, di semplici cittadini, nelle discussioni di politica che si hanno con amici, colleghi, parenti, al bar, al lavoro, a casa, tale riferimento, anche per rinfrescare la memoria corta di tanta gente, andrebbe fatto. Il Pd però dovrebbe raccomandare ai Pentastellati di tenere comunque i toni bassi se dovessero vincere il referendum; non più piazzate o affacci dal balcone gridando “onestà, onestà”. Ma col calo dei consensi che stanno avendo, i grillini cercheranno di capitalizzare mediaticamente la faccenda, magari per coprire la loro probabile sconfitta alle Regionali, visto che al momento preferiscano andar da soli piuttosto che in alleanza col Pd; col ringraziamento di Salvini e Meloni...Chissà..con loro (per i Cinquestelle) un domani si vedrà!

lunedì 15 giugno 2020

OSSERVATORIO GIUGNO 2020

L'OSSERVATORIO (7/6/2020) Ce n'è di carne al fuoco nel quadro politico odierno! Dalle tensioni nella maggioranza, specie tra il Pd ed il premier, per la convocazione degli Stati Generali dell'Economia, fatta a quanto pare da Conte all'insaputa del titolare dello specifico dicastero (Gualtieri), alla persistente agitazione nel mondo pentastellato, acuita dalla paventata candidatura a capo politico di Di Battista; dalla scelta sul ricorso o meno al MES, in attesa del “bazooka” della Bce, rilanciato ulteriormente dalla Lagarde, e del Recovery Fund alla notizia dei circa 5000 esuberi dell'Ilva di Taranto, essendo venuti meno evidentemente gli accordi stipulati col governo da ArcelorMittal prima della pandemia, fino ad arrivare alle manifestazioni di piazza che la Destra italiana, in tutte le sue declinazioni, ha organizzato in chiave anti-governativa (e non solo) nel giro di pochi giorni. Circa gli Stati Generali sull'Economia qualcuno ha ricordato il Re Luigi XVI che prese un'iniziativa del genere per curare i problemi della Francia dell'epoca, sfociati tre anni dopo però nella Rivoluzione con la presa della Bastiglia (1789); senza scomodare la storia c'è da dire che se l'idea in sé può essere condivisibile, il modo di averla proposta (senza un confronto coi partner di Governo) lascia diverse peplessità. Perchè Conte ha agito così? Probabilmente il premier, che potrebbe candidarsi alle suppletive per il Senato nel collegio di Sassari, reso vacante dalla prematura scomparsa della pentastellata Vittoria Bogo Deledda (ed anche su questa ipotesi vi sarebbe qualche fibrillazione nel Pd), sta cercando di ritagliarsi sempre più un ruolo se non autonomo sicuramente più netto, più decisionista, consapevole che i contrasti tra Cinquestelle e Pd rischiano di arrivare ad un punto di non ritorno tale da impedire l'attività dell'Esecutivo, e proprio in un momento come l'attuale; poi perchè (chissà) potrebbe creare una lista personale che qualche sondaggio accredita ora intorno al 14%. D'altra parte, se “si appoggiasse” di più al Pd, a motivo di quella storia ed esperienza da cui proviene, verrebbe tacciato di opportunismo da coloro che lo proposero come Primo Ministro, aumentando quindi le tensioni all'interno della maggioranza che, ricordo, si basa sui numeri scaturiti dalle elezioni politiche del 2018. Pare comunque che, previsti inizialmente per lunedì 8 giugno, gli Stati Generali si terranno giovedì 11, in modo da presentarsi al tavolo dell'incontro con proposte meglio definite e circostanziate. Ciò che conta è che si prendano al più presto misure in grado di sostenere le attività economiche di coloro che la pandemia ha messo in ginocchio, da subito, senza aspettare settembre quando potrebbero partire numerosi licenziamenti, come si sa bloccati fino ad agosto. La rapidità nell' ottenere i fondi stanziati è fondamentale; certo è doveroso segnalare che anche agli autonomi (fatto storico) viene riconosciuta per la prima volta la Cig, ma ciò non basta, se poi il denaro non arriva ora! Al di là di tutto, il Pd deve essere protagonista di questa fase politica, per incisività e radicalità di proposte e capacità di portarle avanti. Apparire come partito europeista và benissimo, tanto più che le misure previste da Bce e Commissione stanno togliendo argomenti alla destra sovranista, specie a quella parte di essa che sogna ancora il ritorno alla lira, ma proprio per “storia ed esperienza” (il Pd) non può essere percepito distante dai ceti popolari più colpiti dalla crisi, già presente peraltro prima della pandemia, a partire dalle periferie. Non dovrà essere più il “partito delle Ztl”! Purtroppo il governo dà l'idea di scricchiolare sempre più a causa anche, come già detto, della balcanizzazione attuale dei Cinquestelle. A tal proposito nella recente intervista rilasciata all'Huffington Post Di Battista, il principale candidato alla direzione del Movimento, dopo gli apprezzamenti a Conte per la gestione della crisi sanitaria, ha dichiarato che “essendo grillino, non stupido” non mira alla caduta dell'Esecutivo, anzi ha auspicato per i Cinquestelle sulla base dei numeri in Parlamento una maggiore consistenza di posti di rilievo, considerando che al Pd son toccati i ministeri economici. Ma alla domanda su come considerasse la probabile fine del divieto alle candidature dopo due mandati, ha risposto “molto diplomaticamente”, di chiederlo agli altri non a lui che ne ha vissuto uno solo. Di Battista, con molta astuzia direi, fiutando il rischio di dover poi chiudere l'esperienza parlamentare se si fosse ricandidato nel 2018, ha “preferito” di girare il mondo grazie all'aiuto consistente di Marco Travaglio, direttore de “Il Fatto Quotidiano”, che ne ha finanziato i reportage prima dal Centro-America, poi dall'Iran. Quanto abbia avuto come riconoscimento economico non è dato da sapere, ma la redazione del quotidiano pare abbia avuto all'epoca un confronto molto franco col direttore, verosimilmente proprio sull'entità della cifra. D'altra parte Travaglio può ora vantare di aver ottenuto di fatto (non è cosa da poco ed è preoccupante a mio avviso) tramite interposta persona (Lucia Calvosa passata dal cda del quotidiano alla presidenza dell'ENI) un ruolo di rilievo dentro gli ingranaggi del governo, che nel frattempo ha confermato De Scalzi quale Amministratore Delegato, persona contro cui Di Battista ha combattuto perchè venisse rimosso (a motivo di un avviso di garanzia nel 2014) fino a poco fa; polemica rientrata infatti dopo la nomina della Calvosa! Fin qui potremo dire “tutto normale” (o quasi!), solo che l'anno di assenza di “Dibba” da Montecitorio lo pone adesso nella migliore posizione per guidare il Movimento, anche perchè una parte della base dura e pura non vedrà di buon occhio la fine del divieto del doppio mandato. Ed è qui che il discorso si fà opaco; è vero: anche loro hanno in programma gli Stati Generali, rimandati per la pandemia, dove ne definiranno il nuovo profilo (con relativi incarichi di vertice), ma qualcosa, pur se non detta, si intravede. Di Maio vuole tornare ad essere leader indiscusso ed in nome di ciò sta muovendosi in modo felpato ma molto mirato. Già detto dei 70 fedelissimi collocati in enti, società partecipate, banche; pare esista anche un disegno, che và dall'inizio del semestre bianco alla prossima legislatura nel 2023, per il quale si riconoscerebbe al Pd la scelta della candidatura alla presidenza della Repubblica, una volta terminato l'incarico di Mattarella, dato che i Cinquestelle per loro esplicita ammissione non hanno figure “adeguate” per quel ruolo, mentre Di Maio, in cambio, diventerebbe Presidente del Consiglio (o tutt'al più vice-Presidente). In tal modo chiunque sarà il capo politico dei grillini dovrà tenerne conto e sarà davvero interessante vedere Di Battista come vivrà il suo incarico (ammesso che lo avrà davvero), lui movimentista doc, alle prese con un gruppo parlamentare verosimilmente “governativo” ed ormai “casta” a tutti gli effetti! Di Maio non ha mai amato questa alleanza col Pd, ma oggi con la pandemia ed i suoi effetti capisce che Conte può durare fino al termine della legislatura; difficile per Giggino pensare a quel punto ad un riavvicinamento a Salvini (iniziale obiettivo) per cui, amando molto il “potere”, prova a disegnare sin d'ora una prospettiva per arrivare a patti col Pd. Ma al di là di ogni cosa quel che manca a Di Battista, come a Di Maio e agli altri, è la capacità di autocritica: che vuol dire oggi, dopo una legislatura di governo, essere “grillino”? E perchè Di Battista, sempre in quell'intervista sopra citata, accennando alle sconfitte elettorali in serie, dopo il trionfo del 2018, non ha avanzato un'ipotesi di spiegazione che sia una? Sì, certo, parlerà probabilmente durante i prossimi stati generali pentastellati, ma per come si sta collocando (molto vicino a Paragone, ex-leghista non lontano da Salvini) e per come viene visto da tanti parlamentari, che apertamente dissentono dai suoi toni e modi, quali prospettive darebbe al Movimento se non il ritorno agli slogan ed alle parole d'ordine con cui sono arriavti al 32%? E quale sarà il rapporto con la Casaleggio Associati, lui che parla sempre di lotta ai conflitti d'interesse? Non è cosa tutto ciò che non riguardi molto il Pd! Non solo per le fibrillazioni pentastellate che fan traballare il governo, ma anche perchè è possibile che il Movimento si spacchi davvero. Qui si dovrebbe aprire allora una riflessione sul sistema elettorale (un po' troppo messa da parte) perchè se i voti che Salvini sta perdendo (secondo i sondaggi) vanno in grossa parte alla Meloni si rimane sempre in ambito del centrodestra; ma se il Pd, dato intorno al 21-22%, non riesce ad ampliare la sua base elettorale con chi mai potrà governare? Tra I.V. e il movimento di Calenda se n'è andato dal partito un 4-5%, mentre LeU rimane sul 3-3.5% che sommato al 21-22% (in caso di ritorno dei transfughi) darebbe un 25-26%. Potremmo comunque dire che in Italia esiste complesivamente un'area di centrosinistra che si riconosce in quei partiti intorno al 30%, potenzialmente di più. E' vitale per il Pd allora recuperare parte di quell'elettorato che gli ha voltato le spalle per andare dai Cinquestelle (o nell'astensione); difficilmente coloro che dal Pd han votato Salvini possano “ri-entrare” a breve. Per questo, accanto ad un sistema elettorale in parte maggioritario, in parte proporzionale (il Mattarellum per intenderci: il proporzionale è inadeguato ormai!), ci vuole un'azione chiara ed inequivoca che identifichi il partito come il baluardo comunque degli interessi più “deboli”, che sappia proporre politiche serie per l'ambiente con l'obiettivo di incanalare il movimento nato intorno a Greta verso un convinto consenso, che sostenga lo stato sociale, che tuteli la sanità pubblica incrementando la qualità dei servizi, il numero degli operatori sanitari con remunerazioni adeguate; che rilanci la scuola pubblica, ridefinendo programmi scolastici (ancor oggi escono dai nostri Licei giovani che non hanno la benchè minima cognizione di come è organizzato lo Stato...e sono in età di voto!), riqualificando gli Insegnanti non solo sul piano stipendiale, rivedendo dunque l'impostazione aziendalistica (problema enorme che và però affrontato al più presto)...In un certo senso “togliere ossigeno alle posizioni politiche dei Cinquestelle”, smascherandone il populismo che spesso le sottende e le contraddizioni che al di là di roboanti proclami le innervano (pensiamo al fisco..ai condoni..alla Giustizia..alle Istituzioni: Parlamento sì Parlamento no...tanto per dirne qualcuna). Ma un partito così comincia ad essere tale dalla base, dai circoli locali, dalla capacità sui territori di essere inclusivi, la possibilità cioè di coinvolgere anche al di là degli schemi di stretta appartenenza tutti coloro che vogliono adoperarsi per progetto di ampio respiro..Si inizia a giocare una grossa partita; speriamo di non riscoprirci impreparati! Gianni Amendola

lunedì 18 maggio 2020

OSSERVATORIO MAGGIO 2020

L'OSSERVATORIO (16/5/2020) Le difficoltà in cui si dibatte il Governo, in questa II° fase della pandemia, confermano la sostanziale precarietà della maggioranza, acuita dalle impuntature dei 5Stelle, come si è visto per la questione della regolazione dei braccianti, i quali presi dalla logica che governare significhi “bandierine da piantare” stanno di fatto diventando i veri frenatori dell'azione di governo, già di per sé in difficoltà dopo l'allentamento del lockdown e i ritardi nell'erogazione dei finanziamenti ai lavoratori ed imprenditori in grave difficoltà. Il varo del Decreto Rilancio (già Decreto Aprile) è stata la dimostrazione lampante delle lacerazioni che tagliano in più parti i Cinquestelle, attirati ora dall'odore “del sangue” del calo dei consensi della Lega e quindi dal desiderio di recuperare parte di quell'elettorato orfano di Salvini, convinti che il tornare alle loro radici (vale a dire al populismo “un po' di destra un po' di sinistra”) sia produttivo in termini elettorali, sicuramente però non in termini di efficienza governativa. E' il nostro partito a rischiare di più se l'azione dell'Esecutivo dovesse imballarsi, come pure certi segnali al momento fanno temere! D'altra parte il prossimo appuntamento delle Regionali, tra settembre e novembre, è prospettiva ghiottissima per un regolamento di conti elettorale, dopo il test dell'Emilia -Romagna, e nessuno dei contendenti politici intende rinunciare alla propria identità. Pensare che i grillini si “convertano” ad un'alleanza di Governo (non ad un contratto), andando al di là delle proprie visioni settoriali, è pura speranza; magari ci saranno ammorbidimenti nei toni, ma loro sono troppo divisi al loro interno. Di Maio si è dimesso da capo politico, ma di fatto esercita lo stesso la sua leadership ed è sicuramente teso a rioccupare il suo ruolo, soffrendo però al momento il credito politico acquistato da Conte. D'altra parte le giravolte di Giggino ormai sono ben note, per cui il passare dal “sì” alla regolarizzazione dei migranti al successivo “no” del giorno dopo, per bocca del capo provvisorio Crimi (“dimaiano” dalla testa ai piedi), non costituisce problema alcuno, anzi può essere utile a suo avviso a far guadagnare consensi. Ora che le restrizioni imposte dalla pandemia si stanno un poco allentando ed è stato approvato il Decreto Rilancio, emergeranno tutte le spaccature che già si stavano delineando prima del lockdown. Esiste un'ala governativa, una “fichiana” (che ha criticato la continua altalena sui decreto per i migranti), comunque aperta al governo col pd, i “dimaiani” che sognano il ritorno con Salvini da posizioni di forza e la parte movimentista di Di Battista e Paragone. Un coacervo di posizioni e soprattutto di personalismi cui manca il riferimento ad un leader, per ora piuttosto latitante (Beppe Grillo), che forse comincia a rendersi conto che il Movimento così come si sta configurando non avrà vita lunga e probabilmente si frantumerà in diversi rivoli. Anche il ruolo di Casaleggio comincia ad essere messo in discussione; insomma un partito vicino allo sbando! Adesso c'è di mezzo anche la vicenda della Link Campus University (il cui presidente, o “rettore”, è Vincenzo Scotti, ex- pezzo da novanta della nomenclatura democristiana e per un certo tempo anche Ministro dell'Interno), fucina della classe dirigente (?) dei grillini, a causa di esami falsificati...Ovvio che il premier Conte, finora piuttosto accondiscendente verso coloro che pur lo hanno proposto Primo Ministro sin dal governo giallo-verde, cominci, almeno a parole, a mostrare una certa insofferenza verso il loro atteggiamento ondivago e, pressato al riguardo dalla componente piddina, abbia dichiarato che le decisioni, in caso di contrasti in sede di Consiglio dei Ministri, le prenderà lui in prima persona, scaricando nei fatti chi rema contro. Staremo a vedere; resta il fatto che l'azione di governo si sta inceppando ed in un momento come l'attuale la rapidità e l'incisività delle decisioni sono fondamentali. Si ipotizza un rimpasto, ma sarà sufficiente? Il M5S rimane comunque il più grande equivoco della politica italiana: il non essere “nè di destra né di sinistra”, come dichiaravano agli inizi della loro travolgente entrata nella scena parlamentare, ormai è un abito che non calza più; la politica è fatta di scelte strategiche, non di bandierine da piantare per sperare di prendere voti tra i tanti disillusi che sfogano la loro rabbia sul web. Oggi di fronte al crescere delle disuguaglianze e delle emarginazioni sociali, spesso coincidenti con “razziali”, l'essere “nè carne né pesce”, o se vogliamo “un po' qua, un po' là” non è più sufficiente! Ci saranno sicuramente altre tensioni nella maggioranza tra Mes, questione Bonafede, Rai (dove c'è stato, pare, un accordo sulle direzioni dei Tg)... Perchè ormai i Cinquestelle sono diventati una casta che si autoprotegge e si autoalimenta; Di Maio ad esempio, come ricorda L'Espresso, in pochi mesi ha sistemato una settantina di persone a lui vicine tra ministeri, banche, società partecipate, enti pubblici...Niente male per un (ex) capo politico di un movimento che ha fatto della lotta all'occupazione dei posti nella politica una bandiera! Ma a mio avviso il fatto vero è che, allo scadere della legislatura, a moltissimi tra i parlamentari grillini scadrà il doppio mandato, vale a dire che “dopo 2 legislature” devono lasciare il Parlamento, come da loro statuto. Ora, credo che nessuno scommetta un soldo sul fatto che gente come appunto Di Maio, Fico, la Taverna, Crimi, la Lezzi, Bonafede ed altri se ne torneranno davvero tranquillamente a casa, alle loro precedenti occupazioni, lasciando la politica... Inventeranno qualche gabola, magari ratificata dalla piattaforma Rousseau (vuoi mettere!), per eliminare questa norma; oppure, com'è più probabile, tanti di loro (Giggino in primis) si ricicleranno presso qualche ente di Stato o qualche consiglio di amministrazione... Altrimenti a che serve nominare 70 fedelissimi in tanti posti chiave? Questi sono oggi i nostri principali alleati di Governo! Per quanto riguarda il Pd è, come detto, il più esposto in caso di eventuali crisi di governo o di rallentamenti dell'azione riformatrice dell'Esecutivo. Fare il possibile per non consentire l'implosione dei Cinquestelle è sicuramente opportuno, ma non si può rischiare un appannamento complessivo dell'immagine del partito. Il ministro Gualtieri è certamente capace e competente (due virtù non sempre presenti in politica ultimamente), ma “non scalda i cuori“ anche quando spiega il piano da 55 miliardi per rilanciare l'economia. E' necessario che il Pd sappia prendere per mano il Paese, incoraggiarlo (non con pacche sulle spalle) con misure di ampio respiro, in previsione del fatto che questo stanziamento “monstre” è solo una prima parte buona per dare robusto ossigeno alle imprese, famiglie e lavoratori, ma che sarà necessario ridisegnare una nuova politica economica, sin da settembre, quando i 55 miliardi non basteranno più e dovrebbero essere disponibili (si spera) tutti i soldi del Mes (forse) e del recovery fund. E sarà sicuramente un bello scontro che si prevede quello tra il neo-presidente di Confindustria, il lombardo Bonomi, e i sindacati, Cgil in primis!..Questa è la missione del Pd: ridisegnare una nuova economia, green, considerando che diverse attività, piegate dalla pandemia, faranno fatica a riprendersi e chiuderanno. Vedremo. Gianni Amendola

venerdì 15 maggio 2020

PD: Costruiamo un'Italia giusta, semplice, competitiva

mercoledì 6 maggio 2020

Le Proposte del PD: Asti Rinasce

Piano “Asti-Rinasce” Le proposte del Partito Democratico per la ripartenza Asti e l’Astigiano stanno pagando un prezzo altissimo a causa dell’emergenza sanitaria, anzitutto di vite umane e di sofferenze soprattutto tra le fasce di popolazione più vulnerabili. Dovremo convivere con questa paura ancora a lungo, almeno fino a quando non verrà scoperto e diffuso il vaccino. Nel frattempo, abbiamo l’urgenza di fissare degli obiettivi e di avanzare idee che possano permettere di re-invitare il futuro di Asti e degli Astigiani. Con questo spirito, il Partito Democratico e il suo Gruppo in Consiglio Comunale di Asti fin dal manifestarsi dei primi casi di contagio da coronavirus, ha assunto un atteggiamento responsabile nei confronti dell’Amministrazione comunale, consapevoli che una tale emergenza deve essere affrontata senza alcun distinzione di parte politica tra maggioranza e minoranza, ma con spirito collaborativo. Il PD, in tale ottica, ha formulato proposte e idee per fronteggiare la prima fase del contagio, mettendole a disposizione del Sindaco e di tutta la cittadinanza, oltra ad essersi attivato con i propri rappresentanti in Parlamento e al Governo per avanzare proposte e modifiche ai vari decreti e atti normativi approvati in queste settimane. Ora sta per iniziare la FASE 2, quella della riapertura delle attività commerciali ed economiche, e il Gruppo consigliare del PD ha chiesto insistentemente al Sindaco di conoscere quali misure questa amministrazione ha e sta predisponendo per avviare tale fase, in quanto si ritiene urgente e doveroso che il Comune dia corpo da subito a progetti di investimento strategici e di pronta realizzazione e di immediato impatto sul tessuto economico per consentire una veloce ripresa di tutte le attività presenti sul territorio della città di Asti. In attesa di conoscere ancora l'elaborazione strategica dell’Amministrazione comunale a guida Rasero, il Partito Democratico ed il Gruppo Consiliare hanno avviato una serie di ulteriori approfondimenti partendo dalle precedenti proposte ed acquisendo i pareri e le impressioni di parte degli stakeholders astigiani. È emerso che: l’impatto negativo della pandemia sulle economie anche locali è ancora difficilmente quantificabile nella sua dimensione reale: a soffrirne di più saranno i sistemi ad alta incidenza turistica rispetto quelli a trazione industriale più convenzionale. “L’orizzonte della cosiddetta Fase 2 (graduale ripartenza) e di quelle successive si preannuncia inedito per il tessuto socioeconomico astigiano e per le sue imprese e aziende. Per questo occorre pensare a forme di sostegno e di accompagnamento alla ripresa economica fuori dai classici schemi, strettamente connesse alle modalità di riapertura dei pubblici esercizi imposte dalle norme governative, presumibilmente basate sul mantenimento del distanziamento fisico. Sulla base delle suesposte considerazioni e riflessioni, il Gruppo consiliare e il Partito Democratico ritengono urgente un “cambio di passo”, capace di dare corpo sia a progetti di pronta realizzazione e di immediato impatto sia a progetti di investimento strategici. È dunque necessario che tutti gli attori economici, pubblici e privati, condividano una strategia, unendo risorse e obiettivi. Nessuno si salva da solo. Non esistono, tra gli amministratori pubblici di nessun livello, supereroi in grado, da soli, di “salvarci” da questa crisi. Per questo sarebbe quanto mai necessario che la nostra città si apra nuovamente alla costruzione di un Piano Strategico che individui i nuovi assi di sviluppo e le relative azioni per raggiungerli. Le proposte che qui formuliamo nel “Piano Asti-Rinasce” si dividono pertanto tra breve periodo (realizzabili entro 100 giorni) e di medio-lungo periodo (realizzabili nei mesi successivi, con maggior pianificazione). Il Piano Asti-Rinasce si basa dunque su due pilastri: INNOVAZIONE, perché occorre trovare risposte nuove a scenari inediti e CONDIVISIONE, perché gli enti locali devono agire in sinergia. Le proposte riguardano 7 campi d’intervento: • MOBILITÁ & SPAZI COMMERCIALI; • CULTURA, SPORT, MANIFESTAZIONI & TURISMO; • BAMBINI, GIOVANI & SCUOLA; • ANZIANI & TERZA ETA’; • TRIBUTI LOCALI, BUROCRAZIA & INNOVAZIONE; • OPERE PUBBLICHE; • RUOLO FONDAZIONE E ISTITUTI DI CREDITO. Chiaramente si tratta di proposte che devono integrarsi con quelle che il Governo e la Regione metterà in campo. Chi le paga? Molte di queste proposte sono “a costo zero” e non richiedono esborsi straordinari da parte della Pubblica amministrazione. Altre sono invece proposte “onerose” e il Partito Democratico propone anche possibili coperture economiche per la loro realizzazione. Ci auguriamo che Sindaco e Amministratori siano all’altezza della sfida. Le 7 proposte del Partito Democratico per la ripartenza MOBILITÁ & SPAZI COMMERCIALI Il trasporto pubblico è tra i settori che subirà, più di altri, le trasformazioni dettate dall’esigenza di contenere la trasmissione del virus. Sarà necessario cambiare modo di utilizzo e limitare il numero di persone che utilizzano i mezzi pubblici. Ma non si può dimenticare che Asti rimane tra i capoluoghi più inquinati d’Italia e che, proprio la presenza di polveri sottili e dell’inquinamento atmosferico, potrebbero essere uno dei fattori che ha favorito la pandemia. Le nostre proposte nel breve periodo: • Asti “a passo d’uomo”: allargare la zona pedonale di almeno il 50% la superficie attuale, anche per incentivare il commercio astigiano e realizzare finalmente “il centro commerciale naturale” • Asti-pedala 1: agevolare accordi commerciali e misure amministrative con società private per attivare anche ad Asti servizi di bike sharing e di noleggio di monopattini elettrici. • Asti-pedala 2: realizzare –anche provvisoriamente- piste ciclabili esclusive in tutti i viali e corsi di accesso al centro cittadino, almeno fino a raggiungere, in sicurezza la zona pedonale. Aumentare rastrelliere e aree di parcheggio riservate per bici e monopattini. • Nuovo suolo pubblico: più spazio ai pubblici esercizi, dando ai clienti la possibilità di tornare agli incontri e all’utilizzo della città in totale sicurezza. Messa a disposizione, gratuitamente, di più metratura per occupazioni suolo pubblico in tutta la città, dal centro storico alle aree periferiche. Tale misura sarebbe certamente una importante opportunità di rilancio per le aree più conosciute (piazza San Secondo, piazza Alfieri, piazza della Cattedrale) e in generale per tutte le aree diffuse in corrispondenza dei locali e dei negozi di vicinato. Si potrà partire con sperimentazioni ampliando gli spazi per vetrine, negozi, passeggiate, anche rimodulando temporaneamente assi stradali. In definitiva, si tratta di una sorta di Tosap 2, completamente gratuita, a favore delle imprese e a beneficio di residenti e turisti, pensando altresì ad una esenzione totale dalla Tosap previa valutazione delle coperture finanziarie. Le nostre proposte nel lungo periodo: • Asti in bus: tra gli effetti collaterali della pandemia ci sarà quello di un minor utilizzo dei mezzi pubblici sia per le disposizioni relative al distanziamento sia per i comprensibili timori degli utenti per la propria sicurezza personale. Ciò non deve fare rallentare il programma di investimento nel rinnovamento del parco bus (rimodulato sulle nuove esigenze di sicurezza), utilizzando appieno le recenti risorse messe a disposizione dal Ministero dei Trasporti e già destinate al Comune di Asti. Siamo assolutamente convinti che i bus dovranno avere sempre più un ruolo di preminenza nei trasporti cittadini, e ciò richiede una costante programmazione nel tempo. CULTURA, SPORT, MANIFESTAZIONI & TURISMO Il settore cultura è stato tra quelli più in crescita, capace di attrarre ad Asti risorse e persone. Le mostre, le manifestazioni, la musica, il teatro non possono essere considerati un optional di cui la città può fare a meno. Le nostre proposte nel breve periodo: • Tavolo cultura & manifestazioni: la Commissione Cultura del Consiglio comunale si trasformi in un tavolo di confronto permanente che coinvolga gli operatori e le realtà che lavorano nel settore culturale, in modo da verificare la fattibilità in sicurezza delle manifestazioni dell’Estate-Autunno 2020 e fissarne il calendario nel giro di poche settimane. • Asti Teatro e Musica: Su Asti Teatro l’amministrazione comunale si impegni, se sarà possibile in base alle disposizioni in materia, a realizzare gli spettacoli in calendario in luoghi aperti garantendo il rispetto delle distanze e delle norme sanitarie. Qualora emergesse l’impossibilità di svolgere Asti Teatro, l’amministrazione si impegni a coprire totalmente o almeno in parte, gli impegni economici già presi con i lavoratori dello spettacolo, compagnie, organizzatori, maestranze e professionalità coinvolte dal festival, per venir incontro ad un settore particolarmente in difficoltà. Non spegniamo la musica: l'amministrazione si attivi da subito, pur nei rigori dei dettati della legge, a valutare la realizzazione di rassegne in spazi all'aperto garantendo la massima sicurezza di pubblico, artisti e personale, combinando un sistema di ingresso a turni, posti disegnati a terra distanziati, la disponibilità per tutti di mascherine e gel igienizzanti per le mani. • Biblioteca all’aria aperta: si collochi una tensostruttura attrezzata (con tavoli, sedie, wifi) nel cortile della Biblioteca Astense “Giorgio Faletti”, che possa servire da sala studio e lettura, mantenendo il distanziamento sociale e ampliando gli spazi interni a disposizione degli utenti della biblioteca. • Cinema: raddoppiare gli spazi per proiezioni all’aperto di Cinema-Cinema, in accordo con gli esercenti delle sale cinematografiche astigiane, sfruttando giardini pubblici e cortili, anche nelle periferie. • Sport: consentire a palestre e società sportive di usufruire degli spazi verdi pubblici, concordando in cambio programmi di sport e attività ludiche gratuite aperte alla cittadinanza (e non solo agli iscritti e tesserati). Le nostre proposte nel lungo periodo: • Musei: Proporre a tutti gli Astigiani e i turisti, la tessera Asti-Musei al prezzo simbolico di 5 euro per tutto il 2021. • Welcome-Kit: proporre un’integrazione dell’offerta turistica a chiunque sceglierà l’Astigiano come meta delle sue vacanze o dei suo week end. Offerta di una visita guidata alla città oppure di una degustazione di prodotti tipici a tutti coloro che trascorreranno in città almeno una notte in una struttura alberghiera o Bed&Breakfast del territorio. Favorire un accordo tra albergatori e commercianti per proporre “carta sconto” per i turisti che facciano acquisti in città. BAMBINI, GIOVANI & SCUOLA I bambini e i ragazzi sono tra coloro che hanno più duramente subito le conseguenze del lockdown. Senza scuola, se non “virtuale”, lontani da nonni e amici. Il ritorno al lavoro dei genitori, essendo le scuole ancora chiuse, è un problema non secondario, purtroppo sottovalutato nella Fase 2. Ci preoccupa un aumento fenomeno della dispersione scolastica, che come sappiamo colpisce i giovani delle fasce più deboli della città. Le nostre proposte nel breve periodo: • Asti Open Space. Piano straordinario delle aree verdi: i parchi e gli spazi all’aperto saranno il luogo da cui “ricominciare” la vita sociale in sicurezza. Il comune attivi un “Piano straordinario delle aree verdi” che ripristini e aumenti le attrezzature delle aree gioco, ne garantisca la pulizia e il decoro, coinvolga i volontari per garantire la corretta fruizione e il rispetto degli spazi. È importante aumentare il numero di spazi a disposizione, per evitare assembramenti: occorre dunque verificare la possibilità di rendere accessibili i cortili delle scuole cittadine, trasformandoli per l’estate 2020, in “parchi di quartiere”, da utilizzare anche alla sera come luogo di esibizioni, piccoli concerti, spettacoli teatrali o proiezioni di film; • Free WI-Fi e “aule studio”: la scuola “online” ha purtroppo il difetto di “escludere” tutti coloro che non hanno connessione a internet efficienti o non hanno computer o tablet per accedervi. D’accordo con l’Ufficio scolastico provinciale, si faccia una ricognizione delle problematiche ricorrenti e si individuano spazi (biblioteche, sale di edifici pubblici) da adattare, temporaneamente, a spazi per lo studio e la fruizione di lezioni online, fornendo connessione Wi-Fi gratuita e mettendo a disposizione computer e tablet. • Estate di volontariato: rilanciare programma di volontariato per tutti i giovani astigiani dai 14 ai 21 anni, proponendo loro di “mettersi al servizio della città” e delle associazioni di volontariato cittadine per svolgere attività di supporto nella fase 2 (ad es. consegna dei pasti a casa, animazione aree gioco). Ai giovani verrà riconosciuta la possibilità di fruire gratuitamente delle manifestazioni culturali della città. • Micro-nidi per l’estate: in accordo con realtà e associazioni che si occupano di animazione e servizi per l’infanzia e insieme ai servizi per l’infanzia comunali, attivare una proposta di micro-nidi estivi, adattando spazi pubblici e privati, rivolti principalmente alle famiglie di genitori lavoratori. Il servizio potrebbe essere pagato in parte con i bonus baby-sitting e bonus-nido messi a disposizione dal Governo. • Blocco rette di asili nido: Occorre confermare la sospensione del pagamento delle rette degli asili nido, finché i servizi non saranno pienamente ripresi. Le nostre proposte nel lungo periodo: • Una nuova scuola per gli Astigiani: Il coronavirus ha reso palese l’inadeguatezza dell’edilizia scolastica. E’ tempo che Asti investa sulla costruzione della “scuola del futuro”. Sfruttando o edifici già esistenti o pensando a nuovi insediamenti. Un grande complesso scolastico bello, sicuro, tecnologicamente avanzato. Un vero investimento sul futuro della nostra città, che possa diventare esempio virtuoso a livello nazionale ed europeo. ANZIANI e TERZA ETA’ Insieme ai bambini, gli anziani sono tra coloro che più hanno “subito” gli effetti del lock-down. La Città non può dimenticarsi di loro occupandosi dei loro bisogni non solo legati alla salute. Le nostre proposte nel breve periodo: • Centri anziani diffusi: così come dovranno essere pensati micro-nidi per i bambini durante l’estate, anche gli anziani dovranno avere luoghi di aggregazione e assistenza, nel pieno rispetto delle misure sanitare. In accordo con realtà e associazioni della Città, si rendano “diffusi” i centri-anziani, almeno uno per quartiere. Le nostre proposte nel lungo periodo: • Potenziamento dei servizi domiciliari: se la mobilità dovrà continuare a subire restrizioni è necessario che i “servizi” comunali si adattino a questa nuova realtà, integrando le risorse umane ed economiche che si occupano di assistenza domiciliare. TRIBUTI LOCALI, BUROCRAZIA E INNOVAZIONE Le modalità di supporto e sostegno più canoniche, quali ad esempio il prolungamento della sospensione del pagamento dei tributi principali oppure l’esonero per alcuni tributi (imposte che gravano sulle insegne, tassa di soggiorno per agevolare la ripresa dei flussi turistici), occorre pensare a nuovi strumenti e misure tributarie e fiscali. Le nostre proposte nel breve periodo: • No tax area IMU: per i proprietari che concederanno ai conduttori una riduzione del canone di locazione dal 20% al 30%, modulata sulla percentuale di riduzione che verrà concessa. Detti provvedimenti potrebbero trovare la loro copertura finanziaria nel risparmio delle uscite derivante dall’impossibilità già, purtroppo, preannunciata di svolgere eventi e manifestazioni oppure dalle risorse che auspicabilmente saranno trasferite dallo Stato. • 5 per mille: Oggi più che mai, occorre avviare una campagna di informazione nei confronti dei cittadini, volta ad ottenere la destinazione del 5 per mille dei redditi indicati nelle dichiarazioni fiscali in favore dei servizi sociali del Comune di Asti. Necessita sensibilizzare la popolazione circa l’importanza di dette entrate che agevolerebbe il sostegno delle fasce più deboli della città incrementatesi sensibilmente a seguito della pandemia. L’entrata per il Comune derivante dalla scelta del 5 per mille da parte dei cittadini, altresì, consentirebbe al bilancio di liberare risorse per altre necessità. La Campagna di informazione potrebbe essere condotta congiuntamente alle associazioni astigiane che già si sono avvalsi della predetta misura fiscale, in modo da creare comunque, quale che sia la scelta, una ricaduta sul territorio comunale dalle risorse proveniente da questa opzione. • Asti Digitale: l’esigenza di digitalizzare il rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione è diventata improcrastinabile. Asti aderisca alle APP disponibili per servizi digitali (tipo IO) ed attivi i servizi di pagamento on line per tutti i tributi comunali. Le nostre proposte nel lungo periodo: • Burocrazia-Zero: Interventi decisi per abbattere la burocrazia comunale anche, qualora occorrente, chiedendo l’intervento legislativo della Regione Piemonte. Dematerializzazione di tutte le procedure amministrative, implementazione servizi online. attraverso l’utilizzo delle piattaforme già disponibili per gli Enti locali. Previsione di un adeguato programma di formazione di dirigenti e funzionari ma anche di tutto il personale adibito a tali servizi. OPERE PUBBLICHE Le nostre proposte nel breve periodo: • Programma triennale opere pubbliche: accelerazione di tutte le procedure (progettuali ed amministrative) per consentire l’avvio immediato di tutte le opere contenute nel Programma Triennale delle Opere Pubbliche. Le nostre proposte nel lungo periodo • Opere strategiche e CoronaBoc: La città ha una serie di nodi irrisolti da molti anni (ex caserma Colli di Felizzano ed area università, Casermone di via Scarampi, ex Enofila ed area ferrovie, ex Ospedale, Maternità). Crediamo che sia questa una grande occasione, per dare alla città un volto nuovo e dotarla di strutture moderne che ne facciano veramente un luogo attrattivo; pensiamo ad una vera cittadella Universitaria, alla scuola del futuro come indicato sopra e ad un centro congressi polifunzionale. Avviamo subito un lavoro propedeutico di dibattito e studio, aperto alla città ed alle sue rappresentanze, che può essere svolto subito senza necessità di finanziamenti. Prepariamoci bene ad un prevedibile post - epidemia che pensiamo sarà caratterizzato da forti investimenti statali in opere pubbliche, che tuttavia arriveranno solo se la Città avrà idee chiare da proporre. Valutiamo la possibilità di emettere dei CoronaBOC per raccogliere risparmio degli astigiani, da destinare a una o più opere ritenute di particolare importanza. RUOLO FONDAZIONI BANCARIE E ISTITUTI DI CREDITO In una prospettiva di rilancio delle opere, quale motore di sviluppo dell’economia locale, la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti potrebbe privilegiare progetti di ampio respiro, sanitari, culturali o legati all’istruzione. La stessa Fondazione, unitamente alle banche del territorio potrebbero promuovere la nascita di un Fondo di Private equity che investa unicamente nelle piccole medie imprese astigiane ed in particolare in quelle che operano nel settore turistico e agroalimentare. Fondazione ed istituti di credito potrebbero, altresì, affiancare il Comune nella costruzione e sottoscrizione di eventuali CoronaBoc.

OSSERVATORIO N2 APRILE 2020

L'OSSERVATORIO (29/4/2020) Non ci voleva molto per capire come l'avvio della cosiddetta “fase 2” avrebbe segnato l'inizio “ufficioso” di una estenuante campagna elettorale; l'obiettivo sono le prossime elezioni regionali tra settembre e dicembre. Perchè di questo si tratta; non è un caso infatti, come all'inizio della pandemia, che siano nuovamente i governatori del Nord (in particolare proprio quelli che guidano le regioni più compromesse sul piano dei contagi) a contrapporsi alle disposizioni governative, manifestando chiaramente l'intenzione di forzare le limitazioni alle aperture indicate da Conte. L'obiettivo è chiaro: approfittare del profondo disagio del mondo del commercio, dell'artigianato, delle imprese per alzare il livello dello scontro, additando il governo quale responsabile della crisi che si và delineando. Non è un problema di poco conto, questo della fase 2, perchè si tratta di conciliare l'esigenza dell'economia con quella della salute; voglio ricordare però come il drammatico focolaio bergamasco (per fare un esempio) sia esploso proprio perchè si è scelto di dare la precedenza alla produzione invece che procedere saggiamente a chiusure doverose, quantomeno ad un ponderato rallentamento delle attività. E' stato detto e ripetuto dai virologi, dagli epidemiologi, e la stessa OMS lo và ribadendo, che potrebbe essere possibile una seconda ondata e che sprecare quanto fatto finora per circoscrivere la pandemia con il lockdown potrebbe avere conseguenze devastanti. Chi si dovrebbe assumere la responsabilità di un allentamento quasi totale? La prudenza è d'obbligo; è comprensibile che chi ha un'impresa commerciale o artigiana, o sia una “partita IVA”, subendo sulla propria pelle i danni che il coronavirus sta provocando, invochi la ripresa dell'attività, ma questo rovescio della medaglia avrebbe prezzi salatissimi. Qual è la soluzione di Salvini e dei corifei del centrodestra? L'apertura indiscriminata? Non dimentichiamo che in Germania, che ha “aperto” già diverse attività, i contagi paiono in risalita, e come in Francia si stia tornando indietro rispetto all'ipotesi della riapertura le scuole; sono dati su cui è il caso di riflettere. Ma la domanda cruciale è: saranno in grado le regioni, una volta “riaperto” tutto o quasi, di bloccare e circoscrivere sul nascere eventuali nuovi focolai? Quelle regioni (del Nord) che più stan premendo quali garanzie danno al riguardo, se non son riuscite a farlo finora, nella fase 1 (perchè, al di là della rapidità di diffusione del virus e della sua drammatica virulenza, errori ne sono stati commessi)? Ci saranno poi tamponi sufficienti? Certo, qui nello specifico entra anche la responsabilità del “centro”, ma le regioni (e il Veneto lo ha dimostrato) hanno in questo poteri non secondari, o no? E' facile cavalcare la sofferenza di ampi strati sociali, in crisi di liquidità e dare addosso al governo, ma la risposta a queste domande vanno date immediatamente! Le due settimane (tanto è il periodo d'incubazione dell'infezione) dal 4 al 18 maggio saranno decisive, credo, al fine di un anticipo per altre riaperture (bar, ristoranti, barbieri, parrucchieri, estetisti e chiese per la celebrazione dei riti...), come auspicato da Zingaretti, da avviare probabilmente e ragionevolmente a partire dalle regioni meno coinvolte epidemiologicamente dalla pandemia. A mio avviso comunque i punti più critici dell'ultimo Dpcm sono due: il tema dei “congiunti” da poter andare a trovare e la gestione dei bambini, in vista del ritorno al lavoro di tanti genitori. Sul primo punto si è aperta una generale polemica circa il significato della parola, poi “precisata” come “affetti stabili”. A parte le ironie sulla rete, poteva essere uno scivolone da evitare; è chiaro che Conte intendesse che finalmente, e nei limiti comunque stabiliti, si riapriva la possibilità di rivedere familiari che il lockdown ha costretto a tenere lontani, ma era ovvio che qualsiasi termine (anche “familiari” appunto) si sarebbe prestato ad ogni interpretazione. C'era la necessità di ribadire che esistono ancora limiti stringenti per simili incontri (quindi che non si può andare a trovare chiunque), però alla fin fine il risultato è stato creare ulteriore incertezza. Sul tema dei bambini, delicatissimo, non è stata detta una parola, anche se si sta lavorando ad alcune soluzioni, come quelle suggerite da De Caro, sindaco pd di Bari in qualità di presidente dell'ANCI e dallo stesso Dario Nardella, sindaco di Firenze. I bambini rimandano al problema della scuola, alla possibilità cioè di aprire gli istituti per accoglierne gruppi diversi distinti e distanti, in numero di 4-5, accompagnati da un animatore; dovrebbe essere inoltre possibile usufruire dei parchi pubblici con ingressi contingentati. Ma su questo tema era necessario dire qualcosa prima del Dpcm stesso, in quanto le famiglie erano già in allarme, col risultato che senza una soluzione, la quale difficilmente partirà dal 4 maggio (!), le donne saranno le sacrificate a rimanere in casa, anche perchè, nonni a parte, chi si assumerebbe la responsabilità di una baby sitter, comunque all'inizio sconosciuta, cui magari andrebbe richiesto un tampone o un test? Questo problema andava affrontato per tempo! Se a mio avviso è giusto aprire con prudenza, pur se la cosa non è gradita, è fondamentale che il governo faccia però il possibile perchè comincino ad arrivare i fondi consistenti di cui necessitano le categorie e le persone in crisi! Ritardi non possono essere consentiti, altrimenti esplode la rabbia sociale; soprattutto è inammissibile che alcuni istituti bancari chiedano 19 certificati per poter accedere ad un prestito (come ricordava il neo-presidente di Confindustria Bonomi dalla Annunziata)! Speriamo pertanto che le promesse contenute nel Decreto Aprile siano più che una buona boccata di ossigeno!...Circa poi il problema sollevato da più parti della sospensione di alcune libertà personali, iniziata col lockdown, credo che il passaggio alla fase post-emergenziale comporterà necessariamente il ritorno ad una normalità istituzionale. A tal proposito l'intervento della presidentessa della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, richiamandosi appunto alla Carta che richiede in situazioni d'emergenza “la leale collaborazione” tra Regioni, Parlamento e Governo, sottolinea (a mio avviso) la responsabilità di ogni attore istituzionale, ognuno secondo le proprie competenze. Se il centrodestra lamenta il “decisionismo solitario” di Conte come interpretare allora la volontà mai negata di quei governatori di muoversi sin dall'inizio per proprio conto? Chi si richiama alla Costituzione deve intanto interpretarne lo spirito “sempre”, non solo quando è più conveniente! Sarà importante per concludere, in questa fase 2, in attesa del vaccino, un capillare presidio sanitario del territorio per tamponi e test rapidi validati. anche e non solo per quel che riguarda il turismo; la possibilità di poter usufruire ovunque di un tale servizio per chi ne avesse bisogno, oltre al poter iniziare eventualmente una terapia se necessario, potrà forse contribuire a spingere le persone ad andare in vacanza (nel rispetto delle norme del distanziamento sociale). A tal riguardo alcuni dei farmaci attualmente utilizzati nel trattamento dell'infezione sono già noti per la cura di altre patologie infettive, ma sembrano mostrare un'efficacia circa la neutralizzazione del coronavirus, specie nelle sue fasi iniziali, e dei suoi effetti. Occorrebbe una sperimentazione controllata, ma in questo caso di pandemia i soggetti “sperimentatori” sono i malati stessi. Una speranza sta anche nell'uso degli anticorpi neutralizzanti dei soggetti guariti: c'è al riguardo uno studio tra l'ospedale “Spallanzani” di Roma e la regione Toscana. Speriamo; ma ciò non esime tutti noi dalla responsabilità dei nostri comportamenti. Gianni Amendola

domenica 5 aprile 2020

OSSERVATORIO APRILE 2020

L'OSSERVATORIO (2/4/2020) E' netta ormai l'evidenza di come l'attuale emergenza sanitaria sia diventata il pretesto per una nuova, lunga e snervante campagna elettorale. Fra 4-5 mesi come si sà (data spostata per l'epidemia di coronavirus) si voterà per i Consigli Regionali di ben 6 regioni: Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania, Puglia; come lasciarsi scappare un'occasione così per guadagnare consensi? Non si spiegherebbe altrimenti, come ho già sottolineato negli ultimi Osservatori, l'atteggiamento puntuale di contrapposizione ai decreti governativi, sia riguardo la gestione epidemiologico-sanitaria, sia riguardo la manovra economico-finanziaria che dovrà “rianimare” il Paese, in particolare da parte della “Lega per Salvini Presidente”. Sin dall'inizio dell'epidemia infatti furono proprio i quattro Presidenti di Regione del Nord (Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Piemonte) tutti leghisti a parte Cirio, a proporre la quarantena per i cinesi che arrivavano da noi (e non agli italiani che ritornavano dalla Cina!), sempre quindi con quella punta di discriminazione razziale, evidentemente gradita a quegli elettorati. Ci sono state poi le forti polemiche, al limite della rottura istituzionale, per la frase del premier Conte sul paziente 1 di Codogno, considerata dal presidente Fontana come un'offesa alla sanità lombarda (quando giorni prima il prof. Galli di Milano aveva espresso sostanzialmente lo stesso concetto, cioè di una gestione imperfetta di quella particolare situazione). Tutte cose, scusate, che avevamo già detto, che però è utile ora riassumere. Ma poi di nuovo: i continui rimbalzi di responsabilità, dalle mascherine mancanti alle chiusure delle attività produttive, caldeggiate (o fatto credere di aver caldeggiato) dal presidente lombardo che avrebbe trovato a suo dire poco ascolto dal Governo, poi le critiche alle attuali proposte economiche, ritenute insufficienti da tutto il Centrodestra (che però dimentica il grave debito pubblico del nostro Paese, cui anche i loro governi hanno contribuito non poco ad accrescere e che non consente stanziamenti più cospicui); e ancora: la scelta di Bertolaso (auguri di pronta guarigione!) imposta al Governo quale commissario per la Lombardia, in alternativa a Borrelli della Protezione Civile. E che dire inoltre dei toni usati dall'assessore alla Sanità lombarda Gallera circa il decreto della Ministra dell'Interno, sulla possibilità di poter far uscire i bambini con un adulto per brevi passeggiate? A parte le dichiarazioni allarmate, ma comunque “civili” di De Luca, governatore della Campania, per possibili fraintendimenti da parte della popolazione, non pare vi siano stati parole e accenti altrettanto polemici da parte di Presidenti di Regioni o altri assessori alla Sanità, anche di centrodestra...Ma quel che pare più pericoloso e più subdolo è il voler insinuare, da parte dei cantori del salvinismo (i vari Senaldi, Sallusti, Maglie..), l'idea di un'inadeguatezza del Governo nella gestione complessiva dell'emergenza, e quindi indirettamente della sua responsabilità delle morti che il coronavirus ha provocato. Su questo, che sarà il tema delle prosime campagne elettorali, bisognerà che le risposte, anche da parte del Pd, siano decise e chiare, in quanto si và a toccare un punto, come tutti ben capiamo, sensibilissimo nella coscienza collettiva del Paese. Del resto basti ascoltare le considerazioni di questi giornalisti nei vari talk show televisivi, di cui sono ospiti fissi, per rendersene conto: l'Italia non può essere ritenuta modello, dicono, per la gestione della pandemia, proprio a causa dell'elevato numero dei decessi, per i quali Salvini, sfruttando per l'ennesima volta in modo indecente la dimensione religiosa, ha recitato la preghiera cristiana de “L'eterno riposo” insieme con la D'Urso in diretta tv! Il fatto è che questo momento così drammatico per l'Italia sta creando una certa assonanza tra opinione pubblica e Governo, come capita in circostanze del genere; il Centrodestra, in particolare Salvini, non potendo arrivare all'appuntamento elettorale, che potrebbe “di slancio” confermare questo feeling verso il Governo (quantomeno una “non ostilità”), senza un protagonismo come al solito urlato deve trovare ad ogni costo visibilità e centralità. Ogni minimo pretesto allora riguardo il tema dell'emergenza sanitaria andrà “buttato in caciara” (come si dice a Roma), grazie alla stampa “amica”, al fine di intaccare questo crescente consenso verso Conte, mischiando il tutto nel calderone dell'insofferenza delle persone, che potrebbe comunque esplodere specie se l'epidemia durasse troppo, ma soprattutto se l'economia italiana dovesse far fatica a riprendersi, con tutti gli scenari che potranno aprirsi, e nel ricordo dei deceduti (che può fare consenso). E' solo una partita di puro potere quella che sta giocando la Lega, dopo la delusione delle elezioni Emilia-Romagna! Bisognerebbe invece, alla fine del periodo pandemico (che speriamo si stia pian piano avvicinando, alla luce degli ultimi dati) riflettere in maniera matura, seriamente quindi, su come la regionalizzazione della Sanità possa essere ancora proposta come un “modello organizzativo” efficiente o se andrà gradualmente superata, su quali siano con chiarezza le competenze da ridefinire dello Stato e quali delle Regioni, specie in momenti di emergenza sanitaria come la nostra; e ancora: riflettere su chi ha tardato a chiudere le attività economiche non essenziali nelle vallate bergamasche e bresciane, dove il contagio ha assunto proporzioni inusitate o ancora su chi doveva decidere il numero dei tamponi (il Veneto ad esempio ne ha eseguiti di più in proporzione, avendo meno abitanti della Lombardia...), o su chi avrebbe dovuto garantire, il più possibile, la protezione per i medici di famiglia che hanno pagato prezzi assai alti in termini di vite, pure al di là dell'impressionante velocità di diffusione dell'infezione che ha sorpreso tutto il mondo scientifico. Ma poi in ultimo iniziare tutti, maggioranza ed opposizione, una matura riflessione, quindi “seria” non sloganistica, sull'evasione fiscale, alla luce delle enormi difficoltà in cui il Personale degli ospedali, spesso al di sotto degli organici, si è trovato per la carenza dei respiratori e del materiale di protezione. Ora, che in Italia da anni si sia portata avanti una politica di tagli di uomini, posti letto e mezzi nella Sanità lo sappiamo tutti; molti di questi sono stati ritenuti necessari per carenza di fondi statali. Allora: o ci si impegna tutti a definire una riforma fiscale che riduca in modo significativo l'evasione e l'elusione o vorrà dire che anche l'impegno ed il sacrificio di tanti medici ed infermieri (e pazienti) sarà stato vano. Purtroppo ancora una volta, al riguardo, i Cinquestelle si ostinano a proporre il taglio degli stipendi dei parlamentari (e a difendere ora il presidente dell'INPS Tridico, messo lì da Di Maio, nonostante il guasto al sistema informatico dell'Ente...Una volta i grillini avrebbero chiesto le dimissioni spontanee in un caso del genere, ma ora sono una casta e si autodifendono!), con l'intento evidente di riguadagnare qualche consenso; è proprio difficile per loro uscire dallo schema mentale della politica quale “luogo o modo per fare soldi” che pertanto và punita, come se di essa non ne avessimo tutti bisogno (“tutto è politica”, si diceva) e non necessitasse di persone (si spera sempre di elevato livello etico-culturale) che ci si dedichino a tempo pieno, quasi fosse un sacerdozio. La consapevolezza di una nuova volontà al servizio del bene comune è ciò che ci si attenderebbe da una classe politica seria, alla fine della pandemia, perchè senza una nuova solidarietà sociale il Paese non si risolleverà; sarà fondamentale redistribuire la ricchezza e allargare non restringere lo Stato sociale! Ma sarà possibile un confronto del genere nell'imminenza delle prossime elezioni regionali? Infine un breve commento su Orban e la sua richiesta di “pieni poteri”, salutala con favore da Salvini. C'è chi, di fronte allo scandalo manifestato in Italia ed in Europa, vorrebbe dimostrare che anche da noi esiste una situazione di fatto simile all'Ungheria, in quanto il Governo, nell'ambito dell'emergenza sanitaria, assume decisioni in solitaria, scavalcando il Parlamento. Ora, è possibile che in un momento dove certe decisioni si tendano ad accentrarsi naturalmente, si dia l'idea di un ruolo marginale delle Camere, ma sia Conte sia i segretari dei partiti della maggioranza non hanno mai chiesto forti ruoli decisionali; inoltre, rispetto ad Orban, non si perseguono né le forze di opposizione né si attenta alla libertà di stampa. Il premier ungherese per di più ha chiesto pieni poteri per un periodo indeterminato, cosa che getta più di un'inquietudine tra le forze democratiche in Europa. Ma poi proprio Salvini e i suoi seguaci si permettono di fare ora un paragone col Parlamento italiano, a loro dire “bypassato, quando fu col governo di Centrodestra con Berlusconi Primo Ministro che si stava di fatto arrivando ad una delegittimazione delle Camere che dovevano essere, secondo la “costituzione berlusconiana”, la cassa di risonanza dell'Esecutivo? Chi non ricorda le sue “uscite” circa l'inutilità della presenza di tanti parlamentari quando sarbbe bastato il voto finale dei solo capogruppi? O l'invito, piuttosto maschilista, rivolto tramite bigliettini alle onorevoli di Forza Italia perchè andassero pure a fare shopping, abbandonando le sedute in corso, tanto a votare sarebbero rimasti gli altri? Non ricordo all'epoca particolari sussulti democratico-parlamentaristi di Salvini e di altri della Lega! Senza dimenticare, per tornare all'oggi, che proprio grazie ai sovranisti che ad esempio il premier olandese Rutte può guidare il Governo; come pensare che la destra anti-europea accetti di parlare di solidarietà tra Stati, visto che la loro idea è quella di uscirne o rifondarla su basi nazionalistiche? E che dire ancora di Orban che si è sempre rifiutato di accettare quote di migranti, danneggiando anche il nostro Paese? Che gioisca pure Salvini dei pieni poteri di Orban; in Italia non credo sarà così facile, ma la guardia deve restare alta, dando alla gente le risposte che servono per restituire dignità al Paese! Gianni Amendola