Caporalato, Martina: mai più schiavi nei campi

Diritti dei lavoratori e difesa del reddito degli agricoltori per noi sono parte della stessa battaglia

Radio Immagina

Radio Immagina
Immagina, la radio! Ci siamo dal 20 gennaio a partire dalle 8.00. Il numero whatsapp per intervenire e partecipare in diretta è ➡️342.1426902.

Iscriviti alla newsletter del pd piemonte.

Iscriviti alla newsletter del pd piemonte.
Clicca sull'immagine

lunedì 24 dicembre 2018

OSSERVATORIO DI NATALE

L'OSSERVATORIO Il congresso del Pd non potrà che essere rifondativo; per un partito che nel giro di un biennio o poco più è passato dal 40% delle precedenti Europee al 17% delle Politiche dello scorso 4 marzo non si può pensare ad incidenti di percorso, quanto al progressivo venir meno di una credibilità, insieme ad una percezione generale nel Paese di inadeguatezza nell'affrontare i problemi, pagata forse in termini eccessivi visto che comunque l'Italia stava riprendendosi dalla crisi, pur se non completamente. Se le ultime analisi del Censis sono da prendere sul serio (e lo sono) si può dire che il Pd ha pagato il prezzo del rancore sociale, del generale incattivimento della gente e della scarsa speranza verso una ripresa non solo economica, ma anche sociale. Resta da chiedersi però (e questo in un congresso deve essere affrontato) cosa si sarebbe potuto o dovuto fare da parte del Pd, se non per evitare quantomeno per frenare questo processo. In altri termini, quali delle politiche proposte da quel Governo che vedeva i dem in una posizione di assoluta rilevanza, non sono state “sentite” positivamente soprattutto da quella parte di Paese che da sempre guarda a sinistra? Il lavoro? La disuguaglianza non solo economica? La scuola? La sanità? O è stato anche l'essersi chiuso (il Pd) ad un certo punto, pago del 40%, nell'autosufficienza, in un contesto politico generale che vedeva allora il centrodestra in crisi e il MoVimento ancora indefinito e comunque non ritenuto in grado di proporre una linea politica, se non il risentimento (e la “cattiveria”) di tanta gente espresso sui social? Forse banalizzo, ma ritengo che nel partito ancora un'analisi vera su questi temi (ed altri, tipo l'idea di Europa) non potranno non costituire la base della dialettica congressuale. Purtroppo assistiamo in questi giorni a polemiche che ci auguriamo vengano al più presto chiuse; sembra che la demarcazione tra i vari contendenti la Segreteria nazionale passi esclusivamente circa il rapporto coi Cinquestelle, se si è favorevoli oppure no, creando un'artificiosa distinzione tra “renziani” e “non renziani”, con i primi del tutto contrari, i secondi apparentemente (?) più disponibili. E' come se invece di delineare nel frattempo proposte ed analisi su come ridare una speranza alle aspettative finora deluse di tanta sinistra, si volesse spostare l'obiettivo su altro, per ritardare riflessioni generali sulla natura del Pd. Io credo che il tema non sia questo (cosa fare cioè coi grillini), perlomeno non nei termini in cui lo si vorrebbe porre. Intanto và detto che esiste un Governo, piuttosto litigioso, ma ciò non deve apparire, a beneficio della comunicazione pentastellata (ed anche leghista); se cadesse cosa accadrà? L'ipotesi numericamente più sostenibile è, grazie ad alcuni fuorusciti dal MoVimento (forse ci saranno in caso di crisi politica), un centrodestra con Salvini leader, ma con Berlusconi che, intestandosi come sempre la paternità di questa eventuale transumanza parlamentare, chiederebbe visibilità e garanzie. In tal caso, col prosieguo della Legislatura, il Pd rimarebbe all'opposizione con i Cinquestelle fortemente “arrabbiati”e con sicuri contraccolpi al loro interno, ora di difficile valutazione...Fuori da quell'eventuale nuovo governo sarà certo possibile trovare alcune convergenze coi grillini, ma condizioni per un vero dialogo ci saranno? Ci sono due aspetti al riguardo da considerare: sarà già stato eletto in quel momento il segretario del Pd? E poi, in caso di caduta dell'attuale Governo, se si formasse davvero una maggioranza di centrodestra, che ne sarà di Di Maio? Rimarrà leader o cederà il passo a Di Battista, che sulla carta pare meno propenso di Giggino ad un confronto maturo col Pd (ammesso che lo stesso Di Maio lo sia veramente)? Ma soprattutto: che Pd uscirà dal congresso? Ancora diviso? Avviato verso una scissione (speriamo di no)? Allora, quale tipo di dialogo impostare col MoVimento? Essi sono portatori di una visione generale che mette insieme rancori, risentimenti, se non odio, verso chi ha fatto politica finora (e che costituisce, come dissi già in precedenza, lo zoccolo duro del loro consenso) insieme ad aspettative più ampie; sognano comunque una democrazia diretta tramite la rete, come se la complessità della Politica si possa risolvere con un click, tacendo, si fa per dire, su “chi” poi dovrebbe sottoporre le questioni ai cittadini perchè possano esprimere la loro posizione. Il Parlamento no, in quanto i grillini (e Casaleggio) sostengono da sempre il superamento delle istituzioni rappresentative grazie al web. Allora chi? Sicuramente si tratterà di un “gruppo” (o una “casta”) che gestirà il mondo dell'informazione (Casalino and company..) e lo filtrerà ai cittadini. D'altra parte, l'idea di Casaleggio padre, portata avanti ora dal figlio Davide, non potrà esaurirsi con il definitivo “andar oltre le attuali istituzioni” una volta che ci sarà un computer in ogni casa e davanti un cittadino pronto a decidere (come ha detto più volte Grillo), ma proseguirà in un contesto di verosimile monopolio dell'informazione grazie alle varie piattaforme informatiche (e relativi ricchi introiti) della Casaleggio Associati). Se il quadro complessivo sarà questo, pensare ad una futura alleanza di Governo (non un contratto) è fantasia; ripeto, potranno esserci possibili convergenze in Parlamento, ma una maggioranza omogenea non sembra nelle cose! Ma poi, i Cinquestelle sono di “sinistra”? Il loro oscillare continuo, le giravolte frequenti, ma soprattutto l'appoggio alla politica securitaria di Salvini e alla “flat tax” (messa un po' da parte, ma non certo per volontà di Di Maio) sono biglietti da visita assai eloquenti e se da un lato approvano il decreto “Spazzacorrotti” (su cui ci sono perplessità di Anm e Csm), dall'altro inseriscono in manovra, il giorno prima, la possibilità per i sindaci di poter decidere in assoluta discrezione opere pubbliche entro un certo limite (rivisto al rialzo) di costi, su cui Raffaele Cantone dell'Anti-corruzione ha espresso alcune precise e circostanziate riserve. Abbiamo già detto nei precedenti Osservatori dell'atteggiamento sui condoni e non ci ritorno; ma è proprio la natura settaria del MoVimento a costituire a mio avviso un ulteriore decisivo ostacolo. Perchè quando si sollecitano parlamentari e simpatizzanti alla delazione nei confronti di chi tra loro sembra tradirne il codice etico, quando si mostra ostilità verso la stampa che non si allinea alla loro politica, cancellando per legge ogni forma di finanziamento pubblico che peraltro non esiste più da anni (!), al solo scopo di tacitare ogni fastidioso dissenso (non si erano mai sentite in passato frasi come quelle di Grillo “Vi mangerei per il gusto di vomitarvi” o più “semplicemente” il “giornalisti puttane” di Di Battista) siamo di fronte ad una fazione che non tollera disobbedienze e condanna chi ha da eccepire qualcosa. Non sono aspetti secondari, legati alla comprensibile “intemperanza” di un movimento nato “on line”, raccogliendo la rabbia della gente, no. Si tratta proprio di una visione connaturata, direi “ontologica”, dei Cinquestelle che li pone “fuori”, o comunque ostili, rispetto alle logiche della democrazia parlamentare, vista ora evidentemente solo come una fase inevitabile del loro cammino verso l'occupazione del Paese. Il recupero allora di coloro che han lasciato il Pd per votarli non si ottiene “parlando” con Di Maio, tra l'altro da una posizione di inferiorità, date le percentuali dei due partiti oggi; lo si può sperare tornando, come Pd, ad essere presenti nelle periferie, nel ri-ascolto del mondo del lavoro e sindacale, nel ri-entrare in sintonia con il mondo dei docenti nella Scuola e con il mondo degli operatori nella Sanità (ricordo ancora che i Medici Ospedalieri hanno il contratto bloccato da circa 10 anni e da gennaio ci saranno 48 ore di sciopero), nel rilancio dell'idea di un'Europa come federazione. E' solo strumentale dunque questa distinzione che si vuol fare tra Zingaretti, Martina, Boccia, Giachetti-Ascani e Corallo circa il dialogo con i grillini, quando le linee di demarcazione passano o dovrebbero passare tra il rilanciare o meno una sinistra larga, con programmi da riformismo radicale, dove, secondo l'originaria idea fondativa del nostro partito, trovino piena cittadinanza il riformismo post-comunista, quello cattolico-democratico (quando si mette al centro la “persona” coi suoi diritti, come si fa' a non convenire, a non essere d'accordo pur con storie passate diverse?), quello laico e l'amore, direi, verso la Costituzione. Ed è necessario decidere una volta per tutte se sarà il primo classificato alle primarie ad essere nominato Segretario, dato che con 5 candidature il 51% sarà un miraggio; Minniti lo aveva sottolineato (se ne stava già accennando, poi...) nella trasmissione di Lucia Annunziata, proprio al fine di evitare i sicuri giochi ed alleanze all'ultimo minuto nell'Assemblea Nazionale, in grado eventualmente di ribaltare il voto ai gazebo. Sarà stato per questa non “gradita” posizione che ha poi deciso di uscire di scena, non avvertendo più quel consenso che all'inizio lo aveva motivato... Si può sperare che si inizi a discutere di questo? Buon Natale a tutti! Gianni Amendola N.B.: sul blog del partito i precedenti Osservatori.

lunedì 17 dicembre 2018

ELEZIONE SEGRETARIO REGIONALE: I RISULTATI E IL COMMENTO DI SERGIO CHIAMPARINO

Ecco i risultati definitivi delle votazioni per l'elezione del segretario PD regionale. Votanti: 13077 Mauro Marino: 41,52% Paolo Furia: 35,97% Monica Canalis: 22,51% Dichiarazione del Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino sulle primarie del PD piemontese: "Non è affatto da sottovalutare che oltre 13 mila persone siano andate a votare, anche se evidentemente nel calo della partecipazione rispetto a quattro anni fa incide un clima politico molto diverso da allora, come dimostrano le difficoltà del PD a livello nazionale. Non bisogna nascondersi le difficoltà, ma sfido a dimostrare che ci sia un'altra formazione politica in grado di portare più di 13 mila persone alla vigilia di festività importanti a pronunciarsi sulla scelta del proprio segretario regionale. Visti gli esiti, mi auguro che sulla base dello statuto si trovi rapidamente una soluzione la più ampiamente unitaria, tale da rafforzare il lavoro che stiamo facendo per costruire una alleanza per il sì al Piemonte che dice sì, contro chi vuole mettere il Piemonte in un angolo".

domenica 16 dicembre 2018

RISULTATI PRIMARIE PD PER IL SEGRETARIO REGIONALE AD ASTI E PROVINCIA

Ecco i risultati delle primarie per la scelta del segretario PD regionale. Riassumendo i votanti sono stati 407 così suddivisi: Canalis: 103 voti pari al 25,36% Marino: 160 voti pari al 39,40% Furia: 143 voti pari al 35,22%

mercoledì 12 dicembre 2018

Candidati Segretatio PD Piemonte

Di seguito i candidati Segretario, Monica Canalis, Mauro Marino, Paolo Furia.

Primarie Segretario Regionale PD: dove si vota e quando

Partito Democratico di Asti IL Segretario provinciale del Partito Democratico di Asti comunica che il giorno 16 dicembre 2018 si svolgeranno le votazioni Primarie per l’elezione del nuovo Segretario regionale del Partito. I candidati sono tre: Monica Canalis, Mauro Marino, Paolo Furia. Nel territorio provinciale astigiano tutti gli elettori potranno votare dalle ore 8 alle ore 20 recandosi, secondo la rispettiva residenza, in uno dei seguenti Seggi elettorali muniti di un documento di identità: seggio n.1) in ASTI, Sede PD, c.so Casale 162, per la parte verso est della Città delimitata dalla linea verticale che parte a nord dalla via Rotario e prosegue verso sud per le vie Rosa, Mons. Marello, Strada del Fortino, via Bocca, p.za 1° Maggio, via Calosso, c.so Chiesa, via Antica Cittadella, strada delle Quaglie, comprese le residenze affacciate sul lato sia sinistro che destro delle medesime vie, oltre ai seguenti Comuni: Rocchetta Tanaro, Cerro Tanaro, Castello d’Annone, Refrancore, Castagnole Monferrato, Portacomaro, Scurzolengo, Montemagno, Viarigi, Grana, Casorzo, Grazzano Badoglio, Penango, Moncalvo, Calliano, Castell’Alfero, Frinco, Tonco, Corsione, Cossombrato, Villa San Secondo, Settime, Montechiaro, Cinaglio, Chiusano, Camerano Casasco, Cortazzone, Soglio, Cortanze, Cunico, Piea, Montiglio Monferrato, San Damiano, San Martino Alfieri, Cisterna, Tigliole, Celle Enomondo, Antignano, Revigliasco; seggio n.2) in ASTI, nel Municipio in p.za S.Secondo, per la parte verso ovest della Città delimitata dalla linea verticale che parte a nord dalla via Rotario e prosegue verso sud per le vie Rosa, Mons. Marello, Strada del Fortino, via Bocca, p.za 1° Maggio, via Calosso, c.so Chiesa, via Antica Cittadella, strada delle Quaglie, escluse le residenze affacciate sul lato sia sinistro che destro delle medesime vie; seggio n.3) in CANELLI, sede PD, via Massimo D’Azeglio n.20, per i Comuni di Canelli, Calosso, Moasca, Serole, Mombaldone, Olmo Gentile, Roccaverano, San Giorgio Scarampi, Vesime, Cessole, Loazzolo, Bubbio, Monastero Bormida, Cassinasco, Sessame, Coazzolo, Costigliole, Castagnole Lanze, Isola, Mongardino, Vigliano, Agliano Terme, Montegrosso, San Marzano Oliveto; seggio n.4) in NIZZA MONFERRATO, in via Balbo 10, per i Comuni di Nizza Monferrato, Rocchetta Palafea, Montabone, Calamandrana, Castel Boglione, Castel Rocchero, Maranzana, Quaranti, Fontanile, Castelletto Molina, Mombaruzzo, Bruno, Castelnuovo Belbo, Incisa Scapaccino, Cortiglione, Belveglio, Vinchio, Vaglio Serra, Castelnuovo Calcea, Azzano, Rocca d’Arazzo, Montaldo Scarampi, Mombercelli; seggio n.5) in VILLANOVA, Palazzo Richetta in p.za Supponito/via T. Villa 7, per i Comuni di Villanova, Ferrere, Cellarengo, Valfenera, Dusino San Michele, San Paolo Solbrito, Cantarana, Villafranca, Baldichieri, Castellero, Monale, Maretto, Roatto, Cortandone, Montafia, Viale, Capriglio, Buttigliera, Castelnuovo Don Bosco, Cerreto, Passerano Marmorito, Pino d’Asti, Moncucco Torinese, Albugnano, Berzano San Pietro, Aramengo, Tonengo, Moransengo, Cocconato, Robella, Piovà

OSSERVATORIO 2 DICEMBRE 2018

L'OSSERVATORIO. Si comincia ad ipotizzare una crisi di governo con elezioni anticipate a marzo; quella che era una semplice ipotesi rischia ora di prendere corpo davvero, anche se si dovrà attendere l'esito del colloquio tra il premier Conte e Juncker, le cui previsioni (al momento in cui scrivo) sembrano essere negative. Ma al contempo, quand'anche una “nuova” finanziaria venisse accettata, non possiamo non osservare la persistenza di continui attriti attorno a questioni di rilievo tra le due forze di governo, che potranno alla fine incidere non poco nelle reciproche relazioni politiche. Alla Lega, come già detto in precedenti Osservatori, un ricorso anticipato alle urne potrebbe in fondo non dispiacere: il fieno messo in cascina finora da Salvini con la sua politica securitaria è sufficiente a garantirgli un ritorno elettorale cospicuo, cui potrebbe aggiungere l'ulteriore “carico” anti-Ue, colpevole di imporci misure anti-popolari quando invece la manovra finanziaria giallo-verde vorrebbe essere espansiva. D'altro canto Giggino Di Maio, di fronte alla probabile bocciatura definitiva di Bruxelles (se la finanziaria stessa non verrà riscritta), pur di non presentarsi “a mani vuote” o quasi al cospetto del proprio elettorato il prossimo maggio, con inevitabili ripercussioni sul suo ruolo di leader, potrebbe tentare, col ricorso anticipato alle urne, di tamponare il costante calo di consensi del Movimento, cavalcando a sua volta la retorica anti-europea, incolpando i poteri forti, le banche, la sinistra, Soros ed invocando, nella prospettiva della consultazione continentale, più forza per essere il baluardo di questa deriva anti-popolare della Ue. Non sappiamo ancora quali siano i contenuti della manovra “corretta” che verrà sottoposta alla Commissione europea; il richiamo però ad una maggiore benevolenza come per la Francia, che sia Salvini sia Di Maio auspicano nel loro proporre un deficit non inferiore al 2.1 % del Pil (considerando che le promesse di Macron ai “Gilet Gialli” porterebbero allo sforamento dei parametri di Maastricht) merita qualche considerazione. Pur non essendo un competente su questi temi dico che innanzitutto la Francia ha un rapporto deficit/Pil intorno al 92-93% rispetto a quello dell'Italia (che è del 132%); inoltre si vedrà se le misure promesse dal Presidente francese saranno “comunque” in grado di stimolare una ripresa capace di far rientrare successivamente quello sforamento (quindi temporaneo) nei limiti richiesti dal trattato. In Italia, il cui deficit da tempo è sotto osservazione, diversamente da Parigi, pare sia stata proprio l'assenza di vere misure per gli investimenti, più che i singoli temi della “quota 100” o del reddito di cittadinanza, ad orientare ancor più la valutazione in senso negativo dell'Europa e che le conseguenti prospettive di crescita previste non avevano basi credibili (potremo dire che è una manovra più da “social” che da Ue..). In definitiva, anche se la polemica con la Francia di Macron è ghiotta, Salvini e Di Maio non possono far finta che le questioni poste al nostro Governo non richiedano risposte nel merito (tenendo conto che lo spread veleggia sempre intorno ai 280/290, con conseguenti danni al risparmio di tutti noi). Ma “arrendersi” alle richieste di Bruxelles per entrambi (più per Di Maio) significherebbe un arretramento inconcepibile da giustificare davanti ai propri elettori. Se davvero si andasse ad elezioni anticipate ci troveremmo probabilmente un Pd senza segretario o tutt'al più appena nominato; con quale linea si presenterà eventualmente il partito? La difesa dell'Europa non potrà nel frattempo essere la “solita”, nel senso che bisogna iniziare a comunicarne un'idea più incisiva, una federazione di Stati con un Presidente eletto con poteri di governo, con politiche economico-sociali condivise (con un ministro dell'Economia e sistema bancario unici), nella consapevolezza però che il diffuso disincanto nei confronti delle istituzioni continentali richiedono una capacità di persuasione e di convincimento dell'opinione pubblica, nel cui interno il seme del sovranismo è stato gettato a piene mani, assai cospicua. E' in grado il partito sin d'ora di far questo in modo autorevole e convincente? Perchè comunque, se anche non si andasse alle elezioni anticipate nazionali, l'appuntamento con le Europee sarà dietro l'angolo. Nei nostri circoli si comincerà a confrontarsi “anche” su tali temi o si continuerà a vivere pensando solo a come ricollocarsi in un futuro “a breve” che probabilmente non vedrà Renzi nelle vesti di segretario (per sua esplicita ammissione...)? Gianni Amendola N.B. Mentre sto per spedire leggo la notizia di un possibile accordo con la Commissione Europea sul 2.04%. Ovviamente staremo a vedere: saranno decisive le future mosse del governo perchè la partita è tutt'altro che chiusa. I precedenti “Osservatori” sono pubblicati sul blog del partito astigiano.

sabato 1 dicembre 2018

ASSEMBLEE CIRCOLI PER ELEZIONE SEGRETARIO REGIONALE


Ecco tutti gli orari e date per le assemblee dei circoli del PD di Asti e Provincia.

venerdì 30 novembre 2018

OSSERVATORIO DICEMBRE 2018



L'OSSERVATORIO

L'approvazione del Decreto Sicurezza conferma la svolta autoritaria e anticostituzionale (viene rinnegato di fatto l'articolo 10) di questo Governo giallo-verde; soprattutto fà progressiva piazza pulita di quelle strutture territoriali legate all'accoglienza ed all'integrazione dei migranti, i cosiddetti Sprar che persino l'ONU ha indicato come modello, nonostante le implorazioni dei Sindaci di ogni colore politico (perchè quando si è sul territorio e si devono affrontare le problematiche concrete allora ci si rende conto della discrepanza tra gli slogan e la realtà vera). Ma tant'è: ai fini di un determinato consenso politico è vitale il mantenere tra la gente la “percezione” che l'insicurezza che oggi la pervade dipenda dai “diversi”, di colore e di cultura, e che il decreto in questione sarà la panacea che risolverà ogni ansia, restituendoci un Paese del tutto “bianco” (nel senso della razza), non più inquinato nei suoi modi di vita e nelle sua tradizioni da chi lo ha finora “invaso”, grazie al buonismo della sinistra. Il tutto ovviamente in vista delle elezioni europee che decideranno le sorti dell'attuale maggioranza e il destino dell'Italia. Quel che sorprende (ma fino ad un certo punto) è la sostanziale accondiscendenza dei Cinquestelle verso i contenuti beceri del Decreto, nonostante si fosse manifestata una crepa tra i loro parlamentari (una decina, forse più, che non ha preso parte alla votazione alla Camera, oltre al presidente Fico che non ha diretto le operazioni in Aula), “opportunamente” scavalcata con l'apposizione della fiducia, all'interno di uno scambio politico che consentirà l'approvazione del pacchetto Giustizia del ministro Bonafede, pur non del tutto digeribile per la Lega. I “grillini” (o “casaleggini”), a guardar bene i loro comportamenti, già all'indomani delle elezioni del 4 marzo, ma anche in campagna elettorale, hanno spesso detto tutto ed il contrario di tutto per prendere voti ovunque, in quanto il loro unico scopo era il governo del Paese, senza il quale avrebbero avuto non pochi contraccolpi al loro interno. La differenza sostanziale tra Salvini e Di Maio, loro capo politico, sta in questo: per Salvini il governo è “un mezzo” (i suoi desideri vanno dal diventare il futuro Presidente del Consiglio di un Gabinetto a sua immagine all'essere il leader di una maggioranza sovranista in Europa, magari modificando la Costituzioni, sia italiana sia europea), per Giggino invece è “il fine”, volendo puntare alla costruzione di un potere capillare basato sulla rete (che quindi dovrà portare al superamento del Parlamento) rafforzando il “cuore pulsante” del Movimento, vale a dire le piattaforme informatiche della Casaleggio Associati, per instaurare così un monopolio dell'informazione votato a sostenere l'azione governativa in modo pervasivo e persuasivo (al fine di mantenere e garantirsi il potere). Da qui nasce la contraddizione dei comportamenti pentastellati, anche rispetto a loro principi inizialmente declamati. La posizione sui migranti è lo specchio di quanto affermo, perchè se avessero accettato, in nome della solidarietà e di una capacità di saper integrare, l'immigrazione come valore umano e politico, avrebbero preso “percentuali da prefisso telefonico”, come pontificò qualche anno fa il loro santone condonato Beppe Grillo. E come si può arrivare al governo senza un forte consenso elettorale? In altri termini, che farsene dei valori, che pure una parte del Movimento sente ma non può esprimere, pena l'esclusione ed il dileggio mediatico dei pasdaran dei “social” (lo zoccolo duro del consenso pentastellato), se poi non portano risultati elettorali adeguati alle attese? Lo stesso può dirsi per il condono; già alle ultime Regionali siciliane infatti l'allora premier “in pectore” Di Maio, prima del voto, parlò di “condono di necessità”; nessuno si stupisca quindi se nel recente decreto per Genova la “sua manina” abbia infiltrato quelle norme sulle case di Ischia! Il fine giustifica i mezzi, diceva Machiavelli, ma Giggino sembra incarnarne lo spirito più squisitamente opportunista! Sarà interessante invece vedere ora come si comporteranno i Cinquestelle a proposito della mancata firma al “Global compact of migration” (già oggetto di “question time” al Senato), lanciato dall'ONU nel 2016, sostenuto da Obama proprio per creare una sorta di linee guida per una migrazione “sicura, ordinata e regolare”, che Salvini, il quale vuole dominare l'intera questione dell'immigrazione, ha già dato per certa, smentendo clamorosamente il premier Conte, come certa è la non partecipazione nei prossimi 10 e 11 dicembre alla conferenza di Marrakech, che dovrebbe dare il via operativo al trattato. Ma vedrete che il Movimento si acconcerà alla bisogna; magari ci saranno prima delle prese di distanza, mediaticamente pompate, ma poi finirà comunque in un accordo con la Lega. Il governo, salvo sorprese sempre possibili, non cadrà ora a rigor di logica, tantomeno su queste questioni; Di Maio ha ben chiaro che avrà tutto da perdere, soprattutto sul piano personale, nella sua veste di leader. Chi glielo fà fare? Anche perchè un nuovo Governo nell'attuale Parlamento è possibile: il Centrodestra, con Salvini, ha i numeri; si tratterà solo di stabilire “bene” quale il ruolo del leader della Lega, ma la legislatura può andare avanti bene o male fino al termine naturale e in tal caso il Movimento avrebbe al suo interno pesanti ricadute (insieme all' “indotto” della Casaleggio Associati). E' una partita dunque troppo grande e decisiva per loro che non potrà essere persa sull'altare dell'immigrazione!

Circa poi il rapporto con l'Europa resta da chiedersi perchè la coppia dei vice-ministri abbia aspettato mesi per arrivare alla conclusione, peraltro non scontata viste le ultime dichiarazioni, di modificare i parametri della manovra finanziaria, facendo mantenere uno “spread” costantemente sopra 300 con relative conseguenze sul risparmio degli italiani (nonostante le opinioni al riguardo della sottosegretaria Castelli!!). Entrambi son convinti che le prossime elezioni europee modificheranno profondamente le istituzioni della Ue e stanno tirando la corda (sperando non si spezzi) fino a quella data. Ma c'è una ragione che distingue sul tema i contraenti del “contratto” di governo: mentre Salvini può abbozzare circa un'eventuale riduzione della quota 2.4%, in quanto il suo granaio elettorale s'ingrossa comunque con le questioni “migranti e sicurezza” (la flat tax è già sparita da tempo dal dibattito; rimane la “quota 100”), Di Maio non ha altre alternative al reddito di cittadinanza, per cui, se tale iniziativa non dovesse partire entro la data elettorale rischia non poco (con tutte le conseguenze sopra citate). Da qui il suo tentativo di tranquillizzare i grillini con la storia della stampa in corso di circa 6.000.000 di “card” per accedere al sussidio, dichiarando una cosa non vera perchè non c'è ancora ufficialmente una legge che la autorizzi (abbiamo poi saputo che saranno le Poste a farlo..quando sarà). Ma anche chi spera che la questione del lavoro nero nell'azienda paterna potrà incidere sulla tenuta del governo non si illuda: in fondo, pur trattandosi di cose non banali, non sembrano avere quello spessore necessario per mettere Giggino nell'angolo, anche se lui dovrebbe rinunciare, per correttezza, al 50% della sua compartecipazione nell'azienda!

Invece la minaccia di morte (pare) indirizzata dai social ad un giornalista delle Iene, responsabili del servizio televisivo, è l'ulteriore conferma del degrado culturale in cui sta precipitando il Paese; l'intolleranza e l'odio (hate) che trasudano dalla rete (sulle cui basi grillini ed in parte la Lega hanno costruito le loro fortune elettorali) sono ormai la forma moderna dell'olio di ricino del Ventennio. Anche coloro che hanno votato Cinquestelle (e Lega) per rabbia, per ritorsione, per delusione verso una sinistra che si è parlata spesso addosso, o comunque verso una classe politica giudicata inadeguata a risolvere i problemi dell'Italia, molti di costoro dicevo non possono ora non prendere atto del pericoloso scivolamento cui stiamo assistendo, col prevalere di una “pancia” che chiede solo di essere saziata senza pensare al futuro (e questo sia sotto l'aspetto economico, sia sotto l'aspetto sociale e politico generale). Da qui la speranza che il Pd, unico potenziale baluardo a tale deriva, la smetta coi giochini tattici, la finisca di fare calcoli tipo “chi sta con chi”; propongano invece i candidati alla segreteria sin d'ora programmi ben delineati, almeno nelle linee generali, soprattutto mostrino la consapevolezza che o il Pd torna a parlare con le fasce più disagiate e con quel mondo delle professioni (Sanità, Suola, Ricerca, Università, Arte...) che ha sempre guardato “a sinistra” o rischierà di implodere, con Salvini padrone assoluto del campo.

Gianni Amendola

lunedì 26 novembre 2018

Candidati per la Segreteria Regionale del PD

Mozione Marino . Mozione Canalis . Mozione Paolo Furia: Eccoci ! La mia candidatura è espressione di un collettivo che crede nel cambiamento con sostanza. Per troppo tempo si è invocato un « cambiamento purchessia », indipendentemente dalla preparazione, dalla formazione politica, dallo studio ma soprattutto dalla pratica attiva della democrazia. Ma sul terreno del « cambiamento purchessia », dove vale tutto e il contrario di tutto, hanno vinto i 5 Stelle. E sul cavalcare la paura, ha vinto la Lega. Oggi anche in Piemonte l'assalto dei professionisti del « cambiamento purchessia » è forte. Si nutre del livore dei social, della cattiveria diffusa, ma anche delle difficoltà e delle incomprensioni della vita di tutti i giorni, rispetto alle quali siamo stati e siamo talvolta sordi. Siamo persino apparsi timidi nel manifestare con chiarezza i nostri valori e, di lì, le nostre priorità sono apparse confuse, o non in linea con i bisogni sociali espressi nel Paese. Non è questo il tempo di tirarsi indietro. Esiste un grande potenziale di cittadine e cittadini che non si rassegnano a vedere in campo solo 5 Stelle e Lega. Ma noi, per intercettare questo potenziale, dobbiamo fare « i compiti a casa » : recuperare energie fresche, valorizzare i percorsi personali e politici migliori, dare visibilità e gambe a un'alternativa nel segno della società aperta, ma giusta. Anche in Piemonte il pericolo che le forze del cambiamento all'indietro prevalgono è forte. Per questa ragione occorre che il PD si stringa intorno al nostro candidato in Regione, Sergio Chiamparino, intorno a una proposta forte, appassionante, trainante. Mi candido dopo aver ricoperto la carica di segretario provinciale del PD nel quadriennio 2013-2017 e mentre svolgo il ruolo di consigliere comunale della città di Biella. Lavoro in università come precario della ricerca e di qui ho maturato un'esperienza umana che per un tempo ha messo tra parentesi il mio impegno politico in prima persona. Nonostante le pressioni e gli inviti a pensarci, per un certo tempo non mi sono dato disponibile perché fare politica costa sempre di più e perché i tempi della politica sono sempre meno conciliabili con le frenetiche condizioni di vita e professionali di ognuno. Da una parte ci hanno detto che, a differenza del passato, non si può più fare politica di professione ; dall'altra, sempre meno hanno una professione sicura e remunerativa che consenta effettivamente di farla. Così si è creato un vulnus democratico, col quale si esclude dalla partecipazione politica una parte sempre più ampia di società civile. Mi candido anche perché sia finalmente data voce a quei tanti invisibili che in questi anni si sono allontanati dalla nostra politica nella generale indifferenza. Mi candido in quanto « Biellese », cioè proveniente da quel « Piemonte 2 » (per dirla con quell'espressione propria dell'articolazione dei seggi elettorali) che fa fatica a reggere l'onda d'urto di una destra aggressiva e pervasiva. Un Piemonte delle valli e dei villaggi, dove le distanze si misurano in curve e tornanti e non in chilometri, e dove antichi saperi e costumi tradizionali lottano contro oblio e obsolescenza, contro lo spopolamento e l'invecchiamento. La provincia piemontese sta rispondendo alla crisi con efficacia diversa a seconda delle zone. Quelle a tradizionale monocultura industriale vivono una transizione particolarmente difficile. Quelle a vocazione agricola e turistica (i Laghi, le Langhe) hanno un'economia (e anche un immaginario) più vincente nella competizione globale, ma rischiano comunque di perdere competitività in un mondo in cui il marketing territoriale moltiplica ovunque le offerte e le possibilità, ma condanna rapidamente all'oblio. Occorre un « sistema Piemonte » che riduca i gap tra aree territoriali, tra il nostro bellissimo capoluogo, la collina e la montagna. Occorre un racconto della nostra Regione, percorsi turistici organici, iniziative di attrazione di impresa e investimento che tocchi tutte le zone, piani infrastrutturali strategici che non lascino indietro nessuno. Occorre proseguire quel lavoro che ci ha permesso di posizionarci, come Regione intera, in prima posizione nella graduatoria delle Regioni da visitare secondo la Lonely Planet. Mi candido nonostante le difficoltà perché credo in un partito che non pensi solo alle istituzioni, ma alla strada, ai luoghi del lavoro, ai luoghi dell'abbandono e dello spopolamento demografico, che parli i linguaggi plurali e diffusi al di fuori del mondo della politica ; e tuttavia mi candido perché credo in un rinnovamento fondato sui percorsi, su quella che un tempo si sarebbe chiamata « gavetta » e che oggi viene spesso sottovalutata (in particolare dai nostri avversari : e poi ci si chiede perché abbiamo il Parlamento più scarso della storia d'Italia!). Mi candido perché in tanti ci credono e perché sono disposto a lavorare anche con chi non ci crede, se l'interesse comune è il bene del PD e del Piemonte. Mi candido perché credo ancora che questo congresso possa essere un'opportunità di partecipazione, se lo riempiremo di contenuti. Credo che, nel rispetto reciproco tra candidati, si debba considerare il nostro congresso regionale non già come una resa dei conti interna priva di ogni interesse pubblico, ma un primo passo della campagna elettorale per vincere le Regionali. Questo può accadere se ci impegneremo a mettere al centro la nostra idea di Piemonte (nell'ambito nazionale e europeo) e la nostra idea di Partito : e io mi impegno senz'altro in questo senso. Quelli di seguito vogliono essere alcuni temi sui quali dare qualche spunto. Si intende che non si tratta di un programma dettagliato ed esauriente, ma di un elenco di priorità, corredato di alcune proposte. Si tratta di un documento aperto, che sarebbe bello fosse arricchito nelle idee e nelle proposte. Per il Piemonte il diritto allo studio dall'asilo nido all'università. La prima forma di welfare diffusa e di sostegno concreto alle famiglie è garantire percorsi scolastici compatibili con gli orari di lavoro e di vita delle famiglie. Da questo punto di vista, il Governo nazionale ha compiuto un primo passo indietro abolendo i pochi giorni di congedo di paternità introdotto dal nostro governo, quando si sarebbe dovuti andare al contrario a estendere quella possibilità. Un monitoraggio dei servizi per gli asili nidi è importante, in quanto a seconda dei Comuni e delle loro disponibilità economiche vi sono orari di apertura e offerte diverse, talvolta più conciliabili con la vita delle famiglie, ma talvolta non sufficienti. Il tema del diritto allo studio giunge sino all'Università. Abbiamo affrontato nella legislatura uscente il tema del rapporto tra borsisti idonei e assegnatari, abolendo nei fatti la figura dell'idoneo non beneficiario che era proliferata durante il governo Cota della Lega. Ora resta da affrontare la non semplice questione delle residenze, dal momento che i prezzi degli affitti nelle città universitarie (in testa Torino) stanno aumentando e per gli studenti più in difficoltà la questione è grave. Formazione professionale e politiche attive del lavoro. Occorre verificare con franchezza i dati che riguardano le ricadute concrete dei fondi messi a disposizione dall'Europa (es. Garanzia Giovani) e dalla Regione. Risulta ad esempio dai dati dell'Osservatorio Piemonte Lavoro, che circa la metà dei tirocini sfociano in un contratto di lavoro ; ma l'altra metà no, e si rimane rinchiusi nella prigione del turn over dei tirocini. Rivedere le regole sull'ingaggio dei tirocini è il minimo che si possa fare per evitare questo turn over. Occorre anche monitorare gli effetti dell'attuale alternanza scuola lavoro e passare da una « generica » alternanza scuola lavoro, a un'alternanza vera e propria alla tedesca, finalizzata all'assunzione. In questo quadro, si prevede un contributo spese per lo studente che fa alternanza scuola lavoro. Questi percorsi possono, nel corso del tempo, andare verso il superamento degli stages, che come detto portano spesso a uno sconto indebito per il datore di lavoro, senza nessuna formazione. Gli sgravi si concedono a chi assume a tempo indeterminato, non a chi assume a spot. Sgravi strutturali, differenziati e più vantaggiosi nel caso dei soggetti più deboli : ultrasessantenni ad esempio, ma ancora lontani della pensione. Le crisi industriali di oggi (ad es. l'inaccettabile caso della Pernigotti) ci preoccupano e devono continuare a trovare nella Regione un attento interlocutore. Ma è appena ovvio che affidare tante persone licenziate a politiche attive incapaci di reinserirle nel mercato del lavoro ha persino l'effetto di demotivare i destinatari di siffatte politiche. Meglio sarebbe prevedere un elenco di soggetti deboli su cui concentrare politiche passive specifiche, come la cassa integrazione in deroga che un tempo aiutava a supplire alle mancanze del sistema di ammortizzatori sociali nazionale, che in questi ultimi anni è stato ulteriormente indebolito. Bisogna infine favorire l'attivazione della contrattazione collettiva di secondo livello (e aziendale), che dovrebbe costituire uno strumento prioritario di definizione delle condizioni di lavoro nelle singole realtà e in particolare dei contratti a tempo determinato : contrattazioni di secondo livello e di prossimità potrebbero ad esempio individuare schemi condivisi di causali per i tempi determinati e di deroga, prevenendo un eccesso di contenzioso). Il ritardo su questo costituisce un elemento di rigidità nelle relazioni industriali, che produce un freno allo sviluppo economico. Le politiche sociali, con particolare attenzione alle disabilità. Ci sono città in Piemonte che hanno ottenuto addirittura il titolo di Creative City dell'Unesco (Alba) grazie alla speciale attenzione per il superamento di barriere architettoniche e culturali. Alcune città hanno addirittura aperto una specifica commissione. Il Partito Democratico può avere un ruolo di sensibilizzazione e di scambio di buone pratiche a livello regionale, anche considerando che qui e là, per le ragioni più disparate di solito attinenti le difficoltà di pubblica finanza, alcune agevolazioni importanti sono venute meno. Bisogna poi porre tra le priorità delle nostre azioni politiche la questione degli anziani abbandonati. I servizi, sia di rsa che domiciliari, sono stati oggetto di un profondo ripensamento nel corso dell'ultima legislatura regionale. Certamente il macigno del debito sanitario ha portato a dover affrontare questo cambiamento in una condizione di risorse limitate. Si deve ora riconoscere che il Piemonte ha ripreso a liberare spesa sanitaria, dopo anni di ristrettezze. Una discussione può essere aperta sui tipi di esigenze alle quali si intende dare voce perché ottengano il dovuto finanziamento. Un esempio può essere l'adozione di un piano di accompagnamento post-ictus, come altre Regioni come l'Emilia Romagna. Enti locali : superare il lutto del referendum costituzionale. Quel referendum prevedeva l'abolizione delle province. Le province non sono state abolite, ma rimangono prive delle risorse necessarie a funzionare correttamente, col risultato che, anche in Piemonte, le strade son spesso dissesstate. In compenso, una parte importante dei progetti europei (che sono fonti di finanziamento per progetti di prima importanza per le finanze pubbliche spesso in difficoltà😉richiederebbero iniziative di area vasta. Sia i Comuni che le Province, però, sono perlopiù sguarnite del personale qualificato a costruire le partnership, a scrivere i progetti e a coordinarli. La proposta è di promuovere un piano straordinario di assunzione di giovani esperti nella progettazione europea in tutte le province in modo da restituire a quell'ente un senso e una dignità, oltre che favorire una migliore capacità attrattiva di risorse. Occorre arrivare anche a definire ambiti unitari per : acqua, rifiuti, enti parco, enti caccia, enti turistici e province. Ad oggi, i sindaci che rappresentano i loro comuni in ciascuno di questi enti sono portati a saltare da una parte all'altra perché le dimensioni e le funzioni non sono accorpate in un'unica dimensione. Nel corso degli ultimi due decenni, spesso, al fine di semplificare, si è complicato e basta. A questo proposito occorre anche favorire i processi di fusione dei comuni troppo piccoli. Si tratta infatti di processi che, se ben spiegati, la popolazione arriva a comprendere e destinati a determinare importanti benefici sotto ogni aspetto. Educazione sessuale nelle scuole e visite gratuite e anonime per malattie sessualmente trasmissibili negli ospedali e nei consultori. In Piemonte l'aumento di nuovi casi di HIV tra gli adolescenti e soprattutto nella fascia 25-29 anni ci dice che è urgente promuovere l'educazione sessuale nelle scuole, non limitandosi agli aspetti sentimentali delle relazioni umane, sui cui pure è bene avviare percorsi specifici. Se non sarà la scuola a avvicinare il tema con percorsi competenti e seri, sarà la pornografia. Lo stigma intorno le malattie sessualmente trasmissibili produce grandi difficoltà, da parte dei giovani in particolare, a farsi visitare. Per questo occorre diffondere i consultori e fare in modo che i servizi siano il più possibile accessibili. L'educazione sessuale e sentimentale devono anche servire a combattere l'omofobia, la transfobia, la vergogna per il proprio corpo, la violenza di genere e il razzismo. Parlando di violenza di genere e razzismo, non dimentichiamo che la grande parte degli stupri avvengono in ambienti familiari. Dobbiamo impegnarci affinché su questi temi aumenti la coscienza comune. Le opere e l'ambiente. Occorre dire i giusti sì e i giusti no. Sì alla TAV perché, dopo la modifica del tracciato, l'impegno della Francia, i cantieri e gli appalti partiti o in partenza, i lavoratori in gioco e i troppi camion in giro, non si può tornare indietro. Le infrastrutture (e soprattutto quelle su ferro) sono una condizione dello sviluppo economico. Allo stesso modo è importante completare il Terzo Valico. Ad altre opere invece bisogna dire di no perché rappresentano sfruttamenti del territorio. Cito la Diga in Val Sessera, a cavallo tra Biellese e Valsesia, a titolo di esempio. Per questa ragione è opportuno sviluppare un ragionamento più ampio, rivolto soprattutto alla velocizzazione dei rapporti tra province e il capoluogo di Regione. Occorre fare in modo che tutti i capoluoghi di provincia abbiano un treno diretto, a cadenze da valutarsi, che le colleghi direttamente alla città di Torino. Dobbiamo dire di no al consumo di suolo e favorire un riutilizzo degli stabili abbandonati sparsi nelle città e nelle valli attraverso forme di utilizzo temporaneo e modelli di alienazione non eccessivamente rigidi. Semmai bisogna anche che ci si renda conto che alcuni beni immobili dismessi, di natura ex industriale o anche abitativa, non sono semplicemente recuperabili ; bisognerebbe demolirli dunque, con un piano di « demolizioni intelligenti » che recuperino verde pubblico, orti urbani o altri tipi di utilizzo. Poiché la demolizione ha dei costi e al suo posto raramente vi sono le condizioni per l'impiantamento di attività redditizie, è giusto che sia il sistema pubblico, di concerto con eventuali proprietari e con altri finanziatori, a prendersi cura del « bene comune ». … Ma il partito regionale a cosa può servire ? a COORDINARE il lavoro di circoli e federazioni su campagne unitarie da promuovere in tutti i territori. Possono sembrare parole vuote, ma in realtà per troppo tempo non sono arrivate campagne di comunicazione (su internet e cartacee) a disposizione di circoli e federazioni. Questo lavoro di coordinamento può assumere connotati molto semplici e allo stesso tempo precisi. Il Regionale può fornire un quadro entro il quale circoli e federazioni possono svolgere un'iniziativa sinergica. Troppo spesso le iniziative di dibattito o confronto che pur meritoriamente vengono organizzate dal partito sono estemporanee e non producono un patrimonio collettivo di conoscenza e memoria. Invece è importante che, almeno per i temi di rilevanza regionale (e fatta salva la libertà di circoli e federazioni di svolgere iniziative e attività😉 individuato il tema su cui si vuole attivare un dibattito, si chieda a tutti i territori di verbalizzare la riunione, di trasmettere gli esiti al livello regionale che si impegna a comporre un documento base, su cui tornare tutti insieme. Questo genere di attività è stato per troppo tempo considerato obsoleto, con l'esito di aver, in molti casi, semplicemente smesso di fare politica. a STIMOLARE l'adesione al Partito Democratico recuperando gli elenchi degli iscritti e degli amministratori, proponendo metodi di coinvolgimento innovativo ; a MOBILITARE l'attenzione alle realtà associative che, nei vari territori, si muovono ormai largamente indifferenti al partito. Questo implica di smettere di dedicare grossa parte dell'attività politica di militanza alle dinamiche interne, pratica sempre più diffusa che genera rancori e pettegolezzi, e tornare a discutere di politica. Tornare a discutere di politica non è uno slogan. Non mancano temi internazionali, europei, nazionali, locali su cui sollecitare l'attenzione dei circoli. Non si deve sottovalutare il senso del ritrovarsi per il solo gusto del discutere, del dibattere : ciò che in realtà tiene vive le comunità politiche autentiche, non mosse solo da interessi di bottega, potere o visibilità. Inoltre, questo implica di attivarsi per le questioni più calde, intercettando il sentimento delle comunità locali in cui siamo. Una mobilitazione organica su tutti i territori contro il Decreto Pillon può essere un esempio. a PROMUOVERE iniziative di tipo politico-ludico, come le Feste dell'Unità. L'ultima Festa di Torino nel 2018 è stata un successo, grazie all'attivismo e alla convinzione della federazione ; così, in tutte le federazioni resistono, non senza difficoltà economiche e di manodopera, le Feste. Occorre realizzare eventi di raccolta fondi, perché la chiusura delle sedi periferiche e l'assenza di risorse minime per realizzare anche solo piccoli eventi è un elemento della nostra crisi organizzativa. Il problema del finanziamento della politica è serissimo e diffuso. La pratica di affidarsi a ingenti finanziamenti privati è sempre più diffusa nel contesto della politica attuale (vedasi 5 Stelle e Casaleggio e Associati). L'assenza di una regolazione esplicita delle « lobbies » determina però spesso influenze indebite nel processo di partecipazione. La libertà economica è un principio della democrazia. A DARE ASCOLTO a circoli e territori. In genere tutti si parla sempre di « ripartire dai circoli ». Alle volte si tratta di parole vuote. Bisogna fare qualche esempio preciso. 1) se, nell'azione di governo (ad esempio della Regione), i circoli individuano criticità, tocca al regionale esaminarle e portare a Consigieri, Assessori e Presidente il problema. Le antenne del territorio vanno valorizzate. Portare il problema non significa necessariamente risolverlo, ma perlomeno verificarne la consistenz e la complessità. Questo è prendersi cura. 2) per comporre le liste del regionale, il ruolo delle federazioni è fondamentale, non solo perché sancito formalmente nei nostri regolamenti. I candidati debbono essere esponenti voluti e desiderati dal territori. Dobbiamo immaginare un PD regionale che aiuti a comporre la lista nelle situazioni difficili, ma senza generare intrusioni sulla base delle correnti. 3) non si devono sottovalutare i problemi e le sollecitazioni tematiche proposte dai circoli. Essendo le segreterie anche regionali degli organismi del tutto volontari, può capitare che i membri della segreteria non intercettino con sufficiente sollecitudine le richieste che possono arrivare dalla base. Bisogna anche renderci conto che il lavoro volontario, basato sulla passione, può altresì produrre « perdonabili » inefficienze. La buona organizzazione del lavoro può supplire almeno in parte a queste inefficienze, attraverso una comunicazione più diretta e franca, ma anche meno di retropensiero e aggressiva di come spesso siamo abituati. Una comunità non esiste senza un certo grado di comprensione e fiducia reciproca. Elementi, questi, che devono essere pratica quotidiana di militanza e non possono essere spiegati sufficientemente in un programma elettorale. Le altre candidature saranno condivise non appena ricevute.

martedì 20 novembre 2018

Servizio di ascolto e assistenza per i disabili ed i loro familiari

Il Partito democratico Astigiano si arricchisce con un nuovo servizio di ascolto e assistenza per i disabili ed i loro familiari. A partire dal martedi 27 novembre e cosi per tutti i martedi dalle 15 alle 17 cittadini di Asti e Provincia, iscritti e non, potranno rivolgersi presso la sede di Corso Casale 162, Telef. 0141593217 per avere informazioni sulle prestazioni sanitarie, sui servizi sociali, per segnalare necessità di assistenza e per essere aiutati nel disbrigo delle pratiche, ma anche solo per condividere esperienze o richiedere consigli sulla pratica delle incombenze quotidiane. A curare il servizio sarà Vincenzo Soverino. Già consulente del Comune quando era sindaco Brignolo, attuale Vice Presidende Nazionale AISLA. “Siamo veramente orgogliosi di poter contare sulla collaborazione di Vincenzo Soverino, un amico e una persona dotata di grande umanità e esperienza; i valori di cui è portatore e la sua ampia esperienza nei campi del volontariato e della disabilità ne fanno la persona più adatta per comprendere e farsi portatore delle istanze dei più deboli” Pino Goria Segretario Provinciale Mario Mortara Coordinatore Circolo di Asti

mercoledì 14 novembre 2018

OSSERVATORIO SPECIALE


L'OSSERVATORIO (numero speciale).

Le volgarità usate dai Pentastellati (in particolare Di Maio, Di Battista padre e figlio) dopo l'assoluzione della Raggi (“giornalisti pennivendoli”, “sciacalli”, “puttane dell'informazione”...) danno l'idea dell'infimo livello culturale (cultura intesa qui nel senso più ampio, come capacità di ascolto e dialogo che nasce dal sapere e non ne prescinde) di una parte importante dell'attuale classe dirigente e di una concezione anti-democratica dell'informazione. Senza entrare nel merito della sentenza (di cui và detto che riconoscere il fatto commesso, non ritenendolo comunque reato, getta da un lato un'ombra sulla capacità della sindaca di comprendere certe dinamiche nella gestione della “cosa comunale”, dall'altro, con l'affidarsi totalmente a Marra, definito a suo tempo da Di Maio “servitore dello Stato”, ma personaggio del sottobosco politico di Roma già in auge all'epoca di Alemanno, è come ammettere di non essere in grado di saper amministrare) non si può non segnalare come lo scontro mai così evidente tra la stampa e la comunicazione pentastellata, traino delle idee governative, stia portando alla demonizzazione di tutto ciò che è critica; pompando i “social”, che vomitano poi tutto il rancore e la volgarità nei confronti di coloro che si opporrebbero al “cambiamento”, si completa l'opera, dando l'idea che “i cittadini” siano allineati al governo contro la disinformazione delle varie testate giornalistiche, ovviamente al soldo di qualche potere forte. Compito della stampa è informare, certo in modo corretto ed equilibrato (nei toni); la verità è che chi nasce politicamente dal “V-day” ed alimenta il proprio consenso con l'uso frequente di “fake news” ha pochi titoli nel giudicare e di attribuire ad altri cose che sono già nel loro DNA. I grillini hanno peraltro uno spirito fortemente settario, non tollerano pareri difformi nemmeno al loro interno, pena l'espulsione; come potrebbero accogliere le critiche che salgono dai quotidiani? Essendo incapaci di un confronto (perchè “o si è con loro o contro di loro”) allora offendono.

C'è da dire che questa esplosione di insulti e minacce nei confronti della stampa e dell'editoria tradisce tutta la loro difficoltà del momento, nonostante i sorrisi televisivi di Di Maio; la convivenza con la Lega si fa ogni giorno più complessa, ma soprattutto si sono sentiti spiazzati e giudicati da quella “piazza”, intesa come luogo di aggregazione spesso spontanea che và animandosi in varie parti d'Italia contro le scelte del Governo (dall'accoglienza dei migranti al “Sì TAV”) che credevano ormai loro dominio e questo dopo aver digerito i “rospi” dell' ILVA e della Tap che tanta base ha loro contestato. Niente di meglio allora che spostare l'obiettivo e dare, a beneficio dei tanti “beoni” dei social, un motivo per mantenere viva l'indignazione contro chi non è allineato. Il Governo comunque non cadrà ora perchè “al momento” non conviene nemmeno alla Lega; Salvini ne ha il timer e deciderà lui il come ed il quando. Se da un lato però il tempo, comunque scarso visti gli imminenti grandi appuntamenti elettorali del 2019, può favorire (se ben usato!) la ricostituzione di un'opposizione seria, dall'altro non potrà non consentire l'approvazione di leggi negative per la qualità della nostra democrazia, pure al di là della stessa manovra economica che l'Europa ci contesterà duramente. Penso principalmente al ruolo della Casaleggio Associati, vera “anima” del Movimento e della sua comunicazione, riconosciuta per decreto quale “fondazione” e quindi come tale in grado di essere oggetto e fonte di finanziamento. Non è solo per i 300 E mensili che i parlamentari grillini debbono versarle (ripeto: sono soldi pubblici; é come se dal nostro stipendio ci decurtassero sistematicamente 300 E a favore di un'azienda privata!) quanto per i finanziamenti per il “Fondo Blockchain”, una nuova tecnologia informatica, auspicata da tempo dallo stesso Casaleggio, utilizzata finora per le criptovalute, ma che può usata per creare applicazioni di intelligenza artificiale e di “Internet of Things”. Pare che anche l'Istituto Superiore di Sanità sia molto interessato alla cosa perchè renderebbe più trasparente il controllo dei dati sanitari (vaccinazioni ad esempio) e delle informazioni sulle varie patologie e ricerche. Il fatto però è che Casaleggio “è tutt'uno” col Movimento, quindi si pone un problema di un serio conflitto di interesse, pari almeno a quello di Berlusconi (contro cui i grillini hanno sempre tuonato); tra l'altro, poiché trattasi di soldi (45 milioni di Euro) stabiliti in finanziaria vuol dire che sono “nostri” (è come se i governi Berlusconi avessero destinato direttamente risorse pubbliche a Mediaset), il tutto ovviamente al fine di creare e mantenere consenso politico, anche alla luce del ruolo di consulenza per tante aziende che svolge la Casaleggio Associati! Tutti motivi in più questi per alimentare una costante opposizione al Governo attuale, mobilitando sui temi più caldi dell'agenda politica quelle piazze, come detto, che da tempo han voltato le spalle al Pd...Un nuovo partito lo si ricostruisce anche da qui..lo sappiamo!

Gianni Amendola

sabato 10 novembre 2018

OSSERVATORIO NOVEMBRE 2018

L'OSSERVATORIO. La fase politica attuale, caratterizzata da una spiccata conflittualità tra le due componenti di Governo, potrebbe evolvere anche verso una crisi, motivo per cui come opposizione bisognerà trovarci preparati. Certo è che il cammino verso le primarie per la Segreteria e successivo Congresso sembra ancora piuttosto incerto e nebuloso; peraltro si cominciano a prefigurare soluzioni nell' eventualità, tutt'altro che remota, di un esito “ai gazebo” non in grado di consentire il raggiungimento del 50% ai possibili candidati alla Segreteria (ufficiali e non, al momento), rendendo necessario il ricorso all'Assemblea Nazionale, con tutti gli incroci di “interessi particolari” che senz'altro la caratterizzeranno. Io credo, come tanti militanti del resto, che o il Pd saprà trovare nuove forti motivazioni per recuperare un rapporto con quelle fasce estese di popolazione rimaste “in periferia” (nel lavoro, nel reddito, nella possibilità di accedere pienamente al welfare...) e con quelle categorie professionali che han guardato con forti speranze al partito (insegnanti, medici pubblici, ricercatori, mondo dell'arte e della cultura...) o imploderà del tutto. Bisogna mettersi in testa come questi ceti sociali di tradizionale riferimento si siano sentiti traditi da determinate scelte che hanno modificato il volto della sinistra, quali ad esempio la visione “aziendalistica” dei servizi, (Scuola e Ospedali in primis...) non solamente dal punto di vista di una gestione economica adeguata, quanto invece per una vera e propria conversione ad una logica “premiale” delle risorse umane (scambiata per meritocrazia), lasciata spesso alla discrezionalità dei vari “dirigenti”, che ha finito per rompere quello spirito solidaristico di cui la sinistra stessa dovrebbe essere alfiera, finendo col creare, speci in ambito pubblico, una mentalità di “supremazia sull'altro” (il proprio personale interesse) e di lecchinaggio verso il diretto superiore, erogatore di incentivi. Non sono certo per l' “appiattimento”, ma o si comprende l'urgenza di delineare in anticipo criteri di valutazione condivisi o si determineranno inevitabilmente situazioni di ingiustizia (e posso garantire, nella mia esperienza di medico ospedaliero, che ne ho viste non poche...). Mi rendo conto che non sarà per nulla facile tornare indietro, se non all'antico quantomeno ad una visione “non appiattita” (proprio il caso di dirlo) su un efficientismo spesso fine a se stesso (per fare un esempio: quanti “progetti” inutili, buoni solo a far distribuire soldi in più, si fanno nelle scuole, spesso a scapito della didattica?). Sono state queste, ora accennate sommariamente, una buona parte delle cause della sconfitte elettorali “in serie” del Pd, insieme come detto alla grave trascuratezza verso le periferie...Ho l'impressione però (lieto di essere smentito) che il congresso del partito non andrà fino in fondo circa le cause del tracollo elettorale; forse aleggerà il timore di una scissione di termini cospicui e si cercherà di non spingere troppo certe critiche. Ma è ovvio che un Pd che desse l'idea di “stare insieme”, tra le varie anime, senza proporre esplicitamente una rinnovata visione politica, un nuovo programma che tenga sì conto delle cose buone fatte, ma sia di netta chiusura verso gli errori commessi, rimarrà in un limbo pericoloso. Segnali “dalla base” (pensiamo alla manifestazione del 30/9) ci sono, ma se li si sprecherà da una parte per una voglia di rivincita (?), dall'altra per l'incapacità di mostrarsi alternativi ad un modello di partito che ha saltato ogni mediazione sociale e che ha finito per chiudersi in una torre d'avorio, non si andrà avanti; potremmo davvero arrivare alla fine di un cammino, ma sarebbe letale per il Paese e per la qualità della nostra democrazia. --------------------- Che dire ora del Governo? I leghisti stanno crescendo nei sondaggi grazie soprattutto alla “percezione” che finalmente è arrivato l'uomo forte che mette in riga migranti, clandestini, Europa (ed Euro). Il popolo ha spesso la memoria corta e dimentica che la Lega è stata parte integrante dei governi Berlusconi che hanno portato l'Italia sull'orlo del dissesto, che la stessa Lega deve dare risposte sui milioni “spariti” (i Cinquestelle paiono disinteressarsi della cosa...), senza dimenticare inoltre che non molti anni fa la loro banca, la Credieuronord (epoca di Fiorani e di Fazio governatore della Banca d'Italia), fallì miseramente (lo ricordano i Cinquestelle?)..Ma tant'è: si ha l'idea che i migranti siano ricacciati indietro grazie a Salvini? Questo evidentemente basta ad un Paese descritto da un recente sondaggio Istat come rancoroso ed impaurito. I Pentastellati dal canto loro si stanno rivelando per quel che già si diceva: un partito (partito?) militarizzato, con un comandante supremo che a quanto pare non si confronta molto nemmeno con i suoi parlamentari, soprattutto parla con il linguaggio dei social (e ne segue le pulsioni, per cui dice cose in modo che che siano gradite alla base, sempre tumuluosa ed insultante (sarà...il “cambiamento”?), evidentemente concordate con i responsabili della comunicazione, senza però una visione complessiva di Paese. Per non dire poi dello strame che stan facendo del Parlamento che lavora pochissimo, mai come in questi tempi, cui però vien richiesta la fiducia quando occorre (ma ai tempi di Renzi, la colorita senatrice Taverna non disse che le fiducie erano “merda”?), indicando al ludibrio i dissenzienti che forse benevolmente non saranno espulsi solo per gli esigui numeri della maggioranza al Senato, come si è visto per il “decreto sicurezza”, salvato dai voti decisivi di FdI. Il fatto è che il pensiero di Casaleggio, vero padrone delle idee dei Cinquestelle, vagheggia una futura democrazia diretta per consentire ai cittadini di esprimere il loro parere (sigh!) e di essere quindi protagonisti in prima persona della funzione legislativa (!), ovviamente tramite la piattaforma Rousseau (immaginarsi gli introiti milionari...), ragion per cui il Parlamento non avrà più senso, come pure il Presidente della Repubblica, per il quale il santone evasore condonato Beppe Grillo ha già proposto una modifica dei compiti che la Costituzione gli riconosce (ma costoro sanno di che parlano?). Questo perchè, quale Potere autonomo non eletto dal popolo ma dal Parlamento, può ostacolare l'azione del “Governo del cambiamento”, in quanto ha facoltà di respingere leggi e comunque, tramite la sua moral suasion, operare per dare sbocchi meno di rottura delle proposte di Governo. Eppure all'epoca del referendum i Pentastellati sono stati in prima fila per la difesa della Costituzione (in testa Di Battista)!! Ma era ovvio che a loro interessava solo la sconfitta del Pd di Renzi, non certo la tutela della Carta Costituzionale. Vien da sé che tale quadro politico richiederebbe un'opposizione “vera”, motivata, ma...con le Primarie ed il Congresso (se e quando si farà!) la testa di tanti “piddini” è già da tempo su altre cose... Gianni Amendola

venerdì 2 novembre 2018

Sì TAV

Presso la sede Pd di c.so Casale di Asti è possibile sottoscrivere l'appello SiTav già sostenuto da oltre 20 Consiglieri regionali di maggioranza e minoranza. Il medesimo appello può anche essere sottoscritto elettronicamente al seguente link: SiTAV

venerdì 26 ottobre 2018

Elezioni Provinciali



Vista l'unica lista presentata per il rinnovo del consiglio provinciale astigiano, per cui tutti i dieci candidati saranno eletti, il Partito Democratico invita gli amministratori comunali a partecipare alle elezioni del prossimo 31 Ottobre anche se per la composizione della stessa lista non c'è stata la maggiore, possibile ed auspicata condivisione.

Pino Goria, Segretario Provinciale del Partito Democratico.

martedì 23 ottobre 2018

Regione Piemonte: gran lavoro per i cittadini piemontesi!

Cara amica, caro amico, è giunto il momento di iniziare a raccontare quello che è stato il grande lavoro svolto dal centro-sinistra alla guida della Regione Piemonte dal 2014 ad oggi. In questo documento abbiamo raccolto i principali provvedimenti legislativi e le principali misure adottate dalla Giunta e dal Consiglio regionale per il buon Governo della nostra regione, per i cittadini piemontesi, per le famiglie e per le imprese. Non si tratta di un elenco esaustivo di tutte le norme approvate, ma una testimonianza di come, con le idee e l’impegno, si può fare la buona Politica, quella di cui la nostra regione ha bisogno. Abbiamo volutamente deciso di non perderci in fronzoli o in immagini suggestive, privilegiando la scrittura, per cercare di spiegare al meglio le decisioni assunte. Leggendolo Vi accorgerete che si è fatto tanto, ma molto è il lavoro che dobbiamo e vogliamo ancora fare. Ci impegneremo ad intervenire per quanto possibile prima della fine di questa Legislatura e, se avremo la fiducia dei cittadini piemontesi, abbiamo intenzione di proseguire con il medesimo impegno negli anni futuri, con l'obiettivo di garantire ai piemontesi servizi efficienti e nuove opportunità di sviluppo e competitività per il territorio. -- Domenico RAVETTI, Capogruppo PD Piemonte Elvio ROSTAGNO, vice Capogruppo PD Piemonte La Regione Piemonte al servizio dei cittadini

Interrogazione Consiliare PD Asti

Restiamo Umani: Manifestazione contro il razzismo

Asti, 27/10/2018, Piazza Marconi, ore 15.00 Marcia della solidarietà e dell’accoglienza contro il razzismo e il Decreto sicurezza/immigrazione. In un momento in cui l'Italia sembra prendere una deriva autoritaria, razzista e xenofoba, vogliamo mobilitarci per rompere il silenzio, per ribadire i valori e i principi costituzionali fondanti della nostra democrazia e per mostrare il volto di una società solidale e rispettosa delle differenze. Siamo profondamente allarmati dal clima d’indifferenza, egoismo, timori, intolleranza che tutto ciò ha alimentato e reso possibile. È il momento di reagire, mobilitarsi e unirci contro questa deriva che attacca la libertà di tutte e tutti:  Per il ritiro del recente Decreto immigrazione e sicurezza.  Per una buona accoglienza e per politiche inclusive.  Per la difesa del “modello Riace” simbolo di accoglienza diffusa che ha rianimato un paese morente e promosso processi di integrazione. Solidarietà a Domenico Lucano.  Contro l'esclusione, per la giustizia sociale, la garanzia dei diritti umani e costituzionali, l’uguaglianza di fronte a legge e fisco.  Contro il razzismo dilagante, la violenza sulle donne, l’omofobia e ogni tipo di discriminazione. Per queste ragioni è convocato un Corteo Cittadino pacifico, solidale, accogliente e plurale: sabato 27 ottobre h. 15.00 ad Asti, da Piazza Marconi (Stazione F. S.) conclusione in Piazza S. Secondo. Adesioni: ANPI, ACLI, ARCI Asti, Langhe e Roero, Coordinamento Asti Est, Associazione A Sinistra, Casa del Popolo, Comitato Astigiano per la difesa della Costituzione, Libera Asti, Legambiente, PIAM Onlus, Noix de Kola, Ass. Tempi di Fraternità Onlus, Collettivo studentesco Avamposto 129, Love is Love, Se Non Ora Quando, Cittadinanzattiva Asti, ASIAP-Associazione senegalo italiana Asti e provincia, CGIL, CISL, Articolo 1 Mdp (Leu), Possibile, Potere al Popolo Asti, Rifondazione Comunista Asti, Partito Democratico Asti, Beppe Rovera Consigliere Comunale “Ambiente Asti”, Beppe Passarino e Michele Anselmo Consiglieri Comunali “Uniti si può”, Giorgio Brosio Consigliere Provinciale.

mercoledì 17 ottobre 2018

CONCORSO PIAZZA CAMPO DEL PALIO

Gentilissima Presidente, Le è certamente noto che l’Asp, nel marzo 2017 ha lanciato un concorso di idee sulla riqualificazione urbanistica e architettonica di Piazza campo del Palio, con l’obiettivo di rivitalizzarla rendendola più fruibile e sicura per i cittadini . Secondo quanto riportato dai media sono giunti 23 progetti presentati da professionisti provenienti da varie città d’Italia. A suo tempo furono resi noti al pubblico solo i tre progetti che la commissione giudicò più validi, noi riteniamo invece che sarebbe opportuno renderli noti tutti, attraverso una esposizione aperta al pubblico. Tale iniziativa, alla quale ci rendiamo disponibili a collaborare, assolverebbe a giusti principi di trasparenza ma contribuirebbe anche a rendere più consapevole il dibattito che pensiamo si debba aprire in città sulle opere infrastrutturali per il centro storico. Leggiamo infatti di ipotesi di parcheggio sotterraneo sotto Piazza Alfieri o sotto Piazza De Andrè, ma ricordiamo che il concorso di idee per Piazza Campo del Palio fu istituito in seguito alle indicazioni emerse da una consultazione sulla mobilità promossa dalla Giunta Comunale il 12 novembre 2016 che vide indicare, dalla maggior parte dei portatori di interesse presenti, proprio in Campo del Palio l’ubicazione di un nuovo parcheggio. L’obiettivo non è certo quello di sponsorizzare un progetto piuttosto che un altro (noi pensiamo che su questi argomenti le posizioni debbano essere più “laiche” possibili ed avvalersi di studi costi e benefici redatti da tecnici di comprovate competenze) ma quello di rendere il processo decisionale partecipato e condiviso che porti quanto prima a trasformare Piazza Alfieri nel salotto della città, libero dalle auto e che Piazza Campo del Palio subisca di un profondo restyling. Cordiali saluti. Circolo Cittadino Partito Democratico Mario Mortara

giovedì 11 ottobre 2018

PD incontra gli abitanti di Villaggio Bellavista

Il gruppo Consiliare PD (Motta, Ferlisi, Sutera, Dolce) e rappresentanti del Circolo cittadino PD (Mortara, Ghigo) incontreranno gli abitanti del villaggio Bellavista e zone limitrofe per condividere le problematiche e supportare le richieste fatte alla Giunta Comunale. Mercoledì 17 Ottobre, ore 20.30 presso il circolo ANSPI Santo Spirito Via Don Gallo 14.

Ecco la verità sulle dimissioni all'ASP

Il PD di Asti è tornato alla carica in una conferenza pubblica dove ha riportato, dopo aver richiesto un accesso agli atti, le vere motivazioni delle dimissioni avvenute all'ASP. Erano presenti: Maria Ferlisi, Antonio Sutera, Angela Motta, Mario Mortara, Giovanna Beccuti.

Sanità Piemontese: Piano delle cronicità

Venerdì 12 Ottobre con l'assessore alla sanità della regione Piemonte Antonio Saitta si parlerà delle gestioni delle cronicità citando esempi virtuosi. Parteciperanno il vice presidente del consiglio regionale della regione Piemonte Angela Motta e il direttore generale dell'ASL di Asti Mario Nicola Francesco Alparone. Cardinal Massaia, venerdì 12 Ottobre dalle ore 14.00 alle ore 18.00.

ELEZIONI PROVINCIALI

Il Centrodestra é orientato a definire autonomamente una lista di candidati per il rinnovo del Consiglio provinciale previsto per il prossimo 31 ottobre. Il PD, volendo contribuire responsabilmente alla difficile amministrazione provinciale, ha apprezzato l'idea proposta circa due settimane fa dal Presidente di comporre una lista di 10 amministratori comunali delle diverse zone del territorio provinciale. Il successivo confronto col Centrodestra non ha però consentito di convenire condizioni soddisfacenti, cioè fondando la lista su riconosciute espressioni di ciascuna zona. Il PD mantiene pertanto ferma la necessità di riconoscere nella lista una giusta rappresentanza a ciascuna zona. Asti, 9 ottobre 2018 Pino Goria, segretario provinciale PD

lunedì 8 ottobre 2018

OSSERVATORIO OTTOBRE 2018

L'OSSERVATORIO. Senza pretesa alcuna di sentirmi “essenziale”, ma solo per rispondere positivamente all'invito di diversi amici e compagni a proseguire l'invio dell'Osservatorio, che vi spedisco questo nuovo scritto, che spero vogliate gradire (anche se non vi trovaste d'accordo). Il Governo e l'Europa. Era evidente, come le dichiarazioni di questi giorni hanno confermato, che la vera posta in gioco dell'attuale maggioranza giallo-verde attraverso il Dpef fosse l'UE e i suoi vincoli. Matteo e Giggino sapevano benissimo che l'Europa avrebbe contestato l'ipotesi di manovra economica del governo con il suo 2.4% nel rapporto deficit/Pil, ma fedeli ad un clichè che li vuole decisi, imperterriti, come persone che non guardano in faccia a nessuno, a beneficio delle rispettive claque sui social, sembran decisi ad andare avanti, senza dare convincenti risposte alla ovvia considerazione che il conseguente aumento dello “spread” andrà ad incidere non poco sul risparmio degli Italiani. Ma come il “grande” statista Di Maio ha detto: “noi (i pentastellati) tra lo spread ed i cittadini scegliamo questi ultimi”, quasi ad ammettere che l'azione della maggioranza tende più a mantenere e gestire il consenso elettorale dei rispettivi contraenti il patto che non al Paese nella sua interezza. E c'è un'altra considerazione da fare, a mio avviso: il Movimento sta mettendo in gioco se non la propria sopravvivenza politica, certamente la sua attuale gerarchia e composizione. In altri termini, se Salvini, come detto, può interrompere l'attuale esperienza governativa, senza “grossi danni politici” anche andando anticipatamente al voto (in caso di retrocessione rispetto alle attuali percentuali accreditategli, la sua Lega avrebbe comunque un notevole incremento rispetto al 4 marzo e soprattutto sarebbe il partito più consistente in ambito centro-destra), Di Maio no, tanto più se alle prossime Europee (e parziali Regionali) il Movimento dovesse calare al di sotto del 30%, perchè per lui sarebbe la fine del suo ruolo di capo (cosa che certamente lo rende particolarmente nervoso, ammettendo nelle difficoltà “i miei non li reggo più”); del resto l'elettorato pentastellato è assai variegato e questa accondiscendenza dei Cinquestelle verso Salvini può rimanere un malumore sottotraccia finchè il Movimento sembra portare a casa il suo programma, ma quando dovesse mancare un riscontro elettorale positivo sarà inevitabile che tale malcontento represso diventi esplicito. Che significato infatti può avere quest'insistenza sul rapporto deficit/pil al 2.4% se non mostrare i muscoli e far vedere che l'aria è cambiata, motivo per cui una eventuale e “ragionevole” riduzione da quella quota significherebbe “perdere la faccia”? Ma poi, solo per fare qualche rapida considerazione, che senso ha parlare di reddito di cittadinanza in chiave “etica”? Chi stabilisce quali acquisti (coi soldi del reddito) sarebbero morali e quali no? Il Governo? E sulla base di quali parametri? Ed ancora: come mai non c'è stata finora una vera proposta per combattere l'evasione fiscale che in Italia è davvero eccessiva? Solo perchè Giggino governa con la Lega notoriamente allergica a controlli fiscali (accettandone però l'idea di “pace fiscale”, che non è altro che un vero e proprio condono) o perchè sà che su un tale argomento (come per l'immigrazione) rischia di perdere voti? E per qual motivo, dato che volendo si possono conoscere i tanti evasori condonati, i Cinquestelle non fanno la proposta “retroattiva” (o la retroattività vale solo per i vitalizi?) fino a 15-20 anni, di un serio, “etico” (stavolta sì) patto con costoro, concordando in pochi anni la restituzione di quanto hanno consapevolmente sottratto allo Stato (e quindi ai cittadini)? Per non coinvolgere Beppe Grillo, condonato nel 2005? E come si conciliano dunque gli anni di carcere proposti per chi dovesse usufruire del reddito di cittadinanza, violandone furbescamente però le norme e le condizioni stabilite, con questa sostanziale benevolenza verso gli evasori? Il caso Verona. Io spero che il caso della capogruppo dem al consiglio comunale della città veneta, Carla Padovani, venga affrontato con lucidità e con una certa elasticità mentale. Il Pd è un partito plurale, vi sono dentro molti cattolici convinti e un tema come l'aborto non può non rientrare tra quelli che investono in profondità la coscienza personale di ognuno. Detto ciò, è ovvio che la posizione espressa dalla maggioranza del consiglio comunale veronese è soprattutto strumentale; definire Verona “città aperta alla vita” vuol per caso dire che altre città in Italia sono “aperte alla morte”? Come non vedere che un tale pronunciamento viene a cadere proprio con un governo nazionale “omogeneo” alla maggioranza politica della città (da tempo) e che ha un ministro per la Famiglia ed un sottosegretario (Pillon) il cui Ddl recentemente presentato vuole rivedere l'attuale prassi delle separazioni, ad oggi “più favorevole” alla donna, notoriamente la parte economicamente più debole della coppia, con il ricorso tra l'alto all'istituto della mediazione (e Pillon pare abbia uno studio di mediazione...)? Ma al netto di ciò, chi sente una profonda, legittima contrarietà all'aborto può a volte anteporre comunque il proprio convincimento ad altre valutazioni politiche immediate. Certo, il partito ha al riguardo una posizione, in riferimento soprattutto alla necessità dei consultori e del loro funzionamento, di sostegno alla “194”; io direi, umilmente, che previo ovvio e doveroso confronto con la base veronese del Pd la Padovani decida se dimettersi dall'incarico (se richiestole in maniera pressante) o meno (se la base si mostrasse “comprensiva”), ma per favore nessuno ne auspichi l'espulsione, perchè chi ha certe sensibilità ha tutto il diritto di militare in un partito che come detto è (deve essere) plurale, tollerante, la cui adesione avviene sulla base di una visione politica generale, non su temi particolari di coscienza, che peraltro vanno al di là “del politico”. O no? Gianni Amendola

sabato 6 ottobre 2018

APERTURA SEDE PD Circolo di Asti

Ecco gli orari di apertura del PD Circolo di Asti per venire incontro alle esigenze dei cittadini sia in termini di proposte ed idee per una città migliore che per raccogliere le istanze dei cittadini e farsi portavoce di esse.

MANIFESTAZIONE PD a ROMA



MANIFESTAZIONE DEL 30/09
Con la partecipazione di un gruppo di iscritti e di semplici elettori la delegazione del PD di Asti, presenti ll
sottoscritto, ll segretario Provinciale ed il sindaco di S. Martino Alfieri, è intervenuta alla riuscitissima
manifestazione del 30 settembre a Roma organizzata dal Partito Democratico. "Per l'ltalia che non ha
paura" lo slogan con cui la Segreteria Nazionale ha voluto mobilitare il popolo di sinistra contro la
propaganda , le politiche e i comportamenti istituzionali delle forze politiche attualmente al governo.
La risposta alla convocazione è stata dawero impressionante : non mi pronuncio sul numero dei presenti,
ma Piazza del Popolo era stracolma di partecipanti che riempivano anche gli spazi delle 5 vie che vi
confluiscono.
Popolo festoso e con tanta voglia di partecipare: numerose volte ha scandito la parola d'ordine "Unità -
Unità" !!! sottolineando alcunipassaggideivariospitiintervenutisulpalco. Ospiti - quasi tutti in
rappresentanza della società civile - che hanno raccolto l'invito del Pd a manifestare sul palco i motivi della
propria opposizione a questo governo.
Tra gli interventidegliospiti miè rimasto impresso quello del minisindaco Pd del municipio della Val
Polcevera , tra i primi ad accorrere sul luogo del disastro, il quale ha criticato il governo perché il decreto
su Genova è molto lontano dalle esigenze deI territorio.
Quello del sacerdote di Milano che nel tempo ha messo a disposizione il proprio alloggio a più di mille
migranti potendo così zittire i sostenitori del refrain xenofobo : " vuoi fare il buono con i migranti, allora
prendili a casa tua".
Quello dell'awocatessa presidente di una associazione che promuove i diritticivili la quale ha sollecitato il
Partito ad opporsi in parlamento alla proposta di legge dell' oltranzista cattolico Pillon (lega).
Quello dell"operaio dell'llva diTaranto che ha attribuito alla Bellanova e Calenda (ex ministri PD) il merito
di aver trovato una faticosa mediazione nel conflitto tra diritto alla salute e salvaguardia del posto di
lavoro.
Mi è piaciuto l'intervento del sindaco PD di Rimini che è salito sul palco per denunciare la cancellazione da
parte di questo governo dei fondi ( L,6 rniliardi) stanziati dai nostri governi per la riqualificazione delle
periferie urbane. Anche Rimini è stata privata deifondi necessaria riqualificare la sua parte nord.
Come Asti - dico io e mi scuso per l'inciso - che ha perso 31 milioni. Però da parte del sindaco Rasero e dei
parlamentariastigiani Giaccone (legale Romano (5 stelle)sull'argomento silenzio ditomba. Diquesto loro
comportamento devono rispondere davanti alla pubblica opinione locale.
Nella successione degli interventi sul palco è stato inserito anche un intermezzo del comico Paolo Hendel
che ha suscitato molte ilarità ironizzando sui leghisti, igrillinie........ perché no suivecchi vizi della sinistra.
lnizia poi l'intervento del Segretario Martina durato circa 45 minuti. Un Martina, devo dire, che ha usato
toni ed argomenti adatti ad entrare in sintonia con una piazza cosi appassionata. Accenti ben diversi da
quelli pacati cui solitamente ricorre nelle dichiarazioni e/o interviste televisive. Un Martina insomma da
battaglia nei confronti del governo:
" I partiti di governo sono dei nazionalisti di destra pericolosi per il paese. Hanno un istinto illiberale,
antidemocratico, oscurantista."
" Sono ossessionati dalla ricerca del nemico invece di essere ossessionati dalla ricerca di una soluzione dei
problemi per tutti. Un paese non tiene se viene governato dall'odio. Non tiene se i ministri passano il loro
tempo ad insultare l'opposizione. Vergognatevi di aver dato degli assassini politici ai vostri awersari in un
paese in cui veri riformisti sono stati uccisi per aver voluto cambiarlo. Andate a studiare la storia."
Ancora : "Dovete essere all'altezza di questo Paese, non governando da un balcone con al di sotto la
claque dei parlamentari cinque stelle ad applaudire, scene da repubblica delle banane."
Poi l'attacco sulla manovra : " Siete ladri difuturo. Altroché manovra del popolo, truffa del popolo:
evasori condonati e giovani indebitati. Non c'è niente per chi lavora e paga le tasse. Zero per i giovani, zero
per le famiglie, zero per gli investimenti."
Rivolgendosi a Salvini : " Lega ladrona. Restituisci i 49 milioni ai contribuenti italiani. Altro che uno vale
uno. Un operaio non può restituire il suo debito in 80 anni".
Attacca pure i 5 stelle : Di Maio ha fatto da maggiordomo all'accordo tra Berlusconi e Salvini sulla RAl. Poi
rivolto al Presidente del Consiglio : " Chiedo a Conte, se c'è, di battere un colpo, di essere all'altezza del
ruolo che ricopre: io capisco solo che si è trasformato da awocato del popolo in awocato del suo
portavoce".
Tuttavia , a mio parere, le prese di posizione politiche più significative di tutto l'intervento di Martina sono
le esplicite richieste di dimissioni dei due ministri Tria e Toninelli : " Chi deve andare subito a casa è
Toninelliche ha promesso rivoluzioni e si presenta dopo 45 giorni con un decreto su Genova dove non c'è
nulla. Vergogna". Poi tocca a Tria, invitato a trarre le dovute conseguenze per il suo cedimento : " Se non
ha il coraggio di difendere le sue stesse posizioni sui conti, allora vada a casa".
Nelle conclusioni Martina ha owiamente esposto anche la sua visione delle problematiche del partito e
della politica in genere :
"lo voglio un congresso che si misuri sulle questioni prima che sulle persone. A 10 anni dalla nascita del Pd
dobbiamo rimettere al centro le idee. Una politica che sifa insierne, sennò prevarrà sempre il demagogo di
turno. Voglio uno sforzo, una nuova elaborazione su alcunitemi : dalla migrazione alla rivoluzione
tecnologica.
"C'è una gigantesca questione generazionale e deve essere la questione che ci sta più a cuore. O il PD sarà il
partito delle nuove generazioni o non c'e la farà."
" Noi combatteremo per una nuova Europa, non quella che c'é. E dobbiamo dirlo ad alta voce che non c'è
Italia fuori dall'Europa, perché l'ltalia fuori dall'Europa sarebbe magari succursale di qualche amico di
Salvini."
Martina dice di aver apprezzato le posizioni espresse recentemente da Corbyn sulle magagne del
capitalismo,
Algrido che si leva dalla piazza "Unità,Unità" Martina risponde che ha apprezzato lo slogan disegnato
sulle magliette di alcuni militanti: "Noi siamo somma non divisione".
Rivolge quindi l'appello finale alla piazza: " lo chiedo a tutti quelli che guardano sempre ai limiti del Pd di
alzare la voce, di scuotersi come abbiamo fatto noi. E'troppo importante la sfida. Questo partito è pronto
ad ascoltarvi, contribuite a costruire una alternativa, fate un passo avanti. Da questa piazza io voglio dire ai
tanti elettori di centrosinistra che il 4 marzo non ci hanno votato: abbiamo capito. Adesso però dateci una
mano, perché non possiamo permetter che l'ltalia in mano a questi folli vada a sbattere. Allora sì più unità,
meno arroganza, più ascolto. lo dico un partito di strada, fianco a fianco delle persone. "
ll coordinatore del Circolo Cittadino diAsti
Mario Mortara