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domenica 24 marzo 2019

OSSERVATORIO N°2 MARZO 2019

L'OSSERVATORIO Si comincia a parlare un linguaggio nuovo nel Pd, quello cioè di una rinnovata consapevolezza che il partito da solo, ora come ora, non è in grado di avere un consenso tale (quand'anche crescesse ulteriormente nei sondaggi) da poter governare in solitudine, stante anche la legge elettorale tuttora vigente, e che l'aprirsi al “mondo della sinistra”, comprensivo di una una rete di associazioni, movimenti e direi anche di “diffusi umori sociali”, resti prioritario in un contesto di sovranismo imperante. Che poi qualcuno storca il naso, perchè aprirsi vorrebbe dire ri-accogliere o allearsi con tutti coloro che avrebbero provato grande compiacimento per la sconfitta del referendum del 4 dicembre 2016 da cui sarebbe iniziata la valanga elettorale che ci ha travolti, fà parte del gioco, semprechè non si entri di nuovo in una spirale di ritorsioni, di malumori, tanto per “pareggiare” quello che l'opposizione interna avrebbe messo in atto contro la leadership di Renzi. Intanto sarebbe ora di tornare a parlare di “maggioranza” e “minoranza”, proprio perchè il termine “opposizione” potrebbe dar luogo a malintesi; in secondo luogo però rifiutare il valore dell'apertura politica a sinistra sarebbe una scelta miope, dettata in buona parte da rancori personali e di gruppo, come se le sconfitte sonore subite dal Pd non fossero dipese in grossa parte dall'esserci chiusi nell'autosufficienza che ha a sua volta generato un'insofferenza interna ed esterna verso tutte le posizioni critiche, percepite come delegittimanti. Per non dire del distacco da mondi “amici”, come abbiam detto già in altri Osservatori, dalla Scuola alla Sanità, dalla Cultura al mondo della ricerca che si son sentiti traditi dal partito; non sarà un processo automatico (quello di un nuovo feeling con chi ha guardato politicamente altrove) ma il tentativo deve esser fatto; una formazione come la nostra però non può non porsi il problema di una unità a sinistra, peraltro invocata da sempre dai nostri militanti, se non si vuole regalare il Paese a Salvini e a Di Maio. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Sorvoliamo per ora su quanto avvenuto in Nuova Zelanda; il segnale però che arriva dagli antipodi è che esiste un evidente tentativo di riportare indietro l'orologio dell'umanità, rispolverando slogan e metodi figli di un determinato periodo della nostra Storia che gruppi e movimenti che vi si rifanno vedono finalmente come una sorta di “fare giustizia” verso ogni “altro” appartenente ad una diversa cultura, favorendone una visione fortemente conflittuale, di scontro nel nome di una presunta superiorità razziale (quella bianca). In Italia probabilmente non si arriverà a compiere gesti siffatti come quello di Christchurch (forse solo quello di Macerata può essere inquadrato come tale, non certo per l'entità finale dell'atto), ma è indubbio che esiste un profondo humus da cui crescono idee di intolleranza, di razzismo, di rifiuto di qualsivoglia diversità. Che poi tanti fautori di questa visione politico-sociale manifestino (quando occorre...prima di appuntamenti elettorali in genere..) la propria personale adesione al Cristianesimo è un fatto grave per lo sfruttamento di simboli religiosi esibiti (corone del rosario, crocefissi...) per scopi di parte. Di quale Cristianesimo si parla? Non voglio erigermi a giudice della fede altrui (questo spetta solo al Padreterno), ma legare il proprio essere credente a comportamenti e scelte politiche così “alternative” allo spirito della Parola di Dio vuol dire tradirne “in nuce” (nell'essenza cioè del significato della Parola stessa) i contenuti. Questo Papa per esempio non è per niente amato dalla “destra”, sia in Italia sia negli States, proprio perchè in nome della radicalità del Vangelo proclama una fede accogliente, una capacità che dovrebbe essere intrinseca ad ogni cristiano di vedere nell'altro il “volto” di Gesù, e la difesa “sacra” del Creato. Questi non sono buoni sentimenti adatti ai bimbi del catechismo, ai fini della Prima Comunione (mentre poi quando si diventa adulti ci si adegua per forza alla mentalità del mondo), quanto invece la “radice” stessa del messaggio di Cristo. Non che allora la sinistra, quale visione politica complessiva, discenda dal Vangelo, come il comunismo discendeva dal pensiero di Marx, ma è ovvio che se si entra in rapporto costante con la Parola (perchè questo è il Cristianesimo: entrare in relazione con Cristo) diventa “naturalmente” inaccettabile parlare di respingimenti, di chiusure di porti, di inimicizie quasi da coltivare nei confronti di chi è diverso da noi. Anche l'attuale polemica, tutta interna al governo, circa il meeting di Verona sulla Famiglia, cui la Lega ha messo il suo “imprimatur” insieme ad altri rappresentanti delle forze “sovraniste” in Europa e nel mondo, rientra in questa considerazione generale. Mi si permetta di dire che personalmente, come tantissimi di noi peraltro, credo nella famiglia, non solo perchè sposato da oltre 30 anni e nonno, ma proprio per un valore in sé, perchè aperta alla vita ed all'educazione dei figli. Quel che mi distingue da questi appuntamenti, al netto delle strumentalizzazioni politiche sempre presenti, è che a mio avviso chi vive la famiglia ne testimonia il significato nel “quotidiano” e se lo Stato riconosce altre forme di convivenza (cose che comunque vanno regolate bene) ciò non intacca il valore di tale testimonianza; in altri termini, io non credo che la famiglia vada in crisi perchè ci sono le unioni gay, quanto perchè, oggi più che mai, esiste una notevole fragilità nelle coppie, figlia certamente del consumismo e della conseguente banalizzazione del rapporto uomo-donna, che da tempo peraltro “fortunate” trasmissioni televisive assai seguite da un pubblico giovanile ci trasmettono pressocchè quotidianamente. Potremmo dire, ma ci fermeremo qui, che per vivere la coppia ci vuole una grande consapevolezza, una maturità reciproca nell'accogliersi e nel correggersi a vicenda...Ma chi parla ai giovani di queste cose? La De Filippi? Potrebbero farlo le Parrocchie (per chi frequenta la chiesa) o le scuole, ma bisognerebbe al riguardo che parta dal corpo docente una proposta educativa che si occupi di più degli “aspetti relazionali”, che insegni cioè il mettere al primo posto il sapersi confrontare, il saper chiedere scusa, il saper dire grazie, il saper rispettare l'altro/a anche nei suoi tempi e nelle sue diversità, tutti momenti fondamentali di una futura vita di coppia (oltre ovviamente alla dimensione sessuale). Ma mentre quest'ultima “è facile da vivere” (potremo dire così...), quanto finora detto non è affatto scontato, và coltivato invece con pazienza, ma tenacemente...Tornando alla famiglia: non sono allora le unioni civili o il divorzio che attentano l'istituzione, quanto un disagio esistenziale più o meno latente che ha molte cause. La politica, ecco il punto, cosa può fare? E il Pd in particolare cosa potrebbe proporre su un tema del genere così decisivo per la società? Intanto ripensare i tempi del lavoro, coordinando ove possibile le aperture di scuole e uffici; offrire sostegno alle coppie incrementando i servizi come gli asili nido e le scuole materne, rivedere una politica salariale che non penalizzi comunque le donne, garantire e potenziare sui territori strutture in grado di poter aiutare “seriamente” le coppie a ricomporre eventuali lacerazioni, senza arrivare subito ad una separazione o divorzio...Anche i Cinquestelle, che non andranno a Verona e che parlano di quell'appuntamento come di un ritorno al Medioevo, cosa hanno proposto finora per le famiglie sul piano dei contratti di lavoro, della tutela della maternità e di una generale rivalutazione dei servizi territoriali come i consultori? Non so, ma mi pare abbiano latitato; l'appuntamento di Verona casomai sembra rientrare nell'ormai quotidiana polemica contro l'amico/avversario (la Lega), pensando chiaramente alle prossime Europee. E' così ormai da mesi: dalla Tav alla flat tax, dalla famiglia alla Rai..Solo sui migranti sembra che trovino una sostanziale identità di vedute, e questo film lo stiamo rivedendo proprio in queste ore..Ma d'altra parte, nell'imminenza elettorale, chi mai potrebbe parlare di accoglienza verso questi disperati del mare? Il partito, pardon Movimento, fautore del cambiamento, non può permettersi di perdere ulteriori voti..Salvini da par suo continua con la politica che gli reca consenso; lui non si pone queste domande: chiude i porti e basta..Almeno però la smetta di esporre rosari e Bibbie: sarebbe più serio; ma fino a maggio c'è poco da sperare. P.S.: Mentre sto per spedire questo scritto arriva la notizia dell'arresto di De Vito, capogruppo grillino in Campidoglio a Roma..Credo che la tentazione di ribattere a quel continuo “e allora il pd?”, che è stato per tanti elettori pentastellati una sorta di ritornello anche per coprire un eventuale vuoto di risposte, non vada assecondata; sarebbe solo polemica. Io penso che il Movimento 5 Stelle abbia vinto nelle ultime amministrative alcuni ballottaggi con la sinistra (Torino, Roma in primis) in quanto il centrodestra, che non avrebbe mai votato per il Pd e quindi per Renzi, fece confluire i propri voti a favore dei grillini. Il fatto è che, soprattutto a Roma, questi voti appartenevano anche a quel sottobosco politico-amministrativo che appoggiava e strutturava la giunta Alemanno. La colpa di Di Maio e company, Grillo e Casaleggio compresi, è stata quella di non vedere questo (e avrebbero potuto farlo!), accecati com'erano dall'aver conquistato Roma (coi risultati che tutti possono vedere..). Gianni Amendola

domenica 10 marzo 2019

RIUNIONE APERTA A TUTTI GLI ISCRITTI E SIMPATIZZANTI DEL PARTITO DEMOCRATICO

È convocato per lunedì 11 marzo alle h 21 il coordinamento cittadino per discutere sui risultati delle primarie, le eventuali ricadute sul circolo cittadino, l'organizzazione delle attività da mettere in campo per le prossime scadenze elettorali. Come si legge nell'oggetto la riunione è aperta a tutti data l'importanza del momento politico per la nostra Regione. Mario Mortara

mercoledì 6 marzo 2019

OSSERVATORIO MARZO 2019

L'OSSERVATORIO Salutiamo con gioia l'elezione di Nicola Zingaretti, pur nel timore che il doppio ruolo di Segretario Nazionale del Pd e di Presidente della Regione Lazio possa in qualche modo condizionare entrambi le cariche, specie quella di Governatore (e nel Lazio qualche “piddino” ne segnala il rischio). Ma che piaccia o meno Nicola Zingaretti rappresenta il salto di qualità che il Pd aspettava, dopo i gravi tonfi elettorali subiti; non si tratta di gettare la croce su questo e quello, o di attizzare ancora polemiche, quanto di prendere atto che una stagione si era chiusa e che uno stato di grave immobilismo, in un quadro politico come l'attuale in cui è mancata finora una reale opposizione nel Parlamento e nel Paese, non poteva più essere ammissibile, pena la perdita di ogni residuo di credibilità. C'è da dire che le Regionali in Abruzzo ed in Sardegna hanno segnato, se non un risveglio, quantomeno un sussulto di dignità del popolo della sinistra, ma è stata soprattutto la manifestazione “People” di Milano a fare da traino al milione e ottocentomila votanti ai nostri gazebo: a quel punto era prevedibile che questo risveglio (dopo Milano sì!) sfociasse nel voto a Zingaretti. Ora si tratta di ricostruire una reale unità, nella consapevolezza che al momento la sinistra và al di là del solo Pd, ma che il partito non può che essere il perno attorno a cui deve coagularsi un'opposizione forte all'attuale governo, con l'obiettivo di tornare alla guida del futuro Esecutivo. Bisogna allora recuperare il dialogo con le forze sindacali, abbandonando quella disintermediazione vissuta come dimostrazione di autosufficienza a volte un po' presuntuosa, senza trascurare il mondo degli imprenditori, almeno quella parte sana (tipo i Ferrero di Alba e gli Olivetti di Ivrea per capirci) che fa' impresa (non finanza) senza mortificare le aspettative dei lavoratori. E ci sono poi i mondi della Scuola, dell'Università e Ricerca, della Sanità, molta parte dei quali si è sentita tradita dal Pd e che ora invocano un partito che si faccia carico di un radicale cambio di passo e si rimetta in ascolto. Quanti voti sono stati persi in questi ambiti? Milioni! E anche se Zingaretti è “solo” Segretario” e non Premier occorre che si dia sollecito inizio ad un contatto capillare col mondo dei Docenti e degli Studenti, al fine di giungere ad una sorta di Stati generali della Scuola (se ne parlava già prima delle elezioni del 2013), che riordinando i programmi e disegnando uno stretto rapporto tra studio e mondo del lavoro, valorizzi le “competenze” teoriche, anzi ampliandole, tenendo presente che dai nostri licei maturano studenti che ignorano i fondamenti della Costituzione e del funzionamento dello Stato, essendo peraltro in età di voto. Ma soprattutto si riveda una volta per tutte (come anche nella Sanità) l'organizzazione aziendalistica, il suo sistema premiale, lasciato quasi sempre alla discrezione del Dirigente di turno, quasi mai senza norme in precedenza condivise ed accettate, che favorisce il lecchinaggio e rompe quello “spirito di solidarietà” (che non è appiattimento né omertà) tra Insegnanti che rafforza il significato del lavorare insieme per un interesse comune...Questa insistenza sulla Scuola nasce dal fatto che è il luogo dove si formano i giovani, oltre che momento esperienziale di vera integrazione, una risposta quindi silenziosa ma reale all'andazzo populista e razzista; ed è da qui che si deve partire per sperare di cambiare le cose. Se un docente che vive non solo i problemi economici (come i Medici ospedalieri del resto...) di una categoria fondamentale per il Paese deve come missione “saper integrare”, come può farlo se è demotivato, se invece di avvertire “la vicinanza” del proprio Dirigente ne avverte le accuse per ogni malefatta e danno compiuti da allievi indisciplinati e strafottenti di non aver saputo controllare le classi? Ma sapete quanto queste cose, quotidianamente concrete, son costate in termini elettorali al Pd (anche se non è certo tutta colpa solo del partito; certo la “visione complessiva” della Buona Scuola non ha aiutato per nulla)? Capisco che con tutti i problemi immediati che ci sono nel partito e nella sinistra, da ricostruire come unità, tali argomenti appaiano troppo specifici e tecnici, una cosa da affrontare quando sarà, forse proprio da un futuro ministro dell'Istruzione di un governo a guida Pd; ma a mio avviso non è così: il partito, che certo và riorganizzato, deve entrare visti i tempi rapidi della Politica nella prospettiva di un possibile cambio di Governo (magari nel 2020) che imporrà di essere pronti immediatamente, con idee precise maturate nel confronto con la base viva che opera spesso in contesti difficili, ad affrontare queste emergenze nel Paese (perchè la Scuola, con la Sanità ed il Lavoro, è tra le emergenze del Paese). Comunque Zingaretti ha già precisato che l'investimento sulla scuola rientra tra le priorità dell'azione del partito! Ci sarebbero altre cose su cui riflettere e confrontarsi e su cui certo torneremo, dal recupero di un rapporto vero con le periferie e col mondo del volontariato, dall'Europa al fisco, ma per ora “accontentiamoci” di quanto pian piano sembra stia verificandosi, il ritorno cioè della sinistra quale punto di riferimento di un pensiero sociale e culturale alternativo al “sovranismo”, alla xenofobia, al linguaggio bieco, truce, volgare ed offensivo dei social nei confronti di chi non è allineato alla logica dominante..Non è poco, vediamo di non sprecarlo! Gianni Amendola N.B.: gli alti numeri de L'Osservatorio sono disponibili sul blog del partito.

lunedì 4 marzo 2019

Grande successo per le primarie del PD: grazie al gran popolo delle primarie!

Il grande successo delle primarie del Partito Democratico trova conferma anche in Provincia di Asti. Ai seggi, che hanno visto impegnati oltre 50 volontari meritevoli di particolare ringraziamento per l ’apprezzatissimo impegno, si sono recati 2613 elettori di cui 1.412 solo nella citta di Asti. I risultati locali hanno inequivocabilmente assegnato la vittoria a Nicola Zingaretti che ha conseguito il 64,24% delle preferenze, seguito da Roberto Giachetti con il 19,91% e Maurizio Martina al 15,86%. Parte da qui la riscossa del Partito Democratico e dei cittadini che non si rassegnano a politiche contro lo sviluppo, l’integrazione, l’Europa e la coesione sociale. Ora il popolo democratico si aspetta un partito unitario che tenga conto di tutte le sensibilità che lo compongono e nel quale tutti rispettino gli indirizzi politici che il nuovo gruppo Dirigente intenderà dare; se c’è una cosa da non fare è quelle di ricadere negli errori del passato. I prossimi mesi saranno cruciali e vedranno il Partito impegnato nelle elezioni Regionali e Europee, come democratici Astigiani ci sentiamo la responsabilità di dare il nostro contributo alla formazione di un programma elettorale che comprenda le richieste del nostro territorio e di sostenere candidature locali di alto profilo, affinchè il popolo delle primarie, e tutti i cittadini che condividono i nostri principi si sentano adeguatamente rappresentati. Facciamo i migliori auguri di buon lavoro al nostro nuovo Segretario Nicola Zingaretti. Giuseppe Goria – Segretario Provinciale Mario Mortara – Coordinatore Circolo Asti

Buon lavoro Segretario Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti è il nuovo Segretario del Partito Democratico eletto alle primarie svoltesi il giorno 3 Marzo 2019 e sospinto dal 66% delle preferenze su oltre 1 milione e 600 mila persone che hanno deciso di dare un segnale forte al centro sinistra e all'Italia. Anche Asti e Prvincia ha scelto il presidente della regione Lazio col 64,24% dei voti, seguito da Giacchetti al 19,91% e da Martina a 15,86%. I votanti sono stati 2613 nei 15 gazebo predisposti ad Asti e Provincia. Di seguito i dati seggio per seggio: